La battaglia di Sideling Hill
A cura di Pietro Costantini
La guerra franco-indiana. Speciale a puntate: 1) Venti di guerra: Fort Necessity 2) La battaglia di Monongahela 3) La battaglia di Lake George 4) La battaglia di Sideling Hill 5) La battaglia di Fort Oswego 6) La conquista di Fort William Henry 7) Le due battaglie delle “Snowshoes” 8) La guerra in Acadia e le deportazioni 9) La spedizione di Forbes 10) Le due battaglie di Fort Carillon 11) La battaglia di Fort Niagara 12) La presa di Quebec 13) Il raid contro St Francis 14) La battaglia di Sainte-Foy 15) La caduta di Montreal e la pace di Parigi
Nei primi mesi del 1756 la guerra continuò a favorire le armi francesi. Esse conseguirono vittorie a Fort Bull e nello scontro di “The Trough”, avvenuti tra marzo e aprile. Il 4 di aprile avvenne un’altra battaglia importante, quella di Sideling Hill.
Le informazioni su questo scontro non sono molto precise. Quella che segue è la versione più accreditata in base ai risultati delle ricerche più recenti. Le cause della battaglia vanno comunque ricercate in base agli avvenimenti di tre anni prima. Nel 1753, William McCord ottenne una concessione di terreno dai Penn, proprietari della Pennsylvania, verso la frontiera occidentale. Per secoli questa terra e una vasta area circostante erano state il terreno di caccia preferito dei Delaware. Di conseguenza nella zona essi avevano costruito dei ripari temporanei da usare nelle loro battute di caccia. McCord fece loro sapere che non erano più i benvenuti e che avrebbero dovuto cessare di aggirarsi nei terreni vicini a casa sua.
I Delaware lo rassicurarono, affermando che non avrebbero causato alcun problema a lui e ai suoi vicini, e ignorarono di fatto l’avviso ricevuto. McCord non perse tempo nel cominciare a dar fuoco alle loro logge. Alcune venero ricostruite e furono di nuovo bruciate. Gli Indiani si ritirarono da quell’area, ma non dimenticarono.
A partire dal 1754 i Delaware dell’Ohio erano alleati dei Francesi, e facevano regolarmente incursioni nelle aree di frontiera, uccidendovi o catturandovi dei coloni. Più tardi, nel 1755, sotto la guida di Benjamin Franklin, il governo della Pennsylvania cominciò a costruire una serie di fortificazioni di frontiera come difesa contro questi raids. Una di queste era Fort Littleton, che giocherà un ruolo significativo nella battaglia. Intorno ad esso, molte famiglie costruirono abitazioni e fortificazioni private per proteggere sé stesse e i loro vicini. All’inizio del 1756, William McCord trasformò la sua casa in una di queste fortificazioni palificate.
Indiano Delaware
Nel tardo mese di marzo 1756, una banda di circa cento guerrieri Delaware lasciò il villaggio di Kittaning, sul fiume Allegheny nella Pennsylvania occidentale, per attaccare gli insediamenti di frontiera dell’est. Questa tribù si era alleata con i Francesi, che la riforniva di vettovaglie, armi e munizioni. La banda era condotta dai due più famosi capi di guerra, Shingas e Captain Jacob. Pare che l’obiettivo di queste incursioni venisse sempre fissato in anticipo, e che una delle motivazioni dei raids fosse una forma di vendetta contro i precedenti maltrattamenti dei Delaware da parte di McCord.
Ad un certo punto del loro percorso, pare nella zona dove i fiumi Little Aughwick e Sideling Hill Creek convergono per formare l’Aughwick Creek, i guerrieri si divisero in due gruppi di uguale numero che procedettero separatamente. Il piano stabiliva che i due gruppi, dopo il completamento della loro sanguinosa missione, si sarebbero riuniti nello stesso luogo per poi tornare a Kittaning.
Il primo di aprile, al mattino presto, la banda condotta da Shingas arrivò a Fort McCord. Gli Indiani erano perfettamente al corrente delle abitudini dei coloni; sapevano che le famiglie passavano la notte all’interno delle palizzate difensive, ma di giorno, durante la stagione della semina, la maggior parte degli uomini – se non tutti – lasciavano le case per coltivare i campi.
Quel giorno, erano fuori tutti gli uomini tranne uno, John Lowry. Prima di mezzogiorno, Shingas lanciò l’attacco. Jean Lowry si trovava nel forte, e gran parte del resto della storia di questi eventi proviene dal suo diario.
Al momento dell’attacco indiano, vi erano 27 persone presenti nel forte. L’unico adulto maschio presente, lo stesso Lowry, si trovava al piano terra della casa con due dei suoi figli. La moglie si trovava al piano superiore con gli altri tre figli. John uccise uno degli Indiani, prima di cadere ucciso a sua volta.
Preparativi per l’attacco – dipinto di John Buxton
Appena cominciato l’attacco, gli Indiani usarono frecce incendiarie per dare fuoco alla struttura, raggiungendo rapidamente il loro scopo. Tutte le 27 persone presenti nel forte vennero uccise o catturate.
Il forte venne devastato dai Delaware e, tra i prigionieri catturati dagli Indiani, c’era una sorella più giovane di William McCord, oltre che la stessa Lowry con i suoi cinque bambini. Lei era incinta, e marciò con grande difficoltà verso Kittaning con gli Indiani e gli altri prigionieri.
Era pratica comune di questi Indiani di adottare nella tribù i bambini catturati e vendere gli adulti come prigionieri di guerra a Francesi e Canadesi che li avviavano alla schiavitù. Lowry passò sei settimane come prigioniera dei Delaware prima di essere presentata come dono al comandante francese di Fort MacHault. Il 4 luglio partorì il suo bambino, ma questi morì quattro giorni dopo. Per 14 mesi lavorò al servizio del comandante, il quale la mandò poi a Montreal per esercitare le stesse mansioni presso sua moglie. Nel settembre 1758 venne scambiata con prigionieri francesi, e tornò infine a Filadelfia nell’aprile 1759, tre anni dopo la sua cattura. Nel 1760 pubblicò il suo “Giornale della prigionia di Jean Lowry e dei suoi figli”.
La copertina del libro di Jean Lowry
Dopo il raid i Delaware si organizzarono per far ritorno con i loro prigionieri nel loro territorio ad ovest. La rapidità del viaggio era impedita dai prigionieri, tra i quali vi erano bimbi di due anni, due donne incinte e dall’abitudine di bendare qualcuno fra i prigionieri. La voce dell’attacco corse per tutta la valle, e giunse alle orecchie di Alexander Culbertson, che era il comandante di un’unità della locale milizia. Egli fece spargere la voce che stava organizzando la sua unità, insieme a tutti gli altri coloni che avessero voluto partecipare, per inseguire i Delaware e liberare i prigionieri. A causa della limitata velocità degli spostamenti nel 18° secolo, e quindi del diffondersi delle notizie sull’attacco e poi della consegna degli ordini di Culbertson, l’adunata delle truppe non poté concludersi che a notte inoltrata. Qualcuno dei combattenti proveniva da Shippensburg, che distava diciannove miglia da Fort McCord. Al tramonto del giorno seguente, i trentuno uomini che si erano radunati cominciarono il loro viaggio attraverso una regione selvaggia sulle tracce degli Indiani e dei loro prigionieri.
Jean Lowry riferisce che marciarono tre giorni in una zona selvaggia, scavalcando un monte, quindi attraverso le paludi dell’avallamento formato con il monte successivo, e quindi scavalcando un’ulteriore altura. Il capitano Culbertson seguì le loro tracce per due giorni. Quando giunsero in prossimità di Fort Littleton, egli decise di deviare da quel tracciato e di raggiungere il forte per sollecitare aiuti sotto forma dell’invio di nuove truppe. Il forte era comandato dal capitano Hance Hamilton, che aderì alla richiesta di Culbertson assegnandogli il dottor David Jameson con 18 uomini. Il gruppo, che ora ammontava a 50 uomini, si diresse a nord verso il Little Aughwick Creek, sperando di ritrovare le tracce dei Delaware.
All’insaputa di Culbertson, la banda che egli stava inseguendo aveva stabilito, quel giorno, l’accampamento alla confluenza del Little Aughwick Creek col Sideling Hill Creek, per attendere l’incontro con la banda di Captain Jacob. La sera del 3 aprile, gli esploratori scorsero i fuochi del campo. Seguendo la prassi militare standard di quegli anni, egli ritardò l’attacco fino all’alba del giorno seguente. Questo ritardo senza dubbio gli costò la vita, e anche quella di molti dei suoi uomini.
All’alba partì l’attacco. I Delaware, colti di sorpresa, si ritirarono rapidamente nei boschi circostanti, abbandonando I loro prigionieri e le armi.
Dipinto di John Buxton
Lowry scrisse: “Al primo attacco solo un Indiano fu ucciso e un altro fu ferito, dopo di che gli Indiani scomparvero tutti, nascosti ben presto dalle piante di alloro, che in quel luogo crescono in gran numero. I nostri vennero avanti e mi liberarono; ci fecero spostare verso una sorgente poco lontana. Niente può esprimere sufficientemente la mia gioia quando, invece che Indiani selvaggi, mi trovai circondata da amici e vicini, che si erano radunati così rapidamente e ci avevano seguito per liberarci”.
Sfortunatamente, la sua gioia ebbe durata molto breve. L’appuntamento per l’incontro di Shingas e Captain Jacob non avrebbe potuto essere più perfetto per gli Indiani e peggiore per Culbertson e i suoi uomini. Mentre essi erano indaffarati a slegare e confortare i loro amici nuovamente liberi, piombarono sulla scena Captain Jacob e i suoi guerrieri. Nella loro fretta di liberare ed assistere i prigionieri, gli uomini di Culbertson avevano trascurato di mettere in luogo sicuro le armi abbandonate dai guerrieri di Shingas quando erano fuggiti.
Con l’arrivo dei rinforzi, i Delaware riuscirono a recuperare le loro armi e a circondare i coloni. Superiori ora di numero rispetto alle truppe di Culbertson in ragione di due a uno, cominciarono immediatamente un nuovo attacco.
L’attacco
La battaglia durò oltre due ore, poi, quando la Mlilizia esaurì munizioni e polvere da sparo, fu costretta a ritirarsi. Anche cinque dei prigionieri riuscirono a fuggire. Coloro che riuscirono a fuggire fecero ritorno a Fort Littleton oppure a McDowell’s Mill prima di notte. L’unico medico del forte, Ensign Jameson, fu lasciato per morto sul luogo della battaglia, così il capitano Hamilton mandò una staffetta sollecitando un aiuto medico urgente per i feriti e assistenza per la sepoltura dei deceduti. Venti dei partecipanti alla spedizione di soccorso, tra i quali lo stesso capitano Culbertson, erano stati uccisi e altri dodici feriti. Questo fu il più alto numero di vittime registrato in una singola battaglia in Pennsylvania in questa guerra. Ensign Jameson, benché inizialmente si credeva fosse stato ucciso e scalpato da Captain Jacob, non era morto: sebbene gravemente ferito, ritornò da solo a Fort Littleton due giorni dopo.
A causa dell’influenza dei Quaccheri sul governo della Pennsylvania, c’era stata molta trascuratezza nell’implementare le azioni militari necessarie a difendere le sue frontiere dagli Indiani, incoraggiati e aiutati dai Francesi. L’importanza della battaglia di Sideling Hill sta nel fatto che finalmente il popolo e il governo si convinsero che quella era una vera guerra, e non semplicemente un susseguirsi di incursioni indiane nella frontiera. Nel giro di una settimana dal giorno della battaglia, il governo di Filadelfia dichiarò guerra ai “nemici indiani”; stabilì una taglia sugli scalpi dei Nativi, e votò una nuova legge riguardante l’organizzazione e il comportamento delle milizia Provinciale. Un’attività così aggressiva del governo, prolungata nei due mesi di maggio e giugno, dimostrava che la battaglia aveva cambiato la Pennsylvania dal suo atteggiamento passivo nei confronti delle misure difensive a un’inclinazione verso misure attive e aggressive per difendere la frontiera e sconfiggere la Francia e i suoi alleati indiani.