La rimozione degli indiani (Indian Removal Act, 1830)
Il famigerato Atto di Rimozione degli Indiani del 26 maggio 1830, il cui nome originale è Indian Removal Act, fu la conseguenza di una fortissima spinta in quella direzione da parte di buona parte degli stati meridionali degli USA, in risposta alla grande agitazione della popolazione, parecchio desiderosa di entrare in possesso di vaste estensioni di terreno ritenute incolte, allora occupate dalle cinque tribù “indiane civilizzate”.
In questo movimento si seppe distinguere particolarmente lo stato della Georgia, il più grande stato a quell’epoca, che fu anche coinvolto in un durissimo contenzioso con i Cherokee. Leggi il resto
La scoperta dell’oro e la deportazione dei Cherokee
A cura di Angelo D’Ambra
La deportazione dei Cherokee
Dal North Carolina i cercatori d’oro si riversarono in Georgia, invadendo territori sotto il controllo dei cherokee. Tutto ciò portò al il “Cammino delle Lacrime”, una vera e propria deportazione dei nativi.
Quando il 3 ottobre del 1831 i georgiani votarono per il loro nuovo governatore, lo stato era mutato, l’oro vi aveva portato ricchezza e nuovi cittadini, tuttavia restava un problema: la maggior parte delle miniere erano su terreni di proprietà della nazione cherokee e non dello stato della Georgia. Fu così che il vincitore della competizione, Wilson Lumpkin, pretese di estendere le leggi dello stato sulle terre dei nativi, le fece sequestrare, dividere in appezzamenti e mettere all’asta. Leggi il resto
Indian Removal Act (28 maggio 1830)
A cura di Valentina Magagnin
La deportazione degli indiani – Clicca per INGRANDIRE
La definitiva legalizzazione delle politiche di deportazione dei nativi americani nelle terre a ovest del Mississippi si ebbe nel 1830 con l’Indian Removal Act. Questo atto legislativo è solo la perte finale di un’idea che aveva preso lentamente sempre più corpo tra i bianchi, fino a trasformarli da popolo ospite a popolo padrone.
Ma analizziamo le fasi che hanno portato all’approvazione di questa legge.
Nel 1800 venne eletto Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson (uno dei principali autori della Dichiarazione d’Indipendenza), sotto la sua presidenza ai nativi americani era stato permesso restare a est del Mississippi. Leggi il resto
Le guerre indiane dal 1680 al 1840 – 18
A cura di Domenico Rizzi
Tutte le puntate: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19.
OSCEOLA
La sua tribù lo chiamava Asi Yaholo, un appellativo dall’origine alquanto curiosa. Infatti, “asi” era il nome di una bevanda ricavata dalle foglie di palma, che veniva assunta nel corso di un rituale dedicato a “yaholo”, un’entità alla quale era dedicato il particolare brindisi. Gli Americani, che solevano spesso storpiare i nomi dei nativi, lo deformarono in Osceola. Leggi il resto
Le guerre indiane dal 1680 al 1840 – 17
A cura di Domenico Rizzi
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LA CRESCITA DEL WEST
La crescita del West, – come veniva intesa, nei primi decenni dell’Ottocento, l’area compresa fra i Monti Appalachiani ed il fiume Mississippi – era un fenomeno inarrestabile.
Dal 1810 al 1830 la popolazione di Kentucky, Tennessee, Ohio, Louisiana, Indiana, Illinois, Mississippi, Alabama e Missouri era aumentata da 1.073.000 persone di razza bianca o mista a quasi 3.400.000 e rappresentava oltre un quarto degli abitanti degli Stati Uniti. Leggi il resto
La vecchia frontiera
A cura di Domenico Rizzi
L’avventura inglese nel continente nordamericano iniziò in maniera tanto strana quanto rocambolesca, quasi guidata dalla mano invisibile di una mente che avesse già tracciato il futuro dell’America. I Pellirosse avevano avuto presagi dell’arrivo degli uomini bianchi provenienti dalla “grande acqua” dell’Oceano Atlantico, ma l’uomo che doveva creare la prima colonia rischiò di non vedere neppure la posa della prima pietra.
John Smith (1580-1631) barbuto ventisettenne di Willoughby, nel Lincolnshire, già protagonista di mille imprese sui campi di battaglia d’Ungheria e di Russia, prigioniero dei Turchi ai quali era sfuggito grazie al fascino esercitato – così sosteneva – su un bella principessa, giunse in vista della Chesapeake Bay in catene, per avere sobillato l’equipaggio, rendendosi colpevole di ammutinamento.
Difatti il capitano Cristopher Newport – che comandava le tre navi “Susan Constant”, “Discovery” e “Godspeed”, con 143 uomini a bordo – lo aveva fatto mettere ai ferri, con la promessa di impiccarlo al primo albero incontrato dopo l’approdo. Leggi il resto