Le armi di Wes Hardin

A cura di Gualtiero Fabbri con la supervisione di Giuseppe Santini

Wes Hardin e la sua pistola
Dopo avere trattato l’autobiografia di Wess Hardin mediante una osservazione meticolosa, mirata alla ricerca di un effettivo riscontro sui suoi numerosi (ma spesso improbabili) omicidi, si cerca ora di fare una indagine anche sulle armi che utilizzò per queste “imprese”. Sebbene Hardin li nomini spesso, non è stato molto prodigo nella descrizione dei propri “ferri del mestiere”. Solo raramente accenna a loro fornendo qualche particolare in più.
Attraverso questi pochi indizi è comunque possibile compiere un’analisi sufficientemente approfondita e attendibile. Si precisa che per la stesura di questo scritto sono state usate le memorie di Hardin “The Life of John Wesley Hardin As Written by Himself” in prevalenza nell’intento di capire quali armi abbia usato, poiché la trattazione cronologica dei suoi omicidi con la disamina volta a discernere nei limiti del possibile la realtà dalla fantasia, è già stata pubblicata precedentemente.
Comunque, dove fosse utile o necessario, non mancheranno chiarimenti, aneddoti, giudizi e comparazioni, con l’intenzione dichiarata di volere rendere piacevolmente scorrevole la lettura anche ai non conoscitori di armi.
Tutto ciò che si susseguì nella sua violenta e tormentata vita, ebbe fatalmente inizio nel 1868 quando era ancora un giovane quindicenne.

Così nelle sue memorie descrive l’inizio dello scontro con la prima vittima, il nero Magie:
“…he struck me, and as he did it I pulled out a Colt’s 44 six shooter and told him to get back…”
(…lui mi ha colpito, (oppure toccato, urtato) e come lo ha fatto, ho estratto la sei colpi Colt 44 e gli ho detto di tornare indietro…) pag. 13 op. cit.

Quando, nel proseguo, racconta che in conseguenza di questo omicidio venne perseguito dall’Esercito Federale, descrive lo scontro nel quale uccise tre soldati della pattuglia di inseguitori, affermando di avere iniziato il fuoco con una doppietta, uno “shotgun”; il che nell’anno 1868 indica necessariamente un’arma a canna liscia e ad avancarica, quindi un generico “scattergun” caricato a pallini, o più probabilmente pallettoni.
Interrompiamo per pochi istanti la descrizione di questo combattimento e diamo rilievo, a titolo informativo, alla constatazione che le doppiette da caccia ad avancarica furono largamente usate dalla Cavalleria Confederata, poiché la Confederazione aveva pochissime fabbriche di armi. Le carabine di varie marche, quasi tutte a retrocarica, nei modelli Sharps, Burnside, Smith, ecc. -come anche le armi a ripetizione tipo Spencer ed Henry- salvo alcune eccezioni, furono appannaggio esclusivo dei Nordisti.
Quindi avere due colpi a disposizione, anziché uno solo, per un cavalleggero Confederato era un’opzione irrinunciabile, e così le comuni doppiette divennero in quel periodo una efficace arma da guerra.

Riprendendo dal punto in cui era stata interrotta la narrazione delle sue gesta: Hardin afferma che continuò la strage di soldati con un revolver:
“…and I brought it on by opening the fight with a double barreled shotgun and ending it with a cap-and-ball six shooter..”
(…e li ho indotti all’azione aprendo lo scontro con un fucile a due canne e finendo con un revolver ad avancarica…) pag. 14 op.cit.

E’ intuibile da queste frasi che il revolver in oggetto fosse il medesimo di qualche settimana prima, quindi un Colt 1860 Army.
Assodato che Hardin iniziò la sua “attività” di Killer con un Colt 1860 Army, e aveva addosso un’arma di questo tipo quando nove anni dopo fu arrestato, risulta logico supporre che tale sia stata l’arma privilegiata che lo accompagnò in tutti quegli anni.
Il revolver Colt 1860 Army è un’eccellente arma, prodotta in più di 200.000 esemplari servì egregiamente i Nordisti per tutta la durata della Guerra di secessione, è in calibro 44, pesa quasi 1.300 gr. ed ha una canna lunga oltre 20 centimetri. La pesantezza ed il notevole ingombro vengono comunque minimizzati dalla linea filante che lo rende ben bilanciato in mano.
Molte testimonianze esaltano la fantastica abilità, quasi da giocoliere, posseduta da Hardin nel maneggio di questi strumenti. Però, nonostante la sua destrezza, necessita un notevole sforzo di fantasia per immaginarlo, ad Abilene, compiere con due armi così ingombranti il celebre “road agents spin” (detto anche “Churly Bill spin”), e fare la prodezza di sorprendere un celebre “shootist” del calibro di Wild Bill Hickok coi nervi a fior di pelle, che oltretutto gli stava spianando una pistola sotto il naso! Gli storici di cose western sono divisi sulla tesi che ciò sia realmente accaduto ma, usando la logica, qualora lo si volesse accettare per almeno parzialmente attendibile (riflettendo però sulla probabilità che fosse andato come descritto), soppesati tutti gli elementi tangibili e le variabili, è evidente quanto sia ovvio propendere per la versione che fa capire come, con tutta probabilità, quello sarebbe stato il giorno del suo prematuro abbandono di questa valle di lacrime.


Il “road agents spin”, consisteva nel gesto di consegnare il revolver col calcio in avanti tenendo però l’indice infilato nel ponticello del grilletto. All’improvviso, usando la forza centrifuga e facendo perno su questo dito, si faceva ruotare velocemente l’arma, che veniva così a trovarsi correttamente impugnata dal calcio, già puntata verso l’avversario. Naturalmente, e tanto per non voler avere a che fare con cose troppo semplici, durante la rotazione si doveva anche armare il cane con il pollice!
Estrarre un’arma simile per consegnarla in questo modo strano, oltre che difficoltoso e scomodo, probabilmente avrebbe insospettito anche il più sprovveduto pistolero, figuriamoci un esperto “gunman” del calibro di Bill Hickok.

Dalle memorie di Hardin:
Abilene, Kansas, Agosto 1871
“…I had two six shooters on..”
(…avevo addosso due revolver…)
“..he (Wild Bill) pulled his pistol and said: “ Take those pistols off, I arrest you”. I said all right and pulled them out of the scabbard, but while he was reaching for them, I reversed them and whirled them over on with the muzzles in his face, springing back at the same time, I told him to put his pistols up..”
…lui ha tirato fuori la pistola e (mi) ha detto: “Metti via quelle pistole, ti arresto”. Ho risposto va bene e le ho tirate fuori dalle fondine, ma mentre si è allungato per prenderle, le ho rivoltate e le ho girate rapidamente con le canne verso la sua faccia, armandole nello stesso tempo (tirando indietro il cane), gli ho detto di mettere le sue pistole verso l’ alto….) pag. 45-46 op. cit.

Hardin fa capire che non uccise Hickok per il timore della reazione che avrebbe avuto la popolazione nei suoi confronti, poiché era un texano sudista in una città appartenente ad uno Stato che aveva avuto gravi danni dalle incursioni dei guerriglieri confederati.
Non è convincente pensare che i ragionamenti di Hardin fossero così concreti, sottilmente diplomatici, e più veloci delle sue mani. Solitamente prima sparava, poi forse, qualche volta, si sarà anche chiesto perché mai lo avesse fatto.
Oltretutto Abilene, capolinea per le mandrie di bestiame, nel periodo estivo era una città frequentata per la stragrande maggioranza da cowboy texani sostenitori del Sud, e da un nugolo di avventurieri parassiti sfruttatori al loro seguito. Tutti questi comunque, senza distinzione di appartenenza, odiavano il nordista Wild Bill Hickok, che li sottoponeva alla legge con pugno di ferro.

Nelle memorie Hardin afferma di utilizzare occasionalmente un revolver Remington in calibro 45, ne fa riferimento nel raccontare lo scontro suscitato per la lite di gioco in cui uccise Jim Bradly, il giorno di Natale del 1869 a Towash (Towash oggi è una “ghost town” i cui resti ogni tanto riemergono dal lago Whitney in occasione di prolungati periodi di siccità), Hill County, Texas:
“…He commenced to fire on me, firing once, then snapping , and then firing again, by this time we were within five or six feet of each other, and I fired with a Remington .45 at his heart and right after that at his head…”
(…egli ha aperto il fuoco contro di me, ha sparato una volta, poi rabbiosamente ha sparato ancora, in quel momento eravamo ad una distanza di circa un metro e mezzo-uno e ottanta, e ho sparato con un Remington in calibro 45 nel suo cuore, e poi dritto nella testa…” pag. 22 op. cit.


Remington calibro .45

Hill County, Texas, 07 agosto 1871.
Quando alcuni poliziotti di colore texani tentano di arrestarlo, Hardin racconta di avere ripetuto con successo “la rotazione improvvisa dell’arma” (road agents spin) contro un agente:
“….I heard some one say:
“Throw up your hands or die!”
And turning around saw a big black Negro with his pistol cocked and presented.
“Look out, you will let that pistol go off and I don’t want to be killed accidentally.”
He said: “Give me those pistols.”
I said: “All right” and handled him the pistols, handle foremost. One of the pistols turner a somerstet in my hand and went off…”
(….ho sentito qualcuno dire: “Butta in alto le mani o morirai!” Girandomi indietro ho visto un grosso nero Negro con la pistola spianata e pronta a sparare. “Attento, abbassa quella pistola, non voglio essere ucciso accidentalmente.”
E lui ha detto: “Dammi le tue pistole”
Ho risposto: “Va bene” e gli ho allungato le pistole, tenendole in avanti.
Una delle pistole ha fatto una giravolta sulla mano e gli ho sparato….”
Immediatamente dopo Hardin spara dalla finestra ad un secondo poliziotto nero che, in groppa ad un mulo, sta aspettando fuori dal locale:
“…I turned my Colt 45 on him and knocked him off his mule my first shot…”
(ho girato la pistola e l’ho buttato giù dal mulo al primo colpo) pag. 62 op. cit.

In questa narrazione Hardin ha sicuramente un vuoto di memoria, poiché la Colt calibro 45 nel 1871 era ancora di là da venire! Perciò, se di 45 si trattava, è probabile si riferisse ad un Remington “New Model Factory Conversion”, poiché in quegli anni nessun altro costruttore americano produceva un’arma in tale calibro.
A volere però essere precisi uno c’era stato precedentemente. Edwin Wesson, negli anni 1848-1849, produsse una piccola quantità di revolver ad avancarica in calibro 45 molto simili ai Wesson & Leawitt. Resta comunque estremamente improbabile che una di queste sia arrivata nelle mani di Hardin, ma anche se avesse avuto l’opportunità di visionarla, certamente non l’avrebbe mai preferita ad un Remington oppure al Colt 1860 Army.
Ad avallare l’abbaglio della memoria contribuisce anche l’interrogativo su come Hardin potesse essere in Texas in quella data. Lo storico Metz, il giorno 06 Agosto 1871 gli accredita un omicidio ad Abilene, quindi probabilmente Hardin confonde l’anno 1871 con il 1872, anno in cui, sempre in Agosto, egli si attribuisce l’uccisione di un poliziotto in Angelina County, Texas.


Colt 1860 Army

Ancor prima di questo episodio, nelle sue memorie, afferma di aver acquistato un Colt in calibro 45 nel Gennaio 1871. Anche questa volta, per ragioni di data, non è possibile che si tratti di un Colt 45. In quei giorni Hardin era in carcere a Marshall, Harrison County, Texas, e per evadere acquistò un revolver col quale uccise l’agente John Smalley (o Smolly) il 22 Gennaio 1871. Nelle sue memorie ha così descritto quest’arma:

“…Thinking they would soon be released, they had offered to sell me a pistol, a .45 Colt with four barrels loaded…”
(…pensando che presto sarebbero stati liberati, si sono offerti di vendermi un Colt .45 con quattro camere cariche…)
“…And so I bought the pistol for $10 in gold and $25 overcoat…”
(… e così ho comprato la pistola per 10 dollari in oro e 25 dollari di sovraprezzo…) pag. 30 op. cit.

Che fosse un revolver ad avancarica, oltre che dalla data, lo si evince anche dal particolare che vengano nominate le “quattro camere del tamburo cariche”. Fosse stato un revolver a retrocarica la logica vorrebbe che avesse scritto “un revolver e quattro cartucce”.
Presumibilmente fu con la stessa arma che il mese di Marzo dello stesso anno abbatté un manzo che, a suo dire, gli infastidiva il bestiame. Pensando di spaventarlo sparò con l’intenzione di sfiorargli il naso, ma sbagliò mira e lo centrò in un occhio. Il padrone dell’animale lo citò in tribunale per il danno subìto.
Hardin ammette, e fa notare, che quel colpo gli costò circa 200 dollari.

“…I could not keep him out of the herd, so i pulled my .45 and shot him, aiming to shoot him in the nose, but instead hit him in the eye..”
(..non sono riuscito a cacciarlo fuori dalla mandria, così ho tirato fuori la mia .45 e gli ho sparato, avevo mirato per colpirlo al naso, invece l’ho colpito nell’occhio…) pag. 35 op. cit.

In un passaggio della sua autobiografia racconta dell’inconveniente capitatogli durante un trasferimento di mandrie nel 1872. Durante uno scontro con alcuni mandriani messicani, si ritrovò ad essere armato soltanto di un revolver ad avancarica, il quale (puntualizza) era talmente malandato che per farlo funzionare necessitava tenere allineati camera del tamburo e canna usando la seconda mano!
Prosegue raccontando che durante una tregua, lui e il suo socio tornarono al carro degli attrezzi e si armarono con un paio di buoni revolver a testa prima di tornare sul luogo dello scontro.
Dallo studio di questo comportamento si evince che per un cowboy, una sola arma da utilizzare durante il lavoro era più che sufficiente, e che preferiva esporre alla polvere, alle intemperie e a sempre possibili cadute le armi meno pregiate.
A pagina 60 troviamo per la prima volta Hardin armato con un Winchester a leva. Fuggito nel cuore della notte da Abilene, precipitosamente e quasi svestito, per avere ucciso una persona colpevole soltanto di russare troppo forte durante il sonno, venne inseguito da una “posse” guidata da tre aiutanti di Wild Bill Hickok. Racconta che si rifugiò in un accampamento di mandriani dove riuscì ad armarsi con “due sei colpi ed un Winchester”.
Non vi sono certezze sull’identità dei revolver, il Winchester invece, per motivi di data (1871), non poteva essere altro che un modello 1866 “Yellow Boy”.
In molti passaggi delle sue memorie menziona l’uso della doppietta da caccia, ossia un “double barrel shotgun”, il quale doveva probabilmente essere ancora un vecchio modello ad avancarica, poiché riferisce che durante uno scontro avvenuto sotto la pioggia, sostenuto nel 1874, aveva coperto con un fazzoletto “i tubi delle capsule” (luminelli) per proteggerli. (pag.100 op. cit.)
In almeno altri due episodi Hardin racconta di avere utilizzato un fucile Winchester, ma senza precisarne il modello, che ovviamente può essere stato solo un 1866 oppure, ma è molto meno probabile, un 1873.


Winchester 1866 Yellow Boy

E’ largamente possibile che utilizzasse l’arma a canna liscia per gli scontri ravvicinati ed il “rifle” per i tiri a distanza. (pag. 103-106)
Nel 1872 la sua panoplia si arricchisce anche con un modello imprecisato di Derringer. Trovandosi di passaggio a Hemphill,

Sabine County, Texas, Hardin (tanto per fare una cosa diversa dal solito) ebbe un alterco con un poliziotto locale, tale Sonny Spites, al quale venne la sventurata idea di volerlo arrestare:
“….Spites started to draw a pistol, I pulled a derringer with my left and my six shooter with my right, and instantly fired with my derringer…”
(…Spites cominciò ad estrarre la sua pistola, io tirai fuori un derringer con la sinistra e la mia sei colpi con la destra e feci fuoco istantaneamente con il derringer…) Pag. 67 op. cit.

Spites fu ferito in modo non grave alla spalla e si salvò dopo una veloce fuga.
Non è dato sapere il modello della pistola tascabile usata in questo frangente, essendo Hardin un accanito giocatore non è insolita la presenza di un’arma simile su di lui, ma anche senza tirare in ballo il gioco, molti shooters, (e anche uomini di legge) portavano occultate addosso armi simili. Spesso ne avevano anche più di una, poiché potevano servire in casi di emergenza. Era facile che sfuggissero anche ad una sommaria perquisizione, riuscendo ad accompagnare il proprietario fin dietro le sbarre. Questo potrebbe in parte spiegare la relativa facilità con cui i protagonisti di quell’epoca riuscissero ad evadere dalle carceri cittadine.
Vista la predilezione di Hardin per due precise marche di armi (Colt e Remington), il “derringer” avrebbe potuto essere il famosissimo Remington Double Deringer, già in circolazione dal 1866, oppure il Colt Deringer, mono-colpo, prodotto da un paio di anni, però, andando ad analizzare un altro episodio è anche ipotizzabile che si sia trattato di un altro tipo di derringer.

Il giorno 07 Agosto 1872, mentre si trova a Trinity City, Texas, in un saloon ebbe un alterco con Phil Soublet, in questa circostanza Hardin sfodera un’arma che da lui non era ancora mai stata menzionata:
“… he said I was a liar and put his hand to his pistol, I slapped him in the face and shoved a bull-dog pistol at his head..”
(…ha detto che ero un bugiardo ed ha messo mano alla pistola, l’ho colpito con uno schiaffo e gli ho appoggiato una pistola tipo bull-dog alla testa..) pag. 69 op. cit.


Un ritratto di Wes Hardin

Soublet, allontanatosi dal saloon, si procurò una doppietta e si appostò, quando Hardin uscì gliela scaricò nella schiena ferendolo in modo molto grave ad un rene.
I revolver Bull-dog, poco ricordati nei racconti della frontiera, erano invece diffusissimi nel Far West. Armi molto compatte, quindi ben occultabili, solitamente dotate di un calibro di tutto rispetto. L’utilizzatore più noto di questi revolver si dice sia stato George Custer, che ne utilizzò due anche nella sua ultima battaglia al Little Big Horn.
In Inghilterra Philip Webley iniziò la fabbricazione dei British Bulldog nel 1872. L’arma, appena giunta al pubblico ebbe un immediato successo, però la marea di revolver che in seguito invasero l’America erano quasi tutti cloni, più o meno riusciti, fabbricati negli Stati Uniti. Risulta difficile perciò pensare che un’arma simile, alla metà del 1872, fosse già in circolazione nel cuore del West, e oltretutto già arrivata tra le mani di Hardin.
In quel momento nel West c’era invece in circolazione un’arma che potrebbe rispondere ad entrambi i requisiti di periodo e tipologia. Era un derringer fabbricato dalla Connecticut Arms, denominato appunto “Connecticut deringer”, o anche “Hammond deringer” dal nome del titolare del brevetto. Monocolpo, nata nel 1866 in calibro 44 rimfire, l’arma, per il suo aspetto, era comunemente chiamata anche “Bulldog”. Alcuni di questi modelli recavano impressa sulla canna la scritta “Bull-Dozer”.
Per trovare tra le mani di Hardin l’arma regina del Far West per eccellenza, ovvero un Colt 1873 SAA in calibro 45 si deve, forse, arrivare al 1876, quando a Mobile, Alabama, in Agosto (alcune fonti parlano invece di Novembre) assieme ad un ex poliziotto di nome Gus Kenedy, (o Kennedy) ingaggia uno scontro a fuoco con dei poliziotti del luogo.

Dopo la sparatoria i due si allontanano liberandosi delle armi:
“…we then ran down a street and i threw my .45 Colt’s over into a yard and told Gus to do likewise…”
(…noi allora siamo corsi giù per la strada e io ho buttato il mio Colt .45 in un deposito e ho detto a Gus di fare altrettanto) pag. 113 op. cit.

Non si ha però una prova certa che si trattasse di un modello Colt 1873 SAA, avendo lui già più volte indicato con questo nome altre armi che certamente non potevano esserlo.
Tornato uomo libero dopo diciassette anni di carcere, si dedicò alla carriera di avvocato.
L’unica volta che lo si scopre nuovamente con un’arma in mano è nel Maggio del 1895. Avendo perso un’ingente somma al gioco nel Gem Saloon di El Paso, minacciò i presenti con una pistola facendosi restituire il denaro perso. Per questa condotta fu arrestato dal vice sceriffo Will Ten Eyck, che gli trovò addosso, e gli sequestrò, un revolver Colt 1877 D.A. “Thunderer” in calibro 41.
Hardin venne rilasciato su cauzione in attesa del processo.
Dopo che il nostro anti-eroe fu ammazzato, un testimone, B. Stevens, proprietario del saloon in cui Hardin morì, affermò che il Capitano Carr rimosse dal suo corpo due revolver Colt Double-action in calibro 41 , questi potevano essere due revolver Colt 1878 D.A.Frontier, ma è improbabile, anche se i D.A. Frontier, tra i vari calibri possibili venivano camerati anche con questo erano comunque armi massicce da portare in modo occulto come abitualmente faceva Hardin, quasi certamente si trattava dei più leggeri e maneggevoli Colt 1877 D.A. Thunderer, che oltretutto erano camerati solamente in calibro 41.
Altri affermano, invece, che addosso avesse solamente una pistola, precisamente un revolver Smith Wesson D. A. top break, in calibro 44-40.
Il curatore testamentario dei beni di Hardin, J. L. Whitmore, tra i suoi effetti elencò un revolver Colt in calibro .41. Dal calibro e dalla matricola n° 68837, si deduce che era senz’altro un Colt 1877 Thunderer, i sopracitati Colt D.A. Frontier raggiunsero la matricola massima di 51210.
Altro revolver in elenco è un Colt D.A. in calibro 38, con matricola n°84304. Questo era il Colt “Lightning” che Hardin ricevette in regalo da Jim Miller, un altro famoso killer che Hardin, nella sua breve carriera di avvocato, aveva difeso in tribunale.
Infine vi era un Colt 1873 SAA in calibro 45, a cui era stato asportato il blocco dell’espulsore. Dal numero di matricola 126680 risulta che l’arma fu costruita nel 1888, quindi probabilmente fu acquistata da Hardin dopo l’uscita dal carcere.
Questo Colt 1873 SAA (icona predominante l’ immaginario sul Far West ) è l’unico revolver a cui si può abbinare con assoluta certezza la figura di Wess Hardin.
Per ironia della sorte, Hardin fu ucciso col modello di arma che quasi certamente non usò mai nel novero dei suoi numerosi omicidi.
La notte del 19 Agosto 1895 il poliziotto John Selman Senior, a tradimento gli sparò in testa con il suo Colt 1873 SAA in calibro 45.
Un’ultima curiosità per dimostrare quanto sia ancora viva negli Stati Uniti l’epopea western e come è rimasta intatta la fama di John Wesley Hardin:
nel 2002 a San Francisco il proiettile calibro 45 che lo uccise, è stato battuto ad un’asta di Greg Martin e aggiudicato per la somma di 80.000$!

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