La battaglia di Pierre’s Hole
A cura di Gualtiero Fabbri e di Giuseppe Santini
Nel 1832, l’avvenimento più importante dell’ottavo rendez-vous fu la battaglia di Pierre’s Hole. Questa battaglia è stata il più grande combattimento tra i mountain men e gli indiani nelle Montagne Rocciose durante il periodo dei grandi Rendez-vous.
Secondo il Dr. Fred Gowans, che ha svolto una ricerca meticolosa utilizzando immagini satellitari, la battaglia di Pierre’s Hole si è svolta nell’area paludosa nei pressi del bivio di Fox Creek e il fiume Teton. Gowans localizza l’accampamento principale della Società Rocky Mountain Fur Co. un poco a monte di dove la Highway 33 attraversa il Teton Creek sul lato sud di Driggs, Idaho.
Il Pierre’s Hole (oggi Teton Basin) è una vasta pianura lunga una ventina di miglia e larga due situata ad ovest del “Teton Range”. “Hole” era un appellativo che i mountain men davano solitamente alle basse valli pianeggianti, ricche di corsi d’acqua, quindi di selvaggina e di castori.
La maggior parte delle relazioni indica gli indiani ostili che parteciparono alla battaglia come appartenti ai Blackfeet, e questo viene affermato anche nel rapporto di Soublette, ma in realtà, dice Gowans, erano Gros Ventres, ma anche questo, forse non è del tutto vero… Viene inoltre sottolineato che, i Gros Ventres appartenevano alla Nazione Atsina, come gli Arapaho, e non erano parte della Nazione Blackfeet come spesso si afferma. Forse l’indicazione che fossero indiani appartenenti ai Blackfeet derivò dal fatto che, quell’anno sia i commercianti che i trapper ebbero molti fastidi da questa etnia, durante il viaggio di avvicinamento al luogo del rendez-vous la carovana aveva subito il furto di molte cavalcature da parte dei Piedineri, oltre al danno commerciale, questo poteva compromettere il trasporto delle pelli al rientro.
Anche Tom Fitzpatrick che precedeva la carovana che si dirigeva al rendez-vous subì un attacco dai Blackfeet e si salvò con la fuga perdendo però, tutto l’equipaggiamento. Questi precedenti potrebbero infine spiegare l’irragionevole comportamento tenuto dai due trapper, ossia l’uccisione di un inerme, e l’avviso dato agli altri cacciatori che si trattava di indiani blackfeet, quindi molto pericolosi, e che fu la causa scatenante degli eventi successivi.
Il grande raduno di indiani e trapper
Ci sono forti discrepanze nei resoconti scritti sulla battaglia di Pierre’s Hole. La testimonianza più affidabile è quella di un testimone che….non fu presente alla battaglia. Alcune settimane dopo la battaglia, la carovana dei mercanti di ritorno dall’ottavo rendezvous, incrociò sul Green river la Spedizione del Capitano Bonneville e dei suoi soldati, a Bonneville, i capi del gruppo, William Soublette e Robert Campbell fecero un rapporto della battaglia.
La notizia si legge anche nel diario di Campbell: “…durante il viaggio di rientro, noi abbiamo incontrato Bonneville e i suoi uomini sul Green River e gli abbiamo dato un resoconto della lotta contro i Blackfeet”.
La versione della battaglia che viene generalmente accettata è appunto, questo rapporto, pubblicato pochi anni dopo, in modo leggermente modificato su “Adventures of Captain Bonneville” di Washington Irving (1837).
La battaglia, come riportata da Gowans (differisce leggermente dal racconto fatto a Bonneville da Campbell, e omette qualche particolare): “ Il 17 luglio, una piccola brigata di quattordici cacciatori, guidati da Milton Sublette, fratello del capitano, lasciò il rendezvous con l’intenzione di procedere verso sud-ovest (verso il Salt Lake). Erano accompagnati da Sinclair e il suo gruppo formato da quindici liberi cacciatori, e da Nathaniel Wyeth con i suoi dodici uomini.
Il primo giorno, procedettero per circa otto miglia verso sud-est, e si accamparono per la notte.
La mattina seguente, quando avevano appena finito di smontare il campo, hanno osservato una lunga fila di persone sfilare da una gola della montagna.
I cacciatori in un primo momento pensarono che fosse Fontenelle e il suo gruppo, il cui arrivo era previsto per quel giorno.
Wyeth, tuttavia, osservandoli con un cannocchiale, scoprì che si trattava di indiani.
Due cacciatori della brigata Sublette, un meticcio di nome Antoine Godin e un indiano Flathead si staccarono dalla carovana e cavalcarono verso gli indiani.
I Blackfeet si fermarono, e uno dei capi avanzò disarmato tenendo in mano la lunga pipa. Godin il Flathead e il capo si incontrarono a metà strada dai due gruppi.
Quando il capo alzò la mano in segno di amicizia, Antoine la afferrò e il Flathead, spianato il fucile gli sparò. Antoine strappò via la coperta scarlatta del capo e tornò al galoppo al campo esibendola come un trofeo.
Il gruppo degli indiani si gettò al riparo ai bordi di una palude, e tra il groviglio di salici e i pioppi neri, cominciarono a fortificarsi per la difesa, le donne scavarono una trincea, e alzarono un parapetto di tronchi e rami.
Nel frattempo, i cacciatori inviarono una staffetta di corsa al rendez-vous per cercare rinforzi.
Il capitano Sublette, e il suo socio, Campbell, erano al loro accampamento, quando il cacciatore è venuto al galoppo attraverso la pianura.
Dato l’allarme, chi poteva prese cavallo e fucile e assieme ai I Nez Percé e Flatheads presenti al rendez-vous si lanciarono velocemente verso il Pierre’s Hole, e la valle fu piena di uomini bianchi e rossi che galoppavano assieme.
Riuniti con gli altri, i trapper a quel punto avevano circondato il Fortino improvvisato dove si erano rifugiati gli “ostili”.
Jim Sublette si avvicinò alle difese indiane, e, vista far capolino la testa di un indiano da un’apertura ha sparato colpendolo in mezzo agli occhi.
Mentre stava ricaricando, chiamò Campbell, e gli indicò la buca; “Guarda quell’apertura”, “e presto avrai una buona possibilità per un colpo”.
Aveva appena pronunciato queste parole quando un colpo di fucile lo colpì alla spalla facendolo girare su se stesso, Campbell lo prese in braccio e lo portò fuori dal boschetto. Lo stesso colpo che ferì Sublette colpì anche un altro uomo alla testa.
A un certo punto si decise di dare fuoco alla fortezza degli indiani e le squaw appartenenti agli alleati furono impiegate per la raccolta del combustibile.
Questo proposito fu , tuttavia, abbandonato, gli alleati Nez Percé non erano disposti a distruggere le vesti, le coperte, e altro possibile bottino del nemico, perché si sentivano sicuri che sarebbe caduto nelle loro mani.
Durante una delle pause della battaglia, un capo Blackfeet gridò:
“Ci sono 400 tende dei nostri fratelli non molto distante, presto saranno qui, le loro braccia sono forti, i loro cuori sono grandi, e ci vendicheranno!”
Dopo che questo discorso fu tradotto alcune volte dai Nez Perce e dagli interpreti creoli, e poi reso in inglese, risultò che il capo avesse detto che 400 tende della sua tribù stessero attaccando l’accampamento all’altro capo della valle.
Allora un gruppo di cacciatori fu lasciato a guardia del forte, il resto partì al galoppo per tornare al campo del rendez-vous.
La mattina seguente, dopo che i loro compagni furono tornati con l’assicurazione che al campo era tutto tranquillo, i bianchi avanzarono verso il campo fortificato dei nativi ostili senza trovare opposizione. La zona era stata abbandonata dai difensori durante la notte.
All’interno della palizzata furono trovati i corpi di dieci indiani morti, tra questi, quello colpito in un occhio da Sublette.
I Blackfeet in seguito riferirono di aver perso 26 guerrieri in questa battaglia.
Dalla parte dei cacciatori si ebbero cinque uomini bianchi e un creolo uccisi e diversi feriti, tra gli alleati Nez Percé si contarono sette uccisi e sei feriti.
Questa è la versione più probabile della “Battaglia di Pierre’s Hole”.
Il libro di Gowans, sopra citato, oltre al rapporto fatto a Bonneville, riporta altre cinque diverse versioni della battaglia, quelle di Warren Ferris, George Nidever, Zenas Leonard, Joe Meek, e Nathaniel Wyeth, ma nella descrizione e nel conto delle perdite, variano tra loro a tal punto che, leggendole, ci si chiede se descrivano la stessa battaglia.
Occorre dire però che, a parte la versione di Ferris, le altre furono scritte a grande distanza di tempo dai fatti.
L’atto di Godin che scatenò la battaglia, oltre che nel rapporto, è presente nella versione di Meek, e, in modo distorto, in quella di Nidevers, le altre non lo citano per niente.
Per alcuni il nome del meticcio era Baptiste Dorian e non Godin, e affermano che si fermò a scotennare il capo ucciso, il quale, pare, fosse un capo-di guerra chiamato Baihoh.
Per Campbell gli indiani “ostili” erano circa 250, e descrive un solo assalto portato dai cacciatori e dagli indiani loro alleati, alle difese dei Gros-ventres.
Un piccolo gruppo, di cui faceva parte lui stesso, e William Soublette, attaccò frontalmente, mentre un altro gruppo guidato da Milton soublette attaccò le difese indiane da dietro, mentre gli alleati Nez Percé e Flatheads attaccaronoai fianchi, riuscirono a portarsi a ridosso delle difese, e in qualche punto ad entrare, ma furono respinti dai difensori e la battaglia si trasformò in uno scambio di fucilate a distanza.
Parecchi cacciatori non presero parte al combattimento ma vi assistettero da semplici spettatori, come Wyeth ei suoi uomini, Wyeth affermò che quella non era storia che lo riguardasse, lui e i suoi uomini si limitarono a curare i feriti ed a fare la guardia ai cavalli.
Zenas Leonard nella sua versione descrive la battaglia, in particolare l’attacco dei trappers, come molto violenta e sanguinosa, confessa di essere stato felice di aver trovato un cacciatore ferito, un tale Smith, e di averlo così soccorso e portato in salvo, potendo, in questo modo, togliersi dalla linea del fuoco senza il rischio di passare per codardo.
Il giorno dopo, quando gli attaccanti entrarono tra le difese abbandonate trovarono, dieci cadaveri di Grs-ventres, il cadavere di un bianco, che ferito durante l’attacco era caduto nelle loro mani, era stao mutilato, inoltre trovarono parecchio bottino abbandonato, una bandiera inglese e trenta cavalli, lanciatisi all’inseguimento dei fuggitivi trovarono i corpi di altri due indiani morti per ferite durante la fuga, catturarono una squaw, che uccisero sul posto, e recuperarono due cacciatori bianchi che, feriti nello scontro erano dispersi.
E’ molto probabile che il gruppo di Gros-ventres attaccati dai cacciatori non stesse semplicemente spostandosi pacificamente, ma che avesse fatto parte di un gruppo di guerra più grande comprendente i Blackfeet, e che assieme avessero attaccato un insediamento della Hudson Bay Company, da dove proveniva la bandiera in loro possesso, una testimonianza riporta anche la presenza di molti blackfeet tra i difensori, e tra i cavalli catturati ve ne erano anche di quelli che aveva perso Fitzpatrick quando era stato assalito prima dell’estate mentre si recava al rendez-vous.
L’atteggiamento pacifico del capo indiano che si è avvicinato inerme a parlamentare pare possa essere stato dettato dalla convinzione di trovarsi di fronte al gruppo di Fontenelle, che come è stato scritto doveva arrivare nei paraggi.
Fontenelle faceva parte della American Fur Co. che era in pace con i Gros-ventres e li utilizzava per disturbare sia la Rocky Mountain Fur Co. che i cacciatori inglesi della Hudson Bay.
Pare infine che Godin avesse una vecchia ruggine con gli indiani di questa etnia e questo abbia condizionato il suo comportamento verso il capo indiano, tornando tra i suoi gridò che si trattava di Blackfeet e non di pacifici indiani, scatenando la Pierre’s Battle
L’episodio ebbe uno strascico, tempo dopo, ( nel 1835 o 1836), appena fuori da Fort Hall, Antoine Godin cadde in un tranello tesogli dal rinnegato James Bird e da alcuni Blackfeet, chiamato fuori con la scusa di uno scambio di pellicce, fu scalpato vivo e poi ucciso.
Fonti:
I. Washington, “Adventures of Captain Bonneville” (1837).
H. M. Chittenden, “The American Fur trade of the Far West,” (1902).
R. B.Smith, “Battle of Pierre’s Hole” (1999)
Z. Leonard, “Narrative of the Adventures of Zenas Leonard: Written by Himself.”
N. Weyth “Journal of Captain Nathaniel J. Wyeth’s Expeditions to the Oregon Country: First Expedition – 1832”
J. Ball, The Autobiography of John Ball – Across the Plains to Oregon, 1832.
(Ball non fu presente alla battaglia)