Donne selvagge del West

A cura di Michele De Concilio

Alcune signore non eccellevano in moralità, ma virtualmente tutte dimostrarono grande coraggio e affrontarono i pericoli e le incertezze della vita della frontiera.
Sia che la si chiamasse Madame o Ma’am, Señorita o Squaw, una donna doveva avere fegato per sopravvivere nel West. Il “sesso debole” incontrò ostacoli selvaggi, brutali e sgradevoli (e questi erano proprio gli uomini!), senza menzionare Madre Natura e una calamità o due. O tre. Nonostante queste avversità, o forse a causa di esse, la frontiera Americana attirò legioni di donne anticonformiste – fuori dal branco, solitarie, eccentriche e avventuriere. E alla fine tutte conservarono il loro senso dell’umorismo: “Ho 350 capi di bestiame e un figlio” disse una vedova proprietaria di ranch. “Non so chi è più duro da allevare.”
Nel caso della “boat people” (immigranti venuti dall’Europa) che si avventuravano verso il West, le donne in genere dovettero fare a meno della famiglia, degli amici, della loro cultura nativa e delle “strutture protettive” della società dell’Est. Leggi il resto

La strana, triste (e dubbia) storia di “Calamity Jane”

A cura di Luca Barbieri

Calamity Jane a cavallo
Di fianco alla tomba di Wild Bill Hickok, nel cimitero di Deadwood, è stata scavata quella di Martha Jane Cannary, più nota col soprannome di “Calamity Jane”.
Fu proprio lei a volerlo, per riposare in eterno di fianco all’uomo che amava. Esiste una leggenda che lega i due personaggi, ma appunto di leggenda si tratta: probabilmente la pubblica opinione volle vedere qualcosa che non c’era, allo scopo di unire le due icone western in un unico romanzo rosa. La stessa Calamity, sicuramente innamorata di Wild Bill, alimentò queste voci dopo la morte del pistolero, arrivando addirittura a sostenere di aver partorito, il 25 settembre 1873, una figlia avuta con lui, alla quale dette il nome Janey. Leggi il resto

Calamity Jane, tra storia e leggenda

A cura di Antonio Pannullo, da Il Secolo d’Italia

Calamity Jane in un bel montaggio fotografico realizzato in studio
Calamity Jane? Forse è un’invenzione di Buffalo Bill per pubblicizzare il suo Wild West Show (che venne anche in Italia), ma probabilmente è vissuta davvero: ci sono le foto, documenti, data di nascita e morte, che però avrebbero potuto essere artefatti. Perché Calamity Jane, l’unica donna famosa del West, è entrata nell’immaginario collettivo? Perché a fine Ottocento circolavano, e avevano grande diffusione negli States, le cosiddette dime novel, dei libriccini in cui si raccontavano le avventure romanzate dei personaggi più leggendari del West, scritte perlopiù senza mai conoscere le biografie effettive dei personaggi trattati. Inoltre Calamity Jane scrisse lei stessa alcune autobiografie celebrative, per cui la leggenda si confonde sempre più con le realtà. Leggi il resto

South Pass, la porta del west


Esther McQuigg Morris
South Pass “è il West in un microcosmo: gli indiani, gli esploratori, i trappers, i minatori e gli emigranti. Tutti usavano questo passaggio attraverso le Montagne Rocciose.” Così scrive lo storico americano Gary Topping in un suo testo sulle Ghost Town.
Oggi, infatti, South Pass City (Wyoming) è solo una città museo, ben restaurata, con i suoi vecchi edifici compresi di mobilia d’epoca e le grandi costruzioni delle miniere, meta obbligata per i turisti appassionati del vecchio West. Leggi il resto

Curiosità sulla storia del west

A cura di Domenico Rizzi

Le molte curiosità generate dallo studio della storia del west restano spesso insoddisfatte per via della difficoltà a reperire documenti o ad approfondire le fonti. E anche quando si riesce a mettere le mani su quelli, è comunque difficile discernere tra verità, leggenda, falso storico ed esagerazioni. Gli stessi storici mostrano spesso di arrivare a ricostruzioni completamente diverse, pur partendo da basi identiche. Leggi il resto

La nascita del mito Western nell’Ottocento: Eroine nelle dime Novels – 13

A cura di Noemi Sammarco
Tutte le puntate: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16.


She wants to be a Cowboy

Il 23 ottobre 1888 (1), il New York Times raccontò di un incidente causato dalla lettura delle dime novel avvenuto a Stockton, California (2). La vicenda riguardava la sedicenne Mary Abbot, una ragazza che secondo l’articolo è vittima delle dime novels, che l’hanno convinta a voler diventare un cowboy. Dopo un tentativo fallito di fuggire di casa, Mary sempre più decisa ad intraprendere la vita da cowboy, si rifugiò nel fienile della sua casa armata di due pistole e a nulla servirono i tentativi prima del padre e poi del parroco di farla tornare in casa. Leggi il resto

Agnes Lake, la legittima moglie di Wild Bill Hickok

A cura di Valentina Santoli


Agnes Thatcher Lake e Wild Bill Hickok – clicca per INGRANDIRE
Quando si parla di Wild Bill Hickok e della sua grande fama di pistolero, un aspetto della sua vita viene regolarmente tralasciato, quasi non fosse mai esistito: il suo matrimonio con Agnes Thatcher Lake. Della signora Hickok non si parla quasi mai, laddove invece fiumi di inchiostro sono stati spesi per teorizzare una presunta liaison di Wild Bill con Calamity Jane che, con ogni probabilità, esisteva solo nei sogni di quest’ultima. Leggi il resto

Quella calamità di Calamity!

A cura di Sergio Mura da un lavoro di William B. Secrest

“Accadde il giorno di paga… Lei era andata a bere con i soldati e dopo una colossale ubriacatura aveva fatto l’inferno con i suoi compari. Quando la portarono in guardina, era quasi nuda e completamente ubriaca. Si chiamava Calamity Jane.”
Nel maggio del 1901, lo scrittore Lewis Freeman era in viaggio lungo lo Yellowstone River. A quel tempo lavorava come cronista a Livingston, nel Montana, una cittadina che non era che un vago ricordo di quel che era stata durante i tempi d’oro del West. Freeman era a passeggio per le vie cittadine quando fu bloccato da una tipa che gli disse: “Ehi giovanotto! Puoi indicare ad una signora dov’è la sua casa?” “Mi dica qual è la signora…”, rispose Freeman.
E lei, senza scomporsi: “Sono io! Martha Canary, Martha Burke, oppure… Calamity Jane.”
Calamity Jane era probabilmente la donna più famosa della frontiera e quel giorno era appena arrivata a Livingston da Cody – una cittadina del Wyoming – ed aveva affittato una stanza. Poi era andata in giro, ma aveva scordato l’indirizzo del saloon. Leggi il resto

Eroine nel west

Grazie a Sergio Bonelli Editore

Cattle Kate
Tra le tante forme di nostalgia la più insidiosa è anche la più illogica: la nostalgia delle cose che non conosciamo, la mancanza di cibo che non abbiamo mai vissuto.
Cosi, noi europei, bravi ragazzi di fine secolo, proviamo un profondo struggimento per il passato, non se pensiamo all’editto di Nantes o al Concilio di Trento, ma quando la mente galoppa, è il caso di dirlo, all’assedio di Alamo, alla sfida all’OK Corral.
Sono luoghi in cui non abbiamo radici storiche eppure, come piante rampicanti, ci avviluppano l’anima. Sono i nostri “ricordi inventati”, le leggende a sud-ovest del Pecos.
Se il Piave mormorava, il Red River cantava a squarciagola. Allora giusto rendere un omaggio alle nostre fidanzate impossibili, le donne che “avremmo” amato se, anziché studenti, giornalisti o parrucchieri per signora, fossimo stati cowboy. Leggi il resto

Le Lettere alla figlia di Calamity Jane

A cura di Emanuele Marazzini

La copertina del libro
La recente riedizione per i tipi di Mimesis Edizioni delle lettere di Martha Cannary alla figlia Janey (pagine 60, euro 4,17), ci offre l’occasione per riesaminare brevemente i retroscena e gli aspetti di questo singolare quanto discusso carteggio a senso unico che copre un arco di venticinque anni, dal 1877 al 1902.
Se diamo retta alle parole di Calamity Jane, la sua leggendaria e segreta unione (1870) con James Butler Hickok avrebbe portato alla nascita di una bambina, Janey (1873). Su questa ipotetica figlia circolarono da subito innumerevoli storie: una riferisce che la neonata venne affidata ad una coppia inglese, gli O’ Neil, Jim e Helena (nel West in visita di piacere), i quali la allevarono in patria, dopo averla adottata. La nota in calce al quaderno, “Jim O’ Neil, per favore dà quest’album a mia figlia, […] dopo la mia morte”, sembra dare pieno credito a questa diceria. Leggi il resto