Gli Sheepeater, nel cuore delle Montagne Rocciose

A cura di Giampaolo Galli e Armando Morganti

Il Greater Yellowstone è un immenso ecosistema che abbraccia il Wyoming nordoccidentale, parte del Montana sud-occidentale e l’Idaho orientale.
Questo vasta zona lambiva  un tempo le terre di molte popolazioni  storiche tra cui i Crow, i Piedi Neri e le bande shoshone-bannock, ma molte altre tribù come i Nasi Forati, i Kootenay  o le Teste Piatte andavano e venivano attraverso il selvaggio territorio di Yellowstone, considerato da sempre zona di caccia temporanea o di passaggio. Per molto tempo si è creduto che la zona del parco di  Yellowstone non avesse mai attirato gli indiani in modo particolare. Si argomentò questa tesi  supponendo che l’area in questione fosse troppo fredda (l’altezza media oscilla attorno ai 2000 metri e gli inverni sono rigidissimi), o che vi fosse da parte degli indiani una certa riluttanza all’insediamento permanente causata dalla presenza dei geyser, e dal misterioso terrore che questi  emanavano. Leggi il resto

Frontiere del West

“Frontiere del West” apre un’ampia discussione sulla storia del West americano, con l’analisi critica di alcuni dei suoi maggiori personaggi – fra i quali non possono mancare Meriwether Lewis, Kit Carson, George Armstrong Custer, Buffalo Bill e Geronimo – e delle situazioni che resero l’epopea famosa in tutto il mondo, passando anche attraverso le fantasie letterarie di romanzieri come Emilio Salgari e la formidabile macchina del cinema.
Domenico Rizzi si sofferma anche su alcuni eventi e protagonisti – il triste destino di Tom Dooley e Tom Horn, le prove eroiche di James Reed e di John “Portugee” Phillips – spesso dimenticati dagli storici, non trascurando naturalmente l’evoluzione del cinema western e i necessari raffronti fra il genere classico, le atipiche versioni di Sergio Leone e le opere revisioniste come “Soldato Blu”.
Il libro contiene infine un approfondimento sulle vicende delle donne rapite dagli Indiani, che furono moltissime e delle quali non si è mai parlato a sufficienza. Leggi il resto

Le navi corsare del Sud: CSS Shenandoah

A cura di Renato Panizza

Le navi corsare del Sud. Speciale in 5 puntate: 1) CSS Sumter 2) CSS Florida 3) Charles W. Read, il “falco di mare” della Confederazione 4) Navi corsare del Sud: CSS Alabama 5) Le navi corsare del Sud. CSS Shenandoah

Alcuni ufficiali dello Shenandoah
La bandiera issata sul pennone della nave CSS Shenandoah sarà l’unica bandiera della Confederazione a fare il giro del mondo e l’ultima a essere ammainata, il 6 Novembre 1865 in Gran Bretagna, a Liverpool. Con questo atto calerà definitivamente il sipario sulla guerra civile americana: possiamo dire che gli ultimi soldati sudisti ad arrendersi furono marinai.
L’incrociatore corsaro non toccò mai terra nel territorio americano, navigò per quasi tredici mesi in tutti gli Oceani a caccia di navi mercantili nemiche, in particolare baleniere, importantissime per la ricchezza dell’Unione. La storia ha inizio in Scozia, a Glasgow, dove era stato costruito un veloce vapore di 1160 tonnellate, con macchine da 850 HP, rivestito in legno di tek e lungo 77,70 metri, il cui nome era “Sea King”: il “re del mare”, nome del tutto appropriato per la splendida barca che era! Leggi il resto

Soapy Smith, re dei malfattori

A cura di Sergio Mura

Soapy Smith
Jefferson Randolph Smith, noto ai più come “Soapy Smith” (l’Insaponato), fu probabilmente la persona più conosciuta tra quelle collegate in qualche maniera alla Corsa all’Oro.
Senza dubbio fu un criminale scaltro e intelligente nello stesso tempo, come ce ne furono pochissimi in tutta la storia del west americano. Grazie a queste doti riuscì a mettere su e a gestire un sottobosco umano fatto di malfattori, rapinatori, ladri che ebbe la ventura di durare per parecchi mesi durante la corsa all’oro dell’Alaska.
Skagway, dove decise di mettere radici, era una cittadina che, lontana mille miglia dalla legge e dall’ordine, attirava i peggiori relitti umani che si trovassero a vagare a quelle latitudini e il buon Soapy Smith li organizzò, e non lo fece certo per amore per questi poveracci che trascinava con sé. Leggi il resto

La guerra in Acadia e le deportazioni

A cura di Pietro Costantini

La guerra franco-indiana. Speciale a puntate: 1) Venti di guerra: Fort Necessity 2) La battaglia di Monongahela 3) La battaglia di Lake George 4) La battaglia di Sideling Hill 5) La battaglia di Fort Oswego 6) La conquista di Fort William Henry 7) Le due battaglie delle “Snowshoes” 8) La guerra in Acadia e le deportazioni 9) La spedizione di Forbes 10) Le due battaglie di Fort Carillon 11) La battaglia di Fort Niagara 12) La presa di Quebec 13) Il raid contro St Francis 14) La battaglia di Sainte-Foy 15) La caduta di Montreal e la pace di Parigi

Deportazione degli Acadiani
L’Acadia è un territorio ubicato nel Canada nord-orientale, appena al disotto della penisola di Terranova. E’ composto dalla Penisola Acadiana (ora Nuova Scozia), dall’Acadia continentale (ora New Brunswick), e dalle isole Royal (Cap Breton) e Saint Jean (Prine Edward). Era stato occupato da coloni francesi fin dal 1604, ma quasi subito anche gli Inglesi cominciarono ad accampare diritti sulla regione, sebbene i primi veri tentativi di conquista dell’Acadia da parte degli Inglesi cominciassero nel 1710. Lungo tutti i seguenti cinquantacinque anni gli Acadiani rifiutarono sempre di siglare un giuramento di fedeltà agli Inglesi. Anzi, in questo periodo gli Acadiani parteciparono a varie operazioni condotte dalla milizia francese contro i Britannici, e difesero le vitali strade di rifornimento ai forti francesi di Louisbourg e Beausejour. Leggi il resto

Black Hawk (Falco Nero)

A cura di Carlo Galliano

Un ritratto di Black Hawk
Black Hawk nacque nel 1830 vicino alla città di Spring Lake (Utah) nella banda San Pitch della tribù degli Ute occidentali. Questo secondo la maggior parte degli storici.
Alcune altre fonti lo danno invece appartenere alla banda Timpanogot dello zio, il capo Wakara.
Il suo vero nome indiano era Noonch, ma tra i bianchi venne conosciuto con altri due nomi:
Antenguer, come lo chiamarono i trapper francesi, e Black Hawk, che gli venne dato dal capo mormone Brigham Young, di cui divenne amico, in onore del famoso capo omonimo della tribù dei Sauk. Quando il capo Aropene morì, nel 1860, egli ne ereditò il comando.
Fu un capo dalle straordinarie capacità organizzative, politiche e militari e protagonista assoluto di una delle guerre degli Ute occidentali, quella che iniziò ufficialmente il 9 Aprile 1865 a causa di un diverbio occorso durante un incontro pacifico tra una delegazione indiana ed alcuni mormoni nella città di Manti. Leggi il resto

La frontiera delle “città del miraggio”

A cura di Renato Genovese

L’Hotel Empire, definito pomposamente “uno dei migliori alberghi di tutta l’alta California”, non era altro che una baracca due piani, costruita con grosse tavole di legno con il tetto coperto da un semplice telone.
Ma aveva ben tre finestre a vetri che si affacciavano sulla “main street”, la polverosa strada principale della cittadina mineraria di Rich Bar, e questo dettaglio veniva considerato dei ricercatori del luogo come il massimo della sciccheria. L’interno, poi, secondo il metro di giudizio di quegli uomini rudi e senza pretese, che passavano le loro giornata a scandagliare il fondo del fiume Feather per ricavare qualche oncia di polvere d’oro, era ancora più lussuoso: a parte l’angolo adibito a magazzino (con padelle, lardo, palle, piccoli, sacchi di patate, barili di sottaceti e merce di tutti i generi ammonticchiata alla rinfusa di qua e di là), e trascurando le latrine a cielo aperto poste sul retro della costruzione, tutto il resto dell’hotel era foderato di quella orribile stoffa rossa damascata così diffusa nei più rinomati bordelli dell’epoca. Leggi il resto

Spiccioli di vita di Doc Holliday

A cura di Omar Vicari

Doc Holliday a Prescott (1878)
Sulla figura di Doc Holliday, personaggio tra i più famosi ed enigmatici dell’intera storia della frontiera, sono stati versati fiumi d’inchiostro. Ancor giovane, tisico, lasciò presto la natia Georgia per spostarsi nel west, in quelle terre dove il clima secco potesse alleviare la sua malattia. Gentiluomo del sud, amabile quando era sobrio, diventava collerico sotto l’effetto dell’alcool.
Arrivato a Tombstone (Arizona) da Prescott, nel mese di settembre 1880, Holliday ritrovò in quella città mineraria il clan degli Earp, ossia gli amici di Dodge City che si erano accaparrati di una quota dell’Oriental Saloon, un locale, a detta di George Parson, tra i migliori di Allen Street. Milt Joyce gestiva il bar e il ristorante del locale, mentre Wyatt Earp, a sua volta chiamato da Lou Rickabaugh per contrastare i ruffiani di Johnny Tyler, si occupava della gestione dei locali da gioco.
Il 10 ottobre 1880, appena un mese dopo il suo arrivo, Doc ebbe una discussione proprio con Johnny Tyler all’interno dell’Oriental. Leggi il resto

Una lady nel west

A cura di Patrizia Ines Roggero

Isabella Bird nacque nel 1831 a Tattenhall, nel Chesire e dedicò la propria vita alla passione per i viaggi, tra i quali un lungo soggiorno in Colorado nell’autunno – inverno del 1873.
Durante l’intero viaggio, scrisse numerose lettere alla sorella rimasta in patria, raccontando minuziosamente ogni particolare di quel mondo ancora così selvaggio e che, forse proprio perché tanto diverso dal suo, l’affascinò al punto che abbandonarlo le costò molta fatica.
In un primo momento, queste lettere vennero pubblicate a puntate su un settimanale, poi, nel 1879, vennero raccolte nel volume Letters from the Rocky Mountains, che resero la Bird una tra gli scrittori di viaggi più amati dell’epoca vittoriana.
Questa impavida viaggiatrice, non più giovanissima, giunse da sola in Colorado e lì entrò in contatto con la dura vita del West americano. Fu ospite pagante di alcune famiglie di pionieri dei quali descrive le case, le abitudini, gli abiti e il cibo con grande cura dei dettagli. Viaggiò per molte miglia da sola con la fedele cavalla Birdie, nella neve e nel gelo di quei giorni d’autunno, fino all’inizio dell’inverno. Leggi il resto

All’asta gli oggetti sacri degli Hopi

E’ cominciata, nonostante le polemiche, la vendita all’asta a Parigi di 70 maschere della tribù Hopi, popolazione Amerinda, che vive in Arizona, nel sud-ovest degli Stati Uniti, dentro la grande riserva Navajo.
Secondo gli Hopi e uno dei suoi grandi sostenitori, Robert Redford, queste maschere sono sacre e la giustizia francese dovrebbe vietarne la vendita.
Come preannunciato, la vendita è iniziata nei giorni scorsi all’Hotel des ventes Drouot nella capitale francese, da parte della maison Néret-Minet Tessier & Sarrou. L’avvocato francese che difende gli Hopi, Pierre Servan-Schreiber, ha annunciato l’intenzione di fare ricorso al Consiglio delle vendite, autorità che supervisiona le vendite all’incanto e che teoricamente può decidere di sospendere il tutto. Leggi il resto

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