La guerra dello Utah (Utah War)
A cura di Valentina Magagnin
Utah Nauvoo Legion
Tra il 1857 – 1858 i coloni mormoni (conosciuti anche come santi degli ultimi giorni) che si erano stanziati nello Utah si scontrarono con le forze armate del governo statunitense. Piccola premessa: i mormoni nell’estate del 1847 si stabilirono nell’odierno Utah perché, dopo la morte del fondatore del movimento, Joseph Smith, la loro convivenza con le comunità presenti nel Missouri e Illinois si era fatta pesante.
I successori di Smith decisero di migrare verso nuovi territori per poter professare liberamente la loro fede; la scelta cadde sullo Utah.
Quando, poi, nel 1848 in California fu scoperto l’oro, molti cercatori arrivarono a ovest, ponendo fine all’isolamento dei mormoni e aprendo nuove opportunità commerciali. L’anno seguente, i santi degli ultimi giorni chiesero che quel Territorio entrasse a far parte degli USA col nome di “Stato di Deseret”. Chiedevano anche di poter scegliere i propri governanti perché erano convinti che solo uno stato governato da uomini di Dio potesse garantire la libertà religiosa.
Lo Utah com’era e come lo si voleva trasformare
Nel 1850 il Congresso istituì il Territorio dello Utah (un territorio non era ancora un vero e proprio stato, era un’ area sotto la sovranità del governo federale) grazie al raggiungimento di un compromesso basato sulla sovranità popolare che aveva lo scopo di mantenere gli equilibri di potere tra stati schiavi e stati liberi. Come primo governatore venne scelto Brigham Young. Inizialmente i mormoni furono soddisfatti della nomina; in quel periodo approvavano la poligamia, ma la società americana la considerava immorale, un retaggio del passato, al pari della schiavitù. La schiavitù nei territori era un argomento molto discusso e non si voleva arrivare allo scontro armato tra nord e sud. Nel 1856, anno in cui si svolsero le elezioni presidenziali, il partito repubblicano aveva come punto centrale del suo programma la proibizione di poligamia e schiavitù.
Albert Sidney Johnston, comandante del “Confederate Army nel West”
In seguito associarono il principio di sovranità popolare all’accettazione della poligamia nello Utah.
Nel 1857, il presidente statunitense Buchanan inviò i soldati a Salt Lake City per scortare il nuovo governatore dello Utah. Era la spedizione dello Utah. I mormoni temevano di essere cacciati dal neo stato come era accaduto negli stati dell’Ohio, Missouri e Illinois. Per questa ragione erano decisi a combattere per difendere il proprio territorio.
Il massacro di Mountain Meadows
L’apice delle tensioni si raggiunse l’11 settembre 1857, quando un gruppo di miliziani mormoni attaccò e uccise più di cento coloni ( vi erano anche donne, bambini e uomini disarmati) che erano diretti in California. I miliziani addossarono la responsabilità di queste uccisioni (passate alla storia come massacro di Mountains Meadwes) ai nativi americani. Gli storici hanno formulato tre ipotesi per spiegare le ragioni di questo massacro. La prima, la carneficina fu opera di una guida locale paranoica, senza che vi fosse l’approvazione della gerarchia di Salt Lake City. Seconda teoria: il massacro era il frutto di una cospirazione che il direttivo conosceva e infine, secondo altri, fu un saccheggio.
La marcia di Johnston attraverso lo Wyoming
Nel mese seguente, ottobre 1857, un gruppo di santi degli ultimi giorni, fermò e sequestrò un gruppo di californiani che attraversava lo Utah perché ritenuti spie dell’esercito. Vennero liberati, ma poi furono assassinati e derubati del bestiame e di 25.000 dollari. Era il massacro di Aiken. Si verificarono altri incidenti in quel periodo, anche un attacco indiano a Fort Lemhi, nell’Oregon orientale in cui due mormoni vennero uccisi e altri furono feriti.
Fort Lemhi
Il conflitto dello Utah durò un anno, circa 150 persone morirono. I negoziati tra governo statunitense e mormoni stabilirono la grazia completa per i mormoni, fu nominato governatore dello stato Alfred Cumming (che non era mormone) in sostituzione di Brigham Young e l’esercito statunitense entrò pacificamente nello stato.