Come la Hudson’s Bay Company cambiò la vita dei nativi

A cura di Angelo D’Ambra

Per il reperimento di pellicce, gli inglesi della Hudson’s Bay Company si affidarono ai nativi. Volevano prevenire l’insorgere di contrabbando e la concorrenza tra società indipendenti e scelsero di concentrare tutto nelle mani degli indiani. A procacciarsi le pellicce non dovevano più essere gli europei, ma i cacciatori nativi e costoro avrebbero poi dovuto raggiungere le stazioni commerciali della compagnia per consegnare la merce.
I nativi, esperti nel catturare animali e nel lavorarne le pellicce, si dedicarono con solerzia a quest’attività durante tutto l’invero, quando i manti dei castori sono più folti, per rivendere le pellicce agli europei in primavera.
Via via per loro il castoro passò dall’essere fonte di cibo e vestiario a bene di scambio per ricevere merci europee. Oggetti prima di allora mai visti irruppero nella quotidianità degli indiani, modificandola profondamente.
I chipewayn iniziarono a scambiare pellicce con la Hudson’s Bay Company nel 1717, mutando drasticamente il loro stile di vita. Se fino ad allora avevano svolto attività di semplice sussistenza, vivendo su terreni condivisi con altre tribù come tlicho e coltelli gialli, per consolidare e custodire le loro possibilità di commercio con gli europei iniziarono ad impedire alle tribù amiche l’attraversamento del loro territorio.
I chipewayn, inoltre, si resero subito conto che era molto più facile scuoiare un animale con un coltello di metallo europeo che non con una pietra, così come era più rapido riscaldare una pentola di metallo che non un contenitore di roccia. Si dedicarono quindi non più a cacciare per avere cibo, ma per avere pellicce che potessero garantir loro accesso ai beni degli europei e alla fine divennero dipendenti dal commercio con la Hudson’s Bay Company per ottenere prodotti alimentari.

L’esigenza di trovare pellicce li portò pure ad affrontare continui lunghi viaggi nel sub artico senza neppure avere cavalli o essere grandi navigatori fluviali. Per sostenere tali impegni fu per loro necessario addirittura ricorrere a schiavi, attaccando le tribù prima amiche per fare prigionieri. Era una necessità, bisognava avere braccia per trasportare le pelli e le mercanzie che si ottenevano in cambio. Tale necessità diminuì solo quando crebbe il numero di schiavi africani.
Parimenti mutò la condizione delle donne native. Prima cacciatrici, esse erano ora relegate a levatrici. In passato, ispirate da visioni oniriche, le indiane erano divenute guaritrici, commercianti, guerriere, cacciatrici e capi tribù. Il commercio di pellicce le portò ad una condizione di emarginazione prima sconosciuta. Infine, non si tralasci come molte trasformazioni nelle vite dei popoli indigeni nordamericani furono dovute a rum e whisky. L’alcool, infatti, era uno di quei beni che i francesi erano soliti fornire a credito e provocò grandi debiti per molte tribù. Sotto la sua influenza, le generazioni più giovani presero a non obbedire più agli anziani delle tribù, alimentando conflitti con le altre popolazioni e sottraendosi al lavoro.

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