I cacciatori di bisonti e Adobe Walls

A cura di Angelo D’Ambra

In caccia
I bisonti venivano uccisi per la pelliccia, ma anche per le loro ossa e il loro grasso, usato nella produzione del sego. Erano soprattutto l’alimento base dei cacciatori. A Fort Union, ad esempio, i commercianti consumavano la carne di quasi ottocento bisonti l’anno.
Si trovava dal Platte al Saskatchewan e dal Red River alle Montagne Rocciose. Tom Firzpatrick ricordava come nel 1824, i bisonti fossero “sparsi in numero immenso sulle valli del Green River e del Bear River, e attraverso tutto il paese compreso tra il Colorado o il Green River del Golfo di California e le Lewis’ Fork del Columbia”.
A partire dal 1834, però, già si notava la drastica diminuzione di questi esemplari. Fitzpatrick, infatti, annotò, come in quell’anno cominciarono “a diminuire molto rapidamente e hanno continuato a morire fino al 1838 o 1840”. Nel 1844, secondo Fremont, le mandrie di bisonti non furono più trovate “a ovest delle Three Forks del Missouri o delle pianure di Yellowstone”. Così è lecito concludere che il mondo dei cacciatori di pellicce sia finito non solo per l’esaurirsi del castoro, ma anche per il ridursi del bisonte, la cui carne era il principale sostentamento per i cacciatori.


La caccia al bisonte divenne presto distruzione

Sino alla fine del secolo cacciatori foraggiati dal governo statunitense massacrarono migliaia di bisonti, ma stavolta il mercato delle pellicce non c’entrava nulla. L’intento era quello di privare gli indiani di un’importante fonte di nutrimento e costringerli nelle riserve.


I bisonti venivano sterminati anche da cacciatori sui treni

In questo quadro si registrarono gli scontri di Adobe Walls.
Sorto nel 1845, quando William Bent volle tentare di stabilire accordi commerciali con comanche e kiowa, Adobe Walls, a ventisette chilometri dal Canadian River, già tre anni dopo non era che un mucchio di rovine sperdute nel panhandle, lo spicchio di terra più a nord del Texas. Bent aveva fatto saltare in aria la costruzione in adobe dopo aver subito incursioni di indiani che non volevano in alcun modo bianchi in quelle terre, tacciandoli di un insensato sterminio dei bisonti.


La caccia tradizionale degli indiani

In prossimità dei resti polverosi di questa stazione commerciale, il 26 novembre 1864, trecento soldati guidati dal colonnello Kit Carson, forti dell’artiglieria da montagna, individuarono e sgominarono i kiowa di capo Piccola Montagna che, per difendere i bisonti, attaccavano le carovane di coloni che passavano di lì, dirette in New Mexico, lungo il Santa Fe Trail. Carson quel giorno si ritirò protetto dalle potenti deflagrazioni degli obici mentre giovani guerrieri comanche accorrevano da un vicino accampamento.
Dieci anni dopo, nella notte del 25 giugno 1874, quelle rovine che avevano solo udito il trambusto dei cannoni di Carson, ospitando i suoi addetti all’infermeria, furono il teatro di un cruento attacco di indiani. Il Medicine Lodge Treaty, nel 1867, aveva lasciato loro l’area come territorio di caccia, eppure i bianchi infransero quel trattato.
Adobe Walls si popolò lentamente di cacciatori di bufali e divenne un luogo di ristoro e scambio di pellicce. Sorsero due negozi, l’officina di un fabbro e un saloon fatiscente col tetto di zolle d’erba.


L’attacco degli indiani ad Adobe Walls

Il 25 giugno del 1874 v’erano in tutto ventinove individui, compresi un ventenne di nome Bat Masterson, futuro sceriffo di Dodge City, e un cacciatore di bufali di nome Billy Dixon che, appena due giorni prima, era scampato ad un attacco dei comanche. In quell’attacco Dixon aveva perso due compagni. Gli indiani ne avevano sfigurato i corpi e mangiato i testicoli mentre erano ancora in vita.
Intorno alle 2 del mattino, il tetto del saloon iniziò a cedere e tutti accorsero a dare una mano. Fu in quel momento che settecento indiani, perlopiù cheyenne, comanche e kiowa, guidati da Quanah Parker, il figlio della celebre Cynthia Ann, si lanciarono sull’abitato.
Gli indiani identificarono i cacciatori e i mercanti di pelli di bufalo come la loro principale minaccia perché stavano portando all’estinzione i bisonti. Avanzarono al galoppo, urlando e tirando frecce.
Quasi tutti gli abitanti trovarono riparo nel saloon e iniziarono a sparare coi loro fucili per bufali e con le pistole. Gli indiani avevano attaccato i cacciatori istigati dallo stregone Esa-Tai, ovvero Sterco di coyote, che aveva convinto Quanah della sua invincibilità. Lo scontro si prolungò per tre giorni, tra momenti di stallo e fuoco furibondo. Alla fine due cacciatori, i fratelli Sadler, che dormivano nel loro carro, furono invece uccisi e scalpati, altri due erano stati feriti da frecce scagliate nel saloon.


Il Comanche Esa-Tai

Ebbe salva la vita anche il cacciatore Billy Ogg, che aveva avvistato gli indiani presso il torrente ed era corso ad avvertire il villaggio. La resistenza dei cacciatori asserragliati nel saloon fu epica, doveva essere un massacro e invece fu un trionfo. Probabilmente riuscirono ad abbattere più di cento indiani, prevenendo sortite e tentativi di incendiare il saloon.
Il cavallo di Quanah Parker fu colpito a una distanza di quattrocento e più metri. Il guerriero si nascose dietro una carcassa di bufalo e fu colpito da un proiettile tra la scapola e il collo.
Al terzo giorno, mentre Quanah si andava rassegnando a rinunciare alla battaglia, Billy Dixon avvistò una quindicina di comanche in osservazione su un promontorio.


Immagine cinematografica del famoso sparo di Billy Dixon

Si fece prestare, allora, lo sharps50 da Bat Masterson e prese la mira. “Cosa credi di fare… sono così lontani!”, lo canzonò Masterson, lui invece sparò e incredibilmente riuscì ad abbattere un indiano. I cacciatori di pellicce sbalordirono vedendo cadere da cavallo uno di quei guerrieri. Dixon aveva fatto centro da una distanza di quasi un chilometro e mezzo (1.538 yards), quello che i giornali avrebbero salutato come “colpo del secolo”.
Comprendendo fino a che punto potevano sparare i fucili, comanche e kiowa si ritirarono definitivamente.

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