La battaglia di Franklin

A cura di Angelo D’Ambra

La battaglia di Franklin fu combattuta il 30 novembre 1864 e si risolse in una disastrosa sconfitta per il Sud. Il tenente generale John Bell Hood spedì circa 23.000 fanti confederati in un attacco attraverso due miglia di terreno sino alle trincee unioniste di fronte alla città di Franklin. Fu un bagno di sangue e, al tramonto, l’armata confederata del Tennessee ripiegava, contando 6.252 vittime tra cui sei generali: States Rights Gist, John Adams, Otho Strahll, Hiram Granbury, John C. Carter e Patrick Cleburne.
Dopo la caduta di Atlanta il 1 settembre 1864, Hood si portò nel Tennessee sperando di attirare l’attenzione del generale William T. Sherman su Nashville. Il proposito di Hood si basava sulla possibilità di sconfiggere l’Armata dell’Ohio del generale unionista Schofield prima che le due forze nemiche si unissero. Non vi riuscì, Sherman marciò verso la costa atlantica vanificando la manovra confederata, mentre Schofield, sfuggito alla morsa lungo i fiumi Tennessee e Duck il 29 novembre, si sottrasse pure alla battaglia di Spring Hill del 30, sfruttando il riposo notturno dei suddisti per ritirarsi e trincerarsi a Franklin.


La mappa degli eventi

Schofield si fermò lì, con le spalle all’Harpeth River, perché non aveva ponti di barche disponibili che potessero consentirgli la traversata, aveva bisogno di tempo per riparare i ponti permanenti. Hood, allora, impazzito per lo smacco subito e temendo pure che i nordisti potessero raggiungere Nashville, ordinò d’inseguire il nemico ed investirlo con un assalto frontale. L’idea seminò dissensi e dubbi. Cheatham contestò la risoluzione: “Non mi piace l’aspetto di questo combattimento; il nemico ha una posizione eccellente ed è ben fortificato”. Cleburne era dello stesso avviso. Le perplessità e le obbiezioni dei luogotenenti furono forti, ma Hood non ascoltò le loro osservazioni e l’attacco ebbe luogo nel primo pomeriggio del 30.
I nordisti avevano realizzato tre linee trincerate a sud della cittadina, quella avanzata, occupata da George D. Wagner, quella centrale attorno alla Carter House, affidata a James William Reilly al fianco sinistro e Thomas Howard Ruger al fianco destro, e la terza linea affidata al colonnello Emerson Opdycke. L’attacco confederato fu, invece, guidato da Benjamin Cheatham e Alexander P. Stewart, l’uno sulla sinistra, l’altro sulla destra.
I nordisti risentirono effettivamente dell’impatto quando i confederati apparvero nell’aria nebbiosa contro la linea di Wagner, tuttavia il fuoco tranciante aperto dalle batterie nemiche della seconda linea, generò morte e confusione tra le brigate confederate. Esse, con enormi sacrifici, resistettero fino all’impatto contro il centro alla Carter House e fu solo la mossa inaspettata del colonnello Emerson Opdycke a salvare i nordisti. Opdycke, infatti, disobbedì agli ordini di Wagner di unirsi alla prima linea e schierò invece i suoi uomini dietro la Carter House per poi comparire a bloccare i confederati.


Un’immagine della furiosa battaglia

Nel frattempo, il generale Nathan Bedford Forrest fece attraversare il fiume Harpeth per minacciare il fianco sinistro unionista, ma James Wilson rispose mobilitando la cavalleria ed obbligandolo a ripiegare. Sulla sponda opposta del fiume, non trovarono miglior fortuna i soldati di Stewart che si schiantarono contro il nemico, facendo i conti con un terreno difficile che si andava stringendo e li costringeva a movimenti lenti e impacciati, a sovrapporsi, a schiacciarsi. Anche la divisione di Cleburne si impantanò qui, soccombendo ad un feroce fuoco di artiglieria.

I Confederati si ritirano, riformano e rinnovano l’attacco fino a sei volte, ma andarono incontro solo ad un enorme spargimento di sangue.
Hood, che rimase nel suo quartier generale a Winstead Hill, a sera era ancora convinto di poter sfondare la linea nemica e alle 19.00 schierò una divisione appartenente al corpo di Stephen D. Lee, comandata da Edward “Allegheny” Johnson. Questi uomini, al buio, incontrarono quelli di Cheatham e incapparono nelle stesse difficoltà, perdendo compattezza e finendo respinti dopo un tentativo di assalto. In seguito al fallimento dell’assalto di Johnson, Hood decise di porre fine alle azioni offensive, pensando di riprenderle al mattino, ma come era successo a Spring Hill, Schofield ordinò alla sua fanteria di attraversare il fiume, a partire dalle 23:00. L’esercito dell’Unione raggiunse Nashville a mezzogiorno del 1° dicembre, mentre Hood ancora continuava il suo disperato inseguimento. Franklin finì controllata da reparti confederati, ma Schofield era fuggito di nuovo.


Tod Carter

Di quattordici generali confederati, sei furono uccisi, sette feriti, ovvero John C. Brown, Francis M. Cockrell, Zachariah C. Deas, Arthur M. Manigault, Thomas M. Scott e Jacob H. Sharp, ed uno catturato, George W. Gordon. Caddero anche cinquantacinque comandanti di reggimento. L’Unione contò solo 189 uccisi, 1.033 feriti e 1.104 dispersi.
Nonostante la disfatta Hood avanzò verso l’esercito dell’Unione ora unito sotto il generale Thomas nel campo trincerato di Nashville con più di sessantamila uomini. Thomas lo attaccò il 15 dicembre e non ne ebbe pietà. La carriera di Hood cadde in rovina.

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