I grandi traffici della frontiera

A cura di Luana Leonini

Nei primi tempi della colonizzazione, i francesi sfruttarono per lo più il commercio delle pelli, mentre gli spagnoli si dedicarono soprattutto all’estrazione dei minerali e all’allevamento del bestiame. Nei territori colonizzati dagli inglesi predominava l’agricoltura.
Il commercio franco-indiano delle pellicce iniziò con Jacques Cartier nel 1534, lungo il fiume S. Lorenzo. La loro intenzione era stata quella di trovare un passaggio a nord-ovest per raggiungere l’Oriente, e invece trovarono il ricco commercio delle pellicce e l’interesse degli indiani che desideravano i prodotti europei.
Basandosi sui risultati delle spezioni di Cartier, Samuel de Champlain arrivò nella Nuova Francia nel 1603 con lo scopo di avviare trattative con gli indiani per lo sfruttamento delle pelli. Leggi il resto

Ombre Rosse sulla Nuova Olanda

A cura di Pietro Costantini

Fin dal 1606 gli Olandesi esplorarono il fiume San Lorenzo in cerca di pellicce, sfidando il monopolio francese; in quell’area la nave Witteleeuw catturò due vascelli francesi e saccheggiò olio di balena, fucili e altre ricchezze da navi portoghesi e spagnole. In seguito presero avvio in America imprese più legittime: il 26 luglio 1610 Arnout Vogels di Amsterdam inviò con brevetto la nave de Hoope in risposta alle scoperte di Henry di Hudson che, solo l’anno prima, era stato al soldo degli Olandesi. Vogels si occupava anche del commercio delle pellicce con la Russia, ma gli era stato negato l’accesso alla Nuova Francia. Tentò perciò di superare il monopolio francese commerciando con gli Indiani direttamente risalendo il fiume Hudson appena scoperto e tramite due mercanti francesi che potevano commerciare con la Nuova Francia. Così iniziò la concorrenza e la cooperazione franco-olandese in Nord America nel commercio delle pellicce. Leggi il resto

I trapper ed i “rendezvous”

A cura di Gualtiero Fabbri

Sui leggendari “trapper” o mountain men americani del primo ottocento si può trovare scritto: “Questo era il modo di vivere libero e semplice, in cui l’uomo aveva tutto il proprio tempo a disposizione, e (non vi era) nessuno che potesse negarglielo. Acquistava così un corpo che sentiva familiare ogni cosa che gli era attorno, la terra e il cielo, il bufalo e il castoro e la gialla luna di notte. Era meglio che essere circondato da mura, meglio che respirare aria viziata, o sentirsi come un topo in gabbia…”
Meno disincantato e per nulla “new-age” quest’altro parere: “Costantemente esposti a pericoli di ogni genere, non conoscono la paura, e considerano la vita umana alla stregua di quella animale e non si fanno scrupoli nel por fine ad entrambe, così come non esitano a mettere a repentaglio la propria.” Leggi il resto

Sulle orme di Jim Bridger

A cura di Luciano Guglielmi

Jim Bridger, nasce nei dintorni di Richmond Virginia il 17 Marzo 1804, pensate la Lewis e Clark era al debutto. La sua famiglia era di origine Inglese, ma si trattava di una discendenza di antichi emigranti del primo periodo coloniale.
Jim cresce in ambiente pionieristico e parla disinvoltamente l’Inglese ed il Francese, si trasferisce giovanissimo, in cerca di occupazione, a Ovest.
Nel 1822 risponde al manifesto di chiamata di William Ashley, “100 Giovani Uomini Intraprendenti”, si arruola aveva 17 anni, era il più giovane della brigata. Sarà l’inizio della sua vita tra le montagne, egli è riconosciuto come il massimo esploratore delle Rocky Mountain dal Colorado al Canada.
Il suo Biografo Grenville Dodge lo ha descritto come “Un uomo molto socievole. Di persona era più di un metro e ottanta, dritto come una freccia, agile, scarno e potente d’ossatura, occhi grigi, capelli castani abbondanti anche in età avanzata, l’espressione mite e gradevoli maniere. Fu ospitale e generoso, ed era sempre fidato e rispettato.” Leggi il resto

Theodore Roosevelt, il cacciatore

A cura di Marco Vecchioni

Oltre ai sangue blu inglesi ed europei in generale, anche gli aristocratici americani, la crema della società, subirono il fascino del West e della caccia. Tra tutti, il più importante fu Theodore Roosevelt che attribuì all’esperienza vissuta nel West gran parte dei successi raccolti nel corso della sua straordinaria esistenza.
Senza dubbio le battute di caccia e la consapevolezza delle pressioni esercitate ai danni della fauna del West portarono Roosevelt a ricoprire un ruolo primario nella lotta per la conservazione delle specie.
Durante la stesura del suo secondo libro sulla caccia, Ranch Life and the Hunting Trail il suo intervento fu determinante per la costituzione di un’organizzazione nazionale che si sarebbe occupata della natura e della conservazione delle specie animali: il Boone and Crockett Club (1887). Tra i membri fondatori del club i più importanti furono l’artista Albert Bierstadt, il naturalista George Bird Grinnell e il fratello di Theodore Roosevelt, Elliot, padre di Eleanor.  Leggi il resto

« Pagina precedente