La presa di Zacatecas – Rivoluzione Messicana

A cura di Angelo D’Ambra

Il 23 giugno 1914, la División del Norte prese la città di Zacatecas. Fu una delle battaglie più importanti della rivoluzione messicana, quella che segnò il definitivo trionfo della rivolta contro il regime Victoriano Huerta, uno degli eventi cruciali nella storia del Messico moderno.
Nel febbraio dell’anno precedente un colpo di stato aveva rovesciato il governo di Madero, adesso la caduta di Zacatecas, capitale dell’omonimo stato, inseguito ad un brillante assalto delle truppe rivoluzionarie, dopo una serie di scontri e scambi di cannonate dalle colline di Bufa ed El Grillo, avvenuti nei giorni precedenti, riaccendeva nuove speranze.
La città di Zacatecas, capitale dello stato omonimo, era una piazza importante in quanto centro vitale di comunicazioni nel nord del paese, ma Zacatecas era pure preziosa per i suoi ricchi giacimenti di argento. Per conto dei costituzionalisti, il generale Pánfilo Natera, le si era avvicinato ed aveva provato a sottrarla al nemico, ma ogni suo tentativo era fallito. Con seimila uomini, aveva tentato di conquistarla per cinque giorni, dal 9 al 13 giugno, ma il generale Luis Medina Barrón, comandante in capo, ed i generali Antonio G. Olea e Benjamín Argumedo, avevano avuto la meglio.
Venustiano Carranza, ordinò allora a Pancho Villa di inviare parte della sua armata per dar manforte al generale Natera. Il rivoluzionario, invece, si offrì di marciare con l’intera divisione.
Il diniego di Carranza fu netto, temeva già il grande potere acquisito da Villa, il quale per suo conto minacciò di dimettersi. Carranza volentieri avrebbe rinunciato a lui, ma non poteva fare a meno della sua armata. I generali di Villa rifiutarono di obbedire ad un altro capo ed accusarono Carranza di essere antipatriottico, di non pensare alla costituzione e alla rivoluzione, ma solo al suo orgoglio. Fu così che Villa, ignorando gli ordini, decise di prendere la città.
Zacatecas è situata in una gola stretta tra una serie di rilievi collinari che contengono argento e altri minerali come il Cerro de la Virgen, il Cerro de Clérigos, il Cerro del Grillo, il Cerro del Padre ed il Cerro de la Bufa, a cui piedi sorge la città. La maggior parte delle colline che la circondano, a causa del clima semidesertico, ha poca vegetazione come nopal, mesquite, huizache e chaparrale, e ciò rendeva difficile gli spostamenti della fanteria.


La battaglia nella città

Quando i primi contingenti villisti arrivarono alla stazione di Calera, a venticinque chilometri da Zacatecas, i generali Felipe Ángeles e Tomás Urbina, effettuarono immediate ricognizioni per poi indicare a ciascun reparto le posizioni da prendere.
Il generale Pancho Villa ordinò l’attacco per le 10 del mattino del 23 giugno 1914.
I cannoni tuonarono puntuali, il loro rombo si moltiplicò con l’eco delle colline. L’artiglieria di Angeles iniziò a sparare sui bastioni federali, situati sulle colline. Villa lanciò attacchi di cavalleria e fanteria contro le difese che proteggevano la città. I villisti strapparono al nemico la postazione di Cerro de Loreto, più o meno a metà strada tra le città di Zacatecas e Vetagrande. Vi installarono le loro batterie ed aprirono il fuoco contro il Cerro de la Sierpe. Li guidava Felipe Ángeles con un piano astuto: sparare sui bersagli da conquistare mentre la fanteria si lancia all’assalto. “Quando il cannone tuona, il nemico si nasconde e la nostra fanteria avanza”, diceva ed in effetti con questo stratagemma si guadagnò la superiorità che non aveva. Non mancarono gravi battute d’arresto. All’inizio dell’assalto, per prendere il Cerro de Loreto, cadde Trinidad Rodríguez, uno dei più stretti collaboratori di Villa, e, in generale, l’intenso fuoco nemico seminò panico e morte. Tanti della División del Norte furono indotti a restare nei loro ranghi sotto la minaccia di una immediata rivoltellata. Ángeles e Villa rischiarono più volte la vita, soprattutto quando, a tre metri dal loro punto d’osservazione, piombò una terribile granata, lasciando diversi cadaveri mutilati. Con incredibili sacrifici, verso mezzogiorno, anche Cerro de la Sirpe, trecento metri a nord-ovest di Cerro del Grillo, era stato preso. Gli huertisti, allora, volsero tutti i cannoni dal Grillo verso i villisti, ma li fermò l’esaurirsi delle munizioni, intorno alle quattro. In questo modo, dopo pochi minuti, cadde anche quella collina.
James Caldwel, console britannico, annotò: “Verso l’una. Cominciammo a vedere i soldati federali correre per le strade nel più grande disordine, senza fucili di alcun genere, e ben presto si sparse la notizia che i Villisti avevano preso El Grillo. Da quella prima sconfitta, è apparso il panico e soldati e ufficiali che fino a quel momento avevano combattuto valorosamente hanno perso completamente la testa e non hanno pensato ad altro che a salvare le loro vite”. La División del Norte ormai circondava la città. La bandiera costituzionalista sventolava su più di una vetta. Restava da prendere Cerro de la Bufa, ma ci volle poco.


Guadaloupe Road piena di morti

Al tramonto fu evidente alle forze federali che la battaglia era persa. Molti abbandonarono le posizioni e fuggirono in maniera disorganizzato, molti caddero nel panico, molti provarono a rifugiarsi in case e ospedali. Furono massacrati dai villisti datisi al saccheggio. Scrisse Ángeles: “I cavalli morti non avevano più cavalcature o briglie, e i soldati, senza armi, senza copricapo, senza calzature e molti nemmeno con indumenti esterni… Grazie alla temperatura fredda di Zacatecas, i cadaveri non puzzavano ancora e potevano essere osservati senza disgusto”.
Quasi seimila morti e trecento feriti si contarono tra i federali, poco più di mille tra i rivoluzionari. Gli huertisti sopravvissuti restarono prigionieri, furono fucilati o si unirono all’esercito di Villa che poté pure contare su dodicimila fucili, dodici cannoni, diverse mitragliatrici, nove carrii e dodici cannoni montati su vagoni ferroviari, tolti a Luis Medina Barrón.
A sud, Zapata aveva già preso la città di Chilpancingo. I rivoluzionari avevano la strada spianata verso Città del Messico. Tuttavia, come è noto, non furono le truppe della Divisione del Nord, ma quelle dell’Armata del Nordovest, al comando di Álvaro Obregón, ad arrivare per prime nella capitale, perchè le divergenze tra Villa e Carranza, portarono quest’ultimo a bloccargli i treni.
Intrighi, personalismo e contrapposizioni divisero il fronte rivoluzionario, ma la giornata di Zapatecas resterà sempre nella storia. A tutti fu evidente l’importanza raggiunta da Villa, il quale però, in vero, dovette molto al generale Felipe Ángeles, un militare esemplare ed un uomo leale, stratega ed esperto d’artiglierie, fedelissimo agli ideali della rivoluzione ed al defunto Francisco I. Madero. Nelle sue memorie, il sindacalista José G. Escobedo, presente a Zacatecas, gli ascrisse un grande merito: “Abbiamo visitato le opere di difesa erette sulle montagne e le abbiamo trovate distrutte dal fuoco delle batterie del generale Ángeles, ma non un solo danno è stato causato in città dal mitragliere hidalguense”.

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