California Gold Rush, successi e disperazione

A cura di Angelo D’Ambra

Cercatori d’oro nei dintorni di Coloma, in California
In giro si legge tanto della famosa cittadina di Coloma, ma in realtà è difficile dire quale sia stato il primo ritrovamento d’oro in California. L’oro fu scoperto sicuramente nel fiume Santa Clara, nella contea di Ventura, vicino Los Angeles, nel 1842, quindi ben prima che il fatidico 1848. Oro fu trovato anche da Francisco Lopez nel Canyon di Placerita. Pare pure che, nel 1832, Ewing Young, abbia scoperto un vecchio forno per la fusione del minerale nel Canyon di San Emilio, a dimostrazione che l’estrazione dell’oro nella zona avveniva già da qualche decennio.
Ad ogni modo la sfrenata corsa all’oro della California partì dopo il 1848 ed in quell’anno Washington ebbe davvero una buona stella!
La storia è nota. A Coloma, nella contea El Dorado, Hohann Sutter, un immigrato svizzero che possedeva il ranch “Nueva Helvetia” lungo l’American River, nella California messicana, trovò l’oro assieme a James Marshall, un falegname da lui ingaggiato per sovrintendere alla costruzione di una segheria. Era la fine del gennaio 1848 e la California era ancora tecnicamente di proprietà del Messico. Rapidamente nell’intera regione si seppe dell’oro, troppo tardi invece la notizia giunse al governo messicano che il 2 febbraio del 1848, col Trattato di Guadalupe Hidalgo, cedette California, Nevada, Utah e Arizona agli Stati Uniti per 15 milioni di dollari.


Un manifesto che invita a partecipare alla California Gold Rush

Tutti si scaraventarono in California. C’era l’oro, sì, ma dove precisamente?
La maggior parte dell’oro che vi si trovava negli anni Quaranta e Cinquanta dell’Ottocento si estendeva su un’ampia fascia dalle pendici occidentali delle montagne della Sierra Nevada e dal Monte Shasta, a nord, fino a Mount Whitney, a sud, con estensioni meno ricche fino al confine con l’Oregon e a sud, appena sopra Los Angeles. Chiaramente l’oro fu trovato un po’ ovunque, ma è soprattutto in quest’area che si concentrava.
La qualità dell’oro variava notevolmente da zona a zona. Era migliore nella contea di Fresno e a Mariposa, buona nelle contee di Tuolumne, Stanislaus e Calaveras, ma pessima in quella di Amador e persino in quella di El Dorado dove si originò la California Gold Rush! Tuttavia, man mano che ci si spingeva più a nord, la qualità migliorava, raggiungendo il più alto standard nelle contee Sierra e Butte.
Quanti cercatori d’oro diventarono ricchi?
La maggior parte degli uomini che arrivò in California aveva originariamente programmato di trovare l’oro e tornare a casa, magari dalla propria moglie, ma in pochissimi riuscirono in questo intento.
Samuel Brannan
L’uomo più ricco in California fu Samuel Brannan, commerciante ed editore di giornali. Era proprietario di negozi a Sacramento, Coloma e in numerose città minerarie. Può sembrare strano ma Brannan è la riprova che non furono i minatori a far soldi, ma i mercanti.
In media, la metà dei cercatori d’oro realizzò un profitto modesto, soprattutto se si tengono in conto le spese affrontate. Furono i mercanti ad aver fortuna nei guadagni, seguendo i minatori nei loro spostamenti da un insediamento all’altro senza grandi perdite.
La figura di Brannan, per esempio, può essere facilmente affiancata da quella di Levi Strauss che ebbe fortuna a San Francisco nel 1853 vendendo un indumento di sua invenzione, pensato apposta per i minatori: le salopette di jeans.
Per quel che riguarda i cercatori, le storie di successi furono di gran lunga superate da quelle di raggiri, tensioni e drammi. Molte furono le tragedie familiari che si ricordano. Una delle più note è quella di Michael Brennan.
Michael Brennan, arrivato in America dall’Irlanda e, divenuto giornalista per il New York Herald, fu uno di quelli che volle abbandonare tutto quanto costruito sulla costa est per cercare oro in California. Stemperò il suo entusiasmo con un accorto investimento nelle quote della Rocky Bar Company che gestiva una miniera d’oro vicino a Grass Valley e per diversi anni i suoi investimenti gli fruttarono grande ricchezza poi la compagnia fallì.
Fu allora che Brennan, con sua moglie ed i loro tre figli, attraversò Panama e giunse in California. Era il 1856 e si impegnò con tenacia a riorganizzare la compagnia chiamandola Mount Hope Company. Fu lui stesso a mettersi al lavoro presso la sua miniera.
All’inizio tutto era enormemente redditizio e tirò fuori abbastanza oro per pagare agli azionisti un dividendo di 10.000 dollari. Costruì un suo mulino e comperò più macchinari spendendo oltre 30.000 dollari. Piano piano spese tutti i suoi soldi in nuovi e continui scavi. Era fiducioso di trarne enormi vantaggi, ma intanto la sua famiglia pativa la fame!
Alla fine l’oro si rivelò un miraggio e dovette pignorare i suoi beni. L’amara verità era che aveva fallito. Tuttavia a mordere la sua coscienza c’era non la vergogna di quell’investimento sbagliato, non l’oltraggio di vedersi coperto di debiti, ma il dramma d’aver condotto l’intera sua famiglia sul lastrico, in quella situazione disperata. L’angoscia e la depressione subentrarono all’entusiasmo con cui era giunto da New York.


Rocky Bar Company

Il 21 febbraio del 1858, di domenica, il suo corpo fu trovato sul pavimento del salotto di casa, privo di vita. Sua moglie era distesa sul sofà ed abbracciava i suoi tre figli nella stanza accanto. Anche loro erano morti.
L’intera famiglia aveva bevuto acido prussico mescolato al vino.
Una lettera spiegava le ragioni di Brennan: l’uomo ritenne che con l’avvelenamento avrebbe risparmiato alla moglie ed ai suoi figli ulteriori patimenti. Presto però la miniera si riaprì sotto la proprietà degli uomini che avevano pignorato Brennan e, alla prima esplosione di polvere nera, il tanto desiderato oro venne fuori brillando nel quarzo bianco!
La tragedia ne produsse altre perchè molti minatori, interpretando quanto era successo come un invito a non arrendersi mai, continuarono a scavare ed a scavare ancora per poi piombare nello stesso dramma vissuto da Michael Brennan.

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