Cynthia Ann Parker, storia della giovane texana che divenne Comanche
A cura di Sergio Mura
Cynthia Parker mentre allatta la figlia e Quanah, altro suo figlio, capo dei Comanche
Cynthia Ann Parker, una bimba texana di appena nove anni, fu rapita dagli indiani Comanche mentre la sua famiglia veniva brutalmente massacrata davanti ai suoi occhi.
Dopo che l’isolato avamposto texano fu attaccato da un gruppo di guerra di Comanche, la piccola Cynthia venne allontanata da sua madre, portata via a cavallo e allevata per vivere come una delle donne della tribù.
Per 24 anni la donna dagli occhi azzurri, dapprima prigioniera, rimase volontariamente con i suoi rapitori, sposandosi con un Comanche e facendo nascere dei figli, dimenticando perfino la sua lingua d’origine.
Ecco alcuni punti da tenere a mente durante la lettura dell’articolo:
- La famiglia Parker viene massacrata nel 1836 dagli indiani Comanche
- Cynthia Parker ha vissuto con la tribù dei Comanche per 24 anni prima di essere portata via dai Rangers degli Stati Uniti
- Cynthia Parker ha dato alla luce l’ultimo dei capi Comanche (Quanah) ad arrendersi, nel 1875
E in un’incredibile gioco del destino, proprio uno dei suoi figli – Quanah – divenne uno dei più temuti e rispettati capi tra i nativi americani del 1800 e fu anche l’ultimo dei leader Comanche ad abbandonare definitivamente il sentiero di guerra ed il vecchio stile di vita indiani per indicare la possibilità di ricrearsi una vita nelle riserve, sotto le autorità statunitensi.
La storia brutale del rapimento di questa giovane, lo spargimento di sangue della sua famiglia, le guerre condotte dai Comanche guidati dal figlio di Cynthia, Quanah, contro i bianchi e infine la resa, sono elementi che non hanno mai smesso di emozionare e sorprendere gli appassionati di storia del west. Si tratta di uno spaccato di storia ripreso più e più volte nei film e nei libri.
L’autore del bel libro “Empire Of The Summer Moon”, S.C. Gwynne, riprende la storia di Cynthia Parker – Nautdah nella sua famiglia Comanche adottiva – intrecciandola con gli eventi violenti fatti di razzie, scalpi, uccisioni che punteggiavano la vita della frontiera intorno alla metà del 1800.
Un raid di guerrieri Comanche
S.C. Gwynne narra che il nonno di Cynthia venne ucciso, scalpato e gli vennero asportati i genitali mentre sua moglie veniva costretta a guardare, mentre in un attacco a un altro insediamento di bianchi una donna incinta venne violentata prima di essere colpita con delle frecce e scalpata viva.
Gwynne racconta anche la terribile storia dell’attacco alla famiglia Parker, avvenuto il 19 maggio 1836.
Una squadra di razziatori Comanche circondò il loro ranch, posto in quella che era la selvaggia frontiera texana, prese d’assalto la casa debolmente presidiata, chiedendo una mucca da uccidere per farne cibo e le indicazioni per la più vicina fonte d’acqua.
Sospettando una trappola, donne e bambini vennero immediatamente fatti scappare attraverso una porta posta sul retro della casa nei rigogliosi campi di grano o nel letto del fiume secco o in aperta campagna. Mentre loro scappavano, alcuni uomini della casa si diressero verso quello che sembrava essere il capo della banda di guerrieri a cavallo. Gli uomini erano disarmati e tenevano in mano, in maniera visibile, delle scorte di cibo.
Furono brutalmente attaccati e smembrati davanti ai loro familiari che osservavano scioccati.
L’attacco alla fattoria
Cynthia fuggì con sua madre Lucy e quattro fratelli, ma vennero individuati e inseguiti da alcuni guerrieri. Proprio Cynthia venne circondata e strappata a sua madre.
Scrive Gwynne: “Gli indiani li catturarono tutti, madre e figli… costrinsero Lucy a cedere due dei suoi figli che vennero subito portati via, poi la trascinarono insieme ai due bambini rimasti verso il caseggiato.
Quelli che erano rimasti all’interno per affrontare i predoni Comanche subirono lo stesso destino di molti altri coloni della frontiera dell’epoca: una morte tremenda.
La logica che guidava tutte le incursioni dei guerrieri Comanche era molto semplice: tutti gli uomini venivano invariabilmente uccisi e quelli che venivano catturati vivi erano poi sottoposti alla tortura. Le donne venivano perlopiù fatte prigioniere e violentate dalla banda. Alcune venivano uccise e altre torturate.
I bambini venivano invariabilmente uccisi.”
I Parker non subirono un trattamento diverso dalla regola dei Comanche: quattro maschi della famiglia erano stati uccisi e bloccati a terra con le lunghe lance e scalpati.
Altri che provarono a scappare vennero attaccati, bloccati e trattati selvaggiamente: “L’anziano John Parker, sua moglie Sallie e sua figlia Elizabeth Kellog vennero circondati e spogliati di tutti i loro vestiti. Gli indiani si accanirono su di loro, attaccando il vecchio con il tomahawk… e costringendo la moglie a guardare cosa gli stavano facendo. Lo squarciarono, gli tagliarono i genitali e lo uccisero.”
La violenza era quella tipica che si viveva nel selvaggio west americano. E d’altra parte, la durezza degli indiani in rapporto alla violenza era in parte il frutto di relazioni con l’uomo bianco che erano da sempre impostate sulla prevaricazione del secondo sui primi, sulla sottrazione delle terre e sul mancato rispetto di qualsiasi trattato.
Gwynne descrive nel suo libro un attacco simile a un’altra famiglia di coloni.
I coloni della frontiera subivano talvolta attacchi indiani
“Dopo aver catturato una donna incinta di nove mesi, i Comanche l’hanno trascinata indietro fino a un punto a circa duecento metri di distanza dalla capanna in cui quella viveva. Lì è stata stuprata da una banda di razziatori Comanche. Quando ebbero finito, le tirarono addosso diverse frecce. L’hanno poi scalpata viva facendo alcuni tagli profondi sotto le orecchie e staccando completamente la parte superiore del cuoio capelluto dalla testa. La poveretta sopravvisse per quattro lunghi giorni tra atroci sofferenze.”
Nonostante il suo ingresso violento nella tribù, Cynthia – che venne poi chiamata Nautdah (“trovata”) – alla fine sposò uno dei capi Comanche, Peta Nocona.
Nei successivi 24 anni Cynthia visse con gli indiani e ne assimilò usi e costumi, divenendo un membro della tribù pienamente integrato e dando alla luce ben tre bambini, incluso Quanah che sarebbe poi diventato famosissimo.
Mentre gli scontri tra Texas Rangers e nativi americani si facevano sempre più frequenti e brutali, il governo di Washington prese una linea più decisa sulle tribù che compivano razzie, inviando truppe in numero sempre maggiore per dare la caccia a quei Comanche che erano con buona ragione considerati “gli inafferrabili cavalieri delle pianure”.
Un gruppo di Texas Rangers
Fu durante uno di questi scontri con i Texas Rangers, nel 1860, che Cynthia, a malapena riconoscibile come donna bianca grazie ai suoi occhi blu, venne sottratta agli indiani e riconsegnata alla civiltà dei bianchi.
Cynthia si era ormai così integrata tra i Comanche che le uniche parole inglesi che poteva pronunciare erano “Me Cincee Ann”.
Nonostante i bianchi fossero ben felici di aver effettuato il suo “salvataggio”, Cynthia non si sentiva più a casa tra i suoi parenti americani e cercò di scappare più e più volte.
Aveva il cuore spezzato dal timore di non riuscire più a rivedere i suoi due figli, quelli che riuscirono a sfuggire al raid dei Texas Rangers del 1860 e lentamente divenne sempre più introversa, finendo persino per ammalarsi.
Quando la sua giovane figlia morì all’età di cinque anni, la sua salute declinò rapidamente e morì sola nel 1870, all’età di appena 43 anni.
Un altro suo figlio, Quanah, tuttavia, iniziò a guidare una tribù Comanche prima ancora che avesse 20 anni. Era insolitamente alto e atletico per i consueti standard Comanche e riuscì a far crescere enormemente la sua fama grazie ad un buon numero di audaci incursioni e razzie tra i bianchi.
Il ritrovamento di Cynthia
La sua più grande vittoria arrivò nel 1871 quando batté un distaccamento di 600 soldati americani, attaccando con successo il loro campo di notte, mentre guidava un intero villaggio in salvo.
Ma verso la metà degli anni settanta dell’Ottocento la vita stava diventando realmente impossibile per i Comanche che ancora volevano praticare la consueta vita da nomadi, sempre appresso ai bisonti. I bianchi erano ormai ovunque e i loro ranch punteggiavano le grandi pianure. I bisonti si erano ormai fatti così rari che i Comanche erano sempre più in difficoltà per gli approvvigionamenti. Inoltre, l’esercito era forte e presidiava gli snodi principali della comancheria e così il 2 giugno 1875 Quanah condusse l’intero suo villaggio verso la riserva e fu l’ultimo vero capo Comanche.
Nei suoi ultimi anni, Quanah godette di una certa celebrità e divenne un buon allevatore di bestiame, mentre i resti dell’orgoglioso impero Comanche crollavano intorno ala sua gente.