Le cronache dei 16 rendezvous dei trapper
A cura di Gualtiero Fabbri
Nella prima metà dell’ottocento, ad ogni estate, ai piedi delle Montagne rocciose si tenevano i grandi rendezvous, appuntamenti dove si incontravano i trapper e i commercianti, e nei quali venivano scambiate le pelli pregiate con i rifornimenti per la successiva stagione di caccia, con beni voluttuari e con denaro, anche se quest’ultimo spesso restava nelle tasche dei cacciatori giusto il tempo della grande kermesse… I rendezvous, che erano stati concepiti come una “piazza” per rifornire i cacciatori e ritirare le pellicce, non potevano, poi, non trasformarsi in una grande festa.
Durante il rendezvous i commercianti organizzavano quello per l’anno successivo, veniva stabilita una data, prescelta una località, che doveva essere pianeggiante, che potesse contenere almeno gli accampamenti di cinquecento e più cacciatori, oltre a diverse migliaia di nativi.
Abbiamo notizia di 16 rendezvous e, nonostante l’incredibile penuria di informazioni dettagliate su quegli eventi, siamo riusciti a reperire sufficienti notizie che abbiamo raccolto in questo articolo.
Il primo rendezvous
Il primo rendezvous si tenne, a partire dal 1° luglio 1825, nella Burnt Fork, Wyoming, allora territorio messicano. Il Generale Ashley, accampato sull’Henry Fork del Green river scrive: “Il giorno 1° luglio, assieme agli uomini alle mie dipendenze con cui abbiamo intrapreso il viaggio attraverso il paese, più altri 29 che sono venuti da me provenienti dalla Hudson Bay Company, in tutto 120 uomini, ci siamo sistemati in due campi vicini, a circa venti miglia dal posto che ho designato per il rendezvous generale, quando pareva che fossero (i trappers) sparsi sui monti a ovest in piccoli distaccamenti tra il 38° e il 44° grado di latitudine.
La colonna in viaggio verso il grande raduno
Le uniche perdite subite nel viaggio sono stati 17 cavalli rubati dagli indiani Crow la notte del 2 aprile e la morte di un uomo alle sorgenti del Colorado, ucciso da un gruppo di indiani sconosciuti.” Ashley arrivò con una carovana condotta da 25 uomini, la merce era someggiata su cavalcature.
Al primo rendezvous si registrò la presenza di 120 trapper, tra i quali molti disertori della compagnia canadese della Hudson Bay. La brigata di Jed Smith era composta da 7 uomini, quella di Etienne Provost con 13, e Weber con 30 uomini.
Le pelli dei dipendenti vennero acquistate per 2-3 dollari la libbra, quelle dei cacciatori liberi per 5 dollari.
Dodici giorni dopo Ashley partì con un valore di 50.000 dollari in pellicce e, lasciato il rendezvous, riattraversò il South Pass e scese per il Bighorn Canyon, dove le pelli furono caricate su dei “bullboat” (specie di canoe costruite con pelli di bisonte), poi navigando prima sul Bighorn, poi sullo Yellowstone, arrivò infine al fiume Missouri, dove trovò la spedizione Atkinson-O’Fallon. Questa era su un battello a ruote e si trovava lì per negoziare con le tribù Arikara che si trovavano sul fiume. Il battello imbarcò Ashley e pellicce trasportandoli a St. Louis.
Uomini rinselvatichiti e vestiti come gli indiani
Pare che l’alcool non fosse una merce presente nel primo viaggio, infatti il primo rendezvous non ebbe nulla dei festeggiamenti che caratterizzarono i successivi; fu un semplice scambio pelli-merce. Per le grandi bevute, ci sarebbe stato tempo e modo successivamente.
Il secondo rendezvous.
Il secondo rendezvous iniziò alla fine di maggio del 1826 a Cove, nello Utah, allora territorio messicano. Ashley arrivò dopo un viaggio di oltre due mesi e mezzo con una carovana composta di trecento muli; partì, quindi, a fine inverno.
Il rendezvous si protrasse per oltre due mesi se è vero che Smith, arrivando ai primi di luglio lo trovò ancora in corso.
Il luogo esatto del ritrovo è – come per gli altri raduni – abbastanza incerto e fonte di contesa tra gli storici; lo storico Eddis propende per Cove, ma lo storico Dale Morgan suggerisce piuttosto Blacksmith Fork, vicino ad Hirum, sempre nello Utah.
Un ballo frenetico e gioioso intorno al fuoco da campo
Tutti e due gli storici si basano sugli appunti del diario di Jedediah “Jed” Smith e immaginiamo che entrambi abbiano solidi argomenti per le loro tesi per cui ci limitiamo a trascrivere ciò che si legge nel diario: “1 luglio – 25 miglia a nord lungo la riva del lago, (Great Salt Lake?) nulla da segnalare. 2 luglio – 25 miglia a nord-est verso i “depositi”; poco prima di arrivare abbiamo visto alcuni indiani al di là del torrente, sono andato da loro e con il poco che sapevo della loro lingua ho giudicato fosse una banda di Snake; ho imparato da loro che i bianchi erano accampati a circa venticinque miglia di distanza dal Little Lake (si pensa che intendesse il Bear Lake per distinguerlo dal Great Salt Lake; la località Little Lake è molto più spostata a sud-est); loro erano una banda di circa duecento tende e si stavano recando al rendezvous, ci siamo accampati con loro. 3 luglio – Mi sono fatto dare (dagli indiani) un cavallo e una guida ed alle tre del pomeriggio sono arrivato sul posto del rendezvous; il mio arrivo ha creato trambusto; io e il mio gruppo eravamo dati per dispersi e in nostro onore è stato caricato e fatto sparare un piccolo cannone trasportato da St. Louis.”
La mappa indica i luoghi dei 16 rendezvous
L’autore, partendo dal presupposto che a venticinque miglia dal “Little Lake” (Bear Lake) c’era il campo invernale di John Weber, situato a Cove (e lì erano stoccate le pelli cacciate in quella stagione) e con cui Smith si sarebbe dovuto incontrare, considerando che il sito dell’accampamento indiano e Cove erano uniti da un sentiero abbastanza largo per consentire il passaggio dei ”travois”, (la banda di indiani si stava spostando con tutte le famiglie) è dell’idea che il secondo rendezvous sia avvenuto nei dintorni di Cove, Utah.
Altri studiosi ancora propendono per un campo verso la fine meridionale della Willow Valley, comunque non molto lontano da Cove. Guardando la carta tutte queste località si trovano tra il Great Salt Lake e il Bear Lake non molto distanti l’una dall’altra.
Jed Smith, l’anno prima, dopo che Andrew Henry aveva lasciato la Compagnia, si era messo in società con Ashley, ed era partito agli inizi di ottobre 1825 da St. Louis assieme a Robert Campbell con una carovana di mercanzia per raggiungere il campo di Weber. La spedizione, colpita da forti contrattempi ed imprevisti, rischiò più volte l’annientamento, arrivando così in ritardo, a rendezvous iniziato.
Verso il rendezvous
Ashley ripartì il 18 luglio con un valore di 60.000 dollari in pellicce.
Lo stesso anno Ashley vendette a Smith, David Jackson e Willam Soublette il rimanente della Compagnia, impegnandosi di procurare le merci necessarie per i successivi appuntamenti.
Il terzo rendezvous
Il terzo rendezvous, quello del 1827, si tenne sullo Sweet Lake (Bear Lake) Utah, verso la parte meridionale del lago, allora in territorio messicano.
Con le merci di quell’anno Ashley inviò, per la prima volta ufficialmente un carico di Rum.
Partita da St Louis a metà aprile, la carovana arrivò sul Bear Lake ai primi di luglio e certamente il giorno 3 era già presente. La carovana di muli attraversò il South Pass trainandosi dietro anche un piccolo cannone montato su ruote e i solchi di quelle due ruote vengono indicati come i primi che segnarono il famoso passo obbligato per chi si dirigeva in California e in Oregon.
Questo rendezvous verrà ricordato per i prezzi esorbitanti delle merci in vendita che spingeranno molti cacciatori a cercare mercati e mercanti in alternativa.
Vi furono anche alcuni incidenti tra i cacciatori e gli indiani Blackfeet, ma non si ricordano vittime.
Per dire come le leggende nascono e fioriscono, riportiamo la versione di uno scontro riportata da Daniel Potts presente sul posto: “Una ventina di Blackfeet hanno iniziato una scaramuccia nel tentativo di rubare le bestie, tutto si è concluso senza conseguenze né feriti.”
Una spettacolare vista del luogo in cui si teneva un rendezvous
Ma riportiamo anche la versione di James Beckwourth, presente sul posto: “Battaglia campale con oltre trecento cacciatori coinvolti, più i loro alleati indiani; dopo sei ore di battaglia i Piedineri si sono ritirati lasciando sul campo 173 caduti.”
Il meeting durò solamente un paio di settimane.
Al ritorno si registrò la perdita di Hiram Scott che, ammalatosi, fu abbandonato al suo destino; i suoi resti furono ritrovati tre anni dopo in una località che ora si chiama Scott’s Bluff, nel Nebraska. Anche la Scott Valley, in California, ha preso il nome da Hiram Scott, un trapper non particolarmente conosciuto, ma che nella sua vita ha viaggiato parecchio.
Il quarto rendezvous
Il quarto rendezvous si svolse nel 1828 e anche questo fu tenuto sullo Sweet Lake (Bear Lake), Utah, allora territorio messicano.
In questo appuntamento, per vari motivi ci furono pochi scambi di pellicce; Soublette aveva portato via parte della merce alla fine del 1827 e alcuni depositi di pellicce (caches) avevano subito danni dalle piogge. Il sistema della “cache” era usato regolarmente quando il volume delle pelli cacciate diventava difficilmente trasportabile oppure quando la caccia finiva e si aspettava il tempo del rendezvous, o anche quando per causa di qualche incidente non si era in grado di trasportare le pelli.
Trappers in difficoltà dopo un attacco indiano
I cacciatori in questi casi provvedevano a nascondere le pellicce in una buca del terreno, coibentata con altre pelli e con l’ingresso ben occultato, tornando poi se e quando potevano, a recuperarle.
Al rendezvous si notò la presenza di un concorrente, Joshua Pilcher della American Fur Company che stava a significare che le lamentele dei trapper avevano trovato orecchie interessate, ma per quella volta Pilcher dovette limitarsi al ruolo di osservatore.
La American Fur Company aveva tentato quell’anno una spedizione di merce, con la guida di Lucien Fontenelle (un ex dipendente della Missouri Fur Company di Manuel Lisa) assieme ad Andrew Drips e Charles Bent, ma il tentativo di entrare in concorrenza venne sventato involontariamente dagli indiani Crow che al South Pass avevano rubato loro le bestie da soma… I trapper di Lisa dovettero nascondere la merce e memorizzare i luoghi. Riprovarono inutilmente due anni dopo col sesto rendez-vous.
Alla ricerca del luogo dell’incontro
La scarsità di scambi che caratterizzò questo rendezvous fu causata anche dalla bellicosità crescente dei Blackfoot che non si limitarono a mostrarsi, ma attaccarono con una forza di trecento guerrieri il gruppo di Robert Campbell. Per fortuna dei trapper, l’attacco si verificò in prossimità del luogo del raduno, per cui gli altri partecipanti intervennero in soccorso degli attaccati, costringendo i Piedineri a ritirarsi. La cronaca riporta l’uccisione di un certo Lewis Boldue, ma non siamo riusciti a trovare sue notizie dell’epoca, dato che risulta solo il nome di Louis Boldue, trapper e cuoco.
Il quinto rendezvous
Il quinto rendezvous è del 1829. In realtà quell’anno si tennero due appuntamenti, il primo dei quali fu tenuto nel Popo Agie (Popoasia) sul Little Wind River a nord di Lander, in Wyoming. Questo fu il primo rendezvous in territorio statunitense e il primo al di qua dello Spartiacque Continentale, ma non ci fu un grande commercio e molti cacciatori si dovettero indebitare per avere le scorte sufficienti per un’altra stagione di caccia.
Gli indiani partecipavano numerosi ai rendezvous
Soublette, era arrivato a metà luglio, e finito l’incontro si avviò con la carovana delle merci rimanenti attraverso Togwotee Pass nello Jackson Hole, e poi attraverso il Teton Pass fino a raggiungere Pierre’s Hole, in Idaho il 20 agosto.
Qui si tenne il secondo appuntamento di quell’anno. Sul posto erano presenti Jed Smith, Robert Evans e Sila Gobel, che erano stati fuori due anni alla ricerca di zone per la caccia arrivando fino in Oregon. Smith e la sua spedizione erano stati dati per morti ed effettivamente dei sedici uomini che partirono al meeting ne tornarono solo tre.
Robert Newell registrò la presenza di 175 mountain men in quel secondo rendezvous.
Il Pierre’s Hole prese il nome da ”Old” Pierre Tevanitagon, un mountain man irochese
ucciso in battaglia dai Blackfeet nel 1827.
Il sesto rendezvous
Il sesto rendezvous (1830) si tenne a Riverton, Wyoming, (USA) nei pressi della confluenza del Wind River col Popoagie River. Jim Soublette lasciò St. Louis in aprile con la mercanzia occorrente per il meeting di quell’anno e la sua carovana comprendeva 81 uomini che viaggiavano a dorso di mulo, dieci carri trainati da muli (5 per carro), due carrozze da viaggio, dodici capi di bestiame da carne e una mucca da latte.
La carovana fece sosta il 4 luglio sullo Sweetwater nei pressi di un grande blocco di granito affiorante che fu chiamato Indipendence Rock.
Trapper e indiani
Il percorso seguito dai commercianti di pellicce diventerà una decina di anni dopo il famoso Oregon Trail, la pista seguita da tutti i pionieri diretti ad Ovest e l’Indipendence Rock divenne un punto di riferimento importante e arrivare ad accamparsi in quel luogo entro il 4 luglio significava aver di fronte il tempo necessario per attraversare lo Spartiacque Continentale prima che iniziasse l’inverno, anche perché superata quella data si rischiava di farsi sorprendere dal maltempo sui monti con esiti quasi sempre nefasti.
La carovana di Soublette arrivò al rendezvous il 16 luglio, percorrendo in media 15-25 miglia al giorno.
Questo, per i tre soci, fu il più redditizio dei rendezvous visto che incassarono pelli per un totale di oltre 84.000 dollari, ma nonostante il lucro, per la società fu anche l’ultimo rendezvous… Smith, Jackson e Jim Soublette il 4 agosto, alla fine del meeting, cedettero la società a nuovi soci, che erano poi gli stessi compagni di avventura di sempre: Thomas “Tom” Fitzpatrick, James “Jim” Bridger, Milton Soublette – che subentrava al fratello – Henry Fraeb e Jean Gervais; la nuova società si chiamò Rocky Mountain Fur Company e notiamo che questo nome è stato abitualmente usato e indica, solitamente, i promotori di tutti i rendezvous, anche se in realtà non fu proprio così.
I vecchi proprietari, come in precedenza accadde con il Generale Ashley, si impegnarono alla consegna delle merci per gli incontri successivi.
Nel sesto rendezvous ci fu il secondo tentativo della American Fur Company di inserirsi nell’affare, approfittando del fatto che i prezzi tenuti dai commercianti erano alti e ai cacciatori faceva comodo invece che ci fosse un po’ di sana competitività. Per loro non era molto importante il costo iniziale di vendita di una pelliccia di castoro, ma era importante che le merci di cui abbisognavano non costassero troppo.
Festeggiamenti per l’arrivo della carovana
In fondo un prezzo esagerato delle scorte vanificava i benefici di un alto costo delle pelli.
Quindi, l’American Fur Company inviò nuovamente una propria carovana di merci sotto la guida del solito Fontenelle e questa spedizione, spinta dal desiderio di battere i concorrenti, arrivò sul Green River un mese prima degli altri, ma non ebbe fortuna perché non riuscì a localizzare la posizione in cui si era deciso di tenere il rendezvous.
Il settimo rendezvous
Il settimo rendezvous, quello del 1831, si tenne nuovamente in territorio messicano, all’incirca dove si era svolto il secondo, forse sul fiume Bear nella Willow Valley, oppure come indicano taluni presso il Green River, ma a noi parrebbe più logica la prima ipotesi, essendo partita la merce da Santa Fe o da un punto di quella pista.
L’anno prima Fitzpatrick si era accordato con gli ex proprietari per la consegna delle merci, ma per vari motivi non si recò in tempo a St. Louis per stabilire dove si sarebbe dovuto tenere il rendezvous; per accordi presi avrebbe dovuto essere là entro marzo, ma a causa di vari contrattempi arrivò solamente a maggio.
Scambi con una donna indiana
Smith, Jackson e Soublette, attesero inutilmente Fitzpatrick e poi per non ritrovarsi sul groppone una carovana di merce decisero di trasportarla sulla piazza di Santa Fe, visto che si diceva che quella città fosse affamata di ogni tipo di merci e che si potessero spuntare ottimi prezzi nell’acquisto di scorte.
Durante questo viaggio perse la vita Jedediah “Jed” Smith, quasi sicuramente ucciso da una banda di Comanches. Risulta che Smith si allontanò dalla carovana per cercare dell’acqua (che stava cominciando a scarseggiare) e si avviò verso il Cimarron con Tom Fitzpatrick, che li aveva raggiunti. Ad un certo punto i due si separarono per allargare le ricerche, ma Smith non fece più ritorno e il suo corpo non fu mai ritrovato. Tempo dopo il suo fucile e le sue pistole circolarono per Santa Fe, vendute da alcuni Comanches, i quali dissero di averle prese ad un bianco ucciso nei pressi di una sorgente durante una battuta di caccia la bisonte. Il più grande mountain man di tutti i tempi perse la vita in un deserto pianeggiante a soli 32 anni!
Il grande Jedediah Smith (a destra)
A Santa Fe Fitzpatrick riuscì a farsi consegnare una parte della merce e con un’esigua carovana composta da circa 40 uomini – tra cui Kit Carson – ripartì per le montagne. Arrivato sullo Sweetwater incontrò Henry Fraeb a cui venne affidata, mentre lo stesso Fitzpatrick ritornava a St. Louis per preparare la successiva spedizione.
Dopo inutili settimane di attesa, i cacciatori disperavano di poter ottenere in materiale di cui avevano bisogno per la caccia futura e molti se ne erano già andati quando Fraeb arrivò… I cacciatori rimasti consegnarono le pellicce, acquistarono le merci che gli occorrevano e lasciarono i commercianti liberi di allestire il campo invernale.
L’ottavo rendezvous
L’ottavo rendezvous si tenne nel 1832 al Pierre’s Hole, ai piedi dei Grand Teton, più o meno nello stesso posto del 1829.
Il solito Soublette, assieme a Robert Campbell, si incaricò della carovana con la merce; li accompagnava anche Fitzpatrick che era a corto di denaro e senza pellicce – quelle dell’anno prima le aveva ritirate Fraeb che evidentemente doveva ancora rientrare – e dovette sudare parecchio per convincere Soublette a fargli credito.
Curiosamente, proprio Soublette, con il rinnovo della licenza ebbe il permesso di caricare 450 galloni di whisky per “i suoi barcaioli” pur con l’assoluto divieto di vendere alcolici agli indiani. Buffo è notare che loro trasportavano la merce via terra e non con la barca…
Partirono alla fine di aprile e a loro si aggregò la carovana di Nathaniel Wieth, un piccolo commerciante di pellicce di cui la Rocky Mountain Company evidentemente non temeva la concorrenza, e il gruppo si ingrandì via via che incontrava altri cacciatori la cui compagnia aveva chiuso i battenti per fallimento. Questi erano gli uomini della “Gant e Blackwell” a cui Soublette comprò le pelli, spingendoli a unirsi a lui per raggiungere il rendezvous.
Prima di arrivare al campo, il gruppo subì un raid notturno ad opera dei Blackfoot che si portarono via una dozzina di cavalli, ma che per fortuna non causarono perdite umane. Il 2 luglio arrivarono alfine al rendezvous, quando Fitzpatrick non era ancora arrivato. Eppure si era staccato dal gruppo per precedere la carovana! Loro non potevano ancora saperlo, ma aveva subito anche lui un attacco dei Blackfoot e si era salvato fuggendo, ma aveva perso armi e cavalcature. Arrivò al rendezvous poco tempo dopo, portando con sé Antoine Godin gravemente ferito.
Il guado di un fiume prima del rendezvous
Anche in questa occasione la Compagnia concorrente, la American Fur Company, mandò una carovana di merci, ma anche questa volta arrivò abbastanza in ritardo. Vi erano pure i commercianti della Hudson Bay e quelli della “Bean e Sinclair”. Le varie Compagnie, di cui era malcelata la forte rivalità, si divisero in campi separati, ben quattro, e per la prima volta nella storia dei rendezvous ci furono più mercanti e ci fu la possibilità di concorrenza. Poi, nei fatti, pare che le diverse compagnie si trovarono d’accordo nel praticare prezzi quasi identici.
Il rendezvous del 1832 fu uno dei più grandi, vi parteciparono più di 400 cacciatori bianchi, oltre duecento tende di Nez perce e Flathead, e più di tremila cavalli; il campo si estendeva per più di sette miglia quadrate!
L’episodio che segnò quell’anno fu lo scontro avvenuto tra gli indiani chiamati “ostili” e la carovana di Milton Soublette e Campbell a fine rendezvous. Accompagnata da alcuni gruppi di caccia, la carovana lasciò il rendezvous il 17 luglio e il giorno dopo subì un attacco da parte di un forte contingente di nativi. Questo scontro è passato alla storia come la Pierre’s Hole Battle, ed è stata la battaglia più grande tra nativi e bianchi in tutto il periodo dei rendezvous. Il combattimento si protrasse per una giornata, poi gli attaccanti se ne andarono lamentando la perdita di 10 o 26 guerrieri, numero variabile a seconda del racconto che si tiene per buono. I cacciatori ebbero 3 morti e otto feriti gravi e i loro alleati Flathead una decina di perdite.
Come sempre, se si deve fare affidamento sui mountain men per il resoconto di un fatto eclatante ci si trova di fronte a molteplici versioni. Questa volta la versione più accreditata è quella di un testimone… che non c’era!
Alcuni giorni dopo l’attacco i Trapper incrociarono la spedizione di Bonneville e Campbell gli fece un rapporto della battaglia, rapporto che Bonneville riscrisse nel memoriale della sua esplorazione, nel 1837.
Il grande rendezvous del 1832 si sciolse definitivamente il 30 luglio.
Il nono rendezvous
Il rendezvous del 1833, il nono in ordine cronologico, evidenziò quello che si era iniziato a notare nel precedente, ossia che la concorrenza stava diventando spietata. L’appuntamento di quell’anno fu sul Green River ad Horse Creek, Wyoming, in territorio americano e in questa zona, evidentemente ideale, si tennero da allora quasi tutti i rendezvous, eccetto uno.
La merce per la “Rocky Mountain Company”, quell’anno venne portata da una carovana della nuova “St. Louis Fur Company”, guidata da Robert Campbell, e arrivò il 5 luglio. Questa nuova società era appena nata ad opera di William Soublette e Robert Campbell, che vollero provare a combattere contro la potenza commerciale della American Fur Company.
Proposta di matrimonio per un trapper
La “American”, che basava il suo commercio sui propri fortini di scambio, aveva invaso la “piazza” dei Rendezvous. Perciò Soublette e Campbell, fondata la nuova Compagnia, cominciarono ad aprire punti di scambio lungo l’alto corso del Missouri arrivando ad aprirne una decina durante il 1833, tutti in prossimità di quelli della American, causando una guerra combattuta a forza di rialzo dei prezzi di acquisto delle pelli e di altre modalità meno trasparenti…
Quell’anno la American Fur Company, che era economicamente una potenza, arrivò a pagare il castoro a 12 dollari la libbra, più di tre volte il prezzo dei concorrenti. Alla fin dell’anno la St. Louis era “alla frutta” e fu rilevata dalla rivale che pare abbia pagato un buon prezzo ai due proprietari.
Lucien Fontenelle e Andrew Drips, al comando dell’altra carovana, quella della concorrente ”American Fur Company”, avevano deciso per un rendezvous alternativo da tenersi nei pressi di “Fort Bonneville”, dove era ancora presente Benjamin Bonneville con la sua carovana, e Bonneville, anche se operava indipendentemente era sempre finanziato dal proprietario della American Fur (Astor). Ma Fontenelle e soci erano arrivati solamente il giorno 8 luglio e ormai il rendezvous della “Rocky Mountain” era già iniziato, attirando i potenziali “clienti” a sé, per cui anche loro si risolsero a spostarsi e ad accamparsi sul Green River, a cinque miglia dai rivali, facendo sì che nel 1833 il rendezvous si estese per dieci miglia lungo il fiume.
Il meeting attirò circa trecento cacciatori e qualche migliaio di indiani, ci fu un grande afflusso di pellicce e le quattro Compagnie presenti “tennero ottimi rapporti tra loro”, il che, tradotto in italiano, significò pellicce acquistate a prezzi bassi e merce venduta a prezzi alti da tutte e quattro e di buon accordo! Le quattro Compagnie erano la Rocky Mountain, L’American Fur, la spedizione Bonneville e la St. Louis Fur Co. e nonostante il “cartello” i guadagni, divisi tra quattro protagonisti, non furono molto alti. La Rocky Mountain per fare fronte ai debiti dovette far entrare un nuovo socio, Edmund Christy, e si accordò poi segretamente con Nathaniel Wyeth per il rifornimento di merci dell’anno successivo, cercando così di tagliare fuori i suoi più grossi creditori: William Soublette e Robert Campbell.
Uno stupendo ritratto di un trapper
Un avvenimento che segnò questo rendezvous fu l’attacco di alcuni lupi idrofobi che in un paio di incursioni notturne morsicarono diversi partecipanti (forse 12) e alcuni cavalli. Di solito i trapper non alzavano tende, a meno che non ci fosse maltempo, e dormivano all’aperto.
Un racconto ce lo ha lasciato Charles Larpenteur che nelle sue memorie ricorda una notte, quasi alla fine del rendezvous, in cui alcuni mountain men furono morsicati al volto, uno in modo grave, da un animale che si suppose fosse un lupo. L’unica vittima di cui venne a conoscenza tempo dopo era un certo George Holmes del gruppo Fontenelle (American Fur) che nel viaggio di rientro morì per idrofobia.
Un’altra novità del meeting anno 1833 furono i cosiddetti “turisti paganti”; i due più famosi furono il nobile William D. Stewart e Benjamin Harrison, figlio di William Henry Harrison, nono Presidente degli Stati Uniti, aggregati alla carovana Soublette-Campbell. Questi due signori pagarono ben 1.500 dollari in due per il solo viaggio.
Il rendezvous si concluse il 24 agosto.
Il decimo rendezvous
Il decimo rendezvous, svoltosi nel 1834, si svolse in Messico, nei pressi degli Ham’s Fork e Black’s Fork, affluenti del Green River, e le tre Compagnie presenti si insediarono in uno spazio di circa dieci miglia.
Ormai da qualche anno non era più solamente la Rocky Mountain Fur Company ad essere protagonista dei grandi meeting e comunque questo fu anche l’ultimo rendezvous in cui operò sotto questo nome. Nathaniel Wyeth, che doveva rifornire segretamente la Rocky Mountain, partì con la sua carovana il 28 aprile da Indipendence; aveva come passeggeri il missionario Metodista Jason Lee con quattro compagni e due naturalisti, Thomas Nutall e kirk Townsend, come primi segni di una civiltà che cominciava a bussare alla porta.
Il fornitore ufficiale (e creditore) della Rocky Mountain, William Soublette, venuto casualmente a conoscenza del raggiro, finì di allestire propria carovana in fretta e furia e partì anche lui alla volta del rendezvous e nonostante i sette giorni di ritardo sul concorrente, mettendo a frutto gli anni di esperienza in quel percorso, arrivò sul Green River tre giorni prima del rivale, in tempo per obbligare la Rocky Mountain, nelle vesti di Tom Fitzpatrick, ad accettare la propria merce.
Nonostante la fretta, Soublette durante il viaggio ebbe il tempo di lasciare alcuni dei suoi uomini alla confluenza del Laramie con il North Platte, incaricandoli di costruire per lui un Forte che prese il nome di Fort William.
In viaggio con le merci
Il terzo campo del 1834 fu quello della ormai sempre più presente American Fur, che era sempre l’ultima ad arrivare, ma presente fin dal 28 giugno.
Jim Bridger si era incontrato con Fitzpatrick il 15 giugno ma poi arrivò solo il 25. Il primo ad accamparsi fu Nathaniel Wyeth il 18 giugno sulla confluenza del Sandy e Green River, luogo che inizialmente era stato scelto per il rendezvous, ma che era inspiegabilmente ancora deserto. Non era presente la Compagnia di Bonneville, però i suoi cacciatori si rifornirono da un commerciante di nome Michael Cerre sul fiume Bear, lasciandoci intuire che oltre ai grandi rendezvous ufficiali ve ne erano altri di dimensioni più ridotte.
Il rendezvous del 1834 terminò con la partenza di Fitzpatrick e Fontenelle.
In quell’anno vi furono molti cambiamenti nel commercio delle pellicce. Già durante il rendezvous la storica società Rocky Mountain Fur Company chiuse i battenti e dalle sue ceneri nacque una nuova società comandata dal duo Fitzpatrick e Fontenelle, con William Soublette e Campbell come soci in ombra. Per la fornitura delle merci la nuova società doveva affidarsi alla American Fur. Il dominio degli “Uomini di Ashley” sulle Rocky Mountain stava tramontando.
John J. Astor si ritirò in pensione e vendette i suoi interessi sulle pellicce alla Pratte, Chouteau & Co. che continuò ad essere conosciuta come American Fur Co.
Il beffato Nathaniel Wyeth il 2 luglio abbandonò il rendezvous molto prima del suo termine; aveva venduto poca merce e così si trasferì alla confluenza dello Portneuf con lo Snake River dove costruì Fort Hall e si mise a commerciare con le varie tribù indiane del posto.
L’undicesimo rendezvous
Il rendezvous del 1835 si tenne nuovamente sul Green River, Wyoming, come nel 1833, e la zona resterà sempre quella anche per i successivi appuntamenti.
Fontenelle portò la carovana fino a Fort William, Fizpatrick gli dette il cambio e la portò al rendezvous, arrivando il 12 agosto. La carovana trasportava anche i missionari Marcus Whitman, un dottore, e Samuel Parker. Il dottor Whitman eseguì diverse operazioni durante il rendezvous, tolse una punta di freccia blackfoot dalla schiena di Jim Bridger ed un’altra dalla spalla di un trapper che se la portava in giro da oltre due anni…
Un fortino di una compagnia di pellicce
Fu un grande rendezvous, si contarono trecento cacciatori, 2.000 Shoshoni e 40 tende Nezperce e Flathead, ma durò abbastanza poco; il 21 Jim Bridger lasciò il campo con 85 cacciatori per dirigersi verso il Pierre’s Hole, seguito da Samuel Parker che poi proseguì la sua missione verso l’Oregon scortato da guide indiane. Il 27 Agosto anche Fitzpatrick lasciò il rendezvous e tornò con le pelli a Fort William e Fontenelle continuò il viaggio fino a St. Louis.
Il dodicesimo rendezvous
Il dodicesimo rendezvous si svolse nel 1836 sul Green River alla confluenza con il Horse Creek, nel Wyoming. Per la prima volta nella storia di questi meeting furono presenti due donne bianche.
Lucien Fontenelle, ormai diventato un alcolizzato, non fu in grado di guidare la carovana delle mercanzie; il solito Fitzpatrick lo fece al posto suo, partì il 14 maggio da Bellevue, in Missouri, con Milton Soublette, 70 uomini, sette carri, una carrozza, e quattrocento bestie in prevalenza muli. Nei pressi di Loup Fork in Nebraska si unirono al loro il dottor Marcus Whitman con la moglie Narcissa, Henry Spalding con la moglie Elisa, e William H. Grey. La carovana arrivò a Fort William il 18 giugno, si decise di caricare la merce a dorso di mulo e lasciare i carri al forte. I trasportatori ripartirono subito e arrivarono al rendezvous il 6 luglio.
Una sosta al posto di scambio
I primi trapper avevano già iniziato ad arrivare dal 28 giugno. Il 1 luglio era arrivato Nathaniel Wyeth con un piccolo gruppo di cacciatori; era reduce dalla vendita di Fort Hall e si fermò a mercanteggiare sino alla fine del rendezvous e rientrò alla civiltà con un carico di pellicce.
Il 12 luglio, per ultimo arrivò un piccolo gruppo della Hudson Bay guidato da John McLeod e Thomas McKay.
Il 18 luglio il rendezvous iniziò a sciogliersi e i missionari, abbandonata la carrozza sul luogo del meeting, si avviarono scortati dagli uomini della Hudson Bay verso Walla Walla nello Stato di Washimgton.
Fitzpatrick e Milton Soublette rientrarono col carico di pelli a Fort William che intanto era passato sotto la proprietà della società Pratte-Couteau, la nuova American Fur Co.
Fitzpatrick proseguì con le pelli per Bellevue. Soublette, ammalato, restò al Forte dove morirà il primo aprile dell’anno dopo, di “osteomielite”.
Il tredicesimo rendezvous
Il tredicesimo rendezvous si tenne nel 1837 in un luogo alla confluenza tra il Green River e lo Horse Creek. Ormai i rendezvous non erano più un’avventura verso l’incognito, ma una sorta di routine che verrà interrotta dopo pochi anni dalla fine dei castori nei bacini delle Montagne Rocciose.
Uno scambio di opinioni
Thomas Fitzpatrick, accompagnato da Etienne Provost, partì da Indipendence con trenta carri e due carrozze accompagnato da due turisti, Sir William Drummond Stewart e un giovane artista, Alfred Jacob Miller. Stewart aveva già partecipato al rendezvous del 1833 e Jacob Miller, con i suoi disegni, ci ha lasciato le uniche testimonianze visive dei rendezvous.
La carovana arrivò a Fort William in giugno. Il Forte era comandato da Fontenelle che era stato licenziato l’anno precedente per il suo alcolismo ma che era riuscito a farsi reintegrare. Le merci vennero parzialmente “someggiate” e la carovana ripartì il 27 giugno agli ordini di Fontenelle con 45 uomini e venti carri per arrivare al rendezvous il 18 luglio.
Al meeting erano presenti Osborne Russel e Robert Newell che erano sul posto già da giugno.
Il 2 luglio arrivò William Gray mentre uno dei missionari, Gray, che era partito con Marcus Whitman stava tornando all’Est per prendere moglie e poi tornare alla Missione.
Arrivò anche un piccolo gruppo della Hudson Bay da Fort Hall.
Il 20 luglio il rendezvous iniziò a sciogliersi con la partenza di Russel e di Fontenelle che ripartì per il Forte con le pellicce il 25.
Il quattordicesimo rendezvous
Il rendezvous del 1838, il quattordicesimo, si tenne sul Wind River, alla confluenza con il BigHorn. La località fu spostata dall’ormai abituale Green River nel tentativo di eludere la sempre più invadente compagnia della Hudson Bay.
La carovana della mercanzia partì da Westport all’inizio di aprile e arrivò al Forte William il 30 maggio.
Al comando questa volta c’era Andrew Drips mentre Fitzpatrick quell’anno non salì in montagna. La spedizione era composta da 75 uomini, 150 bestie da soma e 24 tra carri e carrozze con diversi passeggeri del mondo civil… Era presente il “veterano” Sir William Stewart che compiva il suo terzo viaggio sulla frontiera e vi erano quattro missionari, William Gray, Elkan Walker, Cushing Eells, Asa Smith, con le rispettive mogli (la spedizione matrimoniale di Gray aveva, evidentemente, avuto successo).
Come è nella logica delle cose, i quattro uomini di chiesa e le loro pie consorti, già dopo pochi giorni di viaggio erano diventati estremamente litigiosi, al punto tale che Drips, il capo-carovana li allontanò imponendo loro di proseguire il viaggio per conto loro. Un simile provvedimento avrebbe voluto dire la morte certa per quegli sprovveduti, e poco tempo dopo Drips, convinto dai suoi, acconsentì di riaccodarli alla carovana.
Un ritratto di un trapper
Un altro dei passeggeri di quell’anno fu un personaggio destinato ad entrare nella storia americana, era John (Johann) Sutter, dalla cui proprietà californiana, nel 1848, sarebbe partita la prima e più grande corsa all’oro.
Come di consueto, a Fort William fu someggiata una parte della merce e la carovana, con ora al comando Fontenelle, si avviò verso il rendezvous sul Wind River.
Fu provato un curioso tentativo di “depistaggio” ai danni della Hudson Bay realizzato mandando avanti il trapper Moses “Black” Harris con l’incarico di avvisare i loro cacciatori del luogo dell’appuntamento e depistare gli estranei dicendo che il rendezvous si sarebbe tenuto, come gli altri anni sul Green River. Black Harris era il classico trapper, audace e temerario, massiccio e dotato di una forza leggendaria, ma disponeva di senso dell’humor, come molti Mountain men. Arrivato sul Wind River trovò una porta sopravvissuta ad una capanna fatiscente e a chiare lettere vi scrisse: “Come to the Popoasie, plenty of whiskey and white women.”
Il problema sorse il 28 giugno all’arrivo della carovana con la merce e le “white women”, che però erano le quattro devote mogli dei missionari e che non presero lo scherzo molto sportivamente.
Il tentativo di depistare la concorrenza, oltre che disorientare alcuni trappers e rischiare l’anatema, ebbe anche poco successo; già dal giorno 8 giugno era arrivata, da Fort Hall, una carovana della Hudson Bay sotto la guida di Francis Ermatinger.
Jim Bridger e la sua Brigata erano già sul posto dal 5 giugno.
Non fu un buon anno per l’American Fur; solamente 125 trapper vennero a commerciare per un totale stimato di 2.000 pelli di castoro mentre i trapper e le pelli mancanti avevano preso la strada di fort Hall…
Trapper in visita ad un villaggio Mandan
I commercianti americani furono intransigenti con i trapper che non erano in grado di pagare le forniture o saldare i vecchi debiti, ma poiché non si poteva restare sui monti senza equipaggiamento, si verificarono diversi furti di mercanzia e parecchi furono costretti a rivolgersi alla “concorrenza”.
Finito il rendezvous i missionari proseguirono verso l’Oregon aggregandosi agli uomini della Hudson Bay, gli americani rientrarono a Fort William con il magro raccolto, vedendo nere nubi all’orizzonte del commercio delle pellicce e dubitando che si potesse organizzare un rendezvous per l’anno successivo, tanto che per il 1839 non fu preso alcun accordo.
Il quindicesimo rendezvous
Pierre Chouteau, che l’anno precedente era diventato l’unico proprietario dell’American Fur Co., decise di tentare un ulteriore invio di merci anche per il 1839 e forse questa risoluzione fu presa anche in considerazione della presenza di parecchi viaggiatori paganti.
Alla guida della carovana venne messo Moses “Black” Harris; fu una carovana ridotta al minimo, composta da 27 persone, di cui solamente nove di queste erano della Compagnia, il resto erano missionari e viaggiatori, quattro carrozze a due ruote ed una sessantina di muli. L’unica testimonianza di questo viaggio è nel racconto pubblicato successivamente da uno dei viaggiatori, il dottor Frederick A. Wislizenus, nel suo “A Journey to the Rocky Mountains in the year 1839”.
Una immagine di un rendezvous
Partirono da Newport il 4 maggio e arrivarono a Fort William (ormai diventato, nella consuetudine dei viaggiatori Fort Laramie) il 14 giugno e ripartiroro il giorno dopo per il rendezvous. La partenza così sollecita era stata causata anche dal fatto che il rendezvous dell’anno precedente non aveva stabilito un posto. Harris, giunto a New Fork, mandò fuori gli esploratori per cercare il luogo dell’incontro. Questi trovarono Andrew Drips e Joseph Walker e da loro vennero informati che i trapper si stavano riunendo ancora una volta sulla confluenza dell’Horse Creek con il Green River, per cui la carovana si rimise in moto e arrivò al rendezvous il 5 luglio. Sul posto era già presente la compagnia dell’Hudson Bay con 14 uomini guidati ancora da Francis Ermatinger.
Molti mountaneers non vennero neppure a conoscenza del rendezvous; Russel di cui abbiamo citato il diario, ad esempio, pensò che in quell’anno non ci sarebbe stato un incontro e non si mosse e anche la presenza di nativi fu molto ridotta.
Gli uomini della Hudson Bay ripartirono il giorno 9 luglio e con loro i missionari accompagnati da Robert “Doc” Newell.
Kit Carson disse che si sciolse in agosto.
Pare che Drips si sia incaricato di portare le pellicce a St. Louis e che Moses Harris sia rimasto a Fort Laramie.
Non vi sono altre notizie documentate per il rimanente di questo rendezvous.
Il sedicesimo e ultimo rendezvous
Il sedicesimo rendezvous si tenne nel 1840 nel posto più frequentato degli ultimi anni, alla confluenza dell’Horse Creek con il Green River e fu l’ultimo meeting, l’ultimo di quelli che presero inizio nel 1825 ad opera di Ashley e dei suoi uomini.
Per l’anno 1840 fu allestita una carovana molto più grande di quelle degli anni precedenti e il motivo è sconosciuto; non c’era stato nessun segnale che facesse pensare ad un incremento della caccia e il commercio, per questo genere di mercanzia, non era sicuramente in ripresa.
Inoltre i battelli fluviali a pale avevano raggiunto una discreta affidabilità, ed erano diventati più vantaggiosi per il trasporto delle merci.
Da Newport partì una carovana di trenta carri e quaranta uomini; la guidava Andrew Drips, assieme a Jim Bridger ed Henry Fraeb che forse intuirono la fine di un’epoca e vollero partecipare all’ultimo rendezvous.
Questa volta tra i passeggeri c’è da ricordare la presenza del missionario cattolico Padre Jean Pierre De Smet. Vi era anche Joel Walker, fratello di Joseph (uno degli uomini di Bonneville) con la moglie e i cinque figli.
Indiani e trapper uniti sotto la bandiera degli scambi
Questa fu la prima famiglia di emigranti a percorrere l’Oregon Trail.
Dopo la sosta a Fort Laramie ripartirono ed arrivarono al rendezvous il 30 giugno, ma già il 4 luglio si stava chiudendo per mancanza di scambi.
Il commercio, com’era stato previsto, fu scarso; ormai i castori si stavano estinguendo tra quei monti e i cacciatori, allontanandosi sempre di più per cercare selvaggina, trovavano più comodo rifornirsi nei vari forti situati verso nord-Ovest.
Riportiamo una conversazione che Joe Meek ebbe con Robert “Doc” Newell, che anche quell’anno si era impegnato a portare i missionari in Oregon. Meek la raccontò a Frances A. Fuller, la quale la riportò nel suo “The River of the West” del 1870.
“Vieni, abbiamo finito con questa vita di montagna, abbiamo camminato a stento sulle dighe dei castori, abbiamo avuto fame e alternativamente ci siamo congelati, abbiamo commerciato con gli indiani e li abbiamo combattuti. Sulle Montagne Rocciose il commercio del castoro è morto, ora non è più un posto per noi, se mai lo è stato. Siamo ancora giovani e abbiamo la vita davanti a noi, non dobbiamo perderci qui, possiamo o meno tornare negli stati Uniti. Andiamo verso il Wallamet a prenderci delle fattorie… Che ne dici Meek? Dobbiamo trasformarci in coloni americani?”
Ed è quello che fecero!