Luke Short

A cura di Omar Vicari
Nel 1907, quando Bat Masterson si trovava a New York come corrispondente sportivo del “Morning Telegraph” e aveva già da tempo abbandonato le scene della frontiera, Alfred Lewis, un editore, lo contattò commissionandogli una serie di articoli su alcuni famosi personaggi del vecchio west. Ecco quello che Masterson scrisse sul suo amico Luke: Il soggetto di questa narrativa sarebbe potuto morire con gli stivali ai piedi per le innumerevoli occasioni in cui si trovò a fronteggiare un nemico, ma così non è stato.
Il fatto che egli visse per morire nel proprio letto, come tutta la buona gente desidererebbe di fare, potrebbe essere stato per mera fortuna, ma forse bisognerebbe ricercare la risposta in un’altra direzione. Si potrebbe asserire, per esempio, che nei momenti critici, probabilmente Luke era sempre stato il più veloce nell’estrarre una colt. Ora quel giorno dell’8 settembre del 1893, Short si trovava disteso moribondo sul suo letto. Egli avvertiva che la fine era vicina, eppure in quegli ultimi istanti la sua faccia, sulla quale la morte aveva già impresso il suo marchio, lanciava ancora un gesto di sfida.
Nell’istante supremo del trapasso, dalle labbra di Short uscirono flebili queste parole: “Morte, fetida codarda, io so che sei vicina e che non posso sconfiggerti, ma se tu fossi visibile anche per un solo istante, io ci proverei a mettertelo in quel posto”.
Luke Short
Luke Short era nato l’8 settembre 1854 in Mississippi. Fisicamente era un soggetto piccolo, circa 5 piedi e 6 pollici in altezza con un peso di 140 pound, ma a dispetto del suo aspetto, Luke possedeva un grande temperamento. Da giovane Short lasciò il ranch paterno nel Texas occidentale per stabilirsi presso l’agenzia di Nuvola Rossa nel Dakota dove visse in pratica al modo degli indiani.
Si comportava in tutto e per tutto come i nativi dai quali si distingueva solo per il colore della pelle.
Negli anni della giovinezza, Luke non aveva imparato nulla nel poco tempo che aveva frequentato la scuola. Riusciva a mala pena scrivere il suo nome, ma sapeva però cavalcare e tirare un lazo come pochi altri e, quello che più contava sulla frontiera, sapeva sparare velocemente e con accuratezza.
Appena stabilitosi a nord della linea che delimitava la riserva indiana, Short tirò su un piccolo ranch con lo scopo di commerciare con gli indiani. Egli conosceva la debolezza dei nativi per il whiskey ed era naturalmente conscio del fatto che era conveniente il baratto di un gallone di pessimo liquore con una pelle di bisonte del valore di dieci dollari.
Il traffico di whiskey non durò molto. Bande di giovani guerrieri ubriachi tornavano alle loro tende sempre con maggiore frequenza per cui l’agente indiano che ne era responsabile, presto prese a lagnarsi con i funzionari di Washington. L’agente chiese al governo di far cessare quel commercio, altrimenti disse, sarebbe seguita una sollevazione in massa degli indiani.
Il governo, come c’era da aspettarselo, immediatamente dette istruzioni al comando di Omaha di arrestare il fornitore di whiskey. Una compagnia di cavalleria fu spedita sino alla riserva con l’intento di arrestare Luke Short. Quando lo trovarono e i soldati gli notificarono l’arresto, Short ribatté “ E’ tutto qui signori?, prego, sedete e mangiate qualcosa con me”.
L’ufficiale rifiutò e invitò Short a prendere le sue cose e a seguirlo. Luke disse di non aver nient’altro addosso che le sue colt che consegnò subito all’ufficiale.
Short fu tradotto a Sidney (Nebraska) in tempo per prendere l’Overland Train per Omaha.
A quel tempo Sidney era solo un piccolo ammasso di case e una compagnia di cavalleria alla stazione ferroviaria era certamente un evento.
Tradotto sul treno ed elusa la sorveglianza, Short, la notte stessa fece ritorno a Sidney da dove con i suoi compari fuggì in Colorado raggiungendo prima Denver e poi Leadville. Tutto ciò accadeva nell’autunno del 1878.


Leadville intorno al 1880
A Leadville Luke iniziò a frequentare persone di classe diversa da quella con cui era abituato a trattare. Per la prima volta si avvicinò ai tavoli da gioco del faraone e ne rimase affascinato.
Un giorno Short si trovò all’interno di uno di quei saloon e in quell’occasione uno di quei montanari spaccamontagne cercò di manomettere le sue puntate. Ripreso, l’uomo divenne minaccioso e apostrofò Short con parole sprezzanti circa il suo aspetto minuto. “Ti staccherò la mano, piccolo nanetto, se oserai puntare ancora il tuo denaro”.
L’uomo naturalmente non riuscì neppure a estrarre la pistola dalla sua tasca. Più veloce del lampo, Short puntò la sua colt in faccia al suo uomo e tirò il grilletto. Il proiettile passò attraverso il viso, ma per sua fortuna, l’uomo riuscì a sopravvivere. Non ci fu né arresto, né processo. Queste cose accadevano spesso in quei giorni a Leadville. Comunque il fatto procurò a Short una certa pubblicità. I proprietari dei vari saloon adesso lo cercavano per la protezione dei loro locali.
Oltretutto Short aveva una facoltà spiccata nel fare amicizia e presto divenne popolare in tutta Leadville. Ora era un altro uomo, vestiva con eleganza e nessuno avrebbe potuto riconoscere in lui l’uomo che solo qualche tempo prima era stato arrestato a Sidney.
Nella primavera del 1881, troviamo Luke Short a Tombstone come gestore dei tavoli da gioco all’Oriental saloon di Wyatt Earp.
La mattina del 25 febbraio 1881, scoppiò nel locale una lite tra lo stesso Short e Charlie Storms, un giocatore di professione abile non solo con le carte, ma anche con la colt.
Bat Masterson, anch’egli presente a Tombstone, stava per entrare nel locale e subito si adoperò per dirimere il diverbio tra i due.


L’Oriental Saloon a Tombstone
Bat Masterson era amico di entrambi e quando arrivò, tirò fuori dal locale Storms convincendolo a tornarsene a casa per una buona dormita. Era appena tornato all’Oriental per placare Short, quando di nuovo Storms si presentò con fare minaccioso. Charlie tirò fuori la pistola, ma non fu abbastanza veloce. Short sparò per primo e il proiettile raggiunse il cuore di Storms uccidendolo all’istante.
Lo scontro tra i due non fece altro che affermare, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’abilità di Luke Short con una sei colpi.
Lasciata Tombstone nella primavera del 1883, troviamo Luke Short a Dodge City comproprietario, assieme a Bill Harris e Chalk Beeson, del Long Branch saloon.


Il Long Branch saloon a Dodge City

Anche il sindaco di Dodge, Alonzo B. Webster, era proprietario a sua volta di un saloon e il dualismo tra i due locali creò i presupposti per quella che sarebbe stata etichettata come la “guerra dei pianoforti”.
Il 26 aprile 1883 il consiglio cittadino, su ordine del sindaco, emise un’ordinanza che vietava la musica in tutti locali con la scusa di preservare la quiete pubblica.
“Va bene, posso anche fare a meno del pianista”, disse Short al Marshal che gli notificava l’ordinanza. La sera seguente, però, la musica riecheggiava forte in un solo locale della città, quello del sindaco. Short non la prese bene e allora per la notte successiva ingaggiò una banda che suonasse al pari di quella di Webster.
Il sindaco di Dodge Alonzo B. Webster
Appena un’ora dopo, la banda musicale di Short fu arrestata al completo e la stessa sorte toccò anche a Luke Short. Egli dovette pagare per il rilascio una multa di duemila dollari e gli fu intimato di lasciare la città. Per diverse ragioni Webster desiderava sbarazzarsi di Short.
Intanto Luke era un pistolero di tutto rispetto e per di più vantava amicizie con personaggi del calibro di Wyatt Earp, Bat Masterson e Doc Holliday. C’è da aggiungere che Webster vedeva costantemente calare i profitti del suo locale a vantaggio del Long Branch e probabilmente questa era la vera ragione dell’arresto di Short e della sua banda.
Lasciata Dodge, Short raggiunse Kansas City da dove spedì un telegramma all’amico Masterson che si trovava a Denver.
Bat rispose alla chiamata dell’amico e gli suggerì di recarsi a Topeka (Kansas) per far presente il caso al governatore George W. Glick. La stampa dell’epoca, in questo caso il “Kansas City Evening Star”, prese in esame la situazione e il 9 maggio 1883, sulle sue pagine si poteva leggere: “Il fatto che negli ultimi dieci giorni si sia instaurato un’allarmante stato di cose a Dodge City e che tutti i riferimenti del caso siano stati tenuti all’oscuro della stampa, è un eccellente esempio di cosa può fare l’illegalità in una di quelle città di frontiera”.
Intanto a Topeka, Luke Short presentò la sua petizione al governatore Glick dichiarando che “una banda di uomini armati” l’aveva costretto a lasciare Dodge City per concorrenza sleale in affari.
Short aggiunse che se fosse rimasto sarebbe stato ucciso.
Nel frattempo Luke Short si ricordò di avere degli amici fidati in alcune di quelle sperdute città di frontiera, amici che rispondevano ai nomi di Wyatt Earp, Doc Holliday, “Shotgun” Collins, Rowdy Joe Lowe e altri ancora. Egli chiamò tutti e tutti vennero dandosi appuntamento a Kansas City.
Bat Masterson e Charlie Bassett erano già in città da qualche giorno.
I giornali di tutto il Kansas uscirono con dozzine di articoli su quella che definivano la “Guerra di Dodge City”. Il 15 maggio il “Kansas City Evening Star”, dichiaratamente dalla parte di Short, pubblicò una lista di uomini che stavano arrivando a Dodge, i cui nomi erano conosciuti in ogni angolo della frontiera. “E’ anche probabile che altri pistoleri possano aggiungersi ai nomi già citati nella lista”, terminava il giornale. A quella minaccia lo sceriffo George Hinkle organizzò una squadra che potesse contrastare quella mezza dozzina di pistoleri e nello stesso tempo inviò una lettera al governatore nella quale chiedeva l’intervento dei soldati e allo stesso tempo dichiarava di non avere la sicurezza di poter salvaguardare la vita degli abitanti di Dodge senza la presenza dell’esercito.


La lettera dello sceriffo Hinkle al governatore
Wyatt Earp, negli ultimi anni della sua vita, raccontò al giornalista Stuart N. Lake la sua versione di ciò che accadde quando mise piede a Dodge City. Arrivato in città assieme a Dan Tipton, Texas Jack Vermillion e Johnny Green, Wyatt attese che arrivassero anche Charlie Bassett, Frank Mc. Laine e Bat Masterson. Quando a Dodge si venne a sapere che il governatore aveva respinto la richiesta dei soldati, Webster e compagni, furono presi dal panico. Onde evitare il ricorso alle armi, il sindaco fu costretto ad arrivare a un compromesso.
Wyatt Earp ricevette l’assicurazione che Luke Short sarebbe potuto tornare a Dodge City senza molestie. L’arrivo di Short in città fu descritto quattro giorni dopo dall’Evening Star di Kansas City:
“L’entrata in città di Luke Short e dei suoi amici fu un vero spettacolo. Short portava ai fianchi due grosse pistole e in mano teneva un fucile a canne mozze. Procedeva verso il Long Branch mantenendosi in mezzo alla strada e guardando di tanto in tanto verso gli angoli delle strade che confluivano verso Front Street. La stessa cosa fu per Wyatt Earp, Bat Masterson, Charlie Bassett e gli altri amici di Short. A quel tempo quegli uomini erano probabilmente tra i migliori tiratori della frontiera e mai prima nella storia del west era stata radunata una tale forza da combattimento”.
L’incruenta guerra di Dodge City era finita senza che un solo colpo fosse stato sparato.
Alcuni dei pistoleri, amici di Luke Short, prima di lasciare la città, si riunirono per una foto ricordo.
La fotografia è nota nelle pagine della storia del west come “La commissione di pace di Dodge City”.


“La commissione di pace di Dodge City”
Nel gruppo si riconoscono Charlie Bassett, Wyatt Earp, Frank Mc Laine, Neil Brown,
Bill Harris, Luke Short, Bat Masterson e W.F. Petillon.
Il 19 novembre 1883, Bill Harris e Luke Short vendettero le loro quote del Long Branch saloon.
Short, su consiglio di Jack Gallagher, si trasferì nel Texas a Fort Worth, dove prese a gestire un altro saloon, il “White Elephant” che si trovava nella zona nord della città, quella più elegante.
Nella zona sud, invece, esisteva un’area malfamata chiamata “Hell’s Half Acre” piena di saloon di dubbia fama.
Nell’inverno del 1887 era ancora possibile incontrare nella zona malfamata di Fort Worth un individuo con una certa reputazione alle spalle che rispondeva al nome di Timothy I. Courtright.
Alto, magro, di solito vestiva abiti scuri con camicie bianche sulle quali usava portare sottili cravatte. Alla moda del tempo, portava baffi e lunghi capelli che gli scendevano sulle spalle.
Ai fianchi portava due fondine dalle quali spuntavano due grosse colt.
La gente di Fort Worth giurava che non c’era individuo in giro in grado di batterlo con la pistola.
Il tempo aveva attenuato la sua abilità con la colt, ma di certo a nessuno sarebbe venuto in mente di affrontare Courtright in duello.
La sera del 7 febbraio 1887, Jim Courtright entrò nel “White Elephant”, ma prima che Jim potesse incontrare la persona che cercava, Jake Johnson lo fermò informandolo che quella sera aveva rilevato le quote del locale di Luke Short. C’erano stati dei dissapori tra Short e Courtright proprio a causa del locale e Johnson sperava, comprando le quote di Short, di cancellare ulteriori incomprensioni. Courtright considerava un amico Jake Johnson e forse per tale ragione non era mai arrivato a risolvere le questioni con Short con una sparatoria. Quella sera del 7 febbraio però, forse
Courtright la pensava diversamente e probabilmente considerava Luke Short un facile bersaglio.
Seduto all’interno del locale, a Short fu recapitata la notizia che Courtright era fuori in strada e che lo stava cercando.


Jim Courtright in due diversi ritratti

Il “White Elephant” saloon oggi a Fort Worth (Texas)
Jake Johnson, il socio di Short e ora unico proprietario del locale, si offrì di uscire per rabbonire Courtright. Vedendolo, Courtright gli andò incontro chiedendogli di Short e quando Johnson gli chiese il perché della faccenda, Courtright gli rispose che era una questione che lui e Short avrebbero risolto tra loro fuori dal locale.
Benchè avesse bevuto, quella sera Courtright, a detta di Johnson, sembrava controllare bene il suo temperamento. Johnson disse a Cartright che avrebbe provato a parlare con Short, ma che non avrebbe potuto promettere niente. Tornato nel locale, Johnson parlò con Short, ma questi rifiutò di scendere per un confronto con Courtright. Nel frattempo Jim, impaziente per l’attesa, entrò nel locale dicendo che era stanco di attendere e, gridando, diede del codardo a Short.
Anche Short a quel punto era stanco di quella storia e, sentite le grida di Courtright, gli andò incontro chiedendogli cosa volesse. Jim lo invitò a uscire in strada e allora Short e Johnson capirono che Courtright voleva regolare la questione con un duello.
Ora Luke non poteva rifiutarsi a meno di non volersi vedere affibbiata l’etichetta di codardo.
I tre uomini uscirono in strada e Johnson si fece subito da parte. Courtright disse a Short che era ormai tempo di sistemare la faccenda tra di loro.
Luke, calmo, replicò dicendo che non c’era nulla da sistemare. Di rimando Courtright accusò Short di volerlo uccidere, ma Luke replicò che non aveva armi addosso. Era naturalmente una bugia, perché nella tasca della giacca portava una colt a canna corta. Comunque Short prese i lembi della giacca aprendola in modo tale da mostrare che non aveva pistole all’anca.
La tomba di Luke Short a Fort Worth
Quello era il movimento che Courtright attendeva. Istantaneamente la sua mano scivolò verso il calcio delle sue pistole ma Short fece altrettanto estraendo come al solito per primo.
Luke sparò e il proiettile finì in qualche parte del corpo di Courtright. Questi barcollò indietro col revolver ancora in mano, mentre Short col braccio teso tirò il grilletto ancora per quattro volte. Mortalmente ferito, Courtright cadde pesantemente a terra senza aver sparato un solo colpo. Luke Short non fu incriminato per l’uccisione di Courtright poiché poté dimostrare di aver agito per legittima difesa.
Lo scontro tra Short e Courtright fu l’ultimo registrato nella città di Fort Worth in stile “old west”.
Luke Short morì sei anni dopo a Geudia Springs (Kansas) l’8 settembre 1893 a causa del mal funzionamento dei suoi reni e anche come conseguenza di un colpo di fucile ricevuto in uno scontro con Charlie Wright.
Egli è sepolto presso l’Oakwood Cemetery vicino, ironia della sorte, proprio a Jim Courtright dopo che questi era stato rimosso in seguito alla precedente sepoltura.

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