Z. N. Morrell, un pastore battista nel selvaggio Texas
A cura di Angelo D’Ambra
L’arrivo in Texas
Zachariah Nehemiah Morrell, talvolta chiamato Zenos N. Morrell, è stato una figura simbolo della frontiera. Era un pastore battista, il primo a predicare nelle terre selvagge del Texas, nel 1835. La sua missione fu da tutti ritenuta pericolosa, imprudente, arrischiata. In quegli anni, infatti, il Texas era considerato un vero inferno, una terra di indiani ostili, di uomini in lotta con la natura e preda dei loro più beceri vizi. Nonostante questo, anzi forse proprio per questo, Morrell sentì dentro di sé la fatidica “chiamata” e si ritrovò, un bel giorno, a predicare nell’area delle Falls of the Brazos, un territorio verdeggiante, popolato da pochi coloni, minacciati dagli indiani, e del tutto privo di chiese.
Morrell era nato nella Carolina del Sud, il 17 gennaio 1803, per poi trasferirsi in Tennessee quando aveva tredici anni. Fu qui che si convertì e divenne pastore della chiesa battista, amministrando il culto e predicando per quasi quattordici anni.
Si sa che soffriva di emorragie polmonari e forse per questo, su consiglio di qualche medico, pensò di andare a vivere nel sud, dove il clima l’avrebbe aiutato. Trascorse quasi un anno nella contea di Yalobusha, nel Mississippi, dove istituì tre chiese. Quando poi volse le sue attenzioni al Texas era ormai un uomo di trentadue anni.
Sterling C. Robertson aveva appena ottenuto una sovvenzione dal governo messicano per introdurre famiglie statunitensi in Texas, a Viesca, cittadina che prese il nome da Agustin Viesca, governatore messicano di Coahuila y Tejas, nell’estremo occidente della provincia. Proprio l’area delle cascate di Brazos, con la sua prateria erbosa, gli apparve il posto ideale. La fertilità dei terreni e la vicinanza delle acque del fiume avrebbero spinto facilmente i coloni a restar lì. Robertson così eresse in quel punto la capitale della sua colonia e la chiamò Sarahville de Viesca, in onore di sua madre Sarah. Tuttavia Sarahville non ebbe vita facile per l’ostilità dei nativi e fu necessario stanziarvi una compagnia di rangers ed un forte, Fort Milam.
Problemi con gli indiani
Nel dicembre 1835, Morrell e i suoi seguaci arrivarono a Sarahville, in un viaggio esplorativo. Non c’erano strade ed una sola famiglia viveva nell’area. Qui un giorno tenne quello che è stato registrato negli annali come il primo sermone della storia del Texas. Fu molto pericoloso perché le leggi messicani vietavano credi diversi da quello cattolico. Tornò nel Missisipi, raccolse la sua famiglia e si riportò in Texas. La situazione politica era rapidamente cambiata: i texani di Sam Houston avevano vinto a San Jacinto ed ora il Texas era una repubblica indipendente e senza proibizioni religiose. Era l’aprile del 1836. Stavolta trovò ben otto famiglie nella colonia ed una quarantina di soldati di guarnigione a Fort Milam che tentavano di scoraggiare i raid degli indiani. Purtroppo le violenze non scemarono, Sarahville finì lentamente con lo spopolarsi e la famiglia Morrell dovette spostarsi a Washington-on-the-Brazos. Qui, nel 1837, nacque probabilmente la prima chiesa battista del Texas.
Morrell aveva sposato Clearacy Hayes il 23 agosto 1821 e da lei erano nati quattro figli. Clearacy era morta però nel 1843 e Morrell si era risposato. Aveva preso in moglie Delia Harlan, pure lei vedova, il 27 ottobre 1845, e con lei giunse in Texas, ma solo quindici anni dopo i due divorziarono a causa della continua lontananza di Morrell da casa per la sua attività di ministro battista. In effetti questa intensa vita religiosa lo allontanò dalla famiglia.
Nel 1842, riesplosa la guerra col Messico, Morrell combatté con il colonnello Mathew Caldwell nella battaglia del Salado. In quelle circostanze, suo figlio Allen fu catturato dai messicani e tenuto prigioniero per due anni. Alla fine del 1867 partì per l’Honduras per continuare il suo lavoro missionario, ma ritornò in Texas, nel marzo 1869, a causa dei continui problemi di salute. Visse fino a ottantuno anni, predicando il Vangelo e fondando comunità battiste in tutto il Texas.
Una pagina scritta da Morrell
Morrell scrisse la sua storia in un libro che prese il nome di “Flowers and Fruits of the Wilderness”. Il testo ebbe un sottotitolo esplicativo ovvero “Quarantasei anni in Texas e due inverni in Honduras”. Sostanzialmente l’opera è una grande memoria per la storia della chiesa battista, ma aiuta a capire molto bene come Morrell fu assieme un missionario ed un uomo di frontiera. Combatté gli indiani, armi in pugno, li fronteggiò anche durante una funzione religiosa, ma dovette pure sfidare le incredibili distanze tra un insediamento e l’altro, evangelizzando in un raggio di miglia molto ampio, sfidando il tempo e la mancanza di strade. Fece continuamente l’andirivieni da Cameron a Corsicana, a cavallo, un viaggio di andata e ritorno mensile di circa 300 miglia!
Tra le pagine del suo libro si legge dell’orribile omicidio compiuto da una banda di indiani a Gonzales. Qui, una sera, durante una riunione della congregazione battista locale, un urlo e dei colpi fecero piombare tutti nel terrore. La mattina dopo fu rinvenuto il corpo scalpato di un bianco che non apparteneva ai battisti e quindi non si trovava in chiesa al momento del raid. Da quella volta, racconta Morrell, uomini armati fecero sempre da guardia durante le funzioni religiose e chi prendeva parte al culto lo faceva sempre con la sua pistola.
Anche un altro aneddoto riflette la grande tradizione texana sul portare armi in luoghi pubblici ed usarle per autodifesa. Nel 1838, mentre esaminava il territorio vicino a Corpus Christi, nella contea di Nueces, Morrel, insieme ad un compagno di viaggio, si imbatté in una vacca. I due prepararono le loro pistole per ammazzarla e mangiarne la carne.
Un ritratto di Morrell
Nel frattempo però Morrell notò, poco distante, un cavallo, e più avanti un giovane indiano che strisciava tra l’erba alta, con arco e freccia, pronto ad uccidere l’animale. Il suo compagno non esitò a puntare la pistola contro l’indiano, ma Morrell lo fermò. Qualche giorno prima aveva incontrato due grandi serpenti a sonagli che però non l’avevano attaccato, si erano limitati a suonare i loro sonagli in avvertimento. Colpito dal fatto che i serpenti attaccassero solo per legittima difesa, Morrell spiegò al suo amico che il ragazzo indiano non stava facendo loro del male e non c’era dunque il bisogno di sparargli. L’uso della pistola era ammesso solo per autodifesa.
Oltretutto bisognava lasciare la vacca all’indiano perché l’aveva vista per primo. Qualche miglia più in là, Morrell e il suo amico furono raggiunti da una banda di indiani karankawa, noti guerrieri con la fama di cannibali. Morrell allora s’affrettò a prendere la pistola, ma il capo karankawa gli fece un segno di pace. Questi era il padre del giovane cacciatore indiano ed aveva assistito alla scena in cui il pastore aveva salvato la vita a suo figlio. La strada era libera e tra i due era nata un’amicizia.