La scoperta della fine di Custer

A cura di Cesare Bracchi

La tremenda scoperta
Sulla battaglia di Little Big Horn si ormai detto e scritto di tutto, analizzando nei minimi dettagli ogni singola fase dell’evento.
Tuttavia, c’è un momento che non presenta nessuna valenza dal punto di vista militare né lascia spazio a interpretazioni fantasiose o misteriose, che però merita di essere proposto all’interesse degli appassionati.
Si tratta del momento in cui l’esercito scoprì l’esito della battaglia e la conseguente disfatta di Custer e del 7° Cavalleria. Leggi il resto

Sulle tracce degli indiani Havasupai

A cura di Gianni Albertoli

Un indiano della tribù Havasupai in una foto del 1899
Molto prima dell’arrivo degli europei, gli indigeni della regione avevano opinioni ben note sugli indiani Havasupai. Il Dobyns e l’Euler riportavano che gli Hualapai (Walapai), i loro parenti occidentali, si riferivano a loro semplicemente come “’ñavg Pai” (“il popolo dell’est”). Gli Havasupai e gli Hualapai (Walapai) parlavano lo stesso dialetto di un particolare linguaggio, e sempre il Dobyns e l’Euler ricordavano che erano “due differenti bande della stessa popolazione”. L’etnologo Franklin Hamilton Cushing riportava (1881) che gli Zuñi li chiamavano “Kuhni” (“little brothers”), mentre i loro grandi amici, gli Hopi, li definivano “Co’onin”. Leggi il resto

I molti miti da sfatare sulla battaglia di Little Big Horn

A cura di Renato Ruggeri

Al riguardo della grande battaglia svoltasi al Little Big Horn tra il 7° Cavalleria e la coalizione di indiani comprendente, tra gli altri, Sioux, Cheyenne e Arapaho, si sono dette e scritte molte cose. All’inizio, al tempo della battaglia, la stampa difettava di informazioni di prima mano e, comunque, viziava i resoconti con un’incredibile farcitura di emozioni e luoghi comuni. In seguito non sono stati fatti grandissimi passi avanti, se non abbastanza recentemente con un fitto intreccio di archeologia, studio delle fonti e il semplice ragionamento storico. Leggi il resto

I Mandan

A cura di Alessandra Pedrazzini

I Mandan in una loro cerimonia

I Mandan erano una nazione indiana che abitava il Nord America. Avevano una lingua appartenente al ceppo linguistico “Siouan”; erano indiani sedentari dell’area delle grandi pianure ed erano strettamente collegati ai loro “vicini” del fiume Missouri, gli Arikara e gli Hidatsa. I Mandan erano caratterizzati da certi tratti culturali tra cui una particolare rilevanza ricopriva il cosiddetto “mito delle origini” in cui si narrava che i loro antenati erano risaliti da sotto la terra, arrampicandosi sulle radice della vite. Secondo quanto tramandatoci, i Mandan abitavano la riva orientale del fiume Missouri, ma successivi movimenti li portarono lungo quella occidentale. Leggi il resto

Il massacro Grattan

A cura di Valentina Magagnin

Un’immagine della battaglia – clicca per INGRANDIRE
Correva l’anno 1851. Tra il governo degli Stati Uniti e le tribù Sioux, Cheyenne, Arapaho, Crow, Assiniboin, Mandan, Atsina, Arikara venne stipulato il trattato di Fort Laramie con cui venivano riconosciuti ai Nativi i territori delle Grandi Pianure “fintanto che l’acqua scorri e le aquile volino”.
Gli indiani permettevano il passaggio dei bianchi sulla pista dell’Oregon: in cambio gli Stati Uniti avrebbero versato loro 50.000 dollari l’anno per cinquant’anni. Contributo che qualche anno dopo il Congresso decise di tagliare. Leggi il resto

Nelle terre dei Tutelo

A cura di Gianni Albertoli

Su questi indiani Tutelo, l’Horatio Hale è sicuramente un grande esperto e profondo conoscitore dei gruppi Siouan orientali. Nel 1671 una spedizione esplorativa, guidata dal capitano Batt, lasciava la “Apomatoch town”, sul James River, per penetrare a fondo nelle aspre montagne del West Virginia dove avrebbero scoperto la “Tolera town”, sita presso “una ricca palude su un affluente del fiume Roanoke”. Era chiaramente un errore, la “Tolera town” era indiscutibilmente la “Totera town”. Comunque, gli inglesi avevano attraversato le terre degli indiani “Sapong” (Saponi), trovandovi un insediamento a ovest di Apomatoch e ad un centinaio di miglia a est di “Toleras”. Leggi il resto

Chato, indomito guerriero Apache

A cura di Mirko Di Bella

Chato
Nel firmamento della frontiera americana vi sono astri che brillano fulgidamente e in eterno. Altri, invece, sono obnubilati dai nembi della rinnegazione, addensatisi per onte ingiustamente affibbiate o che, quantomeno, meriterebbero delle oneste analisi e revisioni. Fra le vittime di questa ingenerosa damnatio memoriae, figura Chato: amico, prima, e nemico, poi, di un’assoluta icona americana che risponde al nome di Geronimo. Leggi il resto

Il Trattato di Fort Wise (18-2-1861)


Black Kettle (secondo in basso da sinistra) e altri guerrieri delle pianure
Quando nel 1859 gli Stati Uniti inviarono numerosi prospettori, tecnici e cercatori alla scoperta dell’oro nel Territorio del Colorado, improvvisi scoppiarono numerosi conflitti, piccoli e grandi, tra i bianchi affamati del metallo prezioso e gli indiani che difendevano la loro terra da quell’invasione. Nel tentativo di arginare il rischio di una guerra continua con gli indiani delle pianure, gli emissari governativi proposero di incontrare i capi delle tribù a Fort Wise per discutere insieme di come restare in pace, garantendo agli indiani il loro spazio vitale e ai cercatori d’oro il diritto di restare nelle terre indiane. Leggi il resto

Jesse Chisholm

A cura di Sergio Mura

Un ritratto di Jesse Chisholm
Nonostante ciò che si potrebbe credere al riguardo del volenteroso creatore del Chisholm Trail, lungo il quale sono transitati milioni di capi di bestiame diretti dal Texas verso il Kansas, Jesse Chisholm non aveva mai allevato il bestiame. Il sentiero che porta il suo nome l’aveva disegnato solo per trasportare le merci tra i suoi trading post (posti commerciali di scambio).
Jesse Chisholm era nato nel Tennessee nel 1805 o forse nel 1806 ed era il più vecchio di tre figli, nato da un immigrato scozzese, tale Ignatius Chisholm e da sua moglie, una indiana Cherokee. Qualche tempo dopo, i suoi genitori si separarono, ma entrambi andarono a vivere nel Territorio dell’Arkansas. Leggi il resto

Ferite di freccia

A cura di Gualtiero Fabbri da un lavoro di E. L. Reedstrom
Molti esperti chirurghi militari che avevano avuto modo di osservare tra il 1866 e il 1889 parecchie ferite da freccia da parte di Indiani, ebbero modo di notare la rapidità con cui gli indiani americani riuscivano a scagliarle durante i combattimenti contro i soldati.
Dichiararono che trovare un militare colpito da una singola freccia era un fatto eccezionale, perché quando una freccia trovava il suo bersaglio era rapidamente seguita da altre due o tre. Uno dei primi metodi chirurgici per rimuovere le frecce dalle ferite comportava l’uso del celebre: “Duck-bill forceps” o forcipe ad immersione. Leggi il resto

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