Jedediah Strong Smith, uno dei trapper più famosi

A cura di Angelo D’Ambra

Jedediah Smith nelle Badlands
Jedediah Strong Smith era nato a Bainbridge, nello stato New York, il 6 gennaio 1799. La sua famiglia si era trasferita nella contea di Erie, in Pennsylvania, e Smith, tredicenne, aveva preso a lavorare su un mercantile del Lago Erie. Qui forse sentì i racconti della frontiera narrati dai commercianti che tornavano a Montreal e così maturò il desiderio d’avventura che l’avrebbe poi guidato per tutta la vita. È altresì probabile che sia stato il medico di famiglia, Titus G. V. Simons, a far nascere questo amore per una vita nella natura incontaminata dando all’adolescente il libro della spedizione di Meriwether Lewis e William Clark. Vuole, infatti, la leggenda che Smith abbia portato questo diario in tutti i suoi viaggi.
Ad ogni modo, nel 1817, la famiglia Smith si trasferì di nuovo verso ovest, in Ohio. Si stabilì a Green Township, nell’attuale contea di Ashland, e Jedediah non iniziò i suoi viaggi avventurosi prima del 1822, quando si unì al generale William Ashley ed al maggiore Andrew Henry a St. Louis, rispondendo all’annuncio pubblicato sulla “Missouri Gazette”.
E’ dopo gli scontri della spedizione di William Ashley e Andrew Henry con gli arikara che si verificò l’episodio più cruento della vita di Smith. Fu infatti attaccato da un grizzly e ridotto in fin di vita. L’orso, oltre a rompergli le costole, a squarciargli il fianco, a mordergli una gamba e a provare a divorargli il cranio, gli strappò un orecchio e parte del cuoio capelluto. Entrambi furono ritrovati e gli furono ricuciti da un trapper di nome Jim Clyman. Da allora Jedediah iniziò a farsi crescere i capelli per nascondere le cicatrici.
Rimessosi in sesto, cercò un passaggio attraverso le Montagne Rocciose di cui aveva sentito parlare dai corvi. Si mise in marcia a primavera e riuscì nell’impresa, valicò davvero la catena montuosa attraverso quello che poi sarebbe divenuto il South Pass.
La sua era in realtà una riscoperta perché quella rotta era già stata percorsa dagli uomini della Pacific Fur Company (PFC) di John Jacob Astor nel 1812 senza però renderla pubblica. Fu a lui dunque riconosciuto il merito d’aver aperto alla nazione la strada per il Pacifico. Smith stesso realizzò la sua prima mappa su una pelle di bufalo.


Jedediah Smith in esplorazione

Nel decennio successivo Smith riempì molti vuoti sulla mappa del far west, esplorò l’altopiano del Colorado e fu il primo uomo bianco a tracciare un percorso per la California, attraversando il deserto del Mojave. Al primo rendezvous, nel luglio del 1825, Henry aveva abbandonato l’impresa e Ashley volle che proprio Smith prendesse il suo posto. L’anno dopo, al secondo rendezvous, Smith trovò due nuovi partner, David E. Jackson e William L. Sublette, che acquisirono le quote di Ashley. Questi si interessò solo di mediare la vendita di pellicce. Ormai il castoro stava rapidamente scomparendo dalla regione, bisognava dunque esplorare nuovi territori, anzitutto quelli del fiume Buenaventura, un leggendario corso d’acqua navigabile verso l’Oceano Pacifico. Smith, Jackson e Sublette lo cercarono, Smith si spinse persino nel Nevada e poi nell’Alta California, ma non il fiume restò solo una leggenda. In ogni caso, questi viaggi fornirono informazioni preziose sulla geografia dell’ovest, sui suoi fiumi e i suoi monti, nonché notizie sui vari sentieri esistenti, e i cacciatori riuscirono ad ottenere un buon numero di pellicce, oltre tremila chili che Ashley ottenne in occasione del terzo rendezvous, quello del 1827.
Coi suoi cacciatori, Smith tornò così in California andando da subito in balia di nuove peripezie. Lungo il Colorado, fu attaccato da guerrieri mohave e dieci uomini, furono uccisi, mentre due donne furono fatte prigioniere. Smith e gli otto uomini sopravvissuti, uno gravemente ferito dai combattimenti, provarono a difendersi sulla riva del fiume, erigendo barricate e facendo fuoco alla disperata. Alla fine riuscirono ad allontanare gli indiani e, prima che essi potessero riorganizzarsi, si inoltrarono a piedi nel deserto fino alla San Bernardino Valley.
In California, Smith fu pure arrestato dal governatore Echeandía, che non voleva stranieri tra i piedi. Pagata la cauzione di trentamila dollari, il nostro trapper riebbe la libertà con la promessa di non rimettere più piede nello stato ma in realtà vi rimase per diversi mesi, a caccia nella Sacramento Valley e poi spingendosi nell’Oregon.
Cercò di stabilire buoni rapporti con gli umpqua, ma non fu facile. Un nativo rubò un’ascia e Smith dovette minacciarlo pur di riaverla indietro. Più tardi, il 14 luglio 1828, mentre Smith, con i trapper John Turner e Richard Leland, stava esplorando un sentiero a nord, gli umpqua attaccarono il loro accampamento. L’unico a salvarsi fu Arthur Black che nella notte dell’8 agosto 1828 giunse alla stazione della Hudson’s Bay Company di Fort Vancouver, gravemente ferito e quasi privo di vestiti. Black temeva per la sorte dei suoi tre compagni ma questi si presentarono due giorni dopo al forte. Avevano saputo dell’attacco e invece di tornare al campo s’erano arrampicati su una collina a nord dell’accampamento per sfuggire agli indiani. Una spedizione partita da Vancouver per cercare eventuali superstiti, poi, riuscì a recuperare settecento pelli di castoro e trentanove cavalli, ma tutti gli uomini erano stati ammazzati. George Simpson, governatore in capo della compagnia, pagò a Smith 2.600 dollari per i cavalli e le pellicce e, in cambio, Smith gli assicurò che da allora si sarebbe limitato a cacciare nella regione a est del Great Divide. Nel 1829, Smith organizzò personalmente una spedizione commerciale di pellicce nel territorio dei piedi neri e andò abbastanza bene. Riuscì a procurarsi una gran quantità di pelli di castoro, poi i nativi lo scoprirono e lo costrinsero ad allontanarsi.


L’attacco dell’orso

Da trapper, Smith, Jackson e Sublette, in combutta per quattro anni, furono in grado di realizzare enormi profitti e, al rendezvous del 1830, sul fiume Wind, vendettero la loro azienda a Tom Fitzpatrick, Milton Sublette, Jim Bridger, Henry Fraeb e John Baptiste Gervais che la ribattezzarono Rocky Mountain Fur Company. Con i guadagni, oltre 17.000 dollari pari a circa 4 milioni di dollari dei nostri giorni, Smith aiutò la sua famiglia in Ohio e comperò una casa sulla First Avenue a St. Louis e degli schiavi. Si disse che era tempo di dedicarsi ad attività più tranquille e pensò allora al commercio. Non fece in tempo a concretizzare il suo sogno perché mori in quella che doveva essere l’ultima spedizione commerciale da lui guidata.
Era il maggio del 1831 e la sua carovana con ottantatré uomini, partita da St. Louis, si dirigeva a Santa Fe. La regione era considerata priva di acqua potabile, ma Smith era convinto che ve ne fosse, così convinto che non aveva neppure preso provviste prima di mettersi in cammino. A metà mese, le scorte d’acqua delle carovane erano quasi esaurite e gli uomini iniziarono a dividersi in gruppi e viaggiare alla ricerca di acqua. Allontanatosi da solo, a cavallo, per cercare acqua, Smith scomparve. Era il 27 maggio 1831. Alcune settimane dopo, i membri della spedizione scoprirono un comanchero con alcuni effetti personali di Smith e si venne a sapere che era stato ucciso da un gruppo di comanche. Il suo corpo non fu mai ritrovato.

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