Donne indiane e indiane bianche

A cura di Domenico Rizzi
Cynthia Ann Parker
Nei secoli trascorsi, in diverse aree del mondo considerate civilizzate moltissime donne non possedevano una libera scelta, ma venivano destinata al futuro marito sulla base di un accordo fra le rispettive famiglie.
In pratica, si trattava di una promessa fatta quand’erano ancora bambine, un impegno al quale difficilmente avrebbero potuto sottrarsi: il cosiddetto matrimonio combinato, per motivi di interesse, di prestigio, di alleanza con nuclei famigliari potenti, oppure per garantire alla ragazza una vita che la sua famiglia non era in grado di assicurarle, a causa delle misere condizioni economiche. Spesso ciò era anche dettato dall’esigenza di “sistemare” le figlie femmine per lasciare intatto il patrimonio ereditario riservato ai discendenti maschi.
Tutto questo avveniva anche nella società coloniale del Nord America nel XVI, XVII e XVIII secolo e negli Stati Uniti del XIX secolo, sia fra la gente di razza bianca, che nelle tribù indiane. Presso queste ultime, il matrimonio consisteva in un semplice acquisto della donna, dietro pagamento di un certo numero di cavalli, di coperte, di armi pregiate o di altri generi. Leggi il resto

Wes Hardin, il più velenoso pistolero del west

A cura di Omar Vicari
Wes Hardin, uno dei più temuti pistoleri della storia del west
Come Billy the Kid, Wild Bill Hickok e molti altri gun-men del vecchio west, John Wesley Hardin fu un enfant prodige nel maneggio delle armi da fuoco. In questo desperado pistolero, avvocato e teologo, una specie di eroe per i texani e per il resto dell’America un sicario leggendario, notevole era l’incredibile abilità nell’uso delle armi.
Un autentico mago della sei colpi, avrebbe potuto guadagnarsi da vivere in un circo sparando colpi impossibili per i comuni mortali.
Si dice che la sua pistola avesse quaranta tacche incise sul calcio. Leggi il resto

La battaglia di Little Bighorn, Custer contro i Sioux

A cura di Sergio Mura

La battaglia del Little Bighorn — spesso identificata come “Custer’s Last Stand” o “Il massacro di Custer” o, ancora, secondo gli indiani, come la Battaglia di Greasy Grass — fu uno scontro molto duro tra una coalizione di Lakota e Cheyenne del nord e il 7° Cavalleria degli Stati Uniti. Lo scontro si svolse tra il 25 ed il 26 giugno del 1876 nei pressi del fiume Little Bighorn nella parte orientale del Territorio del Montana. Al Little Bighorn vinse la coalizione indiana e questo rese la battaglia l’episodio più noto tra tutti quelli che hanno caratterizzato le Guerre Indiane. Il distaccamento del 7° Cavalleria comandato dal Tenente Colonnello George A. Custer fu completamente annientato. Leggi il resto

La battaglia di Little Bighorn nei ricordi degli indiani

A cura di Sergio Mura
Quella mattina, una stupenda mattina estiva, Moving Robe era nella prateria della valle del Greasy Grass (Little Bighorn), appena fuori dal grande villaggio, per raccogliere rape. Con un bastone appuntito le estraeva dal terreno e le riponeva in una bisaccia. Ad un certo punto la sua attenzione venne distratta da una grande nuvola di polvere che saliva verso il cielo a est. La giovane figlia del guerriero Hunkpapa noto come Crawler aveva allora 23 anni. Si issò in piedi (1 – per le note si faccia riferimento alla cartina poco più sotto) e osservò con attenzione la nube ma ebbe pochi secondi per comprenderne il significato.
Passò un guerriero al galoppo urlando: “Stanno arrivando i soldati!” Leggi il resto

La stampa americana e la battaglia del Little Bighorn

A cura di Cesare Bracchi

Il primo bianco ad avere notizia della battaglia di Little Big Horn e quindi della sconfitta del Generale Custer e delle sue truppe fu il Tenente Bradley del 7° Fanteria capo degli esploratori del comando di Gibbon il mattino del 27 giugno 1876.
Egli infatti, insieme ai suoi scout indiani, arrivando da nord, trovò dapprima i corpi dei soldati di Custer sparsi per le colline sovrastanti l’enorme campo indiano ormai abbandonato e, proseguendo, incontrò i soldati del Maggiore Reno. Questi, ignari di quanto accaduto a Custer e ai suoi, erano trincerati su una collina dopo aver subito un assedio di due giorni da parte dei Sioux e dei Cheyenne dopo averli inizialmente attaccati dalla estremità meridionale del campo. Leggi il resto

La casa-museo di Doc Holliday (con un’intervista esclusiva)

A cura di Lorenzo Barruscotto

L’interno della casa di Doc Holliday
Cos’è il West?
Sentendo questa parola tutti noi spolveriamo dai meandri della nostra memoria sensazioni, emozioni e ricordi legati ad un film, un libro o un fumetto. Ognuno di noi ha un modo diverso di approcciarsi a quel periodo crudele, selvaggio ma affascinante.
C’è anche chi sostiene che il West che è giunto fino a noi, proprio perché filtrato dalle percezioni di altri, non sia quello vero, che quello autentico non avesse nulla in comune nemmeno con l’idea più brutta, sporca e cattiva che il più pessimista degli appassionati contemporanei possa costruirsi nella mente in merito a quegli anni. Beh, come per molte cose la verità bisogna ricercarla nel mezzo tra i due estremi. Leggi il resto

I mormoni nello Utah

A cura di Angelo D’Ambra

I mormoni diretti verso gli insediamenti in Utah
Quando i mormoni arrivarono per la prima volta nello Utah, la regione non faceva ancora parte del territorio statunitense. Il Messico la cedette poco dopo ed i mormoni videro una grande opportunità per la loro comunità. Con gioia accolsero la notizia che il presidente Millard Fillmore aveva nominato come governatore territoriale Brigham Young, il capo della loro chiesa, e sperarono di aver finalmente trovato la loro terra promessa.
I mormoni erano stati spesso vittima di cruente persecuzioni e di folli discriminazioni. Il loro fondatore, Joseph Smith, convinto che il Missouri fosse la nuova Sion destinata alla prosperità della sua comunità religiosa, aveva dapprima condotto lì tutti i suoi seguaci andando però incontro ad aspri conflitti. Leggi il resto

Le guerre Cheyenne – 5

A cura di Pietro Costantini
Tutte le puntate dell’articolo: 1, 2, 3, 4, 5.

La Battaglia di Soldier Spring
«Qualche giorno venne necessariamente perso per riorganizzare e riequipaggiare il reggimento del Kansas dopo la dura esperienza nei Canyons del Cimarron. Al termine di queste operazioni, il 7 dicembre la spedizione, dotata di razioni per 30 giorni, si mosse verso sud sotto il mio personale comando.»
– Maggiore Generale Phillip H. Sheridan. Leggi il resto

Geronimo, l’Apache che difese la cultura del suo popolo

A cura di Luigi Mascheroni
Nella sua lingua nativa, il chiricahua, fu chiamato Goyaalé, «colui che sbadiglia». Mai nome fu meno appropriato. Geronimo, come lo ribattezzarono suoi avversari e come lo conosce la Storia, fu uno dei più feroci e coraggiosi guerrieri che il continente americano conosca.
E che ancora a un secolo dalla morte non smette di incutere timore. Demonio per alcuni e mistico per altri, il capo Apache che ha difeso la cultura dei pellerossa combattendo contro americani e messicani, continua a far discutere. Martedì, anniversario della morte (il 17 febbraio 1909, in Oklahoma), la tribù di San Carlos Apache dell’Arizona renderà omaggio a Geronimo con l’obiettivo di riscattare la sua eredità spirituale e cancellare l’immagine negativa che ancora circola nella cultura popolare degli Stati Uniti attorno all’antico capo guerriero. Apache Chiricahua, Geronimo era nato il 16 giugno 1829 nella tribu Bedonkohe, vicino al fiume Gila, in Arizona. Leggi il resto

I Nativi nella Guerra di Rivoluzione Americana – 6

A cura di Pietro Costantini
Tutte le puntate: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11.

Altre battaglie (nell’immagine St. Louis, 1779)
Augustin Mottin de la Balme era un ufficiale francese di cavalleria che, durante la Guerra dei Sette Anni, aveva servito l’esercito francese in Europa. Poi era partito per il continente nord americano per arruolarsi nelle truppe degli Stati Uniti nella Guerra di Rivoluzione. Nel 1777 era stato nominato Ispettore Generale della Cavalleria nell’esercito coloniale. Leggi il resto

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