Quando il vecchio Kit Carson fu richiamato in guerra
A cura di Sergio Mura
Un dipinto raffigurante Kit Carson
L’avvio dei movimenti che avrebbero condotto in brevissimo tempo alla terribile Guerra Civile Americana è del 1861. In particolare, c’è un momento in cui tutti si rendono conto che saranno tempi durissimi ed è quando il Governo federale ordina a tutti i reggimenti di stanza nel sud-ovest di abbandonare le postazioni per fare un rapidissimo ritorno ad est dove avrebbero combattuto per l’Unione.
Quell’ordine non fu scevro di conseguenze per l’enorme area del sud-ovest americano, visto che l’assenza delle truppe venne immediatamente notata e registrata dalle numerosissime bande di indiani Navajo, Comanche, Kiowa e Apache che non persero un attimo a scendere sul sentiero di guerra come da tempo non gli capitava di fare, ossia senza nessuno in circolazione in grado di contrasterle!
Un cronista del tempo ebbe modo di scrivere: “I selvaggi si scatenarono in veri e propri saturnali di uccisioni e violenze. I corpi orribilmente mutilati di uomini, donne e bambini punteggiamo quasi ogni miglio della lunga strada per il Rio Grande.”
Le alte e numerosissime lamentazioni della gente che stava colonizzando l’area ormai senza presidio, spinsero il Governo a ragionare – almeno quello! – sul da farsi.
L’impossibilità di spedire nuovamente delle truppe in misura consistente e sufficiente era chiara a tutti e non sembravano esserci soluzioni. Fu proprio in quella situazione di imbarazzante indecisione che qualcuno tirò fuori dal cilindro la soluzione: Kit Carson!
Una rara immagine di Kit Carson (a sinistra guardando la foto)
Carson era da tempo che viveva un po’ in disparte, dopo aver contribuito notevolmente all’avanzata dei bianchi lungo la mobilissima frontiera del west.
Il “vecchio” scout venne chiamato dai vertici dell’esercito dell’Unione per reclutare un corpo di volontari in grado di agire prontamente per ristabilire la pace nelle zone del sud-ovest in cui era diventato arduo vivere in mezzo alle razzie degli indiani.
Passato rapidamente da tenente colonnello a colonnello dei New Mexico Volunteers, Kit Carson si diede subito un gran daffare con tutte quelle reclute da sgrezzare e abituare allo stile di vita militare. Non solo! Si adoperò in mille modi per convincere numerosi guerrieri Ute e Jicarilla a schierarsi con lui ed i suoi per combattere i loro nemici tribali di sempre. Era, quella, una mossa estremamente astuta che avrebbe segnato la differenza tra una normale e spesso inconcludente campagna militare contro indiani ben inseriti nel loro territorio e quello che sarebbe stata la vincente campagna guidata da Kit Carson.
Iniziò così la lunga lotta alle tribù ritenute ribelli e riottose a farsi assimilare dai bianchi nel sud-ovest. Nei primi mesi si susseguirono molti episodi di guerra di bassa intensità, delle schermagli, insomma, che non portarono grande agitazione tra le bande di razziatori. Ma da settembre del 1863 iniziò il periodo di scontri più duro, ben otto mesi di azioni che portarono i volontari e Carson a fare terra bruciata intorno ai Navajo a nord nel New Mexico. Nel corso di vere e proprie azioni di guerriglia, lo scout si portò all’interno delle terre dei Navajo abbattendo centinaia di tende in alcuni accampamenti (abbandonati dagli indiani in fuga), bruciando tonnellate di scorte di grano e distruggendo ingenti quantitativi di frutta, tutte scorte messe da parte dalle bande in vista dell’inverno.
Il fucile Spencer di Carson, decorato da un amico indiano Taos
Nel 1864 si distinse come comandante militare di notevole qualità nella sanguinosa battaglia di Adobe Walls, nei pressi di un trading post del Texas Panhandle. Lo scout ed i suoi uomini, 335 volontari e 75 scout, seppero tenere testa a quasi 3.000 indiani, riuscendo ad andarsene quasi indenne, contando appena 25 morti. L’unico altro ufficiale americano che si trovò a combattere con forze così ingenti di indiani nemici fu George Armstrong Custer, circa 12 anni più tardi, ma aveva dalla sua un numero di militari molto più grande.
La strategia adottata – quella di distruggere le scorte e gli accampamenti – costrinse i Navajo e le altre bande di razziatori a cedere le armi, consacrando ancora una volta il vecchio scout tra i grandi avversari degli indiani.
Dopo la guerra civile, Carson si trasferì in Colorado con la speranza di accrescere i suoi affari di allevatore e li morì nel 1868.
Negli anni seguenti i suoi resti furono trasportati in un piccolo cimitero vicino la sua vecchia casa a Taos.