I mormoni nello Utah

A cura di Angelo D’Ambra

I mormoni diretti verso gli insediamenti in Utah
Quando i mormoni arrivarono per la prima volta nello Utah, la regione non faceva ancora parte del territorio statunitense. Il Messico la cedette poco dopo ed i mormoni videro una grande opportunità per la loro comunità. Con gioia accolsero la notizia che il presidente Millard Fillmore aveva nominato come governatore territoriale Brigham Young, il capo della loro chiesa, e sperarono di aver finalmente trovato la loro terra promessa.
I mormoni erano stati spesso vittima di cruente persecuzioni e di folli discriminazioni. Il loro fondatore, Joseph Smith, convinto che il Missouri fosse la nuova Sion destinata alla prosperità della sua comunità religiosa, aveva dapprima condotto lì tutti i suoi seguaci andando però incontro ad aspri conflitti.
I vecchi coloni del Missouri accusarono i mormoni di essere dei fanatici con cui era impossibile convivere.


Joseph Smith

I problemi con le comunità del posto non erano, però, solo legati a differenze di credo, ma anche al ritmo di crescita dei mormoni ed alle loro abitudini. L’afflusso costante di nuovi fedeli metteva seriamente in discussione le vecchie e consolidate relazioni di potere politico ed economico locale perché i mormoni tendevano a stabilire relazioni commerciali solo tra di loro ed a votare come un unico blocco, cosa che spesso portava alla rottura della leadership consolidatasi prima del loro arrivo. Ciò li fece oggetto di angherie e prepotenze. I mormoni furono pesantemente offesi, minacciati, percossi, pure Joseph Smith fu coperto di catrame e piume, picchiato e sbattuto in prigione. Gli abitanti del Missouri riuscirono ad allontanarli nel 1836, creando per essi una sorta di riserva, la contea di Caldwell. La contea tuttavia non raccolse mai tutti i mormoni che continuavano ad arrivare ed allora riesplose la violenza. Tutto accadde in occasione delle elezioni del 1838: i mormoni attaccarono una milizia cittadina autorizzata con la convinzione che fosse una squadra anti-mormoni. Fu in seguito a tali disordini che il governatore del Missouri, Lilburn Boggs, ordinò la loro espulsione. Tre giorni dopo, un’unità della milizia territoriale attaccò i mormoni a Haun’s Mill, provocando la morte di diciotto fedeli, tra cui anche bambini di nove anni. Il provvedimento di espulsione dal Missouri riguardò almeno 8.000 mormoni che vissero da fuggiaschi i duri mesi invernali di quel 1839.


Il massacro dei mormoni a Haun’s Mill

I mormoni furono inizialmente accolti dal vicino stato dell’Illinois, e si insediarono a Nauvoo. Questa città, grazie al continuo arrivo di fedeli, divenne la più grande dell’Illinois, pure il consiglio comunale era in maggioranza mormone e Joseph Smith divenne sindaco e comandante della milizia cittadina, la Legione di Nauvoo. Come in Missouri, però, ciò non tardò a far sorgere incidenti. Diversi periodici pubblicarono contro Smith aperte accuse di poligamia e l’incolparono di voler istaurare un suo stato autonomo e teocratico. Anche dei dissidenti mormoni, sulle pagine del Nauvoo Expositor, si unirono agli attacchi e Smith prima rispose facendo distruggere la sede di quel giornale, imponendo la legge marziale a Nauvoo e mobilitando la sua legione, poi si dette alla fuga assieme a suo fratello Hyrum, temendo l’intervento delle milizie dell’Illinois. Il 23 giugno 1844 i due fuggitivi si consegnarono alle autorità nella città di Carthage. Quattro giorni dopo una folla di facinorosi armati assalì la prigione in cui erano rinchiusi e li uccise.


Attacco a Nauvoo

La verità è che nella società americana dell’Ottocento la violenza era assai diffusa e, in particolare quella patita dai mormoni, rientrava nella lunga tradizione del “vigilantismo”, di bande autorganizzate di cittadini che tentavano di imporre una qualche forma di legalità ritenendo il governo distante o indifferente. Tali vigilanti prendevano spesso di mira le minoranze considerandole destabilizzatrici o alla stregua di organizzazioni criminali. In questo contesto non mancarono neppure atti di violenza commessi dagli stessi mormoni, in particolare alcuni fedeli organizzarono un gruppo paramilitare noto come Daniti con l’obbiettivo di autodifendersi, di garantire protezione alla propria comunità. Gli storici generalmente concordano sul fatto che Joseph Smith approvò i Daniti, ma che probabilmente non fu informato su tutti i loro piani. I Daniti in effetti esercitarono violenza contro gli americani di fedi diverse dalla loro costringendoli persino a lasciare case, averi e proprietà. Fatto sta che diciotto mesi dopo l’assassinio di Smith, i mormoni iniziarono a lasciare anche Nauvoo, divenuta troppo violenta con loro, e presero a stabilirsi nelle pianure dell’Iowa e del Nebraska. Alcuni anziani che erano rimasti a Nauvoo si videro espellere con la forza nel settembre del 1846, quando il loro tempio fu profanato dalla folla inferocita, e fuggirono attraversando il Missisipi in cerca di scampo. Allora la chiesa mormone si decise a cercare una terra dove avrebbe potuto vivere in tranquillità secondo i propri principi.
Un primo gruppo di fedeli pensò di raggiungere la California e tra essi troviamo il famoso Samuel Brannan.


Samuel Brannan

Nato nel Maine nel 1819, si era convertito nel 1842, quando viveva in Ohio. In seguito l’assassinio di Joseph Smith, Brannan si era recato a Nauvoo, in Illinois, città divenuta quartier generale dei mormoni, riappacificandosi con la chiesa dopo aver vanamente sostenuto che William, uno dei fratelli di Smith, avrebbe dovuto divenire il nuovo leader. Nel 1846, Brannan viaggiò su una nave, la Brooklyn, verso la California, all’epoca messicana, per indagare sulla possibilità di costruirvi un insediamento dei mormoni perseguitati negli Stati Uniti. Nel mentre, scoppiò la guerra tra Messico e Stati Uniti ed i mormoni, su richiesta del presidente Polk, costituirono l’unica unità militare basata sulla religione nella storia degli Stati Uniti, il Mormon Battalion. Il loro scopo era quello di mostrarsi leali verso gli Stati Uniti in modo da poter avere delle terre in cui insediarsi senza essere perseguitati. Così nel giro di poche settimane diversi gruppi di mormoni si insediarono in California. A guerra terminata Brannan aveva acquistato un negozietto a Sacramento, altri mormoni invece stavano lavorando per James W. Marshall al Sutter’s Mill. Nel frattempo Brigham Young aveva avviato il grande viaggio dei mormoni verso la valle del Lago Salato, nello Utah, per provare anch’egli a stabilire lì una colonia.
Young ebbe più fortuna di Brannan perché raggiungere lo Utah era sicuramente più facile che continuare ad inoltrarsi nel deserto per entrare in California, così Brannan restò isolato in una sparuta comunità di mormoni, mentre il grosso dei fedeli si stava insediando a Salt Lake. Di lì a poco sarebbe esplosa la corsa all’oro in California, proprio dove c’erano i veterani del Mormon Battalion, a Sutter’s Mill, e l’astuto Samuel Brannan sarebbe divenuto ricco col suo negozio, fornendo merci ai cercatori d’oro.
Sebbene dunque i fedeli non ripudiassero la corsa all’oro, Brigham Young predicò con tutta la sua forza contro di essa e la proibì esplicitamente. Per i mormoni, sosteneva Young, era bene non rispondere al richiamo dell’oro perché ciò li avrebbe distratti da Dio, la ricerca dell’oro era deleteria ai fini dell’istituzione di una società veramente religiosa ed era bene invece concentrarsi esclusivamente sull’agricoltura e sull’allevamento di bestiame.


Brigham Young

I mormoni si interessarono esclusivamente all’estrazione di quei materiali necessari per una vita semplice come sale, carbone, zolfo e ferro. Tuttavia, quando i membri del Mormon Battalion di ritorno dalla California gli consegnarono alla chiesa oltre diciassettemila dollari in oro, in gran parte rinvenuti sull’American River, in quella che prese il nome di Mormon Island, Brigham Young mutò idea ed autorizzò circa cinquanta fedeli, divisi in due gruppi, a partecipare attivamente alla corsa all’oro in California. Il punto era che a Salt Lake c’erano troppi mormoni ridotti in povertà dalle persecuzioni e dal viaggio, molti vecchi leader divenuti indigenti dopo una vita di servizio per la chiesa, quindi l’oro serviva. Le ricerche però non ebbero grande successo. Gli uomini delle spedizioni, infatti, portarono a Salt Lake City circa 20.000 dollari in oro che in gran parte furono destinati al conio di monete.


Un gruppo di mormoni nello Utah

Il rapporto di Brannan coi mormoni, invece, si chiuse con una espulsione perché i rappresentanti della chiesa inviatigli per raccogliere le decime che non aveva mai versato, furono duramente respinti. Brigham Young allora tornò a predicare con fervore contro l’oro e le sue nefaste conseguenze sulla condotta umana e i mormoni non parteciparono più ad alcuna estrazione aurifera concentrandosi sull’edificare, nello Utah, una società salda su fermi valori religiosi e dall’economia semplice, agricola, di sussistenza. Tuttavia non mancarono le difficoltà…

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