Roberto Diso, un amico di Farwest.it

Roberto Diso non ha bisogno di alcuna presentazione. Tutti gli appassionati di fumetti della scuderia Bonelli lo conoscono da tantissimi anni e lo apprezzano come uno dei più talentuosi, con quel suo tratto ironico, rotondeggiante, preciso e ricco di dettagli che alternano i chiari e gli scuri in una miscela unica. Ho conosciuto il magico tratto del Maestro Diso nella serie di Mister No e l’ho seguito fino all’ultimo numero. Potete immaginare la gioia che ho provato quando ho riconosciuto i suoi disegni su Tex! Una vera delizia per gli occhi e per la fantasia.
Dopo il liceo artistico, frequenta la facoltà di architettura, ma l’abbandona ben presto per dedicarsi alla produzione attiva. Inizia la carriera di fumettista nel 1954 sulle pagine de Il Vittorioso, per poi avviare una collaborazione con la Fleetway in Inghilterra e con le Editions Aventures et Voyages in Francia. Leggi il resto

Il baule nella prateria

Il baule nella prateria è un magnifico libro scritto dal nostro amico e autore di Farwest.it Stefano Jacurti. Contiene alcuni racconti western, storie di uomini e donne nella dura lotta per la sopravvivenza in un mondo selvaggio.
Un baule è caduto da un carro di coloni.
E’ rimasto nella prateria e il vento lo ha scoperchiato.
Dentro ci sono loro:
– Un mezzosangue attende un treno nella città deserta…
E’ un anima divisa in due. I bianchi lo buttano fuori dal saloon perchè è mezzo indiano, gli Apache lo cacciano perchè è mezzo bianco ma lui non ha alcuna intenzione di andarsene e il suo piombo è uno solo…
– “La banda degli apostoli”, così li chiamano perchè sono in dodici gli apostoli dell’inferno che seminano il terrore nel Montana tra assalti ai treni e scontri a fuoco. Ma un giorno qualcosa va storto… Leggi il resto

Stefano Andreucci, un amico di Farwest.it

Stefano Andreucci è un bravissimo disegnatore della “Scuderia Bonelli”, molto noto e apprezzato da noi tutti, appassionati di ogni cosa che abbia l’aroma del west, perchè ci ha mostrato il suo talento disegnando una gran storia di Tex, entrata a buon diritto negli annali di quella ristretta schiera di “indimenticabili”. Naturalmente Stefano non è diventato famoso disegnando solo una storia di Tex… Ha un ottimo curriculum col quale riesce a farsi aprire ogni porta ed altre importanti collaborazioni con Bonelli. Non solo: un uccellino ci ha detto ad un orecchio che presto lo vedremo nuovamente lungo le piste del west. Perciò iniziamo a sfregarci le mani!
Stefano Andreucci nasce a Roma il 23  settembre 1962.
Dopo il liceo artistico e l’accademia di belle arti si dedica a  tempo  pieno  ai  fumetti (passione che coltiva sin da piccolo). Leggi il resto

Strada aperta per John Wayne

A cura di Domenico Rizzi

Speciale a puntate: 1) John Wayne, un gigante del cinema western 2) La lunga gavetta di John Wayne 3) John Wayne: la ripresa del western 4) John Wyane, attore ormai affermato 5) Altri film di John Wayne 6) Strada aperta per John Wayne 7) Il meglio di John Wayne 8) Strade diverse 9) Alamo, un trionfo a caro prezzo 10) Uomo d’azione 11) Eroe nell’ombra 12) Gli anni del cambiamento 13) Il lento declino 14) La solitudine dell’eroe

The Fighting Kentuckian
Dopo “I cavalieri del Nord-Ovest”, Wayne alternò film western a pellicole di altro genere, quasi sempre di argomento bellico, specializzandosi sempre più nelle parti di militare.
In “The Sands of Iwo Jima” (titolo italiano: Iwo Jima, deserto di fuoco, uno scorcio della cruenta campagna nel Pacifico contro i Giapponesi), diretto nel 1949 da Allan Dwan e prodotto dalla Republic, il Duca indossò i panni del tirannico sergente John M., Stryker, che riesce a conquistare i suoi uomini – dapprima maltrattati – con il suo slancio. E’ l’ennesima interpretazione dell’eroe burbero e generoso, che finisce per guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione dei subalterni, giungendo fino al sacrificio della propria vita in battaglia. Dal New York Times, Wayne ottenne un nuovo elogio (“E’ proprio la sua interpretazione a tenere insieme la storia”, Alan G. Barbour, “John Wayne”, Milano Libri, 1983, p. 41) mentre dai suoi compagni di lavorazione – John Agar, Forrest Tucker, Adele Mara ed altri – scaturì la proposta di candidarlo all’Oscar, che tuttavia John non riuscì ad ottenere. Leggi il resto

Tierra de los Mansos

A cura di Gianni Albertoli

Il Beckett e il Corbett localizzavano gli indiani Mansos sulle rive del Rio Grande, nelle aree poste a sud di El Paso, nelle terre del Texas e del Nuovo Messico, con gruppi anche nelle zone di Hatch e Fort Selden. E’ possibile che la tribù vivesse anche sulle Organ Mountains, le cui asperità furono spesso conosciute come “Sierra de los Mansos”. Almeno fino al 1667 una “rancheria” della tribù si trovava più a ovest, nelle zone di Dening (Nuovo Messico), nelle vicinanze delle Florida Mountains.
I Mansos confinavano, a ovest e a sud-ovest, con i Janos e i Jocomes, mentre gli affini Sumas erano posizionati più a sud, con i Piros nelle aree di Socorro. Negli adiacenti territori vagavano invece gli Apaches veri e propri. L’Hickerson identificava i Mansos con gli antichi Tanpachoas incontrati dall’Espejo nel 1582; lo spagnolo li localizzava nelle terre paludose limitrofe ad El Paso del Norte. Secxondo l’Hickerson il termine “Tanpachoas” era una variante del termine “Mansos”. Leggi il resto

Tierra de los Tobosos

A cura di Gianni Albertoli

Gli indiani Tobosos sono poco noti anche se nella loro storia vi sono significative azioni di guerra contro l’avanzata coloniale spagnola. Il John R. Swanton li menzionava come una popolazione dedita alle incursioni e alle razzie stanziata, nel XVII secolo, nella gran parte delle terre del Bolsón de Mapimi e nelle zone site più a nord fino al corso del Rio Grande (Coahuila). La tribù confinava a sud con i gruppi Salineros e i Cabezas, e a est con vari gruppi dei Chisos. Il grande studioso ipotizzava che i Tobosos potevano anche appartenere al ceppo linguistico Athapaskan, ma ancor oggi questa tesi non è accertata con sicurezza. Altri due gruppi, noti come Cocoyomes e Cabezas, sembra fossero due bande distinte ma connesse con la tribù Tobosos. I Cocoyomes, che il Thomas N. Campbell localizzava nel Nuevo León, si misero in evidenza con una lunga serie di attacchi, al fianco dei Tepehuanes, nella vallata del San Juan. Leggi il resto

Le sfide di John Ford

A cura di Domenico Rizzi

John Ford
Il cinema western ha il grandissimo merito di avere continuato l’opera del Wild West Show di Buffalo Bill, diffondendo in tutto il mondo la cultura della Frontiera, ma anche la colpa dello stravolgimento di moltissimi eventi e del carattere dei suoi protagonisti.
John Ford non è immune dal peccato di avere manipolato a suo piacimento la storia e può essere assolto soltanto come romantico cantore della leggenda di un’epopea. Infatti i suoi pochi film storico-biografici – “Sfida infernale”, “La lunga linea grigia” e “Il grande sentiero” – contrastano spesso con la verità storica, contribuendo senz’altro, per un pubblico non troppo competente sull’argomento, a creare confusione su avvenimenti già fin troppo discussi. Leggi il resto

Arthur Penn, westerner d’altri tempi

A cura di Domenico Rizzi

Il 28 settembre 2010 si è spento di leucemia a New York il regista Arthur Penn, all’età di 88 anni compiuti appena il giorno precedente.
Penn, nato a Philadelphia nel 1922 da una famiglia di immigrati ebreo-russi, è noto agli appassionati del genere western soprattutto per “Piccolo Grande Uomo”, basato sul romanzo “Little Big Man” che Thomas Berger pubblicò nel 1964. Sei anni dopo venne realizzato il film, con la sceneggiatura di Calder Willingham, interpretato da Dustin Hoffman, Chief Dan George e Faye Dunaway, una storia decisamente controcorrente sviluppata con zelo dissacratore. Nell’era del revisionismo western, Penn sfoderò tutta la propria ironia nei riguardi del mito della Frontiera, presentando un generale Custer narcisista e paranoico e mettendo in caricatura personaggi come Wild Bill Hickok. Leggi il resto