Sulle tracce degli indiani Havasupai
A cura di Gianni Albertoli
Un indiano della tribù Havasupai in una foto del 1899
Molto prima dell’arrivo degli europei, gli indigeni della regione avevano opinioni ben note sugli indiani Havasupai. Il Dobyns e l’Euler riportavano che gli Hualapai (Walapai), i loro parenti occidentali, si riferivano a loro semplicemente come “’ñavg Pai” (“il popolo dell’est”). Gli Havasupai e gli Hualapai (Walapai) parlavano lo stesso dialetto di un particolare linguaggio, e sempre il Dobyns e l’Euler ricordavano che erano “due differenti bande della stessa popolazione”. L’etnologo Franklin Hamilton Cushing riportava (1881) che gli Zuñi li chiamavano “Kuhni” (“little brothers”), mentre i loro grandi amici, gli Hopi, li definivano “Co’onin”.
Gli Hopi, come gli Havasupai, ritengono che l’uomo proveniva da un profondo canyon che fungeva da affluente meridionale del Grand Canyon. Di conseguenza, gli Havasupai vivevano in un luogo sacro, la dimora del “dio del fuoco” degli Hopi, il “Ma’asau”; mentre il Pantheon degli spiriti Hopi (“katsina”) ne includeva una nota come “Co’onin”, la quale ha una somiglianza stilizzata con gli Havasupai nel tradizionale abito da cerimonia.
Bernita Paya
In genere gli Havasupai, e apparentemente anche gli Hualapai, spesso ricevevano il nome che i viaggiatori sentivano chiamare dai loro vicini Pueblo dell’est, tutte le varianti di “Co’onin”. Un altro nome che appare su molte mappe, come appellativo per il popolo Pai dell’altopiano, era “Yampai”, termine che, probabilmente, derivava dalla loro passione per il “mescal”, il cuore dell’agave arrosto. Il nome “Yamp” era indiscutibilmente un termine regionale indicante il mescal, da cui “Yampai” andava a significare “le genti del mescal”.
Captain Burro (foto del 1899)
Le opinioni dei bianchi sugli Havasupai riflettevano, più di ogni altra cosa, soltanto i punti di vista degli osservatori che avevano avuto brevi contatti con questa antica popolazione. Le descrizioni li indicavano come “il Popolo che abita nel Canyon”, un significato che manca del carattere essenziale degli Havasupai, che si concepiscono come “un Popolo dello Spazio”. Piuttosto che “abitanti del canyon”, gli Havasupai erano abitanti delle vaste terre del South Rim del grande canyon del Colorado River, e le loro terre si estendevano a sud del Colorado come una linea che andava dal San Francisco Peak all’attuale Seligman.
La mappa che indica la riserva degli Havasupai
Comunque, cacciavano, vivevano e viaggiavano in terre che si estendevano a est fino al Little Colorado, e a ovest fino all’attuale riserva dei Hualapai. Questo confine occidentale restava mal definito, poiché gli Havasupai probabilmente non si consideravano etnicamente distinti dai loro vicini e parenti, ovvero il resto delle bande Pai nordoccidentali che oggi sono consolidate come Hualapai.
Ancora una foto di Burro, scattata nel 1929
Tuttavia, sono diventati culturalmente distinti e potrebbero aver acquisito anche una distinzione etnica. Gli archeologi concordano sul fatto di poter far risalire la storia di questi indiani a settecento anni fa, e alcuni ritengono che gli Havasupai siano apparso in questa regione più di un millennio fa.
La Coconino White Stone
Questo è abbastanza noto: gli Havasupai parlavano una lingua del gruppo Hokan e appartengono al più antico di questi indiani, un gruppo arrivato nel continente ben oltre 20mila anni fa. Molto probabilmente, i parlanti Hokan abitavano originariamente il grande bacino intermontano a nord del Grand Canyon, dove vivevano come raccoglitori e cacciatori di piccola selvaggina. Resta accertato che anche nei tempi storici, la maggior parte degli oratori Hokan rimasero tipici abitanti dei deserti e dei fondali fluviali come lo erano stati nel Great Basin.
Il fiume Colorado
I parlanti lingue Uto-Azteche apparvero nel Sud-ovest più di 3mila anni fa, forse provenienti dal Messico meridionale e dall’America centrale; i più settentrionali di questi oratori si dispersero nel Grande Bacino come Ute, Paiute, Gosiute, Bannock e Shoshone, spostando gradualmente gli occupanti Hokan verso ovest, in direzione delle montagne e dei deserti.
Edith Putesay
Quando gli Athapaskan si trasferirono nel Sud-ovest fino a dieci secoli fa, iniziarono ad apparire sull’altopiano del Colorado come Navajo e Apache; e mentre i Navajo affermano di aver avuto origine nelle San Juan Mountains del Colorado, altri popoli di lingua Athapaskan vivevano ancora più a nord, nel Canada nordoccidentale. Nel frattempo, mentre i popoli Hokan, ormai sfollati, si spostavano a ovest e poi a sud, lasciarono resti linguistici in tutta la California, l’Arizona e il nord del Messico.
Fannie Baanahmida
Alcuni gruppi entrati in Arizona si stabilirono lungo il corso del Gila River, due o tremila anni fa, per formare il ramo Yuman dei popoli Hokan, a cui appartengono proprio gli Havasupai. Quello che accadde successivamente rimane ancor oggi oggetto di controversie, ma alcuni fatti sembrano ben assodati: l’altopiano del Colorado, su cui si sarebbero stabiliti gli Havasupai, un tempo aveva sostenuto altre genti. Alcuni secoli prima che gli Yuman raggiungessero l’altopiano dell’Arizona settentrionale, vi aveva vissuto un gruppo di genti che gli archeologi hanno semplicemente definito la “Desert Culture”; poteva trattarsi di indiani Hokan, ma non possiamo neppure escludere che fossero degli Uto-Aztecan. Da questa Cultura, stando agli archeologi, gli ancestrali Pueblo – chiamati “Hisatsinom” o “Anasazi” dagli Hopi e dai Navajo – avrebbero anche potuto avere un certo ruolo.
Il bel libro “I am the Grand Canyon”
Intorno al 700 d.C. una popolazione misteriosa apparve sull’altopiano a sud del Colorado River; non è chiaro se rappresentassero un ramo degli ancestrali Pueblo, oppure qualche altro gruppo a noi sconosciuto. Gli archeologi chiamano queste misteriose genti “Cohonina”. Questi indiani costruirono insediamenti permanenti utilizzando la costruzione in pietra dei loro vicini Pueblo, per poi diffondersi dall’Havasu Canyon a ovest e al Desert View a est, intorno al 1100 d.C.
Una donna Havasupai
Le ultime prove della loro occupazione portarono alla apparizione di diversi manufatti quando la siccità si attenuò verso l’inizio del XIV secolo; gli oggetti segnarono l’arrivo di un gruppo Yuman proveniente dal basso Colorado, un gruppo che gli archeologi chiamano “Cerbat”, che il Dobyns e l’Euler, ma anche altri, ritengono siano i diretti antenati degli Havasupai e degli Hualapai. Presumibilmente, gli indiani Cohonina sarebbero “svaniti nel nulla per semplice abbandono”, mentre i nuovi arrivati costruirono rifugi temporanei di arbusti come gli Havasupai; gli indiani “Cerbat” producevano una ceramica molto semplice e simile a quella dei precedenti Cohonina. Le storie e le leggende di questi indiani raccontano un’epoca in cui occupavano l’Havasu Canyon con un popolo diverso dal loro.
Hmaan Gjaah
Gli Havasupai chiamano il Sunset Crater la “casa del sole”, certamente una caratterizzazione suggestiva da parte di genti che, presumibilmente, hanno perso il ricordo della sua eruzione dell’XI secolo. Molto probabilmente, dieci secoli fa, i Cohonina commerciavano l’ocra rossa con gli ancestrali Pueblo, ed ancor oggi gli Havasupai custodiscono la posizione dei depositi di ocra rossa e continuano a commerciarla con i discendenti ancestrali dei Pueblo, gli indiani Hopi. Ma è possibile che sia i Cohonina che i Cerbat “si siano persi per oltre un secolo?”. Gli Havasupai raccontano di antiche leggende in cui i loro antenati avrebbero incontrato una popolazione che andava disperdendosi nelle aree del Coconino Wash, erano genti che si facevano chiamare “Juwiiba” e occupavano le aree presso l’Havasu Canyon, dove un tempo fioriva la “gente Cohonina”. In genere, i nostri indiani caratterizzano questi “Juwiiba” come “Anasazi” (i Pueblo ancestrali), e dicono che “vivevano sotto il bordo del canyon e creavano figurine di ramoscelli spezzati”.
Issa Iqualla
Come raccontano gli stessi Havasupai, potevano comunicare facilmente con loro, perché “questi indiani Juwiiba erano genti come loro che si erano separati da tempo”; il risultato di questi incontri avrebbe portato alcuni gruppi “Juwiiba” ad unirsi a loro, “quelli che non l’hanno fatto se ne sono andati”. Indiscutibilmente, la tradizione Havasupai racconta di una migrazione in direzione nord-est, iniziata in un oscuro passato dalle Moon Mountain, vicino a Blythe (California), sul Colorado River. Le genti iniziarono a spostarsi verso nord-est per fermarsi presso il Matwidita Canyon (Arizona), finché sarebbe scoppiata una disputa tra i gruppi ivi insediati; disputa che avrebbe portato alla dispersione di alcuni gruppi, e tra questi anche gli antenati degli Havasupai. Oggi alcuni dicono che questo gruppo sia partito sotto la guida di “Huug Mata” (“testa di fango” – una tipica figurina Pueblo), con i resti del gruppo che si spostarono a est “e non furono mai più visti”, a meno che fra loro vi fossero anche i misteriosi “Juwiiba”. Comunque, i gruppi rimasti “erano a casa”. Questi indiani mostrano ben poca sorpresa nell’apprendere che genti lontane come i Tonkawa del Texas parlano lingue imparentate con la loro; il tutto poteva spiegare la migrazione degli indiani di “Huug Mata”. Inoltre, una antica leggenda racconta le peregrinazioni delle genti Yuman ma, comunque, “ci parla anche della loro fusione con un altro popolo?”. Ancora una volta, le prove sono tenui, poiché nei periodi successivi anche i vicini Pueblo avrebbero vissuto nel canyon con loro. Gli studiosi ritengono che, ad un certo punto della loro storia, gli Havasupai entrarono in contatto direttamente, o indirettamente, tramite intermediari Pueblo, con società lontane come quelle indigene messicane.
Supay Charley
Le storie tradizionali degli Havasupai raccontano di viaggi in terre dove vi erano pappagalli e scimmie; questo concetto deriva quasi certamente, in ultima analisi, dal “Quetzalcoatl” del Messico meridionale, una figura che apparve anche tra gli Hopi, ovvero i Pueblo più occidentali come “Bálölökong”. I Cohonina sono scomparsi, o si sono semplicemente ritirati dai loro siti sull’altopiano dopo aver incontrato i “Cerbat”, “ma potrebbero aver rivoluzionato il loro stile di vita tanto da scomparire dall’archeologia?”. Comunque sia, le genti che abitano l’Havasu Canyon, sin dalla grande siccità del Sud-ovest del 1276-1299, sono rimasti gli utenti stagionali degli altopiani. Supponendo una “connessione Cohonina-Havasupai”, “potrebbero riflettere le distinzioni tra i Cohonina e i Cerbat?” e, inoltre, “potrebbero quelle famiglie che svernano a est dell’Havasu Canyon, nelle vecchie terre dei Cohonina, rintracciare la discendenza da quelle genti, mentre quelle a ovest potrebbero rintracciare la discendenza dai Cerbat?”. La “frequenza dei matrimoni misti fra i gruppi stanziati su entrambe le sponde del canyon avrebbe attenuato la distinzione?”, ma allora ancora oggi quelli che cacciano, e si muovono sul lato ovest del canyon sembrano provare più affinità con il popolo Hualapai (Walapai) rispetto a quelli che svernano sul lato opposto del Grand Canyon. A partire dal XV secolo l’altopiano “è rimasto asciutto”, anche se grandi boschi di ponderosa, ginepro e “piñon” sono sopravvissuti al disseccamento delle quote più elevate; di conseguenza gli Havasupai non furono in grado di vivere permanentemente sull’altopiano. Infatti, nell’arco di poco tempo un altro cataclisma interruppe gran parte del loro uso stagionale dell’altopiano. Nel XVI secolo apparvero però stranieri appartenenti ad un altro mondo.
Yuut Sme
Nel 1527 re Carlo V di Spagna ordinava una lunga serie di spedizioni esplorative nel continente nordamericano, alcune di queste avrebbe raggiunto le aree del Sud-ovest alla ricerca delle “sette città d’oro”. Successivamente (1540) si mosse il Francisco Vásquez de Coronado che, grazie ad un suo uomo, il García López de Cárdenas, scoprì il Grand Canyon entrando in contatto con gli Havasupai. Dopo la grande rivolta dei Pueblo (1680), alcuni gruppi, specialmente gli Hopi, si spostarono a ovest per stabilirsi, per qualche tempo, presso gli Havasupai. Qualche decennio dopo, nel 1776, padre Francisco Garcés entrava nelle terre degli Havasupai grazie all’apporto di guide native di etnia Mohave e Hualapai; il prelato avrebbe disceso l’Havasu Canyon, dove sarebbe stato particolarmente colpito dalla laboriosità e dall’aspetto discreto degli Havasupai. Qualche tempo dopo, lo stesso missionario avrebbe seguito il “Moqui trail” per visitare le aree del Little Colorado River e raggiungere, probabilmente, le terre del Moenkopi Wash, nelle vicinanze di un insediamento della tribù composto da una trentina di persone guidate da un capo. Questo leader, scrisse il Garcés, aveva un pizzetto, una caratteristica portante peli sul viso che si trova ancor oggi tra gli Havasupai; qualche tempo dopo, due “commercianti” Havasupai mostrarono al Garcés la pista che dall’Havasu Canyon portava alle terre dei Mohave.
Un Havasupai con l’aratro
Il prelato avrebbe poi dato vita ad una missione sul basso corso del fiume Gila, per poi essere ucciso dagli stessi Mohave nel 1781. Per tutto quel secolo l’Arizona settentrionale dovette subire un’altra serie di gravi siccità; così, alla fine, dopo la visita del Garcés, sarebbe iniziata una devastante siccità di tre lunghi anni. Le fonti riportavano che centinaia di Hopi morirono di fame e i sopravvissuti furono costretti a lasciare i loro santuari posti sulla “mesa”; il governatore spagnolo, con sede a Santa Fe (Nuovo Messico), riferiva (1780) che circa il 90% degli Hopi aveva lasciato le “mesas” per trovare rifugio tra i vicini Havasupai. Non possiamo escludere che con l’arrivo dei profughi Hopi, gli Havasupai potrebbero anche aver elaborato i loro lavori di irrigazione con l’assistenza tecnica degli Hopi, i quali rafforzarono certamente una tendenza di notevole importanza nella vita degli Havasupai. Per il mezzo secolo successivo gli Havasupai ebbero ben pochi contatti con gli europei, a parte uno o due cacciatori che entrarono nel loro territorio; ma, dopo la fine della Guerra Civile (1816-1866), l’invasione ebbe inizio, e questa volta venne guidata dagli ispettori dell’esercito americano e, poco dopo, dai coloni appena arrivati. Iniziava così un’altra era nella storia degli Havasupai, storia ben registrata nei documenti scritti.