Il raid di Wilson
A cura di Angelo D’Ambra
Dopo la vittoria a Nashville, l’Armata del Cumberland poteva dirsi, di fatto, priva di minacce reali. Così George H. Thomas pensò di assestare il colpo di grazia alla Confederazione, ordinando al generale James H. Wilson, che comandava il corpo di cavalleria della divisione militare del Mississippi, ma era assegnato all’Armata del Cumberland, un’incursione volta a distruggere la capacità produttiva industriale dello stato dell’Alabama.
Fu così che ebbe luogo ciò che è passato alla storia col nome di “Wilson’s Raid”.
James H. Wilson organizzò e addestrò circa 13.480 truppe di cavalleria per diversi mesi prima di condurle all’attacco contro una Confederazione già drammaticamente frustrata. Ogni cavaliere fu armato con il formidabile fucile a ripetizione Spencer a 7 colpi. La marcia iniziò il 22 marzo del 1865, partendo da Gravelly Springs nella contea di Lauderdale, e si concluse alla metà di aprile con un totale successo.
La progressione doveva iniziare prima ma fu ritardata dall’ingrossamento del Tennessee. Spingendosi nell’Alabama centrale, il generale unionista non incontrò grande resistenza. Il nemico, in massima parte, era confluito ad est, durante l’inverno precedente, per opporsi alla Sherman’s March to the Sea. L’unico ostacolo ai movimenti di Wilson fu il generale Nathaniel Bedford Forrest e i 2.500 cavalieri grigi sotto il suo comando, quelli del Cavalry Corps of the Department of Alabama, Mississippi, and East Louisiana, truppe dal morale avvilito e sparpagliate nello stato in nuclei isolati che, in buona parte, mancavano persino dell’equipaggiamento di base. I confederati erano organizzati in due piccole divisioni, guidate da James R. Chalmers e William H. Jackson, due brigate parziali sotto Philip D. Roddey e colonnello Edward Crossland ed alcuni miliziani locali.
La mappa degli eventi
Wilson scelse ripetutamente di suddividere le sue forze per effettuare attacchi rapidi e simultanei su più bersagli. Affidò una divisione a Edward M. McCook, una ad Eli Long ed una a Emory Upton. I suoi cavalieri si scontrarono con quelli confederati a Houston, il 25 marzo, e Black Warrior River, il giorno dopo, per poi riunirsi a Jasper il 27 marzo. I blu si abbatterono su siti privilegiati, destinati soprattutto alla produzione militare, il loro obiettivo era disfare le miniere di carbone, le ferriere e le manifatture di armi e munizioni. Purtroppo non manca documentazione attestante assalti anche a proprietà civili, ma gli obiettivi dichiarati di Wilson furono esclusivamente quelli di peso militare. Dopo un nuovo scontro con i cavalieri di Forrest, il 28 marzo, a Elyton, nell’attuale Birmingham, devastarono le fornaci di ferro di Oxmoor e Irondale. Finirono demolite pure la fonderia CB Churchill and Company a Columbiana e la Shelby Iron Works a Shelby il 31 marzo 1865.
Lanciato per distruggere le restanti capacità di riorganizzazione del Sud, il raid partito dalla Valle del Tennessee andava rovinando l’economia delle cittadine nemiche, annientando anche lo spirito della Confederazione. Quei complessi industriali già disfatti e rasi al suolo avevano fornito il Sud di migliaia di tonnellate di ferro per l’uso nella produzione di cannoni, fucili, proiettili ed altro ancora. L’obbiettivo ora era Selma, uno dei principali centri di produzione militare confederati, la seconda fonte di armi per il Sud, dopo la Tredegar Iron Works a Richmond, ed un cantiere adibito alla costruzione di navi come la corazzata Tennessee.
Soldati pronti per la partenza
Wilson affrontò e sconfisse facilmente Forrest a Montevallo, catturando e distruggendo una delle ultime ferriere e miniere di carbone rimaste alla Confederazione, poi si portò a Tuscaloosa, dove, il 4 aprile, appiccò le fiamme agli edifici dell’Università dell’Alabama come atto simbolico volto a mostrare l’evidente difficoltà della Confederazione. Dopo, Wilson marciò verso Selma. Forrest tentò di fermarlo a Stanton, presso Plantersville, a circa 19 miglia dalla città, in quella che divenne nota come la battaglia di Ebenezer Church, ma non ci riuscì.
Quel giorno Forrest impiegò tra i millecinquecento ed i cinquemila uomini, per lo più truppe statali male addestrate. Non era stato in grado di concentrare le forze confederate sparse sul territorio. Wilson, invece, mosse almeno 9000 uomini, armati dei fucili Spencer. La linea delle truppe statali si ruppe presto e gli uomini di Wilson respinsero i confederati, facendo 300 prigionieri e sottraendo al nemico 3 pezzi d’artiglieria. Forrest fu sconfitto e costretto a ripiegare a Selma, mentre gli unionisti bruciavano il deposito ferroviario di Plantersville ed un magazzino di cotone.
Il giorno successivo, la cavalleria di Wilson lanciò l’assalto a Selma. I confederati si schierarono in una linea difensiva semicircolare di tre miglia, ancorata a entrambe le estremità dal fiume Alabama.
Uno dei luoghi attaccati
Le divisioni di Long e Upton assaltarono le opere costruite frettolosamente da Forrest e non ci fu scampo per i nemici, le postazioni affidate alla milizia finirono presto abbandonate. L’Unione fece oltre 2.500 prigionieri e i confederati si ritirarono. In ossequio ai piani prestabiliti, nei giorni successivi furono distrutti gli stabilimenti industriali militari della città, tra cui l’arsenale, la Confederate Naval Ordnance Works, la Confederate Nitre Works e undici strutture tra ferriere e fonderie.
Dopo la presa di Selma, Wilson inviò anche una brigata per distruggere il ponte sul fiume Cahaba a Centreville. Questa azione effettivamente tagliò la maggior parte dei rinforzi di Forrest. Per le sorti del raid erano state essenziali le informazioni, anzitutto il ritrovamento a Montevallo di documenti che fornivano preziose informazioni sui piani di Forrest, poi la cattura, presso Tuscaloosa, di un corriere confederato che trasportava dispacci che descrivevano i punti di forza e le disposizioni delle forze nemiche.
Intanto a Montgomery, sede della Convenzione del Sud e prima capitale confederata, la diffusione di voci su quanto accaduto a Selma mise in fuga gli abitanti. Il governatore Thomas H. Watts evacuò la città e trasferì il governo statale a Eufaula. La milizia statale del generale confederato Dan Adams ricevette l’ordine di trasferirsi a Columbus, in Georgia, per difendere le opere navali e i depositi di munizioni, lasciando così indifesa l’ex capitale confederata.
Luoghi in rovina
Il 12 aprile, Wilson e i suoi uomini la occuparono smantellandovi l’arsenale, il deposito dei treni, le fonderie, i laminatoi, i battelli fluviali e i vagoni ferroviari. Nel giro di due giorni le uniche cose intatte della città erano le abitazioni private.
Gli uomini di Wilson, nella domenica di Pasqua, 16 aprile, furono impegnati nella battaglia di West Point, dove la brigata del colonnello Oscar Hugh La Grange attaccò una posizione difensiva di terrapieni chiamata Fort Tyler scacciandone le reclute di Robert C. Tyler, volenterose ma inferiorità numerica e scarsamente armati, ed uccidendone il comandante. Fu una vittoria importantissima. In effetti, nonostante la resa dell’esercito della Virginia del Nord da parte di Robert E. Lee, l’esercito del Tennessee sotto il comando del generale Joseph E. Johnston non aveva ancora capitolato. Wilson, però, entrato in Georgia e avviata la distruzione di arsenali e magazzini, dava un colpo pesantissimo al morale dei confederati ancora disposti alla guerra. Quello stesso giorno, la divisione di Upton aveva pure preso un altro ponte strategicamente importante a Columbus, in Georgia, bruciando i cantieri e affondando la CSS Jackson.
James Harrison Wilson
L’ultima azione della cavalleria di Wilson sarebbe stata a Macon, presa il 20 aprile, senza alcuna resistenza, apprendendo che il generale Joseph Johnston stava negoziando la resa a Bennett Place, vicino a Durham, nella Carolina del Nord.
In una guerra in cui le truppe di cavalleria erano state sottoutilizzate, spesso unite a truppe di fanteria o semplicemente relegate al trasporto di rifornimenti ed alla consegna di posta, Wilson aveva rimescolato le carte. Con la cavalleria, e senza truppe di fanteria, aveva distrutto la capacità dello stato dell’Alabama di fornire alla Confederazione rifornimenti militari ed aveva pure impedito che la regione potesse diventare il cuore di un’ultima resistenza confederata. In meno di un mese, aveva catturato 6.000 prigionieri nemici e 288 cannoni, distrutto quattro grandi centri industriali confederati – l’arsenale di Selma conteneva 15 cannoni d’assedio, 60.000 proiettili di artiglieria ed 1 milione di proiettili di armi leggere – ed ottenuto un’importante vittoria simbolica quando le sue truppe avevano occupato, senza sparare nemmeno un colpo, l’ex capitale del Sud. Ma ai cavalieri di Wilson si devono anche la cattura dell’ex presidente della Confederazione, Jefferson Davis, a Irwinville, e quelle dell’ex vicepresidente confederato Alexander Stephens, del governatore della Georgia Joseph E. Brown, del Georgia Benjamin Hill e di Henry Wirz, comandante della prigione di Andersonville.