Le guerre tra i Navajo e gli Ute

A cura di Marco Aurilio

Un gruppo di guerra degli Ute
“Nodaii, i nemici che mi vogliono sempre combattere”, con questo nome i Navajos si sono riferiti gli Ute per molto tempo. Nel corso della storia l’inimicizia tra le due tribù è sempre stata accesa e spesso è sfociata in veri e propri periodi di guerra intensa. Uno dei primi scontri di una certa entità risale alla fine del 700..intorno al 1795-96 ed è stato portato alla luce dall’antropologo Richard Van Valkenburgh.
Situata su di una isolata rupe esposta al vento, sulle aride badlands del Chaco river nel New Mexico c’era una vecchia torre di guardia navajo. Pochi uomini bianchi sono stati lì e tra questi, appunto, l’antropologo Richard Van Valkenburgh. Costruita come un estensione verso ovest della Mesa Atsa’tasi’ah,(recipiente sospeso) la torre di Haskhek’izh (il Natani noto storicamente come Antonio El Pinto) rappresenta una delle prime evidenze storiche di guerra tra le due tribù.


La Torre di Haskhek’ Izh

El pinto ne costruì 12 di queste torri, intorno al 1780, insieme ad Haskehnezh (Guerriero Alto), ma questa sulla mesa del “recipiente sospeso”, era il suo quartier generale. Al tempo gli Ute erano alleati degli spagnoli e con i essi progettarono un attacco simultaneo da nord e da est al quartier generale di El Pinto. La spedizione spagnola, da est, la torre non la vide neanche. Un grosso war party navajo guidato da un natani chiamato Na’a’shish, tese loro un imboscata ad Ojo de Espiritu Santu, ovest dei monti Jemez, nei pressi di una pozza d acqua. In pochi che si salvarono rifugiandosi al pueblo di Jemez. Gli Ute nel frattempo erano in cammino sul loro vecchio sentiero di guerra che del Largo Canyon dal San Juan, arrivava agli insediamenti sul Rio Grande. Le vedette navajo però erano state posizionate meticolosamente e quando arrivarono a destinazione le scale di legno, unico accesso alla torre, erano state già tirate dentro, facendoli desistere momentaneamente dall’attaccare. Ma ormai la torre divenne un obiettivo irrinunciabile per i “nodaii” e tempo dopo tornarono con lo scopo di conquistarla una volta per tutte. Gli Ute iniziarono così a lanciare ripetuti assalti ai quali i Navajos rispondevano con frecce e facendo rotolare grossi massi. Alcuni ute riuscirono ad arrivare in una cavità tra la mesa e la torre e iniziarono a sparare con i moschetti avuti dagli spagnoli ma i proiettili si conficcarono solo nelle pietre, dato che furono rapidamente abbatuti dalle frecce navajo. Restarono li 12 giorni. La sera del dodicesimo giorno, gli assediati udirono un clamore improvviso provenire dal basso… una grossa banda navajo aveva attaccato gli invasori da tutte le parti. Dopo un feroce combattimento quasi tutti gli Ute erano stati uccisi, alcuni erano risusciti a fuggire e furono inseguiti anche a nord del fiume San Juan. Gli assediati scoprirono cosi che ad aiutarli erano stati i navajos di Hastiin Ma’idishgizh, gente del Canyon De Chelly. Alcuni di loro decisero quindi di unirsi a questa banda, andando così a vivere nel più sicuro Canyon .Col passare degli anni, l’ormai anziano Hastiin Ma’idishgizh divenne un noto uomo di medicina ed era solito recarsi alla torre per raccogliere le ossa degli Ute uccisi per usarle nella n’thah, danza di guerra, quella che poi sarebbe stata denominata “squaw dance”.
Nel 1804 gli Ute si presentarono a Santa Fe dopo aver attaccato un gruppo di 16 navajos e recuperato tre cavalli che questi avevano rubato agli spagnoli, offrendo la loro disponibilità per un campagna congiunta contro di loro. Fu così radunato un gruppo di 375 Ute e Jicarilla che affiancò agli spagnoli ma che portò solo alla cattura di 22 cavalli e 10 schiavi navajo. Nell’ agosto 1828 gli Ute avanzarono proposte di alleanza con i Navajos delle Tunicha Mountains per combattere gli spagnoli, ma questi decisero di rimanere neutrali. Nei primi anni 30 si mantennero ancora buoni rapporti tra le tribù, tant’è che due Utes, giunti a jemez per commerciare, informarono che i Navajos vivevano nel loto territorio, in un area a metà strada tra la Plata ed Ute Mountain in Colorado.
A meta degli anni 30 però che si registrarono scontri a Crowpoint e ad est dei monti Carrizo. I Navajos furono costretti ad abbandonare il Dolores River dagli Ute. Le bande di Kayelli e di Hastinn Bilili Atsiga ligaii non vollero abbandonare i loro insediamenti nel sud Utah e rimasero nell’area di Bears Ears e Hastin Bilili Atsiga fu ucciso dai Nodaii. In questo periodo anche gli Hopi si unirono agli Ute dopo l’attacco navajo ad Oraibi che quasi spopolò il pueblo. Guidati da un uomo noto come “Braccio Tagliato” era un capo di guerra , il cui braccio fu “tagliato” in uno scontro con gli spagnoli nei pressi Cubero, i Navajos attaccarono gli Ute sul Dolores River ma furono sorpresi in un contrattacco. Nello scontro Braccio Tagliato e due suoi figli finirono per isolarsi su di un promontorio. Resosi conto della situazione intonò i canti di guerra e si lanciò contro gli avversari, uccise il suo cavallo e lo usò come scudo. Nonostante fu ferito li tenne occupati permettendo ai figli di scappare. Fuggirono separatamente, uno a cavallo e l altro a piedi e si ritrovarono a Shiprock. Negli anni a seguire però ci furono nuovamente alleanze tra le due tribù.
Il governatore del New Mexico il 3 ottobre 1844 annotò che i capi Narbona e Cayetano si erano uniti agli Ute per un attacco su Jemez. L’attacco non si verificò ma il 10 ottobre Cayetano, Narbona e gli Ute portarono via la mandria del governo custodita a Fray Cristobal sul Rio Grande. Nel 1845 Narbona e altri tre navajos si presentarono a Santa Fè affermando di “aver ricevuto richiesta da parte degli Ute di mediare una pace per conto loro”. Dopo l’ arrivo del Generale Kerny e l’insediamento degli americani gli Ute firmarono la pace e vennero così descritti “gente bellicosa e formidabile nell’ uso delle armi”. Pochi anni dopo, il 30 luglio 1850, Calhoun annotò che gli Ute erano ”ben armati con ottimi fucili ed in abbondanza di polvere e proiettili, tutto ottenuto dai Mormoni”. Il 6 Maggio alcuni traders confermarono che i mormoni avevano venduto loro tra i 300 e 400 fucili e che in territorio Ute vivevano anche numerosi Navajos. Nel Maggio del 52 il conflitto tra le due tribù riesplose vicino le Plata Mountains, ma nel settembre dello stesso anno l’Agente Greinier annotò che “gli Ute cercano di riappacificarsi con i Navajos per unirsi contro i Comanche.
L’informazione si rivelò corretta, infatti pochi mesi dopo,18 luglio, un gruppo misto guidato da i navajo Cayetano e Archuleta visitarono la guarnigione del tenente Ransom. Nel Febbraio seguente il Maggiore Silas Kendrick cercò di dissolvere l’alleanza e mettere le due tribù contro. Riuscì ad ottenere solo la neutralità dei Navajos, costantemente invitati dagli Ute ad unirsi e “cacciare tutti gli americani”. Poco tempo dopo però, gli Ute furono sconfitti dai militari, perdendo numerosi cavalli. Per sopperire a tale perdita attaccarono le rancherie di due ricchi navajos sul fiume San Juan catturando un grosso branco. Nel Luglio 1855 si appellarono al governatore Meriwheter per la pace e nelle trattative furono coinvolti anche Archuleta e Narboncito che però insieme ad i Capote tornarono ad attaccare gli insediamenti rubando 11000 capi di bestiame lasciati agli ute come compenso per il furto di otto cavalli subito dai Capote per mano di altri navajos. Le relazioni pacifiche durarono fino al mese di settembre 1856 quando i Navajos attaccarono i Capote 15 km dalla loro agenzia uccidendo tre capi e portando via tutti i cavalli. I Capote si vendicarono uccidendo il capo Narboncito. Prima di questi episodi il territorio del fiume Dolores veniva diviso abbastanza pacificamente.


Plata Mountains

Gli Ute forti della superiorità delle loro armi iniziarono ad attaccare sempre più spesso i Navajos e li scacciarono a sud. Questi reagirono veementemente tanto che, scrive l’agente Lorenzo Labadie il 31 maggio 1857 “i Capote vivono tutti vicino la loro agenzia e sono poveri. I Navajos non gli hanno lasciato nulla e attaccano quotidianamente, per questo motivo vivono vicino l’ agenzia, per sfuggire ai Navajos”. Nel luglio 1857 i Navajos si presero ben 200 cavalli ute ad ovest di Abiqu, che reagirono attaccando la rancheria di Sandoval a Cebolleta. Sandoval era assente in quanto impegnato con il colonnello Bonneville nella sua campagna contro gli Apaches. Dopo del tempo in cui rimasero sulla difensiva gli Ute si riarmarono dai mormoni e discesero di nuovo su Dinetah, uccidendo il capo Pelon nei pressi del Canyon de Chelly. I navajos iniziarono a ritirarsi data l’ inferiorità delle loro armi e le voci che davano l’inizio di war party che comprendevano anche i pueblos di Zia, Santa Ana, Laguna e Jemez. Nell’ Aprile 1858 il Maggiore Brooks scrisse che un war party di 50 Navajos erano stato visto dirigersi a nord per combattere gli Ute. Ma fu nel mese seguente che si sfiorò quella che poteva essere una grossa battaglia. Un centinaio di Ute scese non lontano dall’ attuale Fort Wingate uccidendo due uomini e prendendo due donne prigioniere. Nel tornare a nord furono pero intercettati da ben 300 Navajos nei pressi dei monti Chuska. Gli Ute proposero la pace, consegnando le due donne prigioniere, i Navajos accettarono. Nell’andare via pero aprirono il fuoco sui Navajos e fuggirono, questi ultimi reagirono uccidendo due Nodaii, ma lo scontro non degenerò. Da questo momento in poi le incursioni ute, rinforzati da messicani e pueblos, furono sempre più spinte dagli americani, nonostante nel settembre 1858 questa pratica fu sanzionata dal sopraintendente Collins. Nel mese di Novembre, durante la campagna Miles, sorpresero la piccola rancheria di Caballado Mucho, che consisteva di soli 20 uomini, dieci dei quali furono uccisi e catturarono circa 500 cavalli. Nello stesso periodo Cayetano invece si accordò per la pace ma spostò comunque la sua rancheria dal territorio ute, dove solitamente viveva, Alcuni mesi dopo tornò a nord del San Juan, sul La Plata river. Il 25 Dicembre 1858 fu concluso un trattato di pace tra esercito e Navajos e di conseguenza ci fu un temporaneo calo delle ostilità, anche se il Maggiore Cogswell riportò che “ il capo ute Cabezon ed anche altri hanno abbandonato tutti i territori a ovest del Rio Piedra per paura delle incursioni navajo, gli ute hanno solo rubato qualche cavallo alla banda di Cayetano”.
Nel 1859 Silas Kendrik riportò i tentativi dei navajos di organizzare un incontri di pace sui monti Tunicha. Sapevano infatti che il Colonnello Funtleroy stavano preparando una nuova campagna contro di loro allestendo una grossa compagnia di guerrieri del nord. Nello stesso anno l’allora sub agente per gli ute, Alber Pfeiffer, nel corso della spedizione Macomb, organizzò un incontro di pace sul Rio Piedra. Cosi negli appunti Charles H. Dimmock presente nella spedizione “ Temuche (dei capote) Sowiette (ute del nord), Pfeiffer, l’ interprete Tomasionie e Manuelito per i Navajos tutti intorno al fuoco queta notte”. Ma poco tempo si rischiò di mandare tutto all’aria, quando gli Ute rubarono alcuni cavalli dall’accampamento di Cayetano. Sempre Dimmock dall’accampamento sul Rio Florida: ”Temuche, Rio Vajo e Nutria stanno mandando messaggeri a Kiatano (Cayetano), il rinnegato navajo, per invitarlo. L’ altra notte sono stati portati via cavalli che gli appartenevano da alcuni ute che sono fuggiti a nord e non sono stati più visti”. lo scontro fu evitato solo grazie alla mediazione di Temuche.


Un Guerriero Ute

Da qui a poco tempo i Nodaii avrebbero accompagnato anche Canby nella sua campagna contro i Navajos. Il legame tra esercito ed Utes in questi anni si fece molto forte tanto che durante l’armistizio tra i navajos e gli americani nel 1862, mandarono emissari a Fort Defiance, per affermare che ”la loro volontà di fare guerra e pace con loro (navajos) doveva esser stabilita direttamente dalle autorità degli Stati Uniti”. Da questo momento in poi iniziò la campagna di Carson, durante la quale fu sottolineato dai militari il ruolo svolto da Kaniache degli Ute Mouache. Ma nella tradizione orale dei Navajos fu invece un altro capo ute, Cabello Blanco, ad essere sempre ricordato. Fu lui a colpire la banda di Manuelito, mentre quest’ultimo e la maggior parte dei guerrieri si trovava a caccia. Un altro capo Wimenuche dal nome similie, Cabeza Blanca invece si oppose nel muover loro guerra e fu ucciso dai Capote. Dopo questo episodio ci fu una sorte di scissione tra Capote da un lato e Wimenuche e Paiute dall’altra che siglarono una pace con circa 800 navajos con i quali si recarono presso il fiume Dolores, la Sierra Latlar (forse si tratta di Ute Mountain) e Bear’s ears. Il Maggiore Pfeiffer cercò di mediare tra i Capote ed i Wimenuche, ma fallì. Un membro della banda di Manuelito che si arrese al Capitano Butler il 12 Gennaio 1866, Caballado Chino, riportò che 800 navajos avevano deciso che era meglio vivere liberi con gli Wiimenuche che a Fort Sumner.


Un guerriero Navajo

Durante la prigionia di Fort Sumner in New Mexico ci fu un ondata di razzie, tutte attribuite ai Navajos prigionieri a Bosque Redondo. Nella primavera del 1866 ci fu un vero e proprio picco e d il 20 Aprile fu emanato l’ ordine di uccidere chiunque trovato fuori dalla riserva. Iniziò così un ampio pattugliamento e durante uno di questi furono trovati 7 Navajos che avevano attaccato con successo gli Ute e furono ricondotti nella riserva, si trattava di Redondo noto anche come “Short Hair”, Te et so say , Little Fellow, Francisco Casado ,“Ragazzo in piedi in acqua” , “Ragazzo magro”. E di un settimo di cui si è perso il nome. All’inizio di Marzo il capo Armijo aveva chiesto il permesso al Maggiore Bristol di lasciare momentaneamente la riserva per una spedizione di vendetta nei confronti di alcuni Ute che avevano ucciso il figlio di Short Hair durante una battuta di caccia a nord della riserva, ma gli fu negato. Short hair non attese molto le autorizzazioni e con cinque compagni, poco tempo dopo, lasciò la riserva diretti verso il Caritas Canyon dove viveva Francisco Casado con la sua banda clandestinamente fuori dalla riserva. Casado aveva sposato una cugina di Manaulito e fu cercato e persuaso a guidare la spedizione per le sue riconosciute capacità di leadership e di guerriero. Lasciarono così il Caritas Canyon dirigendosi verso le Staked Plains. Avevano solo un fucile oltre ad archi e frecce, mangiavano pinoli e cibi cotti nella cenere e viaggiavano a piedi. Il terzo giorno attraversarono le pianure raggiungendo una mesa solitaria, cibandosi di piccola selvaggina come cani della prateria e scoiattoli. Il quarto giorno raggiunsero il fiume Canadian senza però trovare tracce degli Ute, erano nei pressi della Mesa Rica, dove il giovane navajo era stato ucciso. Il quinto giorno attraversarono il Canadian, ed incrociarono una pista per Fort Bascom. Per altri 3-4 giorni continuarono verso nord, cacciando antilopi e cercando di individuare i nemici, fin quando non decisero di accamparsi presso una sorgente vicina ad un promontorio, dove Francisco Casado posizionò come vedetta Little Fellow. La scelta fu giusta e verso sera Litte Fellow portò la notizia dell’ avvicinarsi di un gruppo di cavalieri. Saliti tutti sull’altura non riuscirono ad indentificarli e pensando che si sarebbero diretti anche loro alla sorgente tornarono li preparando un imboscata. I cavalieri non arrivarono dato che si erano recati ad un altra sorgente. Qui con il fuoco accesso erano ora meglio visibili… Ute o Jicarilla, o comunque una tribù delle pianure. Avevano lasciato i cavalli pascolare liberamente senza prendere precauzioni. I navajos si avvicinarono lentamente..dagli ornamenti dei capelli capirono che si trattava deli Ute. Non avevano ne scudi ne lance ma solo armi da fuoco e notarono anche un ragazzino tra loro. I cavalli furono catturati facilmente. Segui una discussione tra chi voleva andarsene con gli animali catturati ed accontentarsi del bottino e chi voleva attaccare. Francisco Casado decise di attaccare: ”siamo qui per uccidere o essere uccisi e non abbiamo paura”. Ten Et So Say allora tornò ad osservare il campo da vicino per poi esporre il suo piano ai compagni. Il colpo dell’unico fucile che avevano sarebbe stato il segnale per gli altri di attaccare con più frecce possibile. Quattro Ute morirono all’istante, gli altri si diedero alla fuga. Ten et so say ne inseguì uno che voltatosi improvvisamente lo ferì ad una gamba con un colpo di pistola. Nonostante la ferita il navajo riuscì ad abbattere il nemico e gettare lontano la sua arma. I compagni che nel frattempo lo avevano raggiunto lo uccisero. Si misero poi ad esaminare i corpi dei nemici e le loro acconciature..uno di loro aveva i capelli intrecciati dietro, un filo di pelle di castoro intorno al collo e pitture gialle e rosse sul viso rosse anche sui capelli. Andarono via subito, temendo un contrattacco da parte di altri Ute che potevano vagare in quella regione. Il ragazzo catturato parlava solo ute, Casado provò a parlagli in spagnolo ma senza successo. Fu dato a Te.net so say per le abilità dimostrate durante la scontro. Il ragazzo aveva circa 10 anni e i Navajos lo giudicarono da subito molto intelligente, pianse e non volle stare su cavallo con Te net so say. Furono catturati 24 cavalli, sette fucili, sei pistole e una faretra con frecce dalla punta lunga.
La storia delle guerre navajo-ute contiene molti altri episodi, come la “Three War Peks Battle” o la vittoriosa imboscata di Manuelito e Zarcillos Largos sui monti Chuska ( contro ute e neo messicani).
Nel Canyon de Chelly c’è un pittogramma noto come “Ute Raid Panel” che rappresenta un raid ute che colse di sorpresa i Navajos durante un cerimonia.


Ute Raid Panel

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