Il Texas e la guerra civile americana
Quando si registrò lo scoppio della guerra civile americana, lo stato del Texas si affrettò a proclamare la secessione dall’Unione e aderì decisamente e con convinzione al progetto politico e militare della Confederazione di stati del sud.
Durante l’intera guerra civile il Texas, almeno fino al 1863 – data in cui l’esercito nordista prese il controllo del corso del fiume Mississippi per poi bloccare il fondamentale porto di Galveston -, fornì grandi quantità di soldati e rifornimenti all’esercito confederato.
Nel 1860, a seguito dell’elezione del presidente Abraham Lincoln (favorevole all’abolizione della schiavitù) l’opinione pubblica del profondo sud degli Stati Uniti (ovvero gli stati dal Carolina del Sud fino al Texas) era maggiormente orientata alla secessione.
Nel febbraio 1861 sei stati del sud avevano adottato un’ordinanza di secessione, ossia un documento che formalmente sanciva la secessione dagli Stati Uniti.
Il 21 gennaio 1861 il governatore del Texas Sam Houston indisse una riunione del parlamento texano ad Austin e, dopo aver definito “sciagurata” l’elezione di Lincoln, cercò di evitare la secessione. Ciò nonostante il 1º febbraio il parlamento texano proclamò la secessione dall’Unione con una maggioranza di 166 a 7. Il 23 febbraio la decisione venne confermata da un referendum approvato con una maggioranza di 46.129 voti a 14.697.
Siti militari nel Texas al tempo della guerra civile
Venne dunque deciso di ritirare l’ordinanza del 4 luglio 1845 con la quale il Texas aveva ratificato l’annessione agli Stati Uniti aderendo alla sua Costituzione e vennero revocate le relazioni e gli obblighi nei confronti del governo federale.
Infine, venne deciso di nominare una delegazione che avrebbe rappresentato lo stato del Texas a Montgomery (Alabama) dove i rappresentanti degli altri sei stati secessionisti si stavano riunendo per formare la Confederazione.
Il governatore Houston accettò la secessione ma fece pressioni affinché il Texas tornasse ad essere uno stato indipendente e neutrale. Il 16 marzo si tenne la cerimonia di giuramento di fedeltà alla confederazione. Houston si rifiutò per tre volte di giurare e venne dunque destituito.
Una volta destituito Houston, nell’inverno 1861, i rappresentanti delle contee del Texas adottarono con una maggioranza di 166 voti a 8 l’ordinanza di secessione. Venne inoltre approvata una dichiarazione che spiegava le cause della secessione tra cui: la solidarietà nei confronti di”sister slave-holding States”, l’incapacità del governo federale di prevenire gli attacchi dei nativi americani e delle bande di banditi.
Il voto per la secessione negli stati del sud
I politici del nord vennero accusati di abolizionismo e venivano proclamati i principi a giustificazioni dello schiavismo e della supremazia dei bianchi.
Dopo l’approvazione dell’ordinanza di secessione il governo del Texas nominò una “commissione di sicurezza pubblica” per negoziare col governo federale il trasferimento delle installazioni e delle basi militari alla Confederazione. Il generale unionista David E. Twiggs accettò di consegnare al governo texano le proprietà militari.
Nel 1862 il Congresso confederato di Richmond approvò una legge che imponeva la coscrizione obbligatoria a tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 45 anni (tranne sacerdoti, funzionari statali e locali e i proprietari di oltre 15 schiavi).
Oltre 70.000 texani – alcuni dei quali erano veterani della guerra messicano-statunitense e della rivoluzione texana – servirono nell’esercito confederato ed i reggimenti texani combatterono in molte importanti battaglie della guerra.
La drammatica evacuazione di Brownsville
Durante la guerra sul territorio texano non vennero combattute molte battaglie. Tuttavia a seguito dell’avanzata dell’esercito nordista oltre il fiume Mississippi i porti dello stato (così come quelli della Louisiana) furono teatro di molti tentativi di blocco da parte della marina unionista al fine di impedire l’esportazione di cotone verso il Messico e l’Europa.
La marina nordista bloccò il porto principale dello stato, Galveston, per circa quattro anni ma, a parte tre mesi durante i quali la città venne conquistata dall’esercito nordista, i confederati ne mantennero il controllo. Ulteriori tentativi dei nordisti di occupare le città di Laredo, Sabine Pass e Corpus Christi non ebbero buon esito e alla fine della guerra civile neanche una porzione del territorio texano era nelle mani dell’Unione.
Nella primavera del 1865 in Texas erano presenti circa 60.000 soldati confederati sotto il comando del generale Edmund Kirby Smith. Quando alla fine di aprile si diffuse la notizia della resa del comandante sudista Robert E. Lee la maggior parte delle truppe abbandonarono le armi.
La battaglia di Galveston
Il 14 maggio ci furono episodi di ammutinamento a Galveston e alla fine del mese si erano moltiplicati i casi di saccheggi e assalti a negozi e proprietà governative.
Per evitare che la situazione precipitasse nel caos il generale John Bankhead Magruder e Kirby Smith (che era già in contatto con il general maggiore nordista John Pope per negoziare i termini della resa) decisero di dichiarare disciolte le truppe del Texas.
L’esercito nordista arrivò in Texas il 19 giugno 1865 e il 25 giugno la bandiera a stelle e strisce sventolava su Austin.
Il presidente Andrew Johnson nominò Andrew J. Hamilton governatore provvisorio del Texas e concesse l’amnistia agli ex confederati che accettavano di sostenere l’unione. I rappresentanti del Texas saranno tuttavia reintegrati nel Congresso degli Stati Uniti d’America solo il 30 marzo 1870.