John “Grizzly” Adams

A cura di Angelo D’Ambra

John “Grizzly” Adams accanto alla sua capanna
Di John Boyden Adams si raccontano storie non meno movimentate di quelle vissute da Mangiafegato Johnston. Nacque a Medway, nel Massachusetts, da Eleazer e Sybil Adams il 12 ottobre 1812. Crebbe in povertà e senza istruzione. Adolescente, iniziò a lavorare come calzolaio, professione che abbandonò a ventuno anni per divenire un cacciatore nelle foreste del New England.
Nel giro di pochi mesi firmò un contratto con un appassionato di zoologia che l’incaricò della cattura d’animali selvatici. John allora percorse il Maine, il Vermont e il New Hampshire, acchiappando animali, ma senza ucciderli. Doveva consegnarli al circo. Andò tutto bene fino a quando una tigre del Bengala l’assalì e lo ferì gravemente alla colonna vertebrale, ponendo fine alla sua carriera di cacciatore. Tornò allora nel Massachussets, a Boston, per fare il calzolaio e, nel 1836, sposò Cylena Drury, con cui ebbe tre figli.
Quando esplose la corsa all’oro in California, Adams lasciò moglie e figli e vi si recò sperando in un arricchimento che invece non arrivò mai. Riuscì però a guadagnare cacciando selvaggina e vendendola ai cercatori d’oro. Mise pure in piedi un piccolo ranch, vicino a French Camp, ma lo perse indebitandosi. Fu allora che tornò nelle foreste. Percorse le montagne della Sierra Nevada cacciando e catturando animali per guadagnarsi da vivere con la vendita di pellicce e la realizzazione di abiti, cinture, mocassini, selle. I suoi clienti erano sia bianchi che indiani, soprattutto miwok. Visse in un rifugio a poche miglia dall’attuale Pinecrest, ma si allontanò diverse volte dalla California.


John Grizzly Adamsfotografato con un Grizzly da James Capen

Nel 1853 si recò nel territorio di Washington, dove catturò una femmina di grizzly di circa un anno, che battezzò Lady Washington e tenne sempre con sé, allevandola e addestrandola. Lady Washington da allora gli fu sempre accanto. Trasportava i suoi bagagli, trainava slitte e si lasciava persino cavalcare. Fu così che John Boyden Adams divenne Grizzly Adams.
Nel 1854 attraversò le Montagne Rocciose giungendo a Fort Bridger, nel Wyoming, per vendere carne essiccata, pelli e persino animali vivi a chi percorreva l’Oregon Trail. Le descrizioni ce ne parlano come di un uomo muscoloso, non molto alto, dai lunghi capelli grigi, la barba canuta. Vestiva abiti in pelle di daino da lui stesso realizzati. Alla fine dello stesso anno, di nuovo nella Sierra Nevada, catturò un grizzly di seicentottanta chili che resta ancora oggi il più grande esemplare mai catturato vivo. Lo chiamò Sansone e lo tenne con sé. Egualmente tenne due cuccioli di grizzly maschi di appena due settimane, presi nella Yosemite Valley. Uno di loro, quello che chiamò Benjamin Franklin, nella primavera del 1855, durante una battuta di caccia, gli salvò la vita aggredendo una femmina grizzly che aveva attaccato Adams, disarmandolo, scalpandolo, azzannandogli il collo e pestandogli il cranio. Benjamin Franklin morse una coscia dell’orsa e così permise ad Adams di fuggire e arrampicarsi su un albero per poi recuperare il fucile e uccidere l’orsa.
Seguito costantemente dai suoi orsi durante gli spostamenti, John Grizzly Adams non poteva che attirare l’attenzione di tanti curiosi, così si mise ad organizzare spettacoli per il pubblico, aprendo prima il Mountaineer Museum in uno scantinato di Clay Street a San Francisco, poi uno più grande, il Pacific Museum. L’impresa fallì per debiti.
Una foto di John Adams
La sua salute stava pure peggiorando perché le ferite subite nell’attacco dell’orsa in California non s’erano mai rimarginate del tutto. Ferito ancora, nel 1859, da un grizzly che aveva chiamato Generale Fremont, col cranio rotto e privo di pelle all’altezza della fronte, continuò a curarsi dei suoi animali pensando di trasferirli a New York, nella speranza di partecipare allo spettacolo del P.T. Barnum’s Circus.
Il 7 gennaio 1860, Adams e i suoi orsi partirono da San Francisco sulla nave Golden Fleece. Giunto a New York, riuscì ad accordarsi con Barnum e sfilò lungo Broadway con tre dei suoi grizzly addomesticati, preceduto da una banda musicale. Sfruttò pure la sua ferita per condurre i suoi show. Era, infatti, solito togliersi il berretto che usava, già di suo impressionante perché era costituito dalla testa di un lupo, poi si chinava e chiedeva agli spettatori di guardare il suo cervello per indovinare cosa stesse pensando.
Gli spettacoli si susseguirono sotto un tendone per circa un anno, quando Adams, ormai stanco e con uno stato di salute pessimo, dopo l’ennesimo attacco stavolta subito da una scimmia, vendette i suoi orsi, i puma, le alci, le aquile e i serpenti e si ritirò a Neponset, Massachusetts con sua moglie. Appena cinque giorni dopo, il 27 ottobre 1860, all’età di quarantotto anni, spirò.
Fu sepolto al Bay Path Cemetery a Charlton, Massachusetts, ma continuò a eccitare l’immaginario collettivo stimolando la creazione dello zoo di Central Park nel 1860 e l’inserimento del grande orso nella bandiera della California.

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