Arriban los Navajos!

A cura di Marco Aurilio

Guerrieri Navajo
L’insediamento di Cebolleta, New Mexico, ebbe un ruolo di primo piano nello sviluppo della storia dei navajos. Fondata a metà settecento nei pressi degli omonimi monti, la sua nascita fu come benzina sul fuoco in un contesto già molto teso tra spagnoli e indiani. Bande di western navajos la reclamavano come loro territorio, frequentato assiduamente ma non in maniera stanziale. Un altro gruppo accettò di vivere in maniera stabile a contatto con gli stranieri, arrivando a scindersi dal loro stesso popolo ed esser considerati “nemici”.

UN CONTESTO SANGUINOSO

Se con la nascita del piccolo insediamento il livello dello scontro tra spagnoli e navajos aumentò, gli anni precedenti non possono certo essere considerati tempi di pace. Nel Marzo 1705 due grossi war parties navajo colpirono gli insediamenti di San Juan, Santa Clara e San Ildefonso. Il Capitano Roque de Madrid inseguì senza successo i razziatori.
Un guerriero armato
Nel mese di Agosto il Governatore Cuervo ordinò allo stesso di organizzare una più grossa spedizione. Nel 1708 bande di navajos dell’ovest attaccarono i villaggi Hopi e gli insediamenti lungo il Rio Grande. Non si sa se a queste bande di western navajos appartenesse il capo noto come “Perlaja” che aveva tre anni prima diretto efficacemente le manovre difensive contro Roque Madrid. Si trattava di un capo importante . Durante colloqui di pace tenutosi con i navajos, il governatore Cuervo ricevette in dono pelli di antilope e di cervo con disegnati volti dei loro capi…al centro, più grande degli altri volti, vi era quello di Perlaja, in posizione di capo principale. Nel Febbraio 1709 sempre questi gruppi dell’ovest scatenarono una guerra su vasta scala contro gli spagnoli, tale da portare una veemente reazione consistente in sei campagne militari sempre dirette da Roque Madrid. Il giorno 8 Luglio venne registrato un altro attacco al Pueblo di Jemez. Dal 1709 i navajos subirono però la pressione di ute e comanche e si spostarono in aree montuose. Nel marzo 1714 di nuovo colpirono il pueblo di Jemez, sempre più martoriato dai loro attacchi e uccisero uno dei capi principali. Ancora Roque Madrid con alcuni ausiliari e 212 pueblos si mise sulle tracce dei razziatori ed ebbe con loro numerose schermaglie. Nell’Ottobre 1716 una altra grossa spedizione si mosse contro di loro. Non ci sono rimasti rapporti ufficiali, ma si sa che il Capitano Serna con 400 uomini si addentrò in territorio nemico. Antonio de Ulibarri fu l’unico membro della spedizione che fornì informazioni, scrisse che nella località nota come Los Penolitos fu combattuta la battaglia principale della spedizione. Gli anni a seguire furono caratterizzati da un continuo stato di guerriglia.

“VIRGEN DE NUESTRA SENORA DI LOURDES”

Nell’ aprile 1804 furono i navajos cerro cabezon a condurre raids contro cebolleta. Il capo Segundo del gruppo amico “cebolleta” appunto , cercò di rassicurare la città dicendo che voleva la pace ma che vi erano altre bande che non avevano la stessa intenzione. La notte del 24 Aprile più di 200 navajos irruppero nella “plaza”; tre case furono completamente distrutte e saccheggiate e nell’andare via i razziatori attaccarono alcuni pastori uccidendone tre e rubando il bestiame, lasciando la città in uno stato di shock.


Il monte Taylor, non lontano da Cebolleta e sacro per i navajos

In estate le razzie continuarono. La popolazione fu costretta a fortificare la città ma gli alti muri di pietra ed altri sistemi difensivi creati venivano ripetutamente violati e distrutti, i cittadini caddero in un profondo stato di frustrazione, cosi che dovettero organizzare la difesa diversamente. Trovarono a nord della città una grotta nascosta in un canyon, il cui ingresso era ben nascosto dal sottobosco e da alti pini e che si apriva poi 100 yards ad ovest , di poco sopra la pista che portava al canyon, nelle vicinanze vi erano due sorgenti e poteva contenere più di 100 persone. Tale scoperta fu fondamentale per la sopravvivenza dell’insediamento e per la protezione della maggior parte della popolazione. In una particolare occasione in cui fu reso necessario il suo utilizzo, secondo le locali tradizioni, gli abitanti decisero che avrebbero trasformato la grotta in un santuario. L’attacco in questione fu uno dei più duri che subì Cebolleta. Dopo ore di combattimento gli uomini riuscirono a respingere i navajos, mentre anziani, donne e bambini trovarono rifugio nella grotta che divenne il santuario “Virgen de Nuestra Senora de Lourdes”.


Un bel ritratto di Navajo

Anche il 3 Agosto 1804 quando un war party tra i 900 e 1000 guerrieri si abbattè sulla città, “Nuestra Senora de Lourdes” e la fortunata presenza di un distaccamento militare in città, fecero si che l’attaccò non terminò in un massacro. Nel mese di settembre la pressione dei navajos aumentò, ma grazie alle eroiche gesta di due cittadini l’insediamento riuscì a sopravvivere. La città aveva un muro di pietra come protezione, con un unico stretto cancello di entrata costituito da tavole di ponderosa, chiuso da una pesante sbarra, che i navajos attaccarono con frecce incendiarie. Mentre il combattimento infuriava, una donna, Antonia Romero stava osservando la situazione dall’ alto della fortificazione, quando affacciandosi verso il basso casualmente e fortunatamente, vide un navajo che stava scalando l’alto cancello diretto verso la sbarra, per aprirla e permettere l’ingresso degli altri guerrieri. Afferrò così una pietra e la ruppe sulla testa dell’indiano. L’altro eroe della battaglia fu Don Domingo Baca che fu colpito dalle lance nemiche non meno di sette volte.


Un giovane guerriero di guardia

Riuscì a mettere insieme degli stracci per contenere le viscere che gli sporgevano sulla maglia e continuò a combattere ed a dirigere la difesa.
Nella tradizione orale di Cebolleta si dice che terminato lo scontro spinse nuovamente gli organi sporgenti dentro e si ricucì da solo la ferita. Nell’ anno seguente i navajos tornarono alla carica. I San Mateo Navajos smisero di attaccarla solo nel 1846 quando accettarono la presenza della città nel loro territorio. Lo stesso non si può dire di gruppi di western navajos, che periodicamente continuarono i raids.

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