Gli indiani e il sentiero di guerra
A cura di Sergio Mura
Ai primi uomini bianchi che misero i piedi sul suolo americano, gli indiani dovettero certamente sembrare un qualcosa appena più in là dell’uomo primitivo. Non è una nostra opinione, ma una certezza derivante dalla lettura dei diari e delle relazioni del tempo. Agli europei che arrivavano in America interessava solo evidenziare tutto ciò che ai nativi mancava, trascurando deliberatamente tutto quel che erano in grado di esprimere attraverso la loro ricca cultura, molto incentrata sull’essere parte integrante della natura.
Erano tempi in cui gli indiani non possedevano cavalli, anche perchè non vi erano cavalli in tutto il continente.
Gli utensili che gli indiani usavano nella loro vita quotidiana e anche le armi erano realizzati con argilla, pietra, legno e arbusti. La lotta e la caccia si praticavano con armi quali arco e frecce di legno o accette di legno e pietra.
Gli indiani erano abilissimi cacciatori, anche in considerazione del fatto che erano costretti a spostarsi e cacciare esclusivamente a piedi.
Conoscevano benissimo gli animali, che cacciavano esclusivamente per procurarsi il cibo, e sapevano muoversi nel loro terreno di cui sapevano riconoscere i dettagli.
L’arrivo degli europei, specialmente dei conquistadores, dev’essere stato un vero e proprio trauma per quelle popolazioni così semplici e genuine! I nuovi arrivati, infatti, erano ai loro occhi incomprensibilmente avidi di cose senza troppo senso, come l’oro e le pietre preziose e nella loro ricerca si mostravano da subito spietati e disposti a qualunque nefandezza come il saccheggio e l’omicidio. In men che non si dica gli indiani divennero un nemico da abbattere o da ridurre in schiavitù.
A quei nativi, però, gli spagnoli fecero un regalo molto importante, sia pure in forma assolutamente inconsapevole: il cavallo.
Gli indiani erano cavalieri abilissimi
Quando gli indiani videro i primi cavalieri, si diedero per certi che si trattava di esseri speciali; non erano stati in grado di comprendere che si trattava di uomini che erano in sella a cavalli, né che con i cavalli sarebbe stato possibile cacciare e combattere molto più agevolmente che a piedi. Ma quando questi concetti furono di loro dominio, gli indiani desiderarono ardentemente di possedere i cavalli e da quel momento nacquero i primi scambi tra gli indigeni e gli spagnoli e iniziarono a cambiare proprietario ingenti quantitativi di pellicce, oro e pietre preziose. Quando lo scambio non era possibile, agli indiani sembrò naturale procedere alla razzia!
Dal possesso del cavallo ad un rapido balzo in avanti per la cultura degli indiani il passo fu brevissimo e i cavalieri riuscirono a cacciare con grande facilità e anche a combattere in maniera estremamente efficace.
Scambi commerciali tra indiani e bianchi
La preda principale era e restava il bisonte americano, quel gigantesco mammifero di cui gli indiani utilizzavano ogni parte per ricavarne cibo, vestiti, ornamenti, utensili e persino parti utili per le armi. Per gli indiani il bisonte era di fondamentale importanza e la sua presenza nelle praterie era garanzia di sopravvivenza per le tribù, fossero esse nomadi o stanziali. Un intero sistema ruotava intorno agli spostamenti delle immense mandrie di bisonti e incidere su queste ultime equivaleva in maniera diretta ad influire sulla vita degli indiani.
Quando i cacciatori bianchi iniziarono a sterminare le mandrie di bisonti, i nativi si sentirono colpiti direttamente, dato che comprendevano che la loro stessa vita veniva messa a repentaglio.
La caccia al bisonte
Migliaia e migliaia e poi decine di migliaia di bisonti caddero in pochissimo tempo sotto i colpi dei cacciatori che procuravano il cibo per le moltitudini di lavoratori cinesi e irlandesi che stendevano le rotaie della ferrovia attraverso il paese e troppo spesso dagli animali morti si prelevava solo una parte delle carni, lasciando tutto il resto a marcire nelle pianure. Per gli indiani si trattava di una tragica perdita.
Non bastasse questo, improvvisamente arrivarono fiumi di coloni, cacciatori e cercatori d’oro e d’argento, tutti diretti a ovest, nei territori di caccia delle tribù, compromettendo l’ecosistema che da secoli restava inalterato.
Carovana di cercatori d’oro verso le Black Hills
A molti indiani sembrò che per difendere le terre ed il proprio stile di vita non restasse che scendere sul sentiero di guerra e tentare di spazzare via ogni viso pallido che si trovavano davanti. Da quel momento la vita di ogni colono, cacciatore, soldato o cercatore di metalli preziosi era a rischio.
Per molti indiani si trattava di una scelta per la vita, ma sarebbe diventata una scelta di morte.
Si trattava di decidere di scendere lungo il sentiero di guerra per difendere sé stessi, le proprie famiglie e il proprio futuro, esattamente come fa ogni popolo.
Non tutti decisero di fare la guerra al popolo dei visi pallidi. Furono molti gli indiani che per tradizione o per incapacità militare scelsero di lasciarsi andare alla guida dei bianchi e finirono chiusi dentro una riserva. Questa scelta fu effettuata, in verità, anche da parte delle tribù bellicose, specialmente delle grandi pianure. Molti capi indiani del tempo (anni a cavallo tra la seconda metà dei ’60 e primi ’70 del XIX secolo) venivano convinti a visitare la capitale dei bianchi, Washington. E per arrivare laggiù dalla frontiera era necessario un lungo viaggio nel quale era possibile mostrare le meraviglie del mondo organizzato e industriale. Per gli indiani era un tuffo nel futuro che li riempiva di timore perché si vedeva con chiarezza la forza mostruosa di un popolo organizzatissimo e numeroso “come i fili d’erba”. Vedere i palazzi a più piani, le fabbriche, le strade, i negozi, tutto questo serviva a far capire l’inutilità di muovere guerra ai bianchi.
E tutto questo veniva spesso riportato ai giovani indiani che volevano disseppellire l’ascia di guerra contro i coloni e contro le giacche blu.
Negli anni ’70 del XIX ci furono feroci guerre tra indiani e bianchi e fatto salvo qualche episodio, la mancanza di coordinamento delle diverse nazioni indiane, l’incapacità di avere un vero esercito, la necessità di proteggere le proprie famiglie, erano fardelli che condannavano gli indiani alla sconfitta finale. Ma si sarebbe passati attraverso episodi tra i più cruenti di cui in questo sito vi parliamo in moltissimi articoli.