All’asta gli oggetti sacri degli Hopi

E’ cominciata, nonostante le polemiche, la vendita all’asta a Parigi di 70 maschere della tribù Hopi, popolazione Amerinda, che vive in Arizona, nel sud-ovest degli Stati Uniti, dentro la grande riserva Navajo.
Secondo gli Hopi e uno dei suoi grandi sostenitori, Robert Redford, queste maschere sono sacre e la giustizia francese dovrebbe vietarne la vendita.
Come preannunciato, la vendita è iniziata nei giorni scorsi all’Hotel des ventes Drouot nella capitale francese, da parte della maison Néret-Minet Tessier & Sarrou. L’avvocato francese che difende gli Hopi, Pierre Servan-Schreiber, ha annunciato l’intenzione di fare ricorso al Consiglio delle vendite, autorità che supervisiona le vendite all’incanto e che teoricamente può decidere di sospendere il tutto.
“Sono davvero maschere molto importanti, che non esponiamo in pubblico, che servono ai nostri riti di passaggio”, ha spiegato Bo Lomahquahu (il cui nome significa “aquila meravigliosa”), 25 anni, membro degli Hopi e studente di lettere classiche a Parigi.
Bo spera che un unico acquirente prenda l’intera collezione (70 opere), del valore stimato tra i 600.000 e gli 800.000 euro, per restituirla alla sua tribù.
Non è però bastato l’interessamento di Robert Redford a salvare dalla vendita le maschere della tribù Hopi. Un tribunale di Parigi ha respinto il ricorso di Survival International contro l’asta di questo venerdì, perché i reperti sono sacri per la tribù nativa americana.
“I giudici hanno dato il via libera alla vendita perché queste maschere, che sono sacre per gli Hopi, non sono corpi umani o resti di parti del corpo – spiega l’avvocato che ha presentato il ricorso, Pierre Servan-Schreiber – Secondo la Corte, solo in quei casi sarebbero state escluse dall’asta. Ma io non sono d’accordo”.


Gli Hopi sono ‘fermamente contrari’ alla vendita dei loro oggetti sacri

La tribù, che vive in Arizona, aveva chiesto a una casa d’aste francese di cancellare la vendita, poiché gli oggetti rappresentano una proprietà culturale degli Hopi.
“Questi oggetti sono sacri da circa 20 anni. Un tempo gli indiani Hopi vendevano quelle maschere – replica Gilles Neret-Minet, responsabile della casa d’aste parigina – Le abbiamo già viste a New York come parte della collezione di Andy Warhol. E all’epoca l’asta non fece tanto rumore”.
Secondo l’avvocato Pierre Servan-Schreiber dello studio Skadden, Arps: “La sentenza è davvero infelice. Ora che gli oggetti saranno venduti e dispersi, l’eventualità che possano ritornare a casa, al loro posto tra gli Hopi, si riduce drasticamente. È probabile che le istituzioni francesi non siano pienamente consapevoli delle conseguenze devastanti che la commercializzazione di questi oggetti sacri potrebbe avere su una tribù come quella degli Hopi, che ha già sofferto molto.”
“I potenziali acquirenti devono sapere che gli Hopi sono profondamente turbati dalla vendita di questi oggetti, che considerano una legittima proprietà del loro popolo” ha dichiarato oggi il Direttore Generale di Survival International, Stephen Corry. “La legge francese sta offrendo davvero poco sostegno agli Hopi, ma rimaniamo fiduciosi che la giustizia prevarrà e che questi oggetti potranno essere restituiti ai loro legittimi proprietari.”
Datate tra il quindicesimo secolo e il diciannovesimo secolo, queste maschere rappresentano l’eredità di una delle più importanti civiltà pre-colombiane. Le 70 opere in vendita hanno un valore compreso tra i 600.000 e gli 800.000 euro.

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