Vita da soldato durante la Guerra Civile
A cura di Renato Panizza
Gli uomini che affluivano a migliaia nei campi militari, attratti dai bandi di reclutamento e infervorati di retorica, si aspettavano di immergersi in gloriose battaglie, mettere in fuga il nemico e far presto ritorno a casa.
Non ci misero, però, molto a capire che la loro principale occupazione non sarebbe stata quella di combattere, un giorno si e uno no. La vera essenza del fare il soldato era ben altra: lunghi, interminabili mesi da passare negli accampamenti, tra una battaglia e l’altra o uno spostamento, patendo il freddo o il caldo, in mezzo al fango o alla polvere; svegliarsi all’alba, tutti i giorni, e poi esercitazioni e manovre fino a sera; mille mansioni da svolgere, dal raccogliere la legna e pulire il campo, a scavare latrine. Ufficiali matti, estenuanti turni di guardia, picchetti e avanposti nei paraggi del nemico,con qualsiasi tempo e a qualsiasi ora.
E nei momenti di riposo… vincere la noia!
Ma non solo. Scriveva un soldato confederato al fratello a casa: “Se c’è un posto sulla Terra dove regna incontrastato il Male, questo è il campo militare! Ci sono i personaggi più unici che ho mai visto: i più accaniti bestemmiatori, bevitori, giocatori d’azzardo e ladri.
Se vuoi venire a visitare il campo puoi farlo, ma ti consiglio di portarti una pistola. C’è puzzo di inferno qui!”
Allo scoppio della guerra l’Unione disponeva di un esercito formato da soldati di professione, con buoni quadri e ben preparati militarmente, ma piccolo, di soli 16.000 effettivi circa. Ora, si rendeva necessario chiamare alle armi molti più uomini, anche se si pensava meno di quelli che sarebbero poi effettivamente serviti.
Una foto del 9° Mississippi
La Confederazione degli Stati del Sud era del tutto priva di esercito e possedeva solo milizie statali. Fino ad allora il Sud, con una ricca tradizione militare, aveva però fornito molti ufficiali nei ranghi dell’esercito dell’Unione, e parecchi avrebbero dato le dimissioni per arruolarsi nell’esercito confederato in via di costituzione.
Anche da West Point, l’importante scuola militare a Nord, sul fiume Hudson, la maggioranza dei cadetti meridionali se ne andò per indossare la giubba grigia. West Point forniva un’ottima preparazione professionale in campo tecnico, e molti diplomati che avevano lasciato l’esercito per svolgere professioni civili, ora vi rientrarono, e furono di validissimo apporto.
Il Reggimento 1st Michigan Volunteers, appena costituito, è schierato a Detroit nel 1861
Il campo militare di reclutamento “Camp Butler” di Cairo, in Illinois
All’inizio, i presidenti Lincoln e Davis dovettero far affluire sul campo parte delle milizie, che di per sé non appartenevano al governo, né federale né confederato, ma erano state costituite per agire all’interno del singoli Stati, e appartenevano ai Governatori.
Ma il loro numero non era sufficiente, e iniziò una vasta e capillare campagna per l’arruolamento volontario. Il Sud dovette, inoltre, far ricorso presto alla leva obligatoria (Aprile 1862).
Le uniformi dei cadetti in questa foto sono di una accademia del Sud
Così, nei campi di reclutamento cominciarono ad affluire migliaia e migliaia di uomini di varia estrazione sociale, dai poco più che adolescenti ai cinquantenni e si ritrovarono a dover condividere un ristretto spazio, e spesso a vivere gomito a gomito nella stessa tenda, timorati di Dio con bestemmiatori incalliti, timidi e sempliciotti con spavaldi e spacconi, ingenui e sciocchi con scaltri furbacchioni. Nessuno di loro, comunque, aveva esperienza di vita militare: era una massa di civili trasformata dall’oggi al domani in soldati, e ben poco disposta ad adattarsi al rigore e alle restrizioni che la disciplina militare imponeva.
5° Georgia, Maggio 1861
Nei reggimenti dei volontari non ci fu mai lo spirito e l’obbedienza che pervadeva invece i reparti di soldati regolari di professione. “Siamo venuti per combattere i Ribelli, e di tutte le scemenze del regolamento militare non ce ne importa niente”- affermava un soldato semplice proveniente dall’Indiana. All’inizio del conflitto il generale confederato J.E. Johnston disse che non avrebbe scambiato una sola compagnia di regolari con un intero reggimento di volontari! Anche alla fine della guerra si può dire che nessuna delle due sezioni riuscì a trasformare quei cittadini in veri soldati, pur non contandosi gli atti di eroismo e di sacrificio. Sul campo di battaglia gli uomini obbedivano agli ordini solo perché lo ritenevano doveroso e necessario, nel loro stesso interesse, ma quando tornavano all’accampamento diventava estremamente arduo per gli ufficiali tenerli a bada, a meno che non godessero veramente di grande prestigio e rispetto.
Un cavalleggero nordista armato fino ai denti
Ed un soldato del sud che non è da meno…
La cosa più importante che bisognava fare quando il Reggimento si spostava era costruire l’accampamento, secondo lo schema prefissato dal regolamento. Le tende dovevano essere montate in modo da disporsi ai lati di un camminamento dritto verso il quartiere degli ufficiali, sistemato ad un’estremità del campo.Era anche stabilito dove e come collocare i carri delle provviste, i magazzini, le mense, l’ìnfermeria e, non meno importante, dove scavare le latrine.Ma le condizioni del terreno e la necessità di andare per le spicce, a volte rendevano vani tutti gli schemi convenzionali, e gli accampamenti venivano allestiti come si poteva. Quasi sempre, comunque, finivano col diventare dei veri pantani nei periodi piovosi, e quasi sparivano alla vista, tanto erano immersi dalla polvere del terreno e dal fumo dei bivacchi, durante i periodi siccitosi.
Il colonnello Marlowe (John Wayne) guida la colonna di cavalleggeri in “Soldati a cavallo”
A seconda della stagione, diversi erano i tipi di rifugio che i soldati del Nord e del Sud avrebbero usato come abitazione durante i lunghi anni di guerra.
Un accampamento nordista molto ben sistemato
Nel periodo caldo o mite dell’anno venivano usate le tende, o ripari edificati con un misto di teli, frasche e rami: furono specialmente i soldati sudisti a utilizzarli, avendo sempre avuto scarsità di materiale militare per coprirsi. Tutte le volte che potevano, infatti, cercavano di arraffare ai Nordisti sia i teli per le tende, che bisacce, zaini, borracce, coperte…
Scorcio di accampamento confederato con delle ottime tende
Principali tipi di tende della Guerra Civile
Tante volte ci riuscirono, al punto che non esageriamo dicendo che uno dei migliori “fornitori” dell’esercito sudista… fu quello nordista! Così scrisse a casa John Garibaldi, della Compagnia C del 27° Virginia, Brigata Stonewall , quando era accampato l’11 Maggio 1863 vicino a Fredericksburg: “…non si possono contare gli zaini che il nemico ha lasciato sul campo di battaglia, credo ci fossero abbastanza zaini da rifornire il nostro intero esercito. Erano essenzialmente pieni di gallette e ci sono venuti proprio bene perché le nostre razioni erano finite il giorno prima. Avevano provviste per otto giorni, non avevano portato molti vestiti, solo un cambio di biancheria intima e le loro cartelle erano piene di carta da lettera e buste per scrivere a casa dopo la battaglia, penna e inchiostro.
Il 34° Massachusetts, ben schierato davanti al suo ordinato accampamento
Quella che ho trovato io è una cartella con carta e buste, dei francobolli yankee, delle gallette, un paio di mutande nuove e pulite, dell’inchiostro e un cappotto di tela cerata. I nostri uomini ora hanno molte cerate, e la pioggia non fa più paura a nessuno. Dopo che i nostri uomini hanno raccolto le cerate, le coperte e i cappotti che servivano, è rimasta ancora a terra una grossa quantità di materiale calpestato nel fango.”
Un campo unionista piuttosto esteso
Un tipo di tenda molto popolare e ben accetta dai soldati (entro certi limiti!) era la cosiddetta “Sibley”: l’aveva inventata, scopiazzando alla grande il tepee dei pellerossa, e dandole il suo nome, un ufficiale che sarebbe diventato Generale di Brigata della Confederazione, e avrebbe guidato la famosa (e unica) spedizione nel territorio del Nuovo Messico, uscendone battuto il 28 Marzo 1862 nella battaglia di Glorieta Pass. Era alta circa tre metri e ½ e aveva un diametro di cinque metri e ½. Si potevano sollevare delle alette alla base e aprire il vertice in alto per aerare e consentire lo sfogo del fumo della stufa collocata al centro.
Un esempio di “dog-tent”; da notare l’estremo ordine
Era stata concepita per dodici uomini al massimo, che si disponevano a dormire a raggiera, con la testa verso la circonferenza e i piedi al centro; ma ne venivano ospitati sempre circa venti.
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