La guerra del Llano Estacado
A cura di Sergio Mura
Il lungo periodo di battaglie che pose fine alla libertà delle nazioni indiane delle pianure meridionali viene chiamata generalmente del “Llano Estacado” (Staked Plains per gli Americani) o del “Red River”.
Si sviluppò entro la prima metà degli anni ’70 del XIX secolo e fu un terrificante susseguirsi di scontri armati tra popolazioni e soldati bianchi (rafforzati dai soliti moltissimi “volontari” di pelle bianca e di pelle rossa, magari desiderosi di sistemare vecchi conti intertribali) e tribù di indiani che vedevano l’invasore minacciare seriamente il loro futuro.
Molto più semplicemente i bianchi non solo non progettavano per gli indiani alcun futuro, ma li volevano inoffensivi e chiusi in spazi perlopiù angusti, assolutamente inutilizzabili per ciò che fino ad allora era stato un sistema di vita da uomini liberi.
Principali artefici della ribellione che infiammò la regione del Texas, chiamata Panhandle, furono i Comanche ed i Kiowa. Tra i primi furono irriducibili i Quahadi di Quanah Parker.
Guerrieri Comanche in un dipinto del 1830
I Comanche erano un insieme di gruppi tribali e bande assai agguerriti che, al culmine della loro potenza, riuscirono persino ad arrestare l’avanzata degli Spagnoli, confinandoli nel sud del Texas. Erano abilissimi cavalieri, in totale simbiosi con quel magnifico animale che era riuscito a modificare radicalmente la loro vita. I Comanche avevano imparato ad allevare, addomesticare ed usare il cavallo per tutte le loro attività, comprese la caccia e la guerra.
I cavalli che i Comanche amavano domare
Erano talmente abili che tutti quelli che riuscirono a vedere i Comanche all’opera sui loro cavalli ne restarono colpiti profondamente. Riuscivano a combattere scagliando frecce e lunghe lance mantenendosi avvinchiati alla groppa e al collo del cavallo rimanendo nascosti alla vista del nemico.
Guerrieri che cercano di catturare cavalli selvaggi
Possedevano centinaia di cavalli. Un guerriero di media levatura sociale ne poteva avere anche 250 mentre un capo valoroso arrivava a mantenerne anche un migliaio.
I Comanche godevano la fama di guerrieri indomiti e bellicosi ma i bianchi che conquistarono l’indipendenza del Texas queste doti le superarono abbondantemente. Lo sperimentarono a loro spese dopo il 1836, quando iniziarono le ostilità tra gli anglo-americani ed i Comanche. I massacri e le occasioni di conflitto non si contarono da entrambe le parti, in un gioco di causa ed effetto per cui è difficile separare le colpe dai meriti.
La “Comancheria”
In una delle azioni svoltesi in favore dei Comanche, nel 1836, riuscirono ad espugnare le rustiche palizzate di legno che difendevano gli assegnatari texani di Fort Parker. I guerrieri vittoriosi scotennarono i bianchi ai quali tagliarono anche i genitali. Rapirono alcune donne, tra le quali 5 vennero mantenute prigioniere. Era un’azione abituale per quei popoli che usavano le prigioniere come schiave e femmine da riproduzione (talvolta non senza implicazioni sentimentali), così facendo, tentavano di rimediare allo scarso tasso di natalità. Tra queste donne vi era anche una certa Cynthia Ann Parker (che aveva allora 9 anni) a cui il destino aveva riservato di divenire madre di Quanah, il futuro capo dei Comanche Quahadi. Nel 1860 Cynthia Ann venne liberata, e riconsegnata ai suoi parenti, da uno squadrone di Rangers del Texas e cavalleggeri dell’unione. Accadde però che la sua storia ebbe un finale tragico ed inatteso, legato alla struggente nostalgia che la povera donna mostrò di provare per il resto della sua famiglia di pellerossa.
Cynthia Ann Parker, la madre di Quanah Parker
Morta la madre, Quanah perse ogni tipo di legame con la metà bianca del suo sangue e andò a rifugiarsi tra i Quahadi che erano i più forti e bellicosi tra il popolo Comanche.
La Guerra Civile sguarnì i forti dalle truppe, lasciando i coloni texani facile preda dei Comanche. Questi provocarono centinaia di morti mettendo a ferro e fuoco il Texas centrale, devastarono tutti i ranch che riuscirono a scovare. In questi anni di sangue e violenza, Quanah si impose come leader guerriero della sua comunità, della quale divenne alfine capo indiscusso.
Quando si tennero i famosi colloqui di pace di Medicine Lodge, ai quali parteciparono moltissimi indiani, Quanah non si presentò, né vi andò alcuno della sua gente. Decisero anzi di allontanarsi ancor più dai bianchi scegliendo come nuova dimora gli spazi infiniti e brulli del Llano Estacado. Luoghi che parevano non interessare agli anglo-americani.
Un guerriero Kiowa
I Comanche ed i Kiowa che avevano deciso di aderire al trattato di Medicine Lodge non necessitarono di molto tempo per comprendere che erano stati ingannati ancora una volta. Le provviste non arrivavano quasi mai nelle loro riserve, ed i già pochi dollari dei fondi di sussistenza venivano dirottati alle popolazioni texane.
Gli indiani si rifiutavano di imparare a fare gli agricoltori e non intendevano abbandonare o cambiare il loro stile di vita improntato alla massima libertà di spostamento ed alla caccia al bisonte.
Un gruppo di Ranger del Texas armati fino ai denti
Iniziarono così a sconfinare sempre più frequentemente ed a rivalersi, delle ingiustizie ricevute, con continue razzie ai danni dei coloni bianchi.
Durante uno di questi sconfinamenti, Satanta con i suoi Kiowa insieme ad alcuni Comanche, assalirono e depredarono un grande convoglio di muli, rubando ed uccidendo. In seguito a questo avvenimento il Generale Sherman fece convocare Satanta per chiedergli una giustificazione e per poco non rischiò la pelle.
Il Generale Sherman
Satanta venne catturato insieme ad altri capi tra cui Satank e Grande Albero. Dopo svariati cambiamenti di atteggiamento, i capi videro mutata la pena di morte in carcere a vita. Gli indiani chiesero di riavere i loro leader, non riuscendovi, ricominciarono le sanguinose scorrerie ai danni dei bianchi.
Satanta
Ancora una volta i Kiowa (sempre più solidali coi Comanche) erano in guerra.
Le imprese guerresche dei loro amici Kiowa vennero a conoscenza dei Comanche Quahadi di Quanah Parker che intanto, da parte loro, continuavano la resistenza ai bianchi. Nel 1871 l’esercito fu incaricato di troncare per sempre le razzie dei Quahadi ed a capo della spedizione di oltre 600 soldati di cavalleria fu posto il Colonnello Ranald Mackenzie.
Johnson, capo degli scout Tonkawa che collaboravano con Ranald Mackenzie
Quanah ed il capo Orso Furioso non caddero nella trappola dello scontro frontale e coinvolsero la spedizione militare in una fitta serie di piccole scaramucce che si protrassero per mesi.
Ranald Mackenzie
Nel corso di uno di questi scontri lo stesso Colonnello Mackenzie fu colpito al fianco da una freccia. In definitiva la spedizione si rivelò un disastro ma colui che la comandava si sarebbe rivelato un incubo per i Comanche, un tormento angoscioso ben difficile da scacciare.
Il trattato di Medicine Lodge
Nel settembre 1872 – dopo un’intera estate di guerra – Mackenzie riuscì a scovare un grosso accampamento di Comanche Kotsoteka sul McClellan Creek. Le decine di morti, conseguenti la battaglia, e gli oltre 120 prigionieri spinsero quei Comanche a considerare ormai per loro finito il tempo della guerra ed entrarono nella riserva.
Gli effetti inferti da quel duro colpo vennero accusati anche dai Quahadi, che sospesero le ostilità per due anni. La conseguenza fu un’immediata tranquillità, la fine delle razzie per un lungo periodo. Tempo in cui gli indiani presero ad interrogarsi seriamente sul proprio futuro, sui rischi che correvano nell’immediato ma sopratutto quali sarebbero stati per le nuove generazioni, sulla natura e la reale potenza di quel nemico che ormai iniziavano a comprendere non avrebbero mai potuto sconfiggere completamente.
Nel marzo del 1874 però vennero costretti alla guerra che sconvolse il panhandle texano.
Accadde che alcuni cacciatori bianchi, alla costante ricerca di nuove mandrie di bisonti da sterminare, si spostarono a sud, molto vicini ai territori in cui si erano ritirati i Comanche. Lì presero a cacciare gli ultimi bisonti delle pianure meridionali, gli animali da cui dipendeva la sussistenza dell’intero popolo indiano nomade.
I cacciatori allestirono la loro base nei pressi di una vecchia stazione postale sul South Canadian River. Era la stazione di Adobe Walls.
Un cacciatore di bisonti scalpato
A questo punto gli indiani decisero che era tempo di allontanare i cacciatori che già tanto danno avevano fatto, secondo il loro modo di vedere le cose.
Allo stato di guerra, in verità, non mancò di contribuire anche l’allora Governatore del Texas. Un anno prima aveva deciso di liberare i capi Kiowa Satanta e Grande Albero, chiedendo però in cambio 5 ostaggi indiani della riserva. Questi non erano stati consegnati, quindi Comanche, Cheyenne, Arapaho e Kiowa abbandonarono le pianure per timore di ritorsioni in seguito al rifiuto di consegnare i loro compagni.
Un cacciatore di bisonti al galoppo
Nella primavera del 1874, Quanah Parker decise di convocare un grande consiglio di tutte le tribù che intendevano opporsi all’avanzata dei bianchi ed alle loro pretese di derubarli di tutti i territori di caccia per suddividere le terre in piccole e grandi proprietà coloniche. Il consiglio si tenne sull’Elk Creek e vi prese parte Isa-Tai (Posteriore di Lupo), un medicine-man Quahadi che profetizzava una memorabile sconfitta dei bianchi ed il ritorno dei bisonti su tutte le pianure. “Il Grande Spirito – disse Isa-Tai – mi ha insegnato il modo per fare una grande medicina che respingerà le pallottole dell’uomo bianco.”
Il capo Quanah Parker a cavallo
In verità ci sono tutti i presupposti per pensare che Quanah Parker non credesse neanche una parola di quelle pronunciate da Isa-Tai ma non seppe (o non volle) opporsi al legittimo desiderio della sua gente, di tutti quei popoli indiani che volevano illudersi di poter ottenere la riscossa dopo decenni di sofferenze ed ingiustizie patite. Venne autorizzata persino una Danza del Sole, una cerimonia praticata dai popoli delle pianure settentrionali, quindi assolutamente estranea ai gruppi tribali che si erano riuniti intorno a Quanah Parker.
Finite le celebrazioni, gli indiani decisero di assalire le postazioni dei cacciatori ad Adobe Walls. Superato quell’ostacolo allora ritenuto piccolo (c’erano, infatti, circa 30 cacciatori), la grande coalizione si sarebbe riversata a nord per dare vita ad una grande razzia in tutto il Panhandle.
Ancora una magnifica foto di Quanah Parker
Poco prima dell’alba del 27 giugno 1874 circa 700 audaci guerrieri indiani appartenenti alla coalizione guidata da Quanah si appostarono tra gli alberi ai lati della vecchia stazione postale. La postazione dei cacciatori era costituita da tre vecchi edifici che stavano sull’Adobe Walls Creek, dentro i quali stavano riposando, ignari del pericolo che correvano, i cacciatori di bisonti.
Si sa, la storia è costituita anche di incredibili coincidenze che il destino pare si diverta a intrecciare. Quel mattino i cacciatori sarebbero stati tutti trucidati nel sonno, poiché non avevano predisposto neppure un minimo servizio di sentinelle.
Billy Dixon
Invece una delle travi del tetto – si può approfondire l’argomento cliccando qui – di una delle tre costruzioni si ruppe rumorosamente svegliando Billy Dixon che, trovandosi ormai sveglio, anche senza una ragione precisa decise di uscire all’aperto.
Riuscì così a vedere nel grigiore del primo mattino centinaia e centinaia di guerrieri che strisciavano verso la stazione postale. In un balzo Billy corse a dare l’allarme ai suoi compagni che, ben armati com’erano, riuscirono a rintuzzare il primo attacco.
Tra i cacciatori era presente anche un certo Bat Masterson a cui la storia avrebbe riservato in seguito una certa fama come sceriffo.
Bat Masterson
Lo stesso Billy Dixon, con un potente fucile da caccia dotato di mirino telescopico, uccise un guerriero indiano, sbalzandolo violentemente da cavallo, da oltre un miglio di distanza. Il guerriero – come ammise Dixon – era in un gruppo che comprendeva altri 15 cavalieri ed il colpo lo uccise casualmente.
La battaglia di Adobe Walls
Quanah provò e riprovò a lanciare i suoi uomini all’attacco, riuscì persino a portarli a ridosso della palizzata che difendeva Adobe Walls ma quei 30 cacciatori erano armati di ottimi fucili Sharp ed avevano un’ottima esperienza di combattimento, perciò riuscirono ad uccidere molti assalitori. Si stava ripetendo quello che aveva scoperto a sue spese Nuvola Rossa durante la Battaglia dei Carri: centinaia di indiani coraggiosi non riescono a sconfiggere la potenza delle armi da fuoco usate da uomini esperti e ben riparati da postazioni difendibili.
L’assalto degli indiani
Dopo tre giorni di assedio e di inutili tentativi di attacco Quanah concluse che evidentemente la magia di Isa-Tai non aveva funzionato e si ritirò con i suoi guerrieri. La battaglia di Adobe Walls era finita ed i cacciatori, per un caso assolutamente fortuito e provvidenziale (per loro!), contarono tre soli morti. Si diedero da fare a mozzare la testa dei guerrieri indiani, i cui corpi erano rimasti in prossimità delle loro postazioni, ed infilzarle sui pali che cingevano la stazione postale.
Nononostante la sconfitta la grande razzia degli indiani non finì quel giorno. Si slanciarono con tutte le loro forze nelle pianure meridionali, dal Texas al Colorado. Le perdite furono innumerevoli da entrambe le parti ed alla fine venne il momento di una forte iniziativa militare che attuò la strategia della terra bruciata. I soldati incendiarono i campi, uccisero le mandrie dei cavalli indiani.
Il punto esatto da cuì partì lo sparo di Billy Dixon
Si spinsero persino verso Palo Duro, un burrone fino ad allora sconosciuto ai bianchi, in prossimità del quale trovarono un grande accampamento di Comanche, Cheyenne e Kiowa. Gli indiani furono dispersi ed i soldati uccisero oltre 1000 cavalli. Arrivò l’autunno, una stagione in cui gli indiani interrompevano le attività guerresche, nonostante ciò i soldati non gli diedero tregua e continuarono ad inseguirli ovunque non concedendo tregua, senza dar loro il tempo di reintegrare le scorte e riposarsi. A questo punto gli indiani decisero di rientrare nelle riserve, prima alla spicciolata e poi in massa.
I Comanche al rientro da una razzia
Per ultimi arrivarono i Quahadi di Quanah Parker. Il primo guerriero del gruppo arrivò nella riserva in aprile del 1875 mentre Quanah ed il resto della tribù arrivarono a Fort Sill il 2 giugno.
Si chiudeva tragicamente il tempo della libertà degli indiani delle pianure meridionali.