La prima battaglia di Adobe Walls (25-11-1864)

A cura di Sergio Mura


Carson ad Adobe Walls, nel 1864 – clicca per INGRANDIRE
La prima battaglia di Adobe Walls avvenne il 25 novembre del 1864 e vide contrapposti l’esercito degli Stati Uniti e alcuni forti raggruppamenti di indiani delle pianure, in particolare bande di Kiowa, Comanche e Plains Apache (conosciuti anche come Kiowa Apache). Furono questi ultimi a riunirsi e a spingersi in battaglia che era stata spedita nelle grandi pianure meridionali per proteggere i coloni che attraversavano il sud-ovest o che nel sud-ovest provavano a stabilirsi e attaccare quegli indiani che venivano ritenuti colpevoli di assalti e uccisioni.
Alla prima battaglia di Adobe Walls le parti non registrarono perdite ingenti, almeno per quanto attiene la conta dolorosa dei morti e dei feriti, ma nonostante questo gli storici iscrivono la battaglia al novero delle più grandi della storia del west.
Adobe Walls era una località in cui si trovavano le rovine di una postazione commerciale e di un saloon appartenuti a William Bent. Gli edifici erano stato costruiti con mattoni di “adobe” ed erano perciò alquanto robusti e le rovine costituivano un valido riparo per chi si trovasse sotto attacco in quella zona. Il luogo è situato sul lato settentrionale del Canadian River, a 27 km a nord-est dell’attuale Stinnett, nella contea di Hutchinson.


Le installazioni di Bent ad Adobe Walls

Come abbiamo detto, la battaglia avvenne quale diretta conseguenza della volontà del generale James H. Carleton, comandante del distretto militare del New Mexico, di punire nel modo più forte possibile le tribù delle pianure del sud, ossia Kiowa e del Comanche, che egli riteneva responsabili degli attacchi ai carri e alle carovane lungo il Santa Fe Trail, il Sentiero di Santa Fe.
Come sempre, le cose non si possono osservare da un solo lato… Infatti, se i soldati ed il governo statunitense erano concordi nel vedere assalti e uccisioni come dei crimini gravissimi a danno dei cittadini americani, gli indiani avevano una posizione diametralmente opposta. Essi sostenevano di avere il diritto di attaccare quella gente che attraversava la propria terra anzitutto perché erano ospiti non graditi e poi perché le carovane sparavano alla selvaggina – specialmente alle mandrie di bisonti – alla cui presenza erano appesi i destini delle tribù.
Gli attacchi delle bande di guerrieri indiani si erano fatti sempre più frequenti e incisivi anche per via della drammatica riduzione degli organici delle truppe statunitensi presenti nel west, dato che il grosso delle forze era stato assorbito dalle necessità della guerra civile americana. A partire dalla seconda metà del 1863, le richieste di aiuto dei coloni si fecero sempre più forti, in parte a causa degli attacchi e in parte per via dell’interesse di molti a soffiare sul fuoco.
Ciò che il generale Carleton voleva era ovviamente mettere fine ai raid degli indiani, o perlomeno far loro capire con estrema durezza che la guerra civile non aveva lasciato indifesa la frontiera.


Il Colonnello Kit Carson con il Generale Carleton

Perciò decise che la persona più adatta a condurre la spedizione di guerra era il colonnello Christopher Carson, più noto come Kit Carson, in quanto era da tutti ritenuto uno dei più grandi ed esperti combattenti di guerre indiane. A Carson venne affidato il comando del 1° Reggimento di Cavalleria Volontari del New Mexico, con l’ordine di procedere contro gli accampamenti invernali dei Comanche e dei Kiowa dei quali c’era notizia che si trovassero da qualche parte del Palo Duro Canyon, nella zona meridionale del Panhandle, sul lato sud del Canadian River.
La spedizione di Carson non era una novità per la “comancheria”; era infatti la seconda invasione delle terre dei Comanche, dopo la spedizione delle Antelope Hills.
Il 10 novembre 1864 il colonnello Kit Carson partì da Fort Bascom con le seguenti forze: 260 cavalleggeri, 75 soldati di fanteria e 72 esploratori tra indiani Ute e Jicarilla Apache che aveva reclutato nel New Mexico.
Il 12 novembre il distaccamento militare condotto da Carson, con due obici di montagna, 27 carri, un’ambulanza e altri carri con 45 giorni di razioni, si entrò in profondità lungo il Canadian River fino al Texas Panhandle. Carson, infatti, aveva deciso di marciare anzitutto verso la zona di Adobe Walls che conosceva assai bene da oltre 20 anni, da quando ci aveva lavorato con Bent. Carson nutriva una smisurata fiducia nei suoi scout Ute e Jicarilla. Questi si occupavano di coprire i fianchi della colonna militare e un paio di loro, ogni mattina, anticipavano i militari di numerose miglia, alla ricerca degli accampamenti dei Comanche e dei Kiowa.
Nonostante la buona volontà, Carson ed i suoi vennero rallentati da una bufera di neve inattesa. Il 24 novembre il 1° cavalleria raggiunse Mule Springs, nella contea di Moore, a circa 48 km ad ovest di Adobe Walls.
Quello stesso pomeriggio gli esploratori indiani riferirono a Carson di aver trovato le tracce di un grande villaggio indiano. Carson decise di lasciare la fanteria a protezione dei carri dei rifornimenti e ordinò una marcia notturna dei reparti di cavalleria e artiglieria.
Arrivati nella zona delle operazioni, Carson andò avanti con gli scout Ute e Jicarilla e il mattino successivo si fece raggiungere dai soldati che conducevano i due obici. Una volta sul Canadian River, Carson dispiegò una compagnia di cavalleria sul lato nord del fiume e proseguì con il resto dei soldati sul lato sud.
Circa due ore dopo l’alba del 25 novembre, la cavalleria di Carson trovò un villaggio di indiani Kiowa composto da 176 tepee e decise di attaccarlo.
Gli indiani vennero colti completamente alla sprovvista e per questo il capo Dohasan e la sua gente fuggirono, passando l’allarme ai villaggi Comanche loro alleati che si trovavano nelle vicinanze. Guipago ed i suoi guerrieri si incaricarono di proteggere la fuga delle donne e dei bambini. Durante l’avanzata, a quattro miglia dal villaggio dei Kiowa, Carson lasciò presso le rovine della vecchia stazione di scambio di Adobe Walls gli addetti all’infermeria. Poi, nel corso dell’attacco si rese conto di essersi ficcato in mezzo ad una serie di villaggi indiani e tra questi ce n’era una particolarmente grande di Comanche. Proprio da questo grande villaggio arrivavano guerrieri a frotte per aiutare i Kiowa e combattere i soldati. Si tratta di una forza assolutamente inattesa, di gran lunga superiore ai militari!


La reazione degli indiani contro Carson

Per cercare di comprendere la sorpresa di Carson, dobbiamo necessariamente affidarci al capitano Pettis, che scrisse il resoconto più completo della battaglia. Pettis stimò che furono non meno di 1.200-1.400 i guerrieri Comanche e Kiowa che si unirono per contrattaccare i soldati e gli esploratori indiani che erano in tutto 330, dato che 75 uomini erano stati lasciati indietro a guardia del treno di carri di rifornimenti.
Carson, costretto improvvisamente sulla difensiva, fece smontare da cavallo i suoi soldati e li fece schierare sui lati degli obici, mentre i suoi scout indiani erano impegnati contro circa 200 guerrieri che erano – secondo il racconto di Pettis – “a cavallo, con il corpo ricoperto di pitture di guerra e copricapi di piume, caricavano di continuo, riparandosi sul un lato della cavallo e sparando da sotto la pancia dei cavalli”. La situazione si era ormai completamente ribaltata e gli attaccanti venivano attaccati.
Dohasan, Satank, Guipago e Satanta, guidarono i Kiowa nel primo attacco. I feroci combattimenti si svilupparono ovunque nell’area di Adobe Walls, intorno alle rovine, mentre i guerrieri Kiowa, Plains Apache e Comanche attaccavano ripetutamente la posizione difesa da Carson ed i suoi soldati. Ad un certo punto accadde che Satanta rispose al trombettiere di Carson con le sue trombe, nel tentativo di confondere i soldati.
Carson riuscì a respingere gli attacchi solo grazie al suo intelligente uso del fuoco di supporto degli obici che spaventavano gli indiani. Infatti, i primi proiettili degli obici ottennero il risultato di costringere i Comanche ed i Kiowa a ritirarsi dal campo di battaglia. Non fu però un effetto duraturo perché la rabbia degli indiani faceva da combustibile per il loro ardimento e gli attacchi ripresero abbastanza presto, portati da un numero ancora maggiore di guerrieri.


Il campo di Carson e dei suoi soldati il 26 novembre 1864

Secondo Pettis, nel corso del pomeriggio i soldati avevano di fronte più di 3.000 guerrieri indiani. Dopo sei-otto ore di combattimenti abbastanza continui, Carson si rese conto di essere ormai a corto di proiettili di obice e persino di munizioni in generale e per questo ordinò alle sue forze di ritirarsi nel villaggio di Kiowa che era stato da loro attaccato di primo mattino. Carson doveva anche affrontare la preoccupazione crescente per la sorte dei 75 uomini che aveva lasciato a guardia dei carri dei rifornimenti.
Gli indiani, rinvigoriti dalla ritirata dei soldati, tentarono di bloccarla appiccando il fuoco all’erba ed ai cespugli della prateria fino alla riva del fiume. In questo frangente Carson dimostrò la sua esperienza ed una buona dose di astuzia, sorprendendo gli indiani con una deviazione della traiettoria fin sopra un leggero dosso da cui riprese ad utilizzare gli obici da una posizione decisamente favorevole.
Quando arrivò il crepuscolo, Carson ordinò a metà del suo comando e dei suoi esploratori indiani di restare indietro a bruciare le tende e le vettovaglie presenti nel villaggio che era stato occupato; questo per recare un gravissimo danno agli indiani. In questo frangente trovò la morte Camicia di Ferro (Iron Shirt) un capo Kiowa Apache che rifiutò di lasciare il suo tepee.
Prima di bruciare le tende i soldati confiscarono molte “giacche di pelle di bufalo finemente lavorate” e poi bruciarono tutto il resto. Gli esploratori indiani uccisero e poi mutilarono quattro Kiowa troppo vecchi per sfuggire alle loro grinfie.
I soldati, ormai stanchi, continuarono la loro ritirata durante la notte fino a ricongiungersi con i soldati di scorta alle vettovaglie.
Carson e i suoi soldati restarono in zona a riposare il 26 novembre, avendo in vista i loro avversari indiani che erano su una collina a circa due miglia di distanza. Gli esploratori indiani di Carson ebbero alcune schermaglie contro i Comanche e Kiowa, ma nessun vero attacco fu portato contro i soldati.
Il giorno seguente Carson diede l’ordine di tornare in New Mexico, ma alcuni dei suoi ufficiali mostrarono il desiderio di riprendere la battaglia. Allora Carson si consultò con i suoi Ute e Jicarilla che conoscevano assai bene i loro nemici e ordinò la ritirata nel New Mexico.


La mappa degli eventi

L’esercito degli Stati Uniti dichiarò che la prima battaglia di Adobe Walls era stata una vittoria. I Kiowa, al contrario, registrarono attraverso le loro pitture sulla pelle di bisonte che quel tempo era quello in cui i Kiowa respinsero Kit Carson. Carson era infatti ben conosciuto da tutti gli indiani del Pianure del sud.
La battaglia, comunque, lasciò Comanche e Kiowa incontrastati nel controllo del Texas Panhandle fino alla Battaglia del North Fork del Red River, otto anni dopo.
La maggior parte degli studiosi ritiene che la decisione di Carson di ritirarsi sia stata saggia per via dell’indubbia inferiorità numerica e per via delle ormai ridotte scorte di munizioni. In una situazione simile finì per trovarsi anni dopo il generale Custer al Little Bighorn e l’esito finale fu terribile per l’esercito americano.
È stato detto che il numero di indiani impegnati contro Carson in questa battaglia era stato stimato in 3.000, ma probabilmente questa è un’esagerazione… anche piuttosto vistosa. Il numero totale di guerrieri di quei raggruppamenti di Comanche, Kiowa e Kiowa Apache, uniti insieme, non era probabilmente neppure vicino alla cifra di 3.000. A distanza di così tanto tempo e in assenze di dati numerici veramente attendibili, possiamo solamente applicarci ad un calcolo abbastanza realistico, basando tutto sul numero di tende presenti nei villaggi. Poiché il villaggio di Kiowa consisteva di 176 tende e il villaggio dei Comanche contava circa 500 tende, sapendo che tra gli indiani si contavano mediamente due guerrieri per ogni tenda, ci sembra giusto stimare il numero di guerrieri intorno alla cifra di 1.300-1.400.
Alla fine della battaglia, Carson contò sei morti e 25 feriti, tra cui uno scout indiano ucciso e quattro feriti. Gli stessi soldati stimarono che le perdite dei guerrieri indiani furono di circa 50-60 morti e 100 feriti. Il rapporto ufficiale dell’esercito statunitense sulla battaglia stimò per gli indiani la perdita di un totale di 60 tra morti e feriti.
La prima battaglia di Adobe Walls fu l’ultima volta in cui i Comanche e Kiowa costrinsero le truppe americane a ritirarsi da un campo di battaglia e segnò l’inizio della fine delle tribù delle pianure meridionali e del loro modo di vivere.
Un decennio dopo si svolse la Seconda Battaglia di Adobe Walls, combattuta il 27 giugno 1874, tra 250-700 Comanche e un gruppo di 28 cacciatori bianchi che si difesero all’interno delle rovine di Adobe Walls. Dopo un assedio di quattro giorni, gli indiani si ritirarono.
La Seconda Battaglia è storicamente molto importante perché portò alla Guerra del Red River degli anni 1874-75, conclusasi con il trasferimento definitivo degli indiani delle Pianure del Sud nelle riserve di quello che divenne l’Oklahoma.

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