La grande razzia nel municipio di Mazapil, Zacatecas

A cura di Renato Ruggeri

Indiani Tarahumara
Nel mese luglio 1786 una banda composta da almeno 40 guerrieri compì una carneficina nella “giurisdizione” di Real de Mazapil, Zacatecas.
Ci fu un primo assalto, l’11 luglio, al piccolo rancho di Sabana Grande, che faceva parte della vasta Hacienda de la Grunidora. All’interno del ranch furono uccisi sei uomini, quattro donne e un neonato con particolare efferatezza, a colpi di lancia e frecce. Per dimostrare il loro disprezzo verso la fede religiosa delle vittime, gli Indiani fecero a pezzi le immagini di Cristo e dei santi appese alle pareti e poi se ne andarono portando con loro tre giovani prigionieri, oltre a alcuni cavalli e muli.
Il pomeriggio seguente i razziatori assalirono il piccolo villaggio di San Antonio e uccisero e saccheggiarono in totale impunità.
Qui gli indios assassinarono i pastori di un grosso gregge e sterminarono per divertimento, a colpi di freccia, gli agnelli e le pecore. Poi trovarono altri pastori nella piccola estancia di Copas e nel villaggio di Santa Rosa. Ancora una volta i razziatori massacrarono sia gli uomini che gli animali. lasciando sul terreno un buon numero di carcasse in decomposizione.
Due giorni dopo gli indios tesero una imboscata a un convoglio di muli e ai loro “arrieros” (mulattieri) in un luogo chiamato El Pozo. Il convoglio portava provviste alla vicina Hacienda de Bonanza, che apparteneva al Marchese di San Miguel de Aguayo, rampollo di una delle famiglie più influenti della Nuova Spagna.
A questo punto le autorità locali decisero di intervenire e organizzarono una “posse” di venticinque vaqueros per inseguire i razziatori. Ma questi cavalieri erano troppo pochi e troppo spaventati e si accontentarono di seguire le tracce degli Indiani.


Una hacienda di Zacatecas

Marciando nelle loro scia, i vaqueros trovarono e seppellirono i corpi di 63 uomini donne e bambini. Poi gli indios si dileguarono come fantasmi, sparendo nelle vicine montagne.
Il 19 luglio l’amministratore delle “alcabalas”, le tasse locali per il municipio di Mazapil, provincia di Zacatecas, Don Josè Cavallero y Basave, scrisse al Vicerè Bernardo de Galvez descrivendogli la carneficina.
Mazapil era una giurisdizione ricca di miniere d’argento e haciendas che appartenevano alla potente elite creola del Messico, che chiedeva spiegazioni.
Il municipio aveva già subito razzie in passato. ma non con questa ferocia. Cavallero credeva che i responsabili fossero di altra natura, probabilmente i crudeli indios Apaches.
Real de Mazapil si trovava, però, centinaia di miglia più a sud rispetto alla frontiera settentrionale e alle zone abituali di razzia degli Apaches come, per esempio, la provincia di Coahuila. Il suo Governatore, il Colonnello Pedro de Tueros, affermò che l’attacco era stato, probabilmente, condotto da Mescaleros e Lipanes insieme a indios ribelli e a malcontenti locali.
L’opinione di Tueros fu, però, contraddetta da Jacobo de Ugarte y Loyola, comandante generale delle Provincie Interne. Ugarte suggerì che i responsabili della carneficina fossero Indiani Tarahumara insieme a mulatti rinnegati e a altre “caste infette”.


Un’immagine di ruderi di Mazapil

Ugarte notò che queste bande di fuorilegge erano state un grosso problema per la Nuova Vizcaya negli anni precedenti e che erano loro a aver progettato e compiuto, molto probabilmente, la razzia.
La conclusione finale dell’inchiesta fu che tra i razziatori ci dovevano essere stati anche alcuni Apache Mescaleros e Lipanes. Bisognava, quindi assalirli e distruggerli, in modo che non fosse loro più possibile penetrare un’altra volta all’interno della regione.

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