I trapper alla battaglia di Pierre’s Hole

A cura di Angelo D’Ambra


Una delle più cupe storie dei trapper si scrisse all’ottavo rendezvous, nel 1832 in un luogo noto come Pierre’s Hole, ai piedi dei Grand Teton.
Ogni estate ai rendezvous, i trapper scambiavano le pellicce che avevano con alcol, zucchero, beni di poco conto ma introvabili lontano dalla civiltà. Si abbandonavano poi in bagordi d’ogni genere e se avevano ottenuto qualche soldo non esitavano a spenderlo. I loro divertimenti erano scazzottate, corse, sfide di mira coi fucili. Al primo rendezvous, tenutosi nei primi giorni di del 1825, nella Burnt Fork, Wyoming, allora territorio messicano, ne seguirono altri quindici, sino al 1840.
Frequenti furono gli incidenti con gli indiani che vi presero parte e non mancarono casi di furto di pellicce da parte dei nativi ostili che si appostavano di proposito in prossimità dei luoghi dei raduni. Resta avvolto nelle nebbie di descrizioni poco attendibili il terzo rendezvous, quello del 1827, sul Bear Lake, in Utah, dove i trapper avrebbero scalpato centosettantatré Piedi Neri, secondo le memorie di James Beckwourth. Veritieri, sebbene contraddittori, sono, invece, i resoconti della battaglia di Pierre’s Hole.


Il rendezvous dei trapper prima della battaglia di Pierre’s Hole

Pierre’s Hole, come veniva chiamato allora, o Teton Basin, il suo nome attuale, è una di quelle valli che sono vere e proprie oasi nel deserto di aspre montagne. Situata nell’Idaho, è sovrastata a est da quel Grand Tetons nel Wyoming. La valle si estende in una direzione da sud-est a nord-ovest e si presenta come una vasta terra pianeggiante quasi priva di alberi tranne che lungo il suo fiume principale e i vari affluenti.
Nell’agosto del 1832, i trapper si incontrarono a circa otto miglia da lì, in compagnia di nasi forati e Teste Piatte, per l’annuale rendezvous. Al suo termine, i vari gruppi si sciolsero, ciascuno prendendo la sua strada.
La comitiva di Milton Soublette e Nathaniel Jarvis Wyeth si era allontanata il giorno 25, percorrendo otto miglia e finendo proprio nel cuore di Pierre’s Hole. Trascorsa la notte coi postumi di una sbornia, all’alba stavano levando il campo quando si videro avvicinare da un gruppo di uomini a cavallo. Nessuno diede l’allarme perché pensarono fossero i trapper di Lucien Fontenelle, quelli dell’American Fur Company, che non si erano presentati in tempo per il raduno. Wyeth però, usando un cannocchiale, si rese conto che erano Gros Ventres, non sul piede di guerra, ma un intero villaggio con donne e bambini che si stava spostando. Fu mandato loro incontro Baptiste Dorian, un meticcio testa piatta, tribù da sempre nemica dei Piedi Neri alleati dei Gros Ventres, e Antoine Godin, per metà francese e per metà irochese, e anche questa fu una scelta azzardata perché l’uomo aveva da poco perso il padre, Thyery, in un attacco dei Piedi Neri. Godin, manco a dirlo, attaccò il capo dei Gros Ventres. Afferrò la sua mano e gli sparò, uccidendolo, poi gli rubò la coperta e la pistola. Fu l’atto che segnò l’inizio della battaglia.


Scambi commerciali tra trapper e indiani

Godin tornò tra i cacciatori di corsa, sventolando la coperta come un trofeo. L’increscioso accaduto spedì tutti nel panico. Partì qualche colpo di fucile, poi i Gros Ventres si precipitarono in un boschetto di salici, mezzo paludoso, mentre i trapper invece cercarono riparo in un burrone.
Sebbene fossero di gran lunga superiori ai trapper, i Gros Ventres avevano donne e bambini al seguito e non eran pronti a dar battaglia. I cacciatori, sentendosi in pericolo, inviarono un messaggero sul luogo del rendezvous e questi tornò dopo un paio d’ore con duecento trapper. Li guidava William, fratello di Milton Sublette, che assunse subito la direzione della battaglia. Con i cacciatori c’erano pure circa cinquecento nativi, in maggioranza Teste Piatte, e furono proprio questi a scatenarsi in un violento combattimento contro l’odiato popolo dei Gros Ventres che invece fortificò le sue posizioni e scavò delle trincee.
Le Teste Piatte furono respinte. Fallì pure un tentativo di Wyeth per accerchiare il rifugio dei nemici e il trapper rimediò un proiettile in una spalla. Sublette si rassegnò a sparare a caso nella boscaglia, poi pensò di appiccare il fuoco al boschetto in modo da stanare il nemico, ma le Teste Piatte si opposero risolutamente perché ciò avrebbe significato per loro perdere il bottino.


L’arrivo degli indiani

La battaglia continuò per il resto della giornata senza sostanziali progressi, a causa della posizione sicura del nemico e dell’evidente riluttanza degli attaccanti a prenderlo d’assalto. Nessuna delle parti in lizza trasse vantaggi significativi, ma al calar della notte voci di guerrieri Gros Ventres annunciarono l’imminente arrivo degli alleati Piedi Neri. Non era vero, si trattava di uno stratagemma, ma riuscì. I trapper e i loro alleati indiani si allontanarono per non correre alcun rischio.
Al mattino i Gros Ventres avevano lasciato il boschetto. Furono rinvenuti più di trenta cavalli abbandonati e i corpi privi di vita di dieci guerrieri e sedici donne con bambini. Trentadue furono i caduti tra i trapper.


Gli indiani sparano sui trapper

Restò però aperta una faccenda e si concluse tragicamente. Tra il settembre 1834 e il settembre 1835, data esatta sconosciuta, un gruppo di Piedi Neri apparve sul fiume Snake, guidato da un ex dipendente della Compagnia della Baia di Hudson di nome James Bird, che da prigioniero si era trasformato in loro capo. Stavano per tenere un’imboscata a Godin e vendicarsi dell’attacco ai Gros Ventres di due anni prima. Il trapper era stato invitato da Bird con la promessa di scambiar pellicce, ma era solo un inganno. Ignaro di ciò che l’attendeva, si sedette con Bird a fumare una pipa e in quel frangente un guerriero nativo gli sparò alla schiena. Mentre era ancora vivo, Bird gli strappò il cuoio capelluto e incise le lettere “N. J. W.”, iniziali di Nathaniel Jarvis Wyeth, sulla sua fronte. Così finì la tragedia di Pierre’s Hole.

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