La spedizione di Lewis e Clark e il commercio di pellicce

A cura di Angelo D’Ambra

Visita ad un villaggio indiano
Episodio cardine nella storia dei cacciatori di pellicce è una delle più grandi avventure della storia nordamericana. Parliamo della spedizione di Lewis e Clark, la prima a raggiungere il Pacifico via terra. Fu un pericolosissimo viaggio di tredicimila chilometri, andata e ritorno, da St. Louis, lungo i fiumi Ohio e Missouri sino alle Montagne Rocciose e poi nelle acque del Columbia per arrivare all’oceano.
Patrocinata dal presidente Thomas Jefferson con l’intento di acquisire una maggiore conoscenza di quei territori, affermarvi la sovranità americana e studiarvi possibilità di insediamento, navigabilità dei corsi fluviali e opportunità commerciali, la spedizione fu compiuta nell’arco di due anni e mezzo sotto l’attenta guida di due uomini, entrambi virginiani, esperti di cartografia, sopravvivenza e osservazione naturalistica, il capitano Meriwether Lewis, segretario personale del presidente, e l’ufficiale William Clark, figlio del patriota George Rogers Clark.
Jefferson concepì quell’esplorazione già prima che Napoleone offrisse la Louisiana, quando poi ciò accadde si tenne attento a non rivelare mai i reali obbiettivi dell’impresa al Congresso. I deputati pensarono che si trattasse di una spedizione volta ad accertare le reali frontiere del territorio appena acquisito, ma a cose fatte seppero che Lewis e Clark avrebbero di gran lunga superato i confini dell’ex colonia francese.
I trenta uomini del Corps of Discovery, svernarono a Camp Dubois, presso l’odierna Hartford, e il 14 maggio 1804 partirono su un grosso barcone in ferro, la Discovery, accompagnato da tre piroghe. Affiancati dall’interprete franco canadese George Drouillard, da York, lo schiavo personale di Clark ignaro d’esser destinato a venir considerato un potente stregone dalle tribù native per il colore della sua pelle, e da Scannon, il terranova di Lewis, sfidarono il tempo inclemente, la scarsità di cibo, le zanzare, le malattie e raccolsero dati, catalogarono esemplari di fauna, reperti botanici e campioni minerari. Ad agosto ci fu l’unico decesso della spedizione, quello del sergente Charles Floyd, vittima d’una appendicite acuta. Nonostante tanto addestramento e un bagaglio di vaste esperienze, patirono dissenteria, pustole e febbri. Lewis e Clark, nonostante i differenti gradi militari, si comportarono e si rispettarono come parigrado ed entrambi furono severi nel condannare con frustate ubriachezza, insubordinazioni e tentativi di diserzione. Bisognò tenere duro e, all’inizio di settembre, davanti agli esploratori si aprirono le spettacolari pianure attraversate dal Missouri.
Sapevano che Jefferson li aveva spediti sin lì perché individuassero un fiume che connettesse le due coste, o più corsi navigabili che permettessero un viaggio ininterrotto sino all’Oceano, il famoso “passaggio a Nord Ovest”, ma già iniziarono a dubitare che esso esistesse davvero.


Guidati da Sacagawea

Incontrarono molte tribù, la maggior parte di esse si rivelò pacifica, per esempio gli yankton, altri si mostrarono bellicosi, su tutti i lakota. Nelal totalità però furono piuttosto indifferenti alle bandiere e alle medaglie che Jefferson aveva fatto realizzare per loro. Semplicemente non sapevano che farsene.
Svernarono in un villaggio di indiani mandan e hipatsa, presso l’odierna Washburn, e costruirono qui Fort Mandan che divenne il quartiere generale della spedizione. Dopo il disgelo, i reperti raccolti furono rimandati a St. Louis sulla Discovery, il gruppo invece riprese il suo cammino, rafforzatosi con due nuovi membri, il trapper franco-canadese Toussaint Charbonneau e sua moglie Sacagawea, una giovane shoshone incinta. In particolare la donna rivelò grandi capacità di mediazione tra le tribù e conoscenze d’ogni genere. Partorì a febbraio e continuò la spedizione senza particolari problemi, accudendo suo figlio Jean Baptiste. Il sogno di Sacagawea era quella di trovare la sua tribù d’origine da cui era stata rapita in tenera età dagli hipatsa. La speranza non andò delusa e, navigato lo Yellowstone e raggiunte le Montagne Rocciose, la donna distinse in Cameahwait, il capo d’una tribù nei territori della Continental Divide, nientedimeno che suo fratello.
Fu più facile allora per Lewis e Clark ottenere cavalli, coperte e guide per affrontare le inclementi condizioni meteorologiche e spingersi sin nel territorio dei nasi forati. Da qui risalirono il Columbia lasciandosi trasportare dalla corrente verso il Pacifico, avvistato il 7 novembre 1805. Si fermarono per svernare, erigendo Fort Clatsop e, sebbene l’avventura non era affatto finita, Lewis ne approfittò per organizzare i suoi appunti. Restava al suo gruppo da esplorare quell’immenso territorio, redigere ancora mappe, incontrare le tribù, raccogliere altri dati, ma dovettero aspettare il completo disgelo dei monti Bitteroot per rimettersi a lavoro.
La spedizione fu divisa in due e si riunì più tardi, ad agosto, alla confluenza tra lo Yellowstone e il Missouri. Solo allora Clark seppe del pericolo incorso da Lewis: uno scontro a fuoco con i piedi neri, col risultato di due nativi morti, in conseguenza del quale Lewis e i suoi avevano sostenuto una sofferta fuga a cavallo, braccati dagli indiani. Lewis apparve a Clark pure ferito, perché colpito per errore da un compagno, durante una battuta di caccia. I due si fermarono a Fort Mandan, poi ripresero la strada del rientro.


Sosta a Fort Mandan

Quando arrivarono a destinazione nel settembre del 1806, erano addirittura stati dati per dispersi. Avevano esplorato più di seimila chilometri di terre mai calpestate da piede bianco. Avevano individuato centinaia di nuove piante, compilato annotamenti d’ogni genere, curato migliaia di disegni e mappe, ma soprattutto avevano stretto rapporti con le diverse tribù incontrate, gli oto, i teton, i dakota, i teste piatte. Jefferson salutò incuriosito capo Shehaka del popolo dei mandan, che Lewis e Clark portarono a Washington, però, non fu felice di sapere che il “passaggio a Nord Ovest” non esisteva. Sentì i loro racconti, analizzò ciò che gli avevano portato, sfogliò certe loro annotazioni e ne fu entusiasta. Lo colpirono in particolare simpatiche e curiose note sugli incontri fatti dagli uomini della spedizione con tanti animali sconosciuti.
Il presidente, appassionato di fossili e improbabili storie di bradipi giganti, aveva ritenuto possibile che la spedizione fosse finita con l’imbattersi nei mammut, i mastodontici elefanti lanosi sopravvissuti ai cataclismi di lontanissime ere geologiche.
Ciò che più contava, però, è che gli uomini del Corps of Discovery avevano invece incontrato qualcosa di estremamente prezioso, immani colonie di castori. Fu la massiccia presenza di questi animali da pelliccia a scatenare il più immediato risvolto lucroso della spedizione. Essa innesco, nei decenni seguenti, un’entusiastica ondata di espansione verso ovest sfruttando il corso del Missouri. Diversi membri della spedizione divennero trapper per Manuel Lisa, tra essi John Potts, John Colter, George Drouillard, pure Sacagawea e Charbonneau lavorarono per Lisa. Sacagawea ebbe una figlia, Lizette, di cui non si hanno notizie. L’indiana morì il 22 dicembre 1812, ad appena ventiquattro anni. Toussaint lasciò i figli a William Clark, che li adottò nell’agosto del 1813, e scomparve nelle foreste.
Lewis divenne governatore della Louisiana e, caduto in depressione, morì suicida vicino a Nashville. Clark, invece, divenne sovraintendente agli affari indiani per la Louisiana e poi governatore del Missouri. Il 17 gennaio 2001, a più di centosessanta anni dalla sua morte, il Presidente Bill Clinton, in uno dei suoi ultimi atti ufficiali, lo nominò parigrado di Lewis.

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