John Perrett, noto come “Potato Creek”

A cura di Luca Barbieri

John Perrett
Curiosa la vicenda di questo personaggio, che è passato alla storia (meritandosi anche una copertina su Life), per quello che, in fondo, non è che un semplice colpo di fortuna: aver rinvenuto sulla propria concessione mineraria la pepita più grossa delle Black Hills. “Potato Creek” Johhny ha, comunque, saputo sfruttare egregiamente l’onda della popolarità piovutagli addosso per “costruirsi” un personaggio e diventare così un’attrazione turistica vivente.
John Perrett (questo il suo vero nome) giunse nel Territorio del Dakota a diciassette anni, dopo aver lasciato il natio Galles in cerca dell’occasione giusta.
Era il 1883 e la corsa all’oro cominciava un po’ a zoppicare: le concessioni migliori erano già state accaparrate, la sabbia dei torrenti già tutta rovistata, le montagne già un bel po’ traforate.
Perrett, comunque, reclamò i diritti minerari di una fascia di terreno lungo lo Spearfish Creek (una zona chiamata Potato Creek, nome col quale il giovane gallese sarà poi soprannominato) e cominciò una lunga ricerca che si concluse solo parecchi anni dopo, nel 1929, quando si troverà tra le mani una pepita d’oro dalla forma vagamente simile a quella di una gamba e dal peso di 7 troy ounces e tre quarti.
Lo Spearfish Creek
La troy ounce è un’unità di misura anglosassone usata per valutare i minerali e le pietre preziose, non corrisponde esattamente alla tradizionale oncia ma è più “pesante” di circa il 10%: il peso citato in precedenza corrisponde perciò a circa 240 grammi. Si trattava del più grande pezzo d’oro mai rinvenuto nelle Black Hills, anche se in effetti era poca cosa se confrontato alla pepita che venne estratta nel 1852 dalla collina di Carson, in California, dal peso straordinario di 195 libbre (circa 88 Kg).
In ogni caso mister Will Adams, fondatore dell’omonimo museo di Deadwood, la acquistò subito per 250 dollari e la espose al pubblico, sostituendola successivamente con una copia; l’originale pepita è attualmente conservata nel deposito di sicurezza del museo.
La scoperta di per sé sarebbe stata destinata ad essere dimenticata in breve tempo, ma Perrett fu abile a cogliere la palla al balzo, affascinando i visitatori col proprio aspetto singolare: il minatore era infatti alto appena un metro e trenta e si era lasciato crescere una lunghissima ed ispida barbaccia, che, insieme agli occhiali rotondi che indossava, lo faceva somigliare a una sorta di folletto.
Potato Creek
Oltretutto aveva un carattere gioviale ed allegro, ed intratteneva gli ospiti raccontando loro alcuni aneddoti divertenti oppure danzando e facendo capriole; si dice addirittura che durante le parate celebrative del “Days of ‘76” (annuale ricorrenza di Deadwood) si mettesse a camminare sulle mani come una sorta di clown acrobata.
In breve il suo rifugio divenne meta di interminabili colonne di turisti, e John Perrett divenne l’attrazione vivente più celebre di tutta la regione, l’icona stessa del cercatore d’oro (tanto che il suo aspetto servì da modello ad illustratori e disegnatori).
In questo modo il personaggio di “Potato Creek” Johnny venne consegnato alla storia, fatto immortalato, come detto, anche dalla celebre rivista Life.
Il comune mortale John Perret, invece, non sopravvisse a quanto aveva creato e morì a 77 anni, nel Febbraio del 1943, dopo aver invano cercato, per usare le sue ironiche parole, “il pezzo mancante della gamba ritrovata quel giorno del 29” per il resto della vita.

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