Chihuahua e Ulzana, Cosacchi della Sierra Madre

Un testimone affermò che gli indiani se ne andarono via ridendo, mentre sparavano in direzione dei soldati sopravvissuti, un’euforia probabilmente causata dal fatto di aver trovato un accampamento mal difeso da soldati incapaci di qualsiasi resistenza. [10, 43].
Dopo questo episodio, gli Apache praticamente scomparvero nella sconfinata Sierra messicana; persino le due colonne militari agli ordini dei capitani Wirt Davis e Emmett Crawford non riuscirono a trovarne le tracce che in rare occasioni. Il 20 giugno 1885 il capitano Adna R. Chaffee, comandante delle truppe del Sesto Cavalleria presentò il seguente rapporto al quartier generale: “Gli unici rapporti sugli spostamenti degli ostili in mio possesso sono quelli apparsi sul Tucson Star e su El Paso Times di ieri” [10, 41].
Solo una volta gli scout di Crawford, guidati da Chato, ebbero fortuna: il 23 giugno, sotto una pioggia battente, scoprirono un campo di ostili su un’altura, non lontano dalla cittadina messicana di Oputo, e lo attaccarono. Nonostante fossero stati colti completamente di sorpresa, 8 guerrieri, 4 ragazzi e 3 donne riuscirono a fuggire. Chato catturò 15 tra donne e bambini. Tra i prigionieri c’erano la terza moglie di Chihuahua Ilth-Gozey (o Ilth-Gazie) e I suoi due bambini, Eugene e Ramona Chihuahua, e il figlio più piccolo di Ulzana. Nel campo furono trovati 5 cavalli con il marchio del Quarto Cavalleria e un mulo bianco, insieme ad altre proprietà del distaccamento attaccato al Guadalupe Pass. Si seppe così chi era stato ad attaccare i soldati di Lawton.
Al Sieber
Nei mesi della stessa estate Davis e Crawford setacciarono senza risultato tutti gli angoli più remoti della Sierra Madre; talvolta riuscivano a intercettare gli Apache, ma ne perdevano immediatamente le trace. In ottobre non rimase loro che ritornare in Arizona.
Il generale Crook fece rilevare ai suoi superiori “le difficoltà e le sofferenze eccessive che entrambi i reparti hanno dovuto sopportare nella Sierra Madre”…”In primo luogo, l’intera zona è impervia in modo indescrivibile. Gli indiani si comportano come mai hanno fatto prima, si sono separati formando piccole bande e sono costantemente all’erta. Le piste che seguono sono talmente irregolari che è quasi impossibile seguirli, in particolare su percorsi rocciosi, dove i reparti militari che li inseguono devono attardarsi anche per varie ore, e anche se non se ne perdono le tracce, gli inseguiti non perdono tempo…A causa delle piogge, che i rapporti affermano esser state più violente del solito, le truppe sono state quasi sempre bagnate fino alle ossa nell’ultimo mese…Il signor Leslie, che ha consegnato il rapporto del capitano Davis, afferma di aver attraversato a nuoto il fiume Bavispe undici volte in un giorno, e questo corso d’acqua di solito può esser guadato facilmente”.
[10, 53].
In autunno, gli sfuggenti Apache ricomparvero di nuovo in territorio statunitense. Il 5 novembre il generale Crook ricevette un telegramma dal colonnello Bradley di Fort Bayard, New Mexico: “Un rapporto parla di un gruppo di nove indiani che si muove verso sud dall’Animas Peak. Il capitano Sprole, dell’Ottavo Cavalleria , si è in messo in marcia il 3 novembre e, insieme a parte delle sue truppe e a quelle del tenente Gaston of Fechet, li sta inseguendo”.
Due giorni più tardi, Bradley aggiunse altre informazioni: “Il capitano Sprole dell’Ottavo Cavalleria, ha inseguito un gruppo di indiani ostili dal Black Range a nord del lago Valley fino ai monti Goodsight, senza riuscire a catturarli. Parte delle truppe di Kendall, del Sesto Cavalleria, hanno avuto uno scontro con gli ostili questa mattina nell’estremità meridionale dei monti Florida. Uno scout Navaho è rimasto ucciso e uno degli uomini di Kendall ferito. Non si hanno altre informazioni”. [10, 54; 19, 334].
Quel che è certo è che, nei primi giorni del novembre 1885, un gruppo di guerrieri guidati da Ulzana attraversò il confine penetrando nei monti Florida del New Mexico, dove un altro gruppo di 16 guerrieri che avevano anch’essi passato il confine si unì a loro per qualche tempo. Nel corso della spedizione, gli Apache uccisero due scout Navajo e un Apache White Mountain, e abbandonarono uno dei loro stessi guerrieri, che si era rotto una gamba, sui monti Los Pinos, in Messico. A poca distanza dal confine, gli Apache uccisero altri due civili. Quindi 14 di loro ritornarono con tutto il bottino nella Sierra Madre. Il gruppo di Ulzana rimase nascosto sulle montagne a nord del confine per altre tre settimane; a quel punto, i soldati ritennero che gli Apache fossero definitivamente andati via.
Tuttavia il 23 novembre il tenente James Lockett (che in quel periodo faceva le veci del tenente comandante Gatewood, allora impegnato sul campo) riportò al generale Crook che un gruppetto di ostili era stato avvistato a quattro miglia dal forte, e che i suoi scout erano pronti a mettersi sulle tracce ancora fresche dei ribelli. Proprio mentre veniva trasmesso il messaggio, la linea del telegrafo venne tagliata e il generale non poté ricevere il resto delle notizie. Mentre la linea veniva ripristinata, ci si accorse che i pacifici Apache della riserva erano terrorizzati: piccoli gruppi di ostili uccidevano chiunque si trovasse sul loro cammino, ad eccezione di un certo numero di donne che erano state portate via.


Una foto del grande Geronimo

Nelle prime ore del 24 novembre, i Chiricahua uccisero due mandriani bianchi che stavano conducendo una mandria destinata alla riserva e portarono via diversi cavalli appartenenti al capo Bonito; all’alba, gli indiani si diressero verso il fiume Eagle Creek, e sfuggirono così ai loro inseguitori. Il tenente Charles Nordstrom si gettò all’inseguimento con un reparto di 10 soldati e 19 scout al comando di Chato. Il capitano Crawford contemporaneamente si diresse in tutta fretta verso Bowie per impedire ai ribelli di trovare una via d’uscita a sud. Tutte le truppe del sud-ovest furono messe in assetto di guerra.
Il 27 novembre il tenente Lockett inviò il seguente telegramma a Crook: “Con tutta probabilità gli ostili hanno assassinato undici donne, quattro bambini e cinque tra uomini e ragazzi”. Questo fece aumentare il terrore degli Apache della riserva e li spinse a unirsi a loro. Gli ostili subirono una sola perdita: lo scout Sanchez uccise un Chiricahua di nome Azariquelch sparandogli in testa. Gli Apache, in fuga verso sud ovest su cavalli freschi, ferirono un uomo di nome Johnson presso Black Rock, attraversarono in fretta il Canyon Aravaipa e rubarono altri cavalli nella Pueblo Viejo Valley, a poca distanza da Solomonville. Un gruppo di abitanti di quest’ultima città, pensando si trattasse di comuni ladri di cavalli, si gettò all’inseguimento, ma venne sorpreso in un’imboscata dagli Apache presso Ash Fork Creek e due di loro rimasero uccisi. Gli Apache proseguirono poi dallo Ash Canyon fino alla città di Duncan, sul fiume Gila. Dopo aver appreso tutto ciò, il generale Crook ordinò al colonnello Bradley di spostare tutte le truppe e gli scout da Fort Bayard nel New Mexico e di impedire agli ostili di proseguire ulteriormente ad ovest fino ai Black Range e allo Steins Peak.
Tutto il sud-est degli Stati Uniti era in allarme e la crisi politica si fece così seria che si giunse a un’ispezione ufficiale del distretto militare dell’Arizona. Il tenente generale Philip H. Sheridan lasciò Washington per incontrarsi con Crook a Fort Bowie. Dopo aver esaminato la situazione, Sheridan concluse che “[Gli ostili] devono essere tutti sterminati o catturati”.


Una foto che ritrae la gente di Chihuahua

Sfortunatamente, si trattava di un compito assai difficile da eseguire; nella sua lettera a Bradley datata 6 dicembre 1885 Crook scriveva che “I fatti delle ultime due settimane hanno chiaramente dimostrato che quando gli indiani raggiungono i territori selvaggi a nord della ferrovia non si può fare praticamente più nulla…Quel territorio è così incredibilmente accidentato che ogni tentativo di inseguimento si rivela quasi una farsa” ” [19, 336].
L’8 dicembre il maggiore S. Sumner inviò un telegramma a Crook nel quale si riportava che Ulzana e i suoi avevano ucciso altri due civili presso Alma ed erano fuggiti sui monti Mogollon, e che Samuel W. Fountain e dieci scout Navajo più il reparto C dell’Ottavo Cavalleria li stavano inseguendo. Infine, il 9 dicembre Fountain attaccò Ulzana presso Papanosas: “…gli indiani si dispersero nel buio e da alcune tracce lasciate si pensa che abbiano intenzione di riunirsi presso il sentiero alle loro spalle, per cercare di dirigersi a sud attraverso il sentiero a loro ben noto presso Mule Springs. Fountain si trova ora ad ovest dei Mogollon, e il tenente Gaston, insieme a truppe dell’Ottavo Cavalleria è presso il vecchio Fort West sul Gila. Tutte le truppe sono state allertate. ..Secondo il tenente Fountain, il gruppo dovrebbe essere composto da sedici persone. Questo concorda con l’ultimo rapporto dalla riserva Apache dove si diceva che gli ostili avevano portato via sei donne White Mountain e un bambino. Ci sono solo dieci o forse nove guerrieri, dal momento che pare che uno di loro sia rimasto ferito gravemente nello stesso scontro in cui l’altro è stato ucciso” ” [10, 54]. Le cose in realtà non andarono come previsto. Gli americani riuscirono solo a catturare 14 cavalli, un mulo e parte delle provviste degli Apache.
Il giorno successivo Ulzana attaccò il Lillie Ranch sul Clear Creek; il proprietario del ranch e il suo amministratore rimasero uccisi. Dopo essersi riforniti di provviste e munizioni, i guerrieri di Ulzana si misero di nuovo in cammino, scomparendo nel vento gelido di montagna. Crook ordinò al maggiore Biddle di spostarsi con 40 scout da Horse Springs fino ai monti Mogollon. Le truppe rastrellarono incessantemente il territorio in tutte le direzioni, senza trovare traccia degli Apache ostili, fino al 19 dicembre, quando Fountain, di ritorno a Fort Bayard, cadde in un’imboscata di Ulzana presso il Little Dray Creek. L’assistente chirurgo, il dottor T.J.C.Maddox e quattro soldati furono uccisi, mentre il tenente De Rosey C. Cabell e un soldato rimasero feriti. Gli Apache anche questa volta non subirono perdite. La contea di Socorro (New Mexico) entrò in agitazione. Poco tempo dopo gli indiani uccisero il conducente di una diligenza, che depredarono completamente.
La vigilia di Natale Ulzana si rifornì di cavalli freschi presso Carlisle, a poche miglia dal confine con l’Arizona. Il tenente David N. McDonald e il reparto M del Quarto Cavalleria, insieme a cinquanta scout Navajo al comando del tenente George L. Scott partirono all’inseguimento. Gli ufficiali si trovarono ben presto di fronte a un problema: il 26 dicembre i Navajo rifiutarono di obbedire agli ordini. “Si sono rifiutati di andare avanti adducendo un buon numero di ragioni, chiaramente pretestuose”, come riportò un adirato Crook [19, 338]. I Navajo sapevano bene che gli Apache erano maestri nel tendere imboscate e si rendevano conto che un inseguimento del genere, condotto in un territorio enorme dove gli unici passaggi erano strettoie rocciose, era un’impresa inutile e terribilmente rischiosa. Né minacce né lusinghe riuscirono a far cambiare idea agli scout e alla fine il gruppo tornò indietro fino al Gila, appena a sud della città di Duncan. McDonald provò lo stesso a inseguire gli Apache ma questi si muovevano “in un territorio eccessivamente roccioso” e il tenente, vista l’impossibilità dell’impresa, ritornò sui suoi passi sullo Stein’s Peak, 25 miglia a nord dello Horse Shoe Canyon.


Chihuahua ritratto a Los Embudos. Clicca per ingrandire!

Il 26 dicembre Ulzana e i suoi apparvero di nuovo sui monti Chiricahua, dopo aver ucciso due bianchi presso la città di Galeyville. Quattro reparti di cavalleria setacciarono a fondo i monti vicini, ma non trovarono nulla se non vecchie tracce. Poco dopo una tempesta durata tre giorni coprì il terreno di neve e Ulzana poté facilmente sfuggire ai suoi inseguitori e rifugiarsi nel caldo, assolato Messico.
Henry Daly scrisse a proposito di questo raid di Ulzana (che egli riteneva guidato da Chihuahua): “Egli sfuggì a tutti gli agguati tesi dagli scout del Maggiore [15] Wirt Davis e dal capitano Crawford. I soldati di guardia a tutti i pozzi lungo il confine non riuscirono a resistere all’uragano che si scatenava quando egli irrompeva tra le loro file. Penetrò a Fort Apache nel novembre 1885 e uccise dodici Apache pacifici, portandosi via sei delle loro donne. Razziò un gran numero di cavalli da un recinto del White’s Ranch, nonostante un gran numero di mandriani di guardia lì si fosse vantato che nessun pellirossa sarebbe fuggito con uno dei loro animali. Questi guerrieri fecero irruzione in vari villaggi presso il confine messicano, portandosi via tutte le munizioni, il mezcal e ogni cosa volessero, e stuprando le donne messicane locali. Quando l’occasione lo richiedeva, potevano cavalcare per cento miglia in 24 ore e fare lo stesso a piedi con la stessa facilità”. [8, 470].
Durante questo raid durato due mesi, Ulzana percorse più di 1200 miglia, uccise 38 persone , rubò e fece morire di fatica 250 tra cavalli e muli, provocando danni all’esercito statunitense stimabili in varie migliaia di dollari e fece ritorno a casa con una sola perdita, un uomo ucciso non da un soldato Americano, ma da un Apache della riserva.
Sui giornali del New Mexico, le critiche all’incapacità di Crook di gestire la situazione rasentavano l’isteria. Uno di questi giornali definì gli ostili “Gli assassini preferiti di Crook”.
Il generale Sheridan tuttavia apprezzò gli sforzi degli ufficiali: “Nutro la più grande fiducia nelle capacità del generale Crook, che raggiungerà i suoi scopi, nonostante le grandi difficoltà”.
Ulzana a Los Embudos
Il 18 novembre fu ancora Crawford a guidare una spedizione composta da due compagnie di scout indiani e una di fanteria per una missione nel Sonora. Alla fine di dicembre gli scout Apache scoprirono le tracce di due un grosso gruppo di persone che si dirigeva verso est. Un gran numero di tracce di cavalli e bestiame mostrava chiaramente che si trattava di razziatori di ritorno da una spedizione di successo. In quello stesso momento tutti i Chiricahua ostili (ad eccezione del piccolo gruppo di Mangus) si erano riuniti ed erano in cammino insieme. Dopo diversi giorni di estenuante inseguimento sulle montagne, Crawford attaccò il loro accampamento il 9 dicembre 1886. Gli Apache fuggirono lasciando tutti i loro beni meno preziosi nelle mani degli aggressori. Il giorno successivo una vecchia squaw giunse al campo degli americani con un’offerta di negoziato. Dalle sue parole Crawford concluse che il nemico era pronto ad arrendersi, ma l’interprete era rimasto indietro e l’appuntamento venne posticipato al giorno successivo. La mattina dopo gli scout Apache furono però attaccati da un gruppo di rurales messicani, che li avevano presi per indiani ostili. Il capitano Crawford fu ferito a morte e il tenente Marion P. Maus ne prese il posto, cercando di mettersi di nuovo in contatto con i capi Apache; il 15 gennaio l’ ufficiale e l’interprete furono ammessi nell’accampamento. “Perché sei venuto quaggiù?” chiese Geronimo.

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