Blackhawk cavalca con Manuelito
A cura di Marco Aurilio
Blackhawk
Per buoni motivi i nemici dei Navajos i chiamavano “coltelli insanguinati”; erano senza pietà ed estremamente abili nel combattimento corpo a corpo.
Una mattina presto una donna Hopi, dal centro della piazza di Oraibi fisso’ con orrore l’orizzonte settentrionale. Lungo il bordo della mesa si vedevano le lance dei nemici allineate verso le stelle del mattino. Subito urlo’ “Navajos! predoni Navajos” e fuggi’. I guerrieri Hopi balzarono dalle loro pelli di pecora con le armi in pugno, ma era troppo tardi.. Gli invasori erano saliti su per le scale di legno dei tetti con i loro coltelli affilati. Grida agonizzanti risuonarono in tutto il villaggio. Quando gli Hopi scesero per le strade armati di bastoni, lance e fionde, gli arcieri Navajo, protetti dallo scudo fissato sul braccio sinistro, colpirono dalle loro postazioni. Feriti e confusi gli Hopi urlavano, molti in agonia. Dopo quasi un ora di lotta i Navajos avevano occupato posizioni di vantaggio e i loro guerrieri erano nella piazza. Le strette vie di ingresso erano occupate dai guerrieri Hopi, ma l’astuto capo di guerra Nabhai se lo aspettava.
Per questo i lancieri del temuto Blackhawk si tennero fuoridalla battaglia in attesa del segnale di Nabhai. Quando questo arrivò, Blackhawk fece un gesto di carica con la lancia. Il rumore degli zoccoli dei cavalli terminava con le urla degli Hopi impalati dalle lance. Alcuni scapparono per vie laterali del pueblo. I Navajos entrarono nelle stanze più basse e chi non aveva ancora ritirato la scala fu ucciso. Quando il sole toccò l’orizzonte la battaglia era terminata. Giovani Navajos di 14-15 anni, guerrieri allo stato embrionale, portavano via cavalli e muli carichi di grano, gli Hopi ne avevano più delle loro esigenze! Nessun nemico fu scalpato, contrariamente alle testimonianze successive, ne’ prigionieri presi come schiavi. Dopo che l’ultimo animale fu caricato i Navajos si ritirarono portando i pochi morti e feriti.
Il pueblo di Oraibi, attaccato nel 1837
Lo spettacolare raid di Nabhai fu una rappresaglia per l’uccisione di 8 Navajos pacifici sulle Black mountain e passò alla storia. I navajos ebbero poche perdite, gli Hopi uccisi furono circa 400. Nabhai avrebbe facilmente potuto occupare il villaggio e uccidere tutti.
Quando il sole toccava l’orizzonte la battaglia era finita. Giovani Navajo di 14-15anni, guerrieri allo stato embrionale, portarono via cavalli carichi di grano, gli Hopi ne avevano piu delle loro esigenze! Nessun nemico fu scalpato o preso come schiavo, contrariamente alle testimonianze future. Lo spettacolare raid di Nabhai, rappresaglia per l’uccisione di 8 Navajos pacifici sulle Black Mounntain, sarebbe passato alla storia, i Navajo ebbero poche perdite invece gli Hopi uccisi furono 400 circa.Questo raid stupefacente, realizzato nel 1837, segnò l’inizio della fama di 2 giovani capi: Manuelto a capo degli arcieri, sarebbe diventato più noto ma Blackhawk sarebbe stato il capo di guerriglia migliore. Curiosamente entrambi nacquero nell’estate del 1818. All’epoca dell’attacco ad Oraibi avevano 19 anni, ma erano già leaders.Il successo dell’attaco fu attribuito ai loro attacchi violenti e rapidi. Entrambi erano alti e robusti, passarono 2/3 della loro vita in guerra. Si dice che le loro armi erano cosi pesanti che solo loro riuscivano ad usarle. Due anni dopo questo raid Blackhawk tolse Manuelito ed i suoi da una trappola mortale in Colorado. Erano andati li per una razzia di cavalli ed avevano individuato una mandria degli Ute, vicino al fiume Dolores. Manuelito aveva accerchiato la ” remuda”e la stava spingendo fuori dalla Cinega dove pascolava quando gli Ute lanciarono l’allarme. Metà di questi era armata di moschetti spagnoli e si disposero in modo da bloccare la fuga, aprendo il fuoco e costringendo Manuelto ad indietreggiare. Ma il Navajo aveva un asso nella manica: Blackhawk e i suoi lancieri. Come gli Ute cercarono di premere su Manuelito, Blackhawk colpi’ come un ciclone.
Il successivo raid di Nabhai fu contro il pueblo di Zuni nel 1840. Gli zuni spesso si spingevano a nord per rubare pecore e prendere schiavi da vendere in Messico. Per ritorsione Nabhai mandò i suoi guerrieri all’attacco prima dell’alba. Anche se sapevano che i Navajos combattevano anche di notte, gli Zuni furono colti di sorpresa. Nel saccheggio che segui Blackhawk spinse i difensori nei piani alti delle case e li bloccò. Il sole era alto da un ora quando i Navajos uscirono ancora una volta carichi di bottino.
Il Nuovo Messico era nel caos. Nel 1840 gli indiani razziavano ovunque la frontiera e Manuelito e Blackhawk erano ovunque. Con l’occupazione americana, 1846, i navajo si allearono con questi, per combattere il messicani e le altre tribù. Gli americani ordinarono di fermare i raid ma i navajos non li ascoltarono. Nel 1852 fu edificato Fort Defiance. Era una postazione strategica per il controllo dei vecchi sentieri delle razzie a sud ed est. Blackhawk e Manuelito osservavano la costruzione dalle alture che dominano la Bonito Valley. Le pareti di fango e pietra li fece infuriare e promisero che un giorno l’avrebbero eliminata. Nel frattempo si accontentavano di rubare i cavalli dei soldati sulle Cinegas, vicino Black Rock. Nel 1859 una colonna di soldati agli ordini del capitano Jhon George Walker attraversò il paese dei Navajo. Anni dopo Blackhawk disse di non averla attaccata perchè sembrava una spedizione pacifica . Nello stesso anno Manuelto divenne uno fra i capi piu importanti e si rifiutò di firmare un tarttato al forte.
L’autunno successivo un gruppo di messicani entro’ nel cuore di navajoland. Erano guidati da Blas Lucero, il piu famoso schiavista. Manuelto e Blackhawk stavano combattendo contro gli Ute quando furono raggiunti da un messaggero. Lucero aveva gia preso 100 schiavi e si dirigeva verso il Nuovo Messico quando i 2 capi gli piombarono addosso, costringendolo a rifugiarsi ad Oraibi, lo stesso pueblo depredato dai Navajos 22 anni prima, dove trovo’ protezione.
Fort Defiance
Poi, invece di proseguire verso est, cerco’ di ingannarli andando a sud, attraverso 40 miglia di deserto senza acqua. La fonte piu vicina era a Zonneztho, Mule lake, 10 miglia a sud di Salina, Arizona. Lo strtagemma non funziono’. I 2 capi accellerarono superando i messicani e andando a posizionarsi a Salinas, uccidendo gli scouts dell’avanguardia di Lucero e costringendolo alla battaglia. Lucero aveva urgente bisogno d’acqua e carico’ i Navajos vicno il lago. Propio quando credeva di essere ormai ad un passo dall’obiettivo, apparve Blackhawk con i lancieri. Fu un massacro, ma 8 messicani compreso Lucero scapparono. Nel frattempo Manuelito piombò sui carri, liberando i prigionieri, ma fu ferito. In seguito il capo disse che quella era una cicatrice d’onore, dato che quel giorno aveva ucciso 15 nemici. Guari’ in tempo per l’aprile 1860, data in cui Nabhai voleva attaccare fort defiance. Raduno con se Barboncito, Manuelito e Blackhawk arrivando cosi a 1000 guerrieri. Il piano d’attacco non fu come avrebbe voluto Black hawk ma il capo principale era Nabahi. I lancieri furono tenuti di riserva, gli arcieri si posizionarono tra le rocce.Il gruppo principale scivolo’ vicino le mura. Un piccolo gruppo rubo’ i cavalli dei soldati uccidendo gli scout di guardia e la nube dei cavalli in fuga fu il segnale per l’attacco principale. Molte frecce caddero sul forte mentre la tromba chiamava a raccolta i soldati.
Giovani guerrieri cercarono di sfondare il muro con grossi pali, altri di scalarlo con il coltello fra i denti, per poi cercare di prendere i fucili dei difensori, che pero’ li respinsero. Il primo tentavio non causo’ morti ne molti feriti e per un altra ora e mezza sul forte cadde’ un infinità di frecce. Il secondo tentativofu poi scagliato e sul lato nord-est 2 sodati furono buttati giu dai bastioni.
La tomba del soldato Johnson
Il soldato Silvester Jhonson della compagnia del 3 fanteria fu ucciso da una freccia, ma i Navajos furono ancora respinti. Nabhai era infuriato ed i sotto capi erano contrari al 3 attacco. Blackhawk spiego’ come la pensava…disse che l’attacco frontale era sbagliato e dovevano catturare i soldati quando le porte del forte erano aperte; con un attacco a sorpresa sarebbero anche potuti entrare prima che le porte venissero chiuse, per poi combattere corpo a corpo.
Una settimana dopo i Navajos erano ancora in agguato fra le rocce, impedendo ai messaggeri di uscire per chiedere aiuto. I soldati si aspettavano un nuovo attacco, che non avvenne perchè i Navajos erano partiti per incursioni sulla frontiera.
Non molto tempo dopo l’assedio, Nabhai ed il suo figlio adottivo messicano Juan Cosinis ( il padre del futuro capo Henry Chee Dodge) guidò un gruppo di incursori in Nuovo Messico. Sul sentiero presso Tohatchi caddero però in un imboscata dei nuovo messicani e tra i morti ci furono anche il vecchio capo ed il figlio.. Dopo poche ore Blackhawk raggiunse il campo di battaglia. I nuovo messicani erano fuggiti a est. Blackhawk li raggiunse e uccise metà dei 100 assalitori che avevano teso l’imboscata a Nabhai e la sua banda.
L’anno successivo il capo Zarcillos Largos fu ucciso dagli Zuni nei pressi di Wide Ruins, Arizona. ( nota: la fonte cita come capo ucciso Narbona, ma l’episodio è da attribuire al capo Zarcillos Largos effettivamente ucciso dagli Zuni, mentre Narbona fu ucciso dai soldati americani) Il nemico razziava cercando bottino e schiavi, il capo li aveva intercettati e li stava spingendo verso Zuni pueblo. Quando arrivò, Blackhawk, prese subito la pista di Zuni, ma i nemici rimasero al sicuro tra le mura del pueblo. Quella notte si limitò a rubare una mandria di cavalli e tornò a casa.
Black Rock, dove Blackhawk rubò molti cavalli all’esercito
Lo stesso anno Chico Abeyata, a Santa Fè, organizzò una spedizione di razzia con 100 animali da carico e più di 10 uomini , gli scouts erano Navajos ( ex schiavi). La spedizione passò dalla vecchia via per Jemez a ovest dei sentieri delle razzie, tra la Chama Gateway e le Chaco Plains. Mentre erano li, in pianura, gli esploratori di Manuelito li individuarono e avvertirono anche Blackhawk. Abeyeta, nel frattempo, si accampò presso il lago di montagna chiamato Laguna Grande. I Navajos li circondarono di notte, completando l’accerchiamento prima dell’ora di colazione. Mentre gli invasori si apprestavano a mangiare e a preparare la partenza, i Navajos attaccarono. Il primo segno di pericolo per loro fu una nube di frecce, seguita poi da scariche di moschetto. Mentre cercavano di organizzare la difesa segui’ una seconda raffica che li mise n grossa difficoltà; propio allora Blackhawk caricò con i suoi lancieri! I pochi sopravvissuti abbandonarono le provviste e scapparono verso il lontano Whiskey Pass ma non andarono lontano!! I guerrieri di Blackhawk li raggiunsero costringendoli a combattere. La maggior parte fu uccisa, solo 4 o 5 scapparono grazie a qualche stratagemma. Dopo la battaglia, i corpi dei caduti furono gettati in un fosso. Con il passare degli anni questo fosso è stato ricoperto da sabbia e detriti ed oggi è riconoscibile da alcune rocce su di esso. I pochi sopravvisuti raggiunsero Santa Fè. Per vendicare il massacro, Manuel Pino e Manuel Chavez organizzarono una banda di 400 uomini. Il Santa Fè Gazette scrisse, il 18 Luglio, che la spedizione era partita. Nulla si è più saputo di loro. E’ dubbio che hanno trovato i Navajos…
Tre commercianti bianchi dal paese degli Ute, a nord del fiume San Juan, decisero di aiutare gli indiani in un raid a Navajoland. Gli Ute furono armati con le migliori armi da fuoco, ottenute dagli americani a Santa Fè. Mentre attraversavano la Chinle Valley, Blackhawk piombò sul loro accampamento. Solo 3 Ute riuscirono a passare tra i Navajos che, nel buio, li avevano circondati, ma tutti gli altri furono uccisi, bianchi compresi. Molti capi Navajo, oltre Manuelito e Blackhawk, conducevano raid in Nuovo Messico. Incoraggiati dai successi, osarono attaccare le città più grandi e in molte occasioni arrivarono alla periferia di Santa Fè, nonostante la vicinanza di Fort Marcy.
Nel 1863 il colonnello Kit Carson ricevette l’ordine di prepararsi ad una guerra intensa contro i Navajos. Ebbe cosi’ inizio il ” Navajo Roundup”nell’Agosto 1864. Molti membri della tribù erano pacifici pastori, pochi erano predoni e fuorilegge. I bianchi erano accompagnati da centinaia di Hopi, Zuni, Ute e Apache, ben felici di combattere i loro vecchi nemici e prendere schiavi e bottino. Mentre la colonna avanzava verso ovest ingaggiava ogni giorno scaramaucce con Manuelito e Blackhawk, ma gli americani erano troppo forti per essere sconfitti e cacciati. Una pattuglia a cavallo, con 380 indiani, si spinse fino a Navajo Mountain. Fu creata una stazione con eliografo nella parte più alta. Le famiglie Navajo scendevano dai loro nascondigli con la loro poca roba. Gli indiani nemici li braccavano e per questo furono ricompensati generosamente. Ma Blackhawk (e 2 o 3 altre piccole bande) erano ancora in giro con pochi bravi. Con molte manovre audaci fu in grado di respingere gli inseguitori. Molti caddero in inboscate, cosi che gli indiani nemici si rifiutarono di addentrarsi nei pericolsi canyons.
Il trading post, Mr Hubble è l’uomo in piedi vicino l’albero
I soldati iniziarono lentamente a ritirarsi. Seguendoli da vicino, Blackhawk cercava l’occasione giusta per attaccare. Manuelito era in agguato a nord-est, vicino Todenesjhay ( Kayenta), così si unì a lui e insieme raggiunsero le forze nemiche accampate di notte presso il Tseghy Canyon. Erano accampati in cerchio, i cavalli all’interno di un doppio anello di uomini. Poche sentinelle erano poste sul perimetro del campo. I Navajos avanzarono striscando con il coltello stretto tra i denti. Raggiunta la posizione stabilita, aspettarono di udire il verso della civetta provenire dal vicino bosco. Allora colpirono con una furia sileziosa, uccidendo le sentinelle e avanzando verse le altre vittime. A questo punto entrarono in azione anche gli arcieri e gli uomini armati di fucile. Al culmine della battaglia Blackhawk piombò con i suoi lancieri nella mischia. Con una carica annientò gli indiani nemici, molti furono inseguiti e uccisi. Solo i soldati riuscirono a difendersi. I Navajos festanti inseguivano i nemici che scappavano verso Black Mountain, il capo non li seguì ritenendo fosse ormai una perdita di tempo.Gli uomini di Manuelito, nel frattempo, avevano derubato l’accampamento di tutto. Quasi 300 indiani giacevano morti. Nessun bianco fu ucciso ma molti feriti. Questa è stata forse la più grande vittoria di Blackhawk e Manuelito nella loro carriera di guerrieri. In nessuna altra battaglia furono uccisi cosi tanti combattenti di professione. Fu una vittoria ottenuta con un mix di armi dell’era della pietra e del mondo dei bianchi. Fino ad anni recenti, gli scheletri erano disseminati sul terreno intorno il Tseghi Canyon, pochi km sopra l’attuale Shonto. Molti crani sono stati presi da alcuni bianchi come macabri souvenir.
Circa 8000 Navajos una volta arresi furono portati a Bosque Redondo, sulle ventose rive del Pecos, ma molti altri scapparono nelle aree più remote di Dinètah. Periodicamente mercenari del Nuovo Messico e volontari venivano inviati contro di loro, ma pochi Dinè furono catturati o uccisi. Blackhawk con la sua banda e la sua famiglia continuava a condurre la sua guerra “nascondino” e quando fu costretto a combattere lo fece nel suo vecchio e affascinante modo feroce. Si uni’ a Manuelito di nuovo e si nascosero nelle profondità del Grand Canyon per un pò.
Incapace di prenderli, l’esercito americano inviò emissari per cercare di ottenere una resa pacifica e finalmente, nell’Ottobre 1866, Manuelito usci’ da quei luoghi selvaggi e si consegnò, fu cosi portato a Fort Sumner. Inorridito dalle condizioni di vita, con un pugno di bravi, scappo’ l’anno dopo.
L’interno del trading post
Blackhawk, nel frattempo, vagava a Navajoland tra il Grand Canyon ed il fiume San Juan. Per procurarsi cibo e rifornimenti, guido’ molte incursioni nello Utha meridionale, attraversando spesso il Big Colorado. Essendo solo un piccolo gruppo, come in seguito disse egli stesso, si muovevano ” come coyotes”. Colpivano, prendevano il bottino compreso bestiame e fuggivano. Questo colpire e sparire costrinse i mormoni ad organizzare delle milizie di difesa a guardia dei loro insediamenti di frontiera, ma in qualche modo, l’astuto Blackhawk trovava il modo per evitarli.
Promessa loro una ricca ricompensa, una banda di Ute attraversò il San Juan vicino Mexican Hat. Li trovarono le tracce di 2 incursori Navajo e le seguirono attraverso la cupa scarpata della Black Mountain vicino Lolomi Point. Gli uomini di Blackhawk, nel vicino e fitto bosco, riempirono le selle di frecce e cartucce per i fucili. I suoi bravi, mezzi morti di fame, sterminarono i poveri Ute. Sul campo di battaglia, dopo che i sopravvissuti si ritirarono, presero molti fucili e spinsero gli Ute a nord, oltre il fiume.
I giorni di guerra stavano finendo. Blackhawk non fu più coinvolto in combattimenti importanti. Nel 1868, i leaders tribali firmarono il trattato che li riportò nella loro antica patria. Quando il capo Barboncito mori’, nel 1870, Manuelito divenne il capo principale. Su richiesta dell’agente indiano di Fort Defiance, organizzò la prima pattuglia di polizia indiana. Poco tempo dopo, Manuelito usci’ dalle grazie dell’agente e cosi’ la sua polizia indiana andò nel dimenticatoio. Vecchio e acciaccato, si ritirò nel suo hogan vicino la città chiamata Manuelito in suo onore. Li, nel 1893, cedette al morbillo (aggravato da abbondanti dosi di whiskey).
Anche Blackhawk si fece debole ed il suo passato di furbo raider fu dimenticato. Riusci’ a diventare un ricco trasportatore e acquistati un certo numero di carri si dedicò a questa attività. Il suo percorso andava da Gullap, Nuovo Messico, all’agenzia di Fort Defiance. Divenne noto fra i bianchi come “Black Jack”.Nei periodi più tranquilli trasportava anche per commercianti indiani. Uno dei suoi migliori clienti fu Jhon Lorenzo Hubble a Ganado.
Questo suo lavoro terminò nel 1909 e cosi’ si trasferi’ al trading post di J.H. McAdams e Hubert Richardson, a Sunrise Springs. Troppo vecchio e debole per guidare ancora carri, si ritirò poi nella sua casa.
Il prode vecchio capo guerriero mori’ dopo aver superato i 90 anni di età e fu sepolto in un luogo segreto dai suoi amici traders.