Dai coureurs des bois ai trapper

A cura di Angelo D’Ambra

I coureurs des bois
In Europa il manto dei castori era estremamente ricercato e apprezzato. La moda dei cappelli aveva portato, all’alba del XVI secolo, all’estinzione di questi animali e, tuttavia, la domanda di pellicce restava alta. Fu il Nuovo Mondo a rispondere ai mercati e così prese inizio quella “corsa alle pellicce” che finì col rappresentare una delle più energiche spinte all’esplorazione ed alla colonizzazione del Nord America. Una vicenda che solcò tre secoli e consegnò alla storia cacciatori animati da fiero spirito d’avventura, abituati a vivere all’aria aperta, in dispregio agli agi, usi a guadagnarsi da vivere in un solo modo: piazzare trappole.
L’origine dei cacciatori di pellicce in Nord America risale ai coureurs des bois. Erano commercianti francesi indipendenti che si aggiravano nei boschi, vivevano immersi nella natura selvaggia, attraversavano laghi e monti, sfidando l’impietoso clima e adattandosi ad una vita grama per allacciare rapporti coi nativi e acquistare da loro pellicce in cambio di oggetti di poco valore come attrezzi da caccia, ornamenti personali, utensili e pessimo alcol. Li si vedeva di tanto in tanto nelle città, con le loro sagome gigantesche e i vestiti goffi, metà europei e metà nativi, assumere un atteggiamento marziale e di disprezzo verso i “mangiatori di maiale”, come chiamavano gli europei che s’erano infiacchiti nei lussi. Costoro tennero sempre in grande considerazione i coureurs des bois per le vite audaci e coraggiose che conducevano nel pieno isolamento da ogni forma di civiltà, ma nutrirono pure disprezzo e fastidio per modi di fare troppo diretti, assenza di senso d’autorità e gerarchie, nonché totale mancanza di igiene. Così per gli europei delle città i cacciatori divennero “mangia topi”. Nonostante certe idiosincrasie gli uni e gli altri dovevano collaborare, i mangiatori di maiale avevano bisogno dei mangia topi per inviare navigli carichi di balle di pellicce in Europa o conciare abiti e cappelli alla moda in loco e così si stabilirono rapporti lavorativi estremamente proficui.


Gli scambi con gli indiani

Quando le autorità provarono a regolarizzare il fenomeno, la figura del coureurs des bois fu soppiantata da quella dei “voyageurs”, commercianti autorizzati dal potere governativo che viaggiavano in lungo e in largo per raggiungere l’entroterra indiano, trasportando poi le pellicce sino alle città e alle postazioni scambio su grandi canoe in territori inospitali. Le loro lunghe piroghe fendevano le rotte fluviali, da Montreal a Fort William, sino nell’Alberta settentrionale, e quando i corsi d’acqua non erano collegati, i voyageurs si caricavano le canoe sulle spalle e superavano sottoboschi e zone rocciose.
Coureurs des bois e voyageurs andarono scomparendo quando i britannici assunsero il monopolio del commercio delle pellicce canadese e fondarono la Hudson’s Bay Company. La compagnia diffuse ovunque le sue stazioni commerciali e questi centri accentrarono tutte le attività di caccia e scambio. Gli inglesi vollero prevenire contrabbando e concorrenza di società indipendenti, facendo sì che non fossero più i bianchi a portarsi tra i nativi, ma i cacciatori indiani a raggiungere direttamente gli europei affluendo con i loro carichi di pellicce in queste stazioni.


Scambi commerciali

I grandi introiti derivanti dai traffici incoraggiarono gli europei ad assumere in prima persona il ruolo di cacciatori. Essi furono indotti dal sogno di più lauti profitti ad esplorare e stabilirsi in regioni fino ad allora sconosciute stringendo legami con le tribù sparse in quei territori. Il commercio di pellicce comportò così l’espansione dei confini delle aree civilizzate nel Nord America, incredibili esplorazioni, ma anche il sorgere di una società multietnica, un mondo di frontiera in cui indiani e bianchi andarono plasmando il loro modo di vivere in base alle esigenze del commercio. Le relazioni nei primi tempi del fenomeno furono generalmente armoniose. I capi tribù eran soliti incoraggiare interazioni pacifiche e si diffusero i matrimoni misti tra donne aborigene e uomini bianchi. E così nacquero i metis, i meticci, i figli di matrimoni misti. Rappresentarono un’eccellente categoria di cacciatori perché conoscevano le foreste e i fiumi, sapevano cacciare e spostarsi con facilità su lunghe distanze. Fu la politica francese, in particolare, a incoraggiare l’infittirsi di reti di parentela e alleanze coi nativi nella regione dei Grandi Laghi.


Un trapper nel 1850

Non solo si puntò sugli scambi di merci per ottenere pellicce, ma si insistette per una vera e propria integrazione dei bianchi nelle tribù attraverso matrimoni o adozioni. L’obiettivo era quello di stabilire relazioni sociali solide per vincolare i nativi a obblighi reciproci finalizzati a conseguire ricavi commerciali, ma anche a far apprendere ai bianchi la sopravvivenza in quei luoghi selvaggi e sconosciuti.
In special modo dopo la fusione tra la Hudson’s Bay Company e la Northwest Fur Company, la caccia diretta, senza più l’intermediazione dei nativi, portò alla nascita di nuovi protagonisti, i trapper, gente che passava anni interi a piazzare trappole per i castori, lontano dalle città, nella solitudine di impenetrabili foreste incontaminate, signori di montagne inesplorate, di fiumi e laghi.

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