Il generale Forrest e il Ku Klux Klan
A cura di Gaetano Della Pepa
Il 28 Agosto 1868 il Cincinnati Commercial, uno dei tanti giornaletti di provincia che contribuiscono a propagare la fama del Klan anche al di fuori del profondo Sud, pubblica questa interessante intervista col generale Nathan Bedford Forrest.
Domanda: Generale, noi gente del Nord abbiamo sempre considerato il Klan come un’organizzazione esistente solo nella fantasia esaltata dei politici. Ma è vero?
Risposta: Tutt’altro.Questa organizzazione esiste nel Tennessee ed in altri Stati del Sud, e le voci sulla sua consistenza numerica non sono certo esagerate.
D: Lei può dirci allora quanti sono i membri del KKK?
R: Quarantamila nel solo Tennessee. Cinquecentomila nel complesso degli Stati del Sud.
D: Posso chiederle, generale, qual’è la caratteristica principale di questa organizzazione?
R: Si tratta di una organizzazione protettiva, polita e militare.
D: Può dirmi il nome dell’Ufficiale che comanda il Klan in questo Stato.
R: No, non sarebbe politicamente opportuno.
D: Ma insomma,secondo lei è possibile un conflitto fra il Klan ed altre forze?
R: Certo, se la milizia cercherà di mettere in atto i truculenti proclami del governatore Brownlow, e di sparare a vista sugli uomini del KKK, cioè su tutti i veri sudisti. Se il governatore si metterà a dare la caccia a questi uomini e a sparare su di loro, allora sarà la guerra, una delle guerre più sanguinose che si siano viste finora. Ho già spiegato ai radicali di questo Stato che cosa si prepara per loro. Non ho abbastanza polvere da sparo da sprecare per tirare ai negri. Il mio obbiettivo è di sterminare i radicali. L’ho già detto, e lo ripeterò ancora: non c’è in questa città un capo radicale il cui destino non sia già segnato…Se vi saranno dei disordini, neanche uno di costoro sopravviverà…Sia chiaro tuttavia che io sono contrario per principio a qualsiasi guerra, e che mi batterò solo per difendermi. Se la milizia ci attacca, resisteremo fino all’ultimo uomo. Ma, in caso di bisogno, sono convinto che potremmo mobilitare 40 mila uomini armati del Klan in soli cinque giorni…
Una tragica processione del Klan
R: Senza alcun dubbio. Da quando il Klan si è organizzato, le varie leghe tipo Union League hanno smesso di aggredire e assassinare la nostra gente. Ci sono stati, è vero, dei giovanotti idioti che si sono mascherati e sono andati in giro a cavallo per spaventare altri idioti negri. Sono stati subito impartiti ordini adeguati per farli smettere, e infatti la cosa è finita. Vi posso anche annunciare che tre membri sono stati giustiziati dalla Corte Marziale e fucilati: erano stati riconosciuti colpevoli di aver molestato la gente e di aver commesso reati contro la proprietà.
D: Generale, lei è un esponente del Ku Klux Klan?
R: No. Ma gli esponenti del Klan mi sono personalmente simpatici ed io sono intenzionato a collaborare con loro.
Come si vede, sia l’intervista che le risposte di Forrest non sono casuali: il fatto che egli tenga le file della setta è probabilmente già noto, non solo, ma Forrest deve ormai ritenere che il Klan sia una forza politica e di pressione tale da aver tutto da guadagnare da questo tipo di pubblicità.
L’importanza storica dell’intervista è notevole anche perchè è molto fitto il mistero che regna agli inizi sulla scelta del Grande Stregone dell’Invisibile Impero. In realtà pochi giorni dopo la storica riunione di Nashville viene investito della suprema carica un personaggio che per il suo passato e per i suoi ideali può rappresentare meglio di ogni altro l’anima del Vecchio Sud. E’, appunto, il generale Nathan Bedford Forrest, in giovinezza proprietario di piantagioni, poi mercante di schiavi, infine uno dei più brillanti comandanti dell’esercito confederato. Memorabili sono alcune delle cariche dei suoi reparti di cavalleria con sempre Forrest in testa (interessante sarebbe un esame comparato delle gesta di questo personaggio con l’altro non meno eclettico ufficiale di cavalleria nel campo avversario (Custer).
Affiliati al Ku Klux Klan
L’autore del sodalizio tra Forrest ed il Klan, dopo la riunione di Nashville (Aprile 1867), è il generale Gordon, “padre” del “manifesto” del KKK (un tipo alla Miglio) e appena nominato Gran Ciclope. Dopo il primo incontro, Gordon e Forrest partono insieme per una ispezione nelle varie sezioni del Klan del Tennessee. Non è trascorso un mese, e già Forrest si dichiara pronto a guidare la crociata contro i negri e sopratutto contro il governatore Brownlow, che togliendo il diritto di voto agli ex confederati ha facilitato una schiacciante vittoria dei repubblicani nelle elezioni di primavera.
La leadership di un uomo come Forrest, e la presenza di tanti ex generali come lui, danno al Ku Klux Klan l’impronta di una vera e propria organizzazione paramilitare, visibile sia nella tecnica delle “spedizioni” che nelle parate propagandistiche succedute numerose dopo quella tenuta a Pulaski.
Forrest – scriverà Allen W. Trelease, storica – era un uomo di grande immaginazione, pronto a correre qualsiasi rischio per una causa che ai suoi occhi appariva nobile, e in più dotato di un senso della misura che in genere (ma non sempre) caratterizzò anche il suo esercizio del potere, facendo di lui l’incarnazione perfetta degli ideali cavallereschi del Sud e il leader più adatto per la donchisciottesca crociata che il KKK si proponeva.
Ancor prima che egli diventi Grande Stregone, il mito di Forrest è già tale da affascinare i suoi grandi elettori e le loro dame. Si sa in guerra “ben quindici cavalli sono morti sotto di lui, nelle varie battaglie”. Forrest amava ripetere che la formula classica per conquistare la vittoria era “arrivare primi, con più soldati possibile”. Oltre al suo ben noto coraggio, non gli mancano referenze ben più specifiche: fra queste, il suo passato di fortunato mercante di schiavi a Menphis e la carica nella quale le sue truppe avevano massacrato i soldati negri che si erano arresi nella battaglia di Fort Pillow.
Tre anni più tardi da quell’intervista, nel 1871, Forrest verrà convocato a testimoniare sulle sue attività davanti ad una commissione del Congresso. Ciò prova come egli fosse ritenuto anche ufficialmente il capo supremo del Klan, che peraltro a quell’epoca era già stato disciolto dallo stesso Forrest. Di fronte alla commissione, il generale si mantiene quanto mai vago e contraddittorio nel descrivere la propria attività e quella che era stata la reale organizzazione del Ku Klux Klan.
Una parata di affiliati al Klan
Questo era quanto affermava Forrest difronte alla commissione. Ma nell’estate del 1868, quando Forrest rilascia la sua bellicosa intervista al Cincinnati Commercial, la situazione era ben diversa ed in tutto il Sud. Il terrore degli incappucciati dilagava, in parte anche perchè i singoli Klan agivano in totale autonomia. Uomini e giovanotti negri sono i bersagli abituali, ma non mancano rapporti su donne violentate e ragazzi affogati. La frusta è la punizione normale: un negro del Tennessee, una notte, ne subisce ben 900 colpi, e resta poi storpio per sempre. Non mi dilungo a narrarvi le “eroiche gesta dei Klansmen”. Sarebbe un lunghissimo elenco di efferati eventi sanguinosi.
Nathan Bedford Forrest
La tragica conclusione di un’azione del KKK
ALCUNI PROCLAMI
” Il Ku Klux Klan è stato creato per rigenerare il nostro sventurato paese e per riscattare la razza bianca dall’umiliante condizione in cui è stata recentemente precipitata dalla nuova repubblica. Il nostro principale e fondamentale obbiettivo consiste nel mantenimento della supremazia della razza bianca in questo paese. La storia e la fisiologia ci insegnano che noi apparteniamo ad una razza che la natura ha gratificato con una evidente superiorità su tutte le altre razze, e che il Creatore, in questo elevandoci al di sopra dei comuni standars della creazione umana, ha inteso affidarci un dominio sopra le razze inferiori, dominio al quale nessuna legge umana può derogare… E quanto più un’altra razza si avvicina ai negri africani, tanto più fatalmente il marchio dell’inferiorità si stamperà indelebile sui suoi figli, con ciò condannandoli irrimediabilmente all’eterna degradazione…Questa nostra America è stata fondata dalla razza bianca e per la razza bianca, e ogni tentativo di trasferire questo controllo sulla nazione a favore di razze inferiori come la negra va palesemente contro il volere divino e costituisce una violazione della Costituzione… L’uguaglianza sociale dovrà dunque essere bandita per sempre, perchè essa rappresenta un passo pericoloso verso l’uguaglianza politica o, peggio, verso i matrimoni misti e la produzione di una sottospecie di bastardi e di degenerati… Noi dobbiamo mantenere la purezza del sangue bianco, se vogliamo preservarlo al fine di quella naturale superiorità con la quale il Creatore ha voluto nobilitarci…I diritti dei negri dovranno essere riconosciuti e protetti con fermezza e liberalità; ma i bianchi dovranno conservare il privilegio di determinare quali sono questi diritti, giacchè lasciare questo diritto ai negri significherebbe in pratica sancire la loro uguaglianza…”
La croce in fiamme
Dopo la fondazione del Covo di Pulaski altri ne sorgono in tutto il Sud. Il Klan di Pulaski, sia per la segretezza che circonda altri Covi, sia per le distanze e le diverse situazioni locali, perde fin dall’inizio il controllo degli altri Klan, che alla fine del 1866 sono già diverse decine e tutte con l’intento di continuare la CW concentrando le spedizioni punitive contro i negri e contro chi prendeva le loro difese. Le armi, come in ogni dopoguerra, non mancano a nessuno e persino la milizia speciale organizzata dal presidente Johhnson per rastrellare i Klansmen ricorre spesso a brutali violenze. D’altro lato la Union League, una speciale agenzia paragovernativa che avrebbe dovuto assicurare l’applicazione pratica delle leggi a favore dei negri e promuovere l’inserimento sociale degli ex schiavi, diventa sovente il paravento di attività illecite e di sopraffazioni di ogni genere, compiute da avventurieri bianchi o di teppaglia negra in cerca di vendetta. In questa situazione assai vicina all’anarchia, la legge della pistola regna suprema e accanto al KKK proliferano altre sette segrete come i Cavalieri Neri e i Giustizieri in Alabama, o i Cavalieri della Camelia Bianca in Louisiana. Le sommarie statistiche della violenza, a partire dalla fine della guerra civile a tutto il 1866, parlano di 33 negri assassinati dai bianchi nel Tennessee, 29 nell’Arkansas, 24 nella Carolina del Sud, 19 nel Kentuchy. Nel febbraio del 1867 il generale Joseph A.Mower descrive minuziosamente 70 casi di omicidio a danno dei negri, avvenuti in varie forme: dal linciaggio all’impiccagione, dall’imboscata alle battaglie tra bande di “giustizieri” bianchi e “resistenti” negri.
A questo punto, troppi e contrastanti motivi premono sulla struttura e gli scopi originari del Klan, imponendo un cambiamento. Da un lato i sei fondatori originari (Lester, Crowe, Kennedy, Jones, Reed, Mc Cord), o almeno alcuni di essi, appaiono disorientati di fronte all’impossibilità di controllare i Covi, che si moltiplicano in vari Stati del Sud, facendo della violenza e del crimine la loro unica attività. D’altro lato, nel Tennessee e altrove le forze del vecchio conservatorismo intravedono nel KKK una specie di esercito-fantasma da guerriglia, al quale affidare la lotta non solo contro i negri. Altri nemici sono i repubblicani, la Union League e, in ultima analisi, il governo federale ed il “nuovo ordine” uscito vittorioso dalla guerra civile. Il 1867 segna la svolta decisiva nei destini dell’organizzazione.
A volte la gente festeggiava gli affiliati al Klan
Andrew Johnson
La rivolta capeggiata da Nat Turner
La data precisa della nascita del nuovo Ku Klux Klan rimane avvolta nel mistero. E’ certo invece che il nuovo statuto viene approvato nella stanza numero 10 del Maxwell House Hotel, e che il 10 aprile e nei giorni successivi esponenti del Klan si incontrarono più volte con esponenti conservatori. In certi casi, le stesse persone sono contemporaneamente affiliate al Klan e membri della convention: fra questi il socio fondatore Frank Mc Cord e il generale G. Dibrell, che verrà poi eletto Gran Titano. Lo “statuto” redatto da Gordon consiste in un preambolo e tre sezioni. Il preambolo è molto generico: “Noi riconosciamo la nostra relazione col governo degli Stati Uniti, le sue leggi costituzionali e l’Unione degli Stati che tali leggi regolano”. Generico, e quindi aperto alle più varie interpretazioni: giacché, nella comune opinione sudista, il Nord aveva violato lo spirito della Costituzione, e quindi il Sud era nel suo buon diretto quando cercava di resistere a questo abuso. La prima sezione specifica gli obbiettivi del nuovo KKK: protezione dei deboli e degli innocenti, difesa degli oppressi e di tutti coloro che subisco dei torti, soccorso dei poveri e dei diseredati, sopratutto delle vedove e degli orfani dei soldati confederati. Le altre due sezioni impegnano il Klan a difendere la costituzione e a proteggere i cittadini da qualunque “invasione”, illecita cattura o illecito processo da parte di chiunque non sia “il suo giudice naturale in conformità alle leggi vigenti nel paese”.
Il Klan a raccolta in Oklahoma
Sempre nella riunione di Nashville, al di là dei documenti ufficiali si decide di mantenere al Klan le sue caratteristiche di mistero e di segretezza, oltre che le mascherature esteriori. Vengono anche stabilite con esattezza le dieci domande da rivolgere a tutti i nuovi adepti. Per poter essere accettati, i neofiti devono manifestare la loro netta opposizione ai radicali, all’esercito federale, all’uguaglianza tra negri e bianchi e alla Union League. I princìpi dello statuto di Nashville (in particolare il “Credo” di cui raccomando attenta lettura) troveranno pratica attuazione nelle successive azioni del Klan, con sanguinosa coerenza, in tanti momenti della storia del razzismo nordamericano. A Nashville, oltre a stabilire le alleanze politiche e la strategia immediata, viene presa anche un’altra importante decisione: quella di conciliare la segretezza delle affiliazioni con la maggiore pubblicità possibile alle imprese del Klan. E’ una decisione chiaramente politica e strategica insieme: si vuole che il Ku Klux Klan diventi ufficialmente una forza con la quale fare i conti, un potente deterrente contro i negri ed i radicali, e sopratutto contro quelli che si apprestano, per convinzione o per interesse, a votare contro i conservatori.
Una cerimonia di introduzione di un nuovo adepto