Come Grant determinò le sorti della Civil War

A cura di Angelo D’Ambra

Nel marzo 1864, Lincoln nominò Grant comandante generale degli eserciti dell’Unione.
Nonostante una serie di successi, tra cui Gettysburg, Vicksburg e la cattura di Chattanooga, le prospettive del Nord erano incerte. Grant avrebbe giocato un ruolo fondamentale e, per molti aspetti, sotterraneo, determinando davvero le sorti del conflitto.
Ad est, George Meade, al comando dell’Armata del Potomac, non aveva fatto seguire, dopo Gettysburg, operazioni offensive significative, così, respinta l’invasione confederata del nord, l’esercito di Lee rimaneva una forza potente ed integra.
Nel Tennessee, l’Armata del Cumberland aveva subito il grave rovescio di Chickamauga e William S. Rosecrans non sembrava capace di risollevarsi. In breve, oltre due anni di sanguinosa guerra avevano portato alla liberazione di esattamente un solo stato, il Tennessee, e di alcune piccole aree vicino ai corsi d’acqua.
Nel teatro occidentale, invece, si era consumata una delle vittorie chiave dello scontro. Non se ne aveva ancora la piena consapevolezza, ma, sebbene le incursioni della cavalleria confederata continuassero a frenare ogni tentativo di dar seguito al successo, la sconfitta di John Pemberton a Vicksburg, grazie a Grant, aveva sottratto il Mississippi al nemico e tremendamente indebolito le sue capacità economiche.
Lincoln non poté che complimentarsi col generale, riconoscendo i suoi grandi meriti: “Mio caro generale. Non ricordo che tu e io ci siamo mai incontrati personalmente. Lo scrivo adesso come riconoscenza per il servizio quasi inestimabile che hai fatto al paese. Vorrei aggiungere un’altra parola. Quando hai raggiunto per la prima volta le vicinanze di Vicksburg ho pensato subito a quello che avresti dovuto fare, esattamente quello che hai poi fatto alla fine: marciare serratamente con le truppe, far funzionare le batterie con i trasporti, e quindi andare avanti indeffesamente.


Grant, al centro

Non ho mai avuto alcuna fede certa, tranne una generale speranza che tu sapessi compiere meglio di me quello che andava fatto, che la spedizione di Yazoo Pass, e simili, potesse avere successo. Quando sei giunto davanti all’avversario e hai portato a compimento la battaglia di Port Gibson, la battaglia di Grand Gulf e dintorni, ho pensato che avresti dovuto andare giù per il fiume e unirti a Banks; e quando hai virato a Nord-est nella battaglia di Big Black River Bridge, temevo fosse un errore. Ora desidero darti il riconoscimento personale del fatto che avevi ragione, e che io invece avevo torto.
Sinceramente vostro, A. Lincoln”.
Nato a Point Pleasant, Ohio, frequentò l’Accademia militare degli Stati Uniti a West Point, diplomandosi nel 1843. Combatté come capitano durante la guerra del Messico (1846-1848), ma poi nel giro di qualche anno maturò problemi con l’alcol. Si dimise nel 1854 per evitare di essere cacciato dal servizio. Grant trascorse i successivi sei anni a St. Louis, Missouri, con sua moglie, Julia Dent, cercando la sua strada in diversi campi lavorativi, ma senza successo. Quando la guerra civile iniziò nel 1861, non esitò a presentarsi come volontario. Fu dapprima colonnello della 21a fanteria dell’Illinois, generale di brigata nel luglio 1861 ed a settembre comandante del distretto del Missouri sudorientale. I suoi trionfi nel 1862 a Fort Henry e Fort Donelson nel Tennessee occidentale gli valsero il soprannome di “Unconditional Surrender”, tuttavia l’opinione pubblica era incostante e umorale, pericolosissima. Dopo il rovinoso primo giorno di battaglia a Shiloh, infatti, tanto sostegno s’appassì e Lincoln dovette respingere diverse richieste di rimuovere quel generale che, invece, al secondo giorno di scontri, respinse i confederati e vinse la battaglia, dimostrando anche quanto fosse deleteria l’influenza esercitata da un’opinione pubblica precipitosa e ondivaga. Vinse a Vicksburg, Mississippi, nel maggio del 1863, e vinse a Chattanooga, nel novembre. A marzo del 1864, Lincoln gli affidò gli eserciti degli Stati Uniti.
La lezione che seppe trarre da quanto sino ad allora visto fu che l’idea di una battaglia campale, capace di annientare il nemico, era da abbandonare. Tutti i comandanti avevano avuto questo approccio, e sostanzialmente continuarono ad averlo fino alla fine della guerra, nonostante le continue dimostrazioni dell’impossibilità di uno scontro di concezione napoleonica.
Il problema di fondo era che sull’esercito e i suoi generali pesava l’opinione pubblica, le sue ansie, il suo nervosismo. Scossa in modo sproporzionato dai diversi risultati delle battaglie comunicate dai giornali, essa poteva esigere ed ottenere la testa di qualche ufficiale o addirittura ripensamenti dell’intera strategia. Il disastroso attacco del generale Ambrose Burnside a Fredericksburg, per esempio, fu, in parte, motivato dalle pressioni dell’opinione pubblica perché fosse intrapresa un’offensiva contro Lee. Si pensi pure che, alla vigilia della vittoria sul campo di battaglia più completa della guerra, cioè Nashville, lo stesso Grant arrivò al punto di ordinare la sostituzione del suo comandante sul campo, il generale George Thomas, per essere stato lento ad attaccare. Fortunatamente, l’ordine non arrivò fino a dopo che l’Armata del Cumberland di Thomas non ebbe sconfitto il suo avversario.
Così Grant non tentò di vincere la guerra attraverso una battaglia decisiva, non intraprese il tipo di operazioni avventate che avevano portato alla sconfitta comandanti come John Pope, Ambrose Burnside e Joseph Hooker. La sua strategia fu complessa e soprattutto deludente per il pubblico delle città del Nord.
Dopo la caduta di Vicksburg nel luglio 1863, Grant trascorse la maggior parte dell’estate relativamente inattivo, fatta eccezione per alcune incursioni locali, senza un obiettivo strategico immediato. Fu poi chiaro che le sue attenzioni s’erano incentrate sulla distruzione delle fonti di approvvigionamento confederate. Altro aspetto della guerra su cui Grant aveva a lungo meditato.


Grant a Vicksburg

In effetti, la sconfitta di Chickamauga l’aveva indotto a ragionare sulla vera forza del nemico. Mentre i giornali spingevano i lettori nello sconforto ed in un ribollire di inquietudini, Grant capì che per far male ad un’organizzazione capace di spostare le truppe da un fronte all’altro per ottenere superiorità territoriale, non bisognava solo concentrare le propri forze contro i due tronconi principali dell’esercito in grigio (Sherman contro Johnston e Meade contro Lee), ma bisognava scagliare piccole unità contro i siti industriali e la rete logistica nemica. Contingenti inferiori in numero percorsero il Tennessee e la Virginia attaccando le principali strutture di produzione e trasporto che supportavano gli eserciti confederati.
Tutto ciò lo si vede bene nel teatro occidentale. Una volta che Sherman catturò Atlanta, il grosso delle sue forze si dedicò a violente incursioni volte a danneggiare i mezzi di rifornimento confederati. Alla fine di quella campagna, non solo l’Armata del Tennessee non era stata schiacciata, ma il generale sudista Hood era pur fuggito. Tuttavia gli stessi confederati prima di evacuare Atalanta avevano fatto saltare in aria 81 vagoni ferroviari carichi di munizioni. A Nashville, parimenti, Hood stesso fu costretto ad ordinare la distruzione della Nashville & Chattanooga Railroad e la linea di risorse logistiche sino a Murfreesboro. Grant aveva trasformato il conflitto da una serie di battaglie d’annientamento, incentrate su concezioni napoleoniche di movimento, a raid strategici mirati contro segherie, magazzini, depositi, miniere, così da privare il Sud dei mezzi per continuare a fare la guerra.
In questo quadro rientra anche la presa dei centri portuali della Confederazione. Nel 1864, la maggior parte dei porti confederati era nelle mani dell’Unione e ciò fu fondamentale. Si stava combattendo contro una società rurale e sottrarle il controllo dei siti costieri significava tagliarla fuori dai commerci e privarla delle risorse delle entrate doganali, quindi appassire le finanze della Confederazione, privarle del capitale necessario. Fu così che il Sud dovette finanziare i suoi eserciti con carta moneta non garantita, avviandosi sulla strada dell’iperinflazione.
La vittoria definitiva, chiara ed annientatrice che il pubblico del Nord si aspettava, non avvenne mai. I giornali e l’opinione pubblica volevano la battaglia campale, ma Grant aveva una strategica completamente diversa, tutta incentrata su aspetti di carattere logistico.
La guerra, in effetti, fu vinta quando Grant sorprese Lee aggirando Richmond, attraversando il James e assediando Petersburg, senza prenderla, ma spezzando le linee di rifornimento all’esercito confederato. I sudisti restarono intrappolati e Philip Sheridan fece il resto prendendo Atlanta. E’ vero, Lee cercò di sfuggire ad ovest, ma lo affliggevano ora seri problemi di approvvigionamento. Gli stessi sudisti furono spiazzati. Gli eserciti dell’Unione ormai avevano il solo scopo di annullare le capacità produttive confederate, di spegnere le sue fabbriche, le sue miniere, di distruggere i suoi magazzini. Ciò comportò carenze per gli eserciti e sconforto nell’opinione pubblica sudista, come quella del Nord, legata all’idea della battaglia decisiva.

La guerra divenne un razziare il cuore della Confederazione senza conquistare territorio, distruggendo le capacità economiche del Sud, ma anche il suo morale.
Hood puntò ad attaccare la linea di comunicazione di Sherman nel Tennessee, senza capire che la logica delle incursioni rendeva ormai il suo nemico indipendentemente dalla sua fonte di rifornimento. Sherman scrisse: “Questo movimento non è puramente militare o strategico, ma mostrerà la vulnerabilità del Sud… e farà sentire ai suoi abitanti che guerra e rovina individuale sono sinonimi”. Nella battaglia di Franklin il 30 novembre 1864, Hood subì notevoli perdite ancora a causa della vecchia tattica di attacco frontale, poi arrivarono le giornate del 15 e 16 dicembre e la pesante sconfitta di Nashville.
Questa è la terza lezione della strategia di Grant. Il generale aveva compreso l’importanza di rompere il sostegno della popolazione del Sud alla continuazione del suo sforzo bellico. I confederati, con l’invasione del 1863, avevano già capito che il nerbo della guerra stava proprio lì e provarono ad incidere sulle elezioni di quell’autunno nell’Unione. Per ironia della sorte, fu Grant quello che riuscì a conseguire tale risultato.

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