Le mogli per corrispondenza

A cura di Mauser
Indubbiamente quello di sposarsi dopo aver creato un minimo di relazione con la futura sposa è un aspetto della vita normale, per cui il fenomeno di cui parliamo in questo articolo era spesso collegato alla fascia medio-bassa della popolazione.
Privi delle doti necessarie a intrattenere una signora o per mancanza di queste, alcuni uomini iniziarono a ordinare le spose ad amici e conoscenti in trasferta fuori città come noi ordiniamo cartoline e souvenirs agli amici in vacanza. «Trovami una moglie disponibile ed io me la sposo!» era pressappoco la richiesta.
Questi amici fuori sede, chiamiamoli così, intrallazzavano presso le loro conoscenze della città di destinazione, si informavano se una qualche fanciulla fosse stata disponibile, dopodichè prendevano accordi con la di lei famiglia circa il mantenimento, la dote e la forma legale del matrimonio. Leggi il resto

Tom Horn, un killer d’eccezione

A cura di Omari Vicari

I grandi allevamenti di bestiame intesi come modo e stile di vita cozzavano con l’idea dell’ordine che piano piano stava prendendo il sopravvento nel west. Era la civiltà che arrivava e il west che se ne andava.
Un mondo antico spazzato via da quello nuovo, un mondo che ha fatto sognare milioni di persone perché in quel mondo c’erano i nostri sogni e i nostri eroi. Leggi il resto

Pionieri, soldati e indiani

A cura di Domenico Rizzi

Indiani all’attacco di una carovana di pionieri
La storia della conquista del West è stata talmente modificata o travisata dal cinema, dalla letteratura, dalla stampa e dai fumetti che diventa sempre più difficile separare la verità dal falso. A questa considerazione non sfuggono ovviamente né gli eventi storici, né i personaggi che ne furono protagonisti.
Procedendo con un certo ordine e limitando il discorso al West tradizionale, comprendente i territori che dalla linea del fiume Mississippi si estendono fino alle coste dell’oceano Pacifico (in precedenza si indicavano con tale nome tutte le regioni ad occidente dei monti Allegheny e Appalachi) si può stabilire come data di inizio della conquista l’acquisto della “Grande Louisiana”, ceduta agli Stati Uniti dalla Francia napoleonica nel 1803. Leggi il resto

Rifugiati e migranti (1680-1750)

A cura di Gianni Albertoli

Dopo la grande rivolta dei Pueblo (1680), come riportava il Lance R. Blyth, molti rifugiati si spinsero nelle aree del Presidio di Janos (1686); nello stesso periodo gli Apaches continuavano a spostarsi dalle grandi Pianure meridionali verso le terre del Río Grande ed anche in direzione di Janos all’inizio del VII secolo. Il risultato era scontato e nuovi scontri si sarebbero protratti contro le comunità spagnole. Gli Apaches si dedicavano alla cattura di adulti di etnia spagnola, specialmente donne ma, indiscutibilmente, preferivano catturare giovani ragazzi-ragazze per incrementare la loro popolazione. Il risultato era chiaro, le due comunità si “imbastardivano” fra loro, ma tale fatto non avrebbe portato alla pace, infatti, sotto il sole di fine estate un triste corteo sfiduciato si faceva strada nel “paraje” (campeggio) di La Salineta, tre leghe a nord di El Paso. Leggi il resto

Comanche, i signori delle praterie


Guerrieri Comanche
Comancheria. Con questo termine si intende iI punto di partenza, la provenienza del popolo Comanche, una tribù di nativi americani piuttosto nota e bellicosa che dominò per decenni i territori su cui si trovava. La Comancheria è un territorio che comprende attualmente la parte orientale del Nuovo Messico, quella sud-orientale del Colorado e Kansas, tutto l’Oklahoma e molto del nord-ovest e sud-ovest del Texas. Gli storici hanno buon motivo di ritenere che questo popolo bellicoso abbia raggiunto all’apice della sua presenza le 20.000 persone. Oggi, invece, i Comanche sono circa 10.000; la metà del “popolo” vive in Oklahoma (soprattutto a Lawton) e l’altra metà è distribuita tra Texas, California e New Mexico. I Comanche parlano una lingua Uto-Azteca che gli studiosi dicono essere anche un dialetto Shoshone. Leggi il resto

Sopravvivere nel west

A cura di Mario Raciti

Nel vecchio West, la sopravvivenza era il primo pensiero che svegliava ogni mattina ogni uomo e donna della Frontiera. Chi viveva nei ranch e nelle fattorie isolate aveva il peso di tutto ciò che succedeva sulle proprie spalle. Chi invece abitava nelle rozze cittadine del West aveva a disposizione “servizi” un po’ meno primitivi ma sempre e comunque assolutamente insufficienti. Vigeva quindi la regola del “chi fa da sé, fa per tre”. Come nel caso della signora Barbara Jones, abitante nel Territorio del New Mexico nel 1870, la quale, un giorno, vide spuntare uno dei suoi dieci figli con un profondo taglio alla palpebra. Leggi il resto

La guerra della Contea di Johnson

A cura di Omar Vicari

Il 25 giugno 1876, giorno del massacro di Custer al Little Big Horn, è una data di fondamentale importanza nella storia degli Stati Uniti d’America.
A parte la riluttanza dell’intera nazione ad accettare la cruda realtà, l’annientamento cioè di circa 260 cavalleggeri col loro generale, l’evento costrinse il Congresso degli Stati Uniti a risolvere una volta per tutte la questione indiana. Gli scontri successivi avrebbero portato alla definitiva sconfitta della nazione Sioux, alla scomparsa di personaggi come Cavallo Pazzo e al trasferimento nelle riserve dei pochi sopravvissuti. Leggi il resto

Malattie e morte lungo le piste dei pionieri

A cura di Matteo Pastore


“Oggi non ci siamo mossi. I nostri malati non sono in grado di continuare. La malattia sulla rotta è allarmante, viene ritenuta fatale”. Così scrisse Lydian Allen Rudd nel 1852.
L’assistenza sanitaria nella frontiera era una scienza imperfetta a metà del XIX° secolo e il tasso di mortalità era a livelli altissimi. Molti bambini giungevano al termine del viaggio con meno famigliari o parenti rispetto a quelli con cui erano partiti.
Le malattie e gravi ferite erano, per un grande margine, la causa di morte di nove pionieri su dieci. Le difficoltà metereologiche, dieta sbilanciata ed esaurimento psicofisico rendevano i viaggiatori vulnerabili malattie infettive come colera, dissenteria, rosolia, tubercolosi, febbre tifoide e parotite che si trasmettevano molto velocemente negli accampamenti dei carri. Leggi il resto

Nelle terre degli Ottawa

A cura di Armando Morganti

Con i Chippewa e i Potawatomi, gli Ottawa, nel XV secolo, provenienti da terre dell’est, raggiunsero i territori a est del lago Huron; ma mentre gli altri due gruppi si spinsero ulteriormente verso occidente, fino a stabilirsi nelle zone di Sault Marie, gli Ottawa rimasero nelle vicinanze del fiume Francois per poi espandersi anche sulle grandi isole del lago Huron, pur considerando sempre l’isola di Manitoulin come la loro patria originaria. Negli anni successivi gli Ottawa avrebbero poi occupato anche Mackinac, nel Michigan superiore (1630-40); a partire dal 1649, pur subendo gli attacchi irochesi, la tribù cercò sempre di mantenere le sue posizioni. Leggi il resto

L’Homestead Act

A cura di Sergio Mura


Una famiglia di coloni
Il primo giorno di gennaio del 1863 è una data molto importante nella storia del west perché in quel giorno un contadino di nome Daniel Freeman registra la proprietà del primo appezzamento di terra nei pressi di Beatrice, nel Nebraska, ai sensi della legge chiamata Homestead Act. Perché questo atto amministrativo è così importante? Semplice, perché come abbiamo visto in alcuni altri articoli, la Homestead Act era una legge federale, firmata nel 1862 dal presidente Abraham Lincoln, che sostanzialmente aveva legalizzato la vecchia pratica dei coloni americani di occupare abusivamente appezzamenti di terra ufficialmente di proprietà degli Stati Uniti, ma in genere vera e propria pertinenza dei Nativi d’America. Leggi il resto

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