Armi del west all’italiana con i Fratelli Pietta

Pietta Reb Nord Carbine, Navy & Confederate
II nome Pietta è, per gli appassionati, sinonimo delle più fedeli e ricercate riproduzioni di armi storiche. Tutto questo oggi. Ma di quanta volontà, dedizione al lavoro, voglia di emergere, passione e di quanto impegno è lastricato il cammino che ha portato questa famiglia di imprenditori, a conquistare il valore che dopo quasi cinquant’anni viene loro riconosciuto? A testimoniarcelo è il fondatore della “F.A.P. Fabbrica Armi-Fratelli Pietta” a Gussago, Giuseppe Pietta, classe 1938, un uomo solido, molto più a suo agio quando parla della sua azienda, che non quando parla di sé.
In un’occasione ha detto che «…mio padre non si poteva permettere di farmi studiare, ma mi dato molto di più, mi ha trasmesso quei sani valori di onestà, di volontà e di rispetto per gli altri che erano i fondamenti della sua vita ed alla base della nostra famiglia, e io sono cresciuto con tanta voglia di impegnarmi e di emergere».
Fin dalla scuola elementare aveva dato una mano al fratello Mario che era operaio in una ditta artigianale che fabbricava fucili da caccia. «Allora i cacciatori erano molti e quella fabbrica aveva parecchio lavoro, così mio fratello, per arrotondare, si portava a casa del lavoro e io, aiutandolo, imparai presto a conoscere i fucili. A quattordici anni andai a lavorare in una fabbrica di armi a Collebeato; era una piccola fabbrica e, tornando fra le varie postazioni di lavoro, ben presto imparai tutto il ciclo di lavorazione dei fucili. Nel frattempo coltivai anche l’altra mia grande passione che era la fotografìa.


Pietta Remington New Model Army

Facevo l’armaiolo di giorno e il fotografo di notte. Non ero mai stanco, quando fai qualcosa che ti appassiona non si sente la stanchezza e soprattutto non la senti se hai un obiettivo da raggiungere. Il mio obiettivo era molto chiaro davanti a me, volevo imparare un mestiere e volevo impararlo bene.
Fu in fabbrica che conobbi Elisabetta, mia moglie». Dopo solo quattro mesi da quell’incontro lui lasciò la fabbrica, aveva solo ventidue anni, una vita davanti, un sogno nel cassetto e tanta voglia di fare, ma non aveva più un lavoro fisso.
Ricco solo della sua grande volontà Giuseppe Pietta, percorre la strada per la Valtrompia dove ha deciso di andare a cercarsi lavoro e si ferma presso la prima fabbrica di armi che incontra, a Ponte Zanano e, con questa azienda, inizia un rapporto di collaborazione. A casa allestisce una stanza attrezzandola con due tavoli da lavoro, un paio di morse, un trapano e una smerigliatrice, gli strumenti indispensabili per fare le finiture esterne dei fucili da caccia. E sull’unica parete che rimane libera stende un lenzuolo bianco, mette due spot ed una seggiola e nello stesso laboratorio riceve i clienti per fare le foto-tessera. Nasce la “Pietta Giuseppe: lavorazione parti fucili da caccia” è il 22 Marzo 1963. Son tempi duri, il lavoro va e viene, non c’è continuità per Giuseppe Pietta; la moglie Elisabetta che lo aiuta in azienda seguendo la parte amministrativa.


Pietta 1873 Colt SAA

Poi, da una grande azienda bresciana, arriva altro lavoro, la collaborazione con un fratello, anch’egli armaiolo, e la decisione di fondare insieme la ” Fratelli Pietta”. La piccola sede nell’unica stanza si amplia, vengono inglobati la piccola cantina di casa e un vecchio pollaio ed ecco che la nuova azienda occupa uno spazio di settanta metri quadri in via Briglia.
Da qui un nuovo impulso, la piccola impresa cresce e ha la necessità di ampliarsi ulteriormente, e per espandersi ora non resta che inglobare anche il piccolo vigneto di papà.
«Il lavoro conto terzi – dice Pietta – ci dava la sicurezza dei pagamenti e, non richiedendo impegni di capitale, ci consentì di ampliarci ulteriormente assumendo apprendisti. Pensi che alcuni di loro si sono guadagnati la medaglia per la fedeltà dimostrata nei confronti della nostra impresa stando con noi per più di quarant’ anni. Mia moglie Elisabetta, ancor prima del matrimonio, diede le dimissioni dall’antica fabbrica ed entrò ufficialmente nella “Fratelli Pietta”, della quale ancora oggi è una colonna. E’ del 1965 la decisione di dare un nuovo impulso all’azienda acquistando componenti di fucili da assemblare all’interno. Il primo esemplare prodotto è datato Aprile 1966, e venduto nel mese successivo per la cifra di 30.000 Lire, si trattava di un ” sovrapposto calibro 12, il primo esemplare col nostro marchio di produzione.


Pietta Colt Confederate 1851 (a polvere nera)

Nel primo anno di attività ne costruimmo 156, nel secondo più di mille. Risale a quel periodo anche la collaborazione con un’ importante azienda francese che importava fucili da caccia per commercializzarli in Francia e nel 1967 la nostra azienda forni loro il primo fucile. Da allora la collaborazione si intensificò notevolmente, e il nostro marchio cominciò a diffondersi. Successivamente, attraverso un comune contatto, venne a visitare la nostra azienda un imprenditore francese, “monsieur Galan” che, oltre ad importare fucili da caccia, era alla ricerca di una fabbrica che fosse in grado di riprodurre modelli di armi storiche americane.
Il primo ordine che ci commissionò fu di diecimila pistole, modello Navy del 1851.
Quell’ordine cambiò notevolmente l’obiettivo della nostra azienda che si indirizzò sempre più verso la produzione. Un’importante decisione che richiedeva investimenti altrettanto importanti. Fu una scelta coraggiosa. In Francia però si stava modificando la legge sull’importazione di armi e la nostra prima fornitura di 400 esemplari venne bloccata. Fu un brutto momento per la nostra azienda che si era notevolmente esposta e i debiti andavano onorati; si riuscì, con non poca fatica, a trovare un nuovo cliente che acquistò la fornitura, anche se ad un prezzo non del tutto soddisfacente per noi, ma questa operazione ci consentì di non incorrere in rischi più gravi, almeno fintantoché la legge francese non venne ripristinata».


1858 Remington Texas Laiton

La grande svolta per la FAP Fabbrica Armi fratelli Pietta arriva nel 1972, anno in cui inizia la collaborazione con un noto agente Italiano che opera nel settore, il dottor Oreste Puzzo. E’ da questa collaborazione, che ancora oggi continua, che si svilupparono grandi progetti. «Pensi che noi producevamo circa quattrocento pezzi di repliche al mese, si immagini quando ci arrivò il primo ordine da un americano
che ne richiedeva settemila… pensammo subito ad un’ americanata. Richiesta che invece si rivelò del tutto reale e veritiera e che comprendeva, oltre ai modelli Navy, anche Colt Army, Remington, il modello Paterson del 1936 e anche il modello Le Mat».
Il mercato si amplia, l’azienda continua ad espandersi e consta di 15 collaboratori. Si arriva al 1978, anno in cui, data la grande richiesta di produzione, l’azienda si trova di fronte ad una scelta radicale, necessita di una riorganizzazione strutturale intema con un conseguente e importante impegno economico. I due imprenditori-fratelli scelgono strade diverse e l’impresa, che pur mantiene lo stesso nome originario, continua però ad essere gestita soltanto da Giuseppe Pietta, sempre affiancato dalla moglie Elisabetta. Nel 1985 giunge un importante riconoscimento, rilasciato dalla camera di commercio di Huston, a confermare l’eccellenza della Fratelli Pietta. Le previsioni dell’imprenditore si rivelano corrette, la società si espande ancora e la superficie produttiva non basta più, si aggiungono altri quattrocento metri quadrati e infine, nel 1995, il trasferimento nella sede attuale che è oggi di tremila metri e che vede impiegati trenta collaboratori.


Alcune immagini del catalogo Pietta dedicato al West ed alla Guerra Civile

Nel tempo, terminati gli studi, uno dopo l’altro i due figli maschi di Giuseppe Pietta, entrano in azienda ad affiancare il padre, che a loro trasmette la sua passione e l’amore per il lavoro.
«Qualche anno fa mi era venuto il pensiero di lasciare, – ci dice Giuseppe – e se ai miei figli non fosse piaciuto il mio mestiere, penso che l’avrei fatto. Sono loro che mi hanno chiesto di andare avanti insieme e io ne sono ben felice, sono contento di lasciare che loro portino avanti quel che è stato un sogno della mia vita».

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