Indian Removal Act (28 maggio 1830)

A cura di Valentina Magagnin


La deportazione degli indiani – Clicca per INGRANDIRE

La definitiva legalizzazione delle politiche di deportazione dei nativi americani nelle terre a ovest del Mississippi si ebbe nel 1830 con l’Indian Removal Act. Questo atto legislativo è solo la perte finale di un’idea che aveva preso lentamente sempre più corpo tra i bianchi, fino a trasformarli da popolo ospite a popolo padrone.
Ma analizziamo le fasi che hanno portato all’approvazione di questa legge.
Nel 1800 venne eletto Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson (uno dei principali autori della Dichiarazione d’Indipendenza), sotto la sua presidenza ai nativi americani era stato permesso restare a est del Mississippi.
L’idea era convincere le popolazioni a diventare agricoltori sedentari, così da condividere la loro terra coi bianchi in cambio di beni. Fin da allora era evidente l’incapacità dei bianchi di comprendere che per i nativi americani non vi era un reale senso della proprietà della terra, quanto piuttosto il senso dell’occupazione e la necessità di grandi spazi per vivere secondo la propria cultura.
Nel 1803 lo stesso Jefferson propose lo “scambio di terra”: clausola (secondo cui le tribù rinunciavano alle terre a est del Mississippi in cambio di un territorio a ovest del medesimo fiume) da inserire nei trattati. Tuttavia questa proposta vide attuazione nel 1817.


Thomas Jefferson

John Calhoum, segretario della guerra con il presidente Monroe (1817 – 1815, famoso per aver ideato la dottrina che porta il suo nome), pensò al primo piano per il trasferimento degli indiani. Monroe approvò e nel gennaio 1825 chiese la creazione del Territorio dell’Arkansas e di quello Indiano. Il Senato diede parere favorevole, ma alla Camera la delegazione della Georgia votò contro.
L’atto del Senato
Il presidente Quincy Adams (1825 – 1829) riprese la politica del suo predecessore: voleva spostare le popolazioni senza usare la violenza, ma la Georgia si oppose di nuovo.
Con il presidente Jackson si ebbe un inasprimento delle politiche nei confronti dei nativi.
Il 30 giugno 1830, dopo aver ottenuto l’approvazione di misura da Senato e Congresso, il presidente firmò l’Indian Removal Act che prevedeva lo spostamento forzato delle tribù a ovest del Mississippi. Di fatto il provvedimento non prevedeva l’uso della forza per convincere i nativi, ma permetteva al presidente di negoziare gli scambi di terra.
Nel 1830 le “5 tribù civilizzate” (Chickasaw, Choctaw, Creek, Seminole, Cherokee) stanziavano a est del Mississippi. Non immaginavano che presto sarebbe cambiato tutto.


Le “5 tribù civilizzate”

CHOCTAW
Il 27 settembre 1830 firmarono il “Dancing Rabbit Creek”. Questo trattato sanciva che i Choctaw rinunciavano alle loro terre natie affinché i bianchi potessero colonizzarle. Quando raggiunsero Little Rock un capo Choctaw definì quel cammino “sentiero di lacrime e morte”.

CHEROKEE
Il 29 dicembre 1835 venne firmato il trattato di New Echota. Poco importò che non fu il capo della tribù a firmarlo, ma solo un piccolo gruppo di Cherokee. Il risultato fu la deportazione della tribù nel 1838. Circa 400 Cherokee morirono durante la marcia forzata. Il missionario Evarts consigliò alla tribù di portare il proprio caso davanti alla Corte Suprema. La Corte di Marshall stabilì che le tribù native erano sovrane (Cherokee contro Georgia, 1831) e le leggi statali non avevano efficacia sul loro territorio (Worcester contro Georgia, 1832).
SEMINOLE
Nel 1835 di rifiutarono di abbandonare le loro terre in Florida, scatenando una guerra. Vivevano nelle Everglades in Florida e Osceola guidò i suoi uomini contro l’esercito statunitense: utilizzando attacchi a sorpresa sconfissero l’esercito in molte battaglie. Nel 1837 Osceola fu catturato su ordine del generale Jesup: si era presentato con la bandiera bianca per negoziare la Pace. Questa la sua colpa. Morì in prigione. E le guerre continuarono.


I Creek si arrendono ad Andrew Jackson

MUSCOGEE (CREEK)
Firmarono due trattati che li confinarono nell’odierna Alabama centro orientale. Nel 1832 il consiglio Creek firmò il trattato di Cusetta che cedeva agli Stati Uniti la terra rimasta loro a est del Mississippi; accettarono lo spostamento nel Territorio Indiano che si compì nel 1834, percorrendo il “sentiero delle lacrime”.
CHICKASAW.
Avrebbero ricevuto tre milioni di dollari dagli Stati Uniti in cambio delle terre a est del Mississippi. Nel 1836 i Chickasaw pagarono 530.000 dollari per la parte più occidentale della terra Choctaw (tolta loro dopo cinque anni di contese). Il denaro dal governo arrivò trent’anni dopo.


La cacciata degli indiani dalle loro terre

Il risultato finale fu quello che gli Stati Uniti avevano ben in mente fin dall’inizio, il trasferimento di tutte le cinque tribù: alcune resistettero alla migrazione. Il loro destino però era segnato.
Le popolazioni stanziate nel nord ovest (Shawnee, Odawa, Potawatomi, Sauk e Fox) erano più piccole rispetto alle “cinque tribù civilizzate”, per questo i trattati furono più lunghi e complessi.
Il provvedimento interessava anche gli Irochesi (lega di tribù nata nel 1570, ne facevano parte Cayuga, Mohawk, Oneida, Onondaga e Seneca).


La vendita delle terre indiane sarebbe proseguita…

Il trattato di Buffalo Creek stabiliva il loro spostamento in Wisconsin e Kansas. In seguito al ritiro dall’accordo della compagnia che doveva acquistare la terra, si stipularono dei trattati che restituirono agli irochesi gran parte della loro terra. La riserva di Buffalo Creek non fu resa e una piccola frazione di essa, dopo più di un secolo, fu acquistata per costruire un casino.
Suona grottesco e profano. Ma è la semplice opinione di chi sta scrivendo.

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