La miniera perduta di Saber

A cura di Sergio Mura

Era ormai arrivato l’autunno nel 1876, quando John Saber, un uomo d’affari capace, originario della Georgia, arrivò a Prescott, in Arizona, per tentare la fortuna cercando l’oro. Era una chiamata, quella dell’oro, che in tantissimi e a più riprese avvertivano come irresistibile, al punto da spingere a mollare qualsiasi cosa e partire. John Saber non fece diversamente e una volta in Arizona acquistò rapidamente alcune piccole attività minerarie (i cosiddetti “claim”) lungo il Lynx Creek, ma nonostante la zona fosse piuttosto ricercata e persino “affollata” di ricercatori, lui era in cerca di un posto che potesse produrre più quantità di oro del Lynx Creek, un posto senza nessun altro cercatore nei dintorni. Leggi il resto

Travolti dalla febbre dell’oro

A cura di Graziano Frediani


La tragica avventura umana di John Sutter – l’uomo a suo tempo definito “l’imperatore della California”, ha come sfondo un evento che avrebbe segnato in maniera irreversibile la grande epopea della frontiera americana. Quando, nei primi mesi del 1848, si diffuse la notizia che in California erano stati scoperti imponenti giacimenti auriferi, una autentica fiumana di emigranti (probabilmente la più vasta e inarrestabile mai mossasi fin’allora, nella storia dell’umanità) si riversò immediatamente in quelle terre bellissime ma ancora selvagge, guidata da un sogno comune: arricchire, in brevissimo tempo. Leggi il resto

Felice Pedroni & co., la corsa italiana all’oro in Alaska

A cura di Massimo Turchi

Nel 1894, due anni prima della scoperta dell’oro nel Klondike, Felice Pedroni e i fratelli Giovanni e Francesco Dalla Costa d’origine trevigiana si trasferirono nello Yukon (Canada) percorrendo quello stesso tragitto che migliaia di persone avrebbero intrapreso nel 1897 e tumultuosamente nel 1898. Arrivati a Forty Mile (cittadina a poche miglia a Nord di Dawson) la comitiva si sciolse e Pedroni rimase da solo a imparare le tecniche di ricerca. Ma chi era Felice Pedroni? Leggi il resto

Banche e casseforti, la custodia di denaro e oro nel west

A cura di Sergio Mura


Una rapina in banca
Fino alla prima metà del 1800, la maggior parte delle banche degli Stati Uniti utilizzava piccole e robuste casseforti in ferro dotate di una pressoché normalissima serratura a chiave. La sicurezza dell’impianto era perciò legata strettamente alla struttura della cassaforte, ossia alla robustezza del ferro che la componeva. Non era francamente molto… La stessa banca era nei fatti un semplice ufficio composto da alcuni ambienti tenuti riservati dietro un bancone di legno e di una sala di attesa che poteva essere più o meno piccola a seconda della disponibilità. Leggi il resto

La grande galoppata di Portugee Phillips

A cura di Domenico Rizzi

John “Portugee” Phillips
Al termine della Guerra Civile (1861-1865) gli Stati Uniti d’America erano un paese di 31 milioni di abitanti, fortemente proiettato verso la conquista del lontano Ovest. Uno degli ostacoli alla penetrazione nelle selvagge regioni occidentali era rappresentato dalle bellicose tribù delle Grandi Pianure, stanziate tra il corso del fiume Mississippi e le Montagne Rocciose. Leggi il resto

John Augustus Sutter, il re della California

A cura di Cesare Bartoccioni
John Augustus Sutter
Un tempo era il dominatore assoluto di ciò che costituiva un regno privato lungo il fiume Sacramento, ma John Sutter ebbe la disgrazia di osservare la sua immensa ricchezza e il suo immenso potere crollare nella spaventosa corsa mondiale per ripulire la California dall’oro chiamata “California Gold Rush”.
John Augustus Sutter era nato il 15 febbraio del 1803 a Baden, in Germania, anche se i suoi genitori erano originariamente arrivati dalla Svizzera, un lignaggio di cui egli era fortemente orgoglioso.
Nel 1834, di fronte a debiti impossibili da saldare, decise di tentare la sorte in America e, lasciando la sua famiglia alle cure di un fratello, salpò per New York. Leggi il resto

Corsa all’oro in California

A cura di Cesare Bartoccioni

Nelle città e nei centri dell’Est, sembrava quasi come al tempo della guerra. Migliaia di uomini lasciavano le loro case e le loro famiglie e partivano per la California. Le donne si trasferivano dai parenti o provvedevano a se stesse. I bambini scrivevano lettere ai loro padri lontani ed aspettavano impazientemente che tornassero a casa. Era il 1849, e la corsa all’oro della California era iniziata. Leggi il resto

Dal Klondike all’Alaska in cerca dell’oro

A cura di Angelo D’Ambra

Cercatori d’oro dello Yukon
I metodi minerari diffusi nello Yukon si andarono perfezionando rapidamente. Dapprima i cercatori limitavano le loro attività all’estate, poi iniziarono a servirsi delle tecniche di bruciatura che i russi usavano da secoli in Siberia e che permisero loro di scongelare il permafrost e lavorare tutto l’anno. Questa procedura restò la più diffusa: si usava collocarsi nel letto del fiume, scavare una buca fino a raggiungerlo e accendervi un fuoco per poi togliere la cenere e riprendere a scavare e a riaccendere il fuoco ripetendo lo stesso procedimento fino a quando la buca era divenuta così profonda da poter raggiungere la ghiaia e passarla al setaccio. Leggi il resto

Dawson, la capitale della Corsa all’Oro del Klondike

A cura di Angelo D’Ambra

Una vista della main street di Dawson
Non ci furono solo minatori, poliziotti e truffatori nel Klondike eccitato dalla corsa all’oro. Si mosse anche una nutrita folla interessata a fare a tutti i costi affari. In tanti si arricchirono: macellai, falegnami, commercianti d’ogni genere. Pensiamo a Joseph Ladue, l’uomo che in origine aveva equipaggiato Henderson. Ladue s’arricchì con un saloon ed una segheria alla confluenza dei fiumi Klondike e Yukon. I nuovi arrivati sul Klondike gravitavano tutti lì, una tendopoli che sarebbe poi divenuta la fiorente Dawson City. Ladue fondò il primitivo insediamento alla confluenza dei fiumi Klondike e Yukon, a una ventina di chilometri dal Discovery Claim. Leggi il resto

Pistoleri, indiani, oro e argento nel sud-ovest

A cura di Angelo D’ambra

Ovviamente l’afflusso di bianchi nel sud-ovest per cercare oro e la loro caccia indiscriminata al bufalo portarono scompiglio nelle vite dei nativi che, per aver cibo, iniziarono ad attaccare le carovane di coloni.
Con il Trattato di Fort Laramie del 1851, in cambio dell’accettazione di un sicuro passaggio per le carovane dirette a ovest e della possibilità di costruire strade e presidi dell’esercito nella regione, i cheyenne e gli arapaho avevano ricevuto un vasto territorio compreso tra i contrafforti orientali delle Montagne Rocciose ed i fiumi North Platte e Arkansas, zona comprendente la porzione orientale dell’odierno Colorado, allora parte del Territorio del Kansas. Leggi il resto

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