Heyoka, il contrario
A cura di Angelo Lacerenza
Uno Heyoka, seduto al contrario su un cavallo
Il Contrario/Heyoka è, nella cultura dei Nativi, un personaggio “Sacro” al quale vengono attribuiti grandi poteri in virtù dei quali è temuto e rispettato al punto che i suoi interventi non vengono interpretati comicamente, ma fungono come stimoli di riflessione.
Mi piace definire l’Heyoka un ‘agevolatore di pensiero’ paragonabile, per analogia, alla nostra figura del Sacerdote. Leggi il resto
Pierre-Jean De Smet, vita di un gesuita amico dei nativi
A cura di Angelo D’Ambra
Pierre-Jean De Smet con gli indiani
La frontiera conobbe pure il coraggio di uomini come Pierre-Jean De Smet che credevano sinceramente nella possibilità di convivenza e integrazione coi nativi. Il missionario De Smet divenne il bianco più stimato tra le varie tribù delle Montagne Rocciose grazie al suo impegno ed alle sue qualità umane. La sua ascendente fu anche decisiva in numerosi negoziati e nella preparazione di una serie di trattati, come quello di Fort Laramie.
De Smet era nato a Dendermonde, in Belgio, il 30 gennaio 1801, e nel 1821, lasciato Mechelen, dove aveva frequentato il seminario cattolico, era emigrato negli Stati Uniti, a Baltimora. Leggi il resto
Padre Antonio Ravalli, un gesuita tra gli indiani
A cura di Angelo D’Ambra
Padre Ravalli con gli indiani; sullo sfondo la chiesa e l’accampamento
Antonio Ravalli nacque a Ferrara nel 1812. Entrò nella Compagnia di Gesù intorno al 1833 e, con Louis Vercruyesse, Michele Accolti, Giovanni Nobili, Francis Huybrechts e sei suore della Congregazione di Notre Dame de Namur, raggiunse Fort Vancouver il 5 agosto del 1844 rispondendo all’appello di padre Pierre-Jean De Smet per evangelizzare i nativi del Nord America. Dopo un viaggio di otto mesi, soggiornò presso la missione di St. Paul sul fiume Willamette, in Oregon, qui apprese l’inglese e si dedicò alla cura degli ammalati e nella primavera del 1845, finalmente, con padre Adrian Hoeck, si unì alla missione di Sant’Ignazio tra i pend oreille, sul fiume Columbia. Leggi il resto
Z. N. Morrell, un pastore battista nel selvaggio Texas
A cura di Angelo D’Ambra
L’arrivo in Texas
Zachariah Nehemiah Morrell, talvolta chiamato Zenos N. Morrell, è stato una figura simbolo della frontiera. Era un pastore battista, il primo a predicare nelle terre selvagge del Texas, nel 1835. La sua missione fu da tutti ritenuta pericolosa, imprudente, arrischiata. In quegli anni, infatti, il Texas era considerato un vero inferno, una terra di indiani ostili, di uomini in lotta con la natura e preda dei loro più beceri vizi. Nonostante questo, anzi forse proprio per questo, Morrell sentì dentro di sé la fatidica “chiamata” e si ritrovò, un bel giorno, a predicare nell’area delle Falls of the Brazos, un territorio verdeggiante, popolato da pochi coloni, minacciati dagli indiani, e del tutto privo di chiese.
Morrell era nato nella Carolina del Sud, il 17 gennaio 1803, per poi trasferirsi in Tennessee quando aveva tredici anni. Fu qui che si convertì e divenne pastore della chiesa battista, amministrando il culto e predicando per quasi quattordici anni. Leggi il resto
La vera storia del crocifisso di Toro Seduto
A cura di Matteo Pastore da un lavoro di Karl Van Den Broeck
Sul crocifisso di Toro Seduto si sono scritte e lette molte cose, ma la gran parte di queste è sbagliata. Chi possiede oggi l’autentico crocifisso di Toro Seduto? La famosissima immagine (qui sopra) del capo Lakota-Hunkpapa Toro Seduto che indossa un crocifisso è divenuta così tanto iconica da essere enigmatica. La storia afferma che il missionario Pierre-Jean De Smet abbia dato il crocifisso a Toro Seduto. Leggi il resto
Cerimonie rituali dei Mandan
A cura di Pietro Costantini
Una cerimonia del popolo Mandan
I Mandan erano un gruppo di lingua Siuan che, al momento del loro primo contatto con gli Europei, risiedeva in villaggi circolari di capanne di terra che erano ubicati sulle rive del fiume Missouri, nel territorio che oggi è il Nord Dakota. Essi definivano sé stessi come Numangkake (uomini) e identificavano la loro discendenza aggiungendo il nome del villaggio. Gli studi archeologici suggeriscono che la cultura storica Mandan si era sviluppata probabilmente attorno al 1500 e che i loro villaggi erano divenuti importanti centri per il commercio per i nomadi (dapprima a piedi, poi a cavallo) delle Grandi Pianure del West. Leggi il resto
Il popolo delle stelle
A cura di Cristina Uderzo
Capo Seattle
“Il cielo lontano, che ha pianto lacrime di compassione sul mio popolo per innumerevoli secoli e che ci appare senza cambiamenti ed eterno, può mutare. Oggi è bello. Domani può essere coperto di nuvole. Le mie parole sono come le stelle che non tramontano mai.”
E’ con queste parole profetiche che inizia il famoso discorso del capo indiano Seattle pronunciato nel 1854 in risposta al Governatore dello Stato di Washington, Isaac Stevens, nominato per dare il via alla colonizzazione della regione. Leggi il resto
Wolfkiller, custode della sapienza Navajo
A cura di Marco Aurilio
Un a fotografia che ritrae Wolfkiller
Nato intorno al 1855, Wolfkiller frequentò spesso il trading post di Louisa Wetherill alla quale insegnò molti aspetti della cultura del suo popolo, del modo di vivere e delle tradizioni. Fu tra i navajos che si arresero recandosi a Bosque Redondo, lui aveva una decina di anni ed era originario della Monument Valley. Queste le prime impressioni di Louisa Wetherill su di lui:” tra i lavoratori ce n’era uno in particolare che abbiamo notato. Sorrideva sempre ed era molto silenzioso. Si faceva i fatti suoi e usava i guadagni per comprare vestiti e cibo per la sua famiglia, mentre molti altri se li giocavano. Leggi il resto
Misticismo indiano
Generalmente nei racconti sugli indiani, e soprattutto nelle fiction, gli aspetti religiosi sono messi in secondo piano.
Gli indiani vengono presentati certamente con le loro credenze religiose, ma queste sembrano non interferire poi troppo con le loro azioni, quasi che essi fossero un popolo “laico”.
In realtà, come per tutte le culture primitive, le credenze religiose (qualcuno potrebbe dire superstizioni, ma si tratta di punti di vista) sono sempre di fondamentale importanza.L’indiano, come molti altri primitivi, ritiene di essere in continuo contatto con il mondo degli spiriti ai quali parla e che gli parlano.
Il contatto avviene attraverso uomini che hanno ricevuti dei doni particolari. Leggi il resto
Alce Nero un «beato» tra i Sioux
Quello che vi presentiamo oggi è un libro per certi versi straordinario perché partendo dalla vita religiosa di un grande nativo americano, tratta un intero spaccato di storia. E oltre agli aspetti legati alla conversione alla fede cattolica, a fare da fulcro della narrazione c’è anche la visione di Alce Nero quanto al destino del su popolo.
Sullo sfondo della grande epopea del West cresce il giovane Alce Nero, indiano della nazione Dakota e della tribù Oglala. A 13 anni combatte a Little Big Horn, nella battaglia che segna la sconfitta del Generale Custer. A 27 anni è ferito a Wounded Knee, durante il massacro che pone termine alle Guerre Indiane. Nello scontro con la civiltà dei bianchi il suo mondo, il cerchio della sua nazione, si sta spezzando. Ancora bambino, Alce Nero ha avuto delle visioni. Una “Grande Visione” che gli ha dato la speranza di poter ancora salvare il suo popolo.
Il filo conduttore della sua vita è la struggente nostalgia di un recupero della vita tradizionale e dell’unità del suo popolo ma neanche il viaggio in Europa con il circo di Bufalo Bill gli fa trovare nel mondo dei bianchi una “medicina”. Leggi il resto