La Luger nel Far West

A cura di Gian Carlo Benedetti

Un cow.boy con la pistola Luger
Sorge una domanda preliminare: cosa c’entra la più famosa ed ambita dai collezionisti pistola semiautomatica tedesca con il Far West?
La risposta è che c’entra, eccome!, nel senso che nel crepuscolo della frontiera del Far West, intendo quella post ‘900, un numero lmitato di queste armi fu acquistato ed usato sia dalla Cavalleria dell’U.S. Army che da civili.
Si aggiunga che l’idea del suo perculiare otturatore a snodo secondo molti è nata negli USA pur se sviluppata nel vecchio mondo.
Nel 1860 un valente tecnico tedesco emigrò, come molti connazionali, negli Stati Uniti ove lavorò con ingegno presso le maggiori ditte di armi, quali Colt, Winchester ed in particolare la Sharps perfezionando il famoso fucile Old Reliable (Sharps Borchardt 1878). Pare abbia inoltre contribuito a progettare l’innovativo revolver con cui la Winchester impedì l’invasione di campo alla rivale Colt giungendo al “gentlemen agreement” che chiudeva la guerra commerciale e spartiva definitivamente il mercato delle armi corte e di quelle lunghe. Si chiamava Hugo Borcardt (1844-1924) che, tornato in Europa nel 1881, progettò la prima pistola semiautomatica commercialmente valida (Borchardt 1893 o C-93) funzionante mediante uno snodo a ginocchio e nel calibro proprietario 7,65 mm. allora avveniristico.
E’ plausibile che l’idea del peculiare snodo gli sia maturata osservando l’otturatore dell’Henry 1860 e poi Winchester 1866, 73 e 76, fucili con cui venne senza ombra di dubbio in contatto, la cui manovra funziona mediante un ginocchiello snodato ripiegantesi manualmente verso il basso tramite la caratteristica leva. Nella sua pistola invece il ginocchiello operava semi- automaticamente verso l’alto attivato dal rinculo generato dai gas dello sparo. Una simile chiusura a ginocchio si riscontra pure sul fucile di John Pedersen e soprattutto sulla mitragliatrice di Hiram Maxim.
La Borchardt C. 93 come tutti i progetti innovativi aveva dei problemi specie di ingombro e fu rivisitata dal tecnico Georg Luger impiegato presso la ditta produttrice Ludwig & Lowe di Berlino. Con lievi modifiche creò la pistola Luger chiamata Parabellum nei paesi di lingua tedesca. Hugo Borchardt fu soccombente (non saprei se con una sentenza giusta) nella causa civile che gli intentò per violazione del brevetto.
Anche la cartuccia a collo di bottiglia iniziale del progetto di Luger (7,65 Parabellum o 30 Luger) era una copia depotenziata della 7,65 Borchardt. La Luger funziona come la Borchardt con otturatore a ginocchio e chiusura metastabile o geometrica del tipo a corto rinculo di canna, tipica di tutte le moderne pistole semiauto di calibro superiorie al 9 Corto; fa eccezione la spagnola Astra 400 cal. 9 Largo con una chiusura labile (blowback) costretta però a montare una potente molla di contrasto difficile da armare con mani deboli specie se ben oliata.


Georg Luger (1849-1923)

Georg Luger, oltre che inventore ed imprenditore era un ottimo tiratore e dava personalmente dimostrazioni di precisione della sua creatura.

“Parabellum” deriva dal nome della casella postale dato a prodotti della Fabbrica Tedesca di Armi e Munizioni (D.W.M.) con sede principale a Karlsruhe, erede dal 1897 della Ludwig & Lowe. Inizialmente fu l’unica detentrice del brevetto. In seguito fu prodotta da altre ditte tedesche e svizzere, il cui esercito per primo la adottò. La sua fabbricazione prevede varie fresature nell’acciaio dal pieno e non tollera mediocrità, fatto che la rende poco copiata, costosa e moderatamente delicata.
Si vuole sia mutuato dal motto latino “Si vis pacem para bellum” perla di saggezza purtroppo tragicamente valida ancor oggi. In realtà non risulta che il detto sia stato coniato dai romani proprio con tali termini ma il suo concetto era ben noto nell’antichità classica: si rinviene infatti già nei testi di Tucidide (in bocca ai Corinzi), Dione Crisostomo, Orazio, Tito Livio, Seneca, Vegezio ed altri.


La Borchardt 1893 (C93) e la Luger 1900

La molla di recupero fu posta nel calcio guadagnando in ergonomia ed ingombro.


Luger con l’otturatore aperto

Il gruppo canna/otturatore allo sparo arretra di pochi millimetri sino a quando il vincolo rigido tra i componenti dell’otturatore è interrotto dall’apposita fresatura del castello che fa sollevare il ginocchiello mentre l’otturatore propriamente detto prosegue nella lineare corsa retrograda dentro le apposite guide espellendo il bossolo ed armando il percussore. La distenzione della molla a spirale alloggiata nel calcio (nella Borchardt era tipo orologio in un anestetico prolungamento del carrello) porta l’otturatore in chiusura camerando una nuova cartuccia carica sfilata dall’otturatore. Questo è molto inclinato seguendo l’angolo del calcio che è ottimo per il tiro istintivo.


Un Marshal dell’Arizona con in fondina una Luger forse una M. 00 cal. 30

La presenza della Luger nel West è accreditata pure dal resoconto dell’effimera fuga, avvenuta nell’ottobre 1903 dalla prigione di Cheyenne (Wyoming), del famoso scout delle Apache Wars e poi killer prezzolato dagli allevatori Tom Horn. Dopo aver sopraffatto lo sceriffo carceriere si era impossessato della sua Luger con 5 colpi nel caricatore. Non fu però capace di armarne il carrello
essendo la manovra poco intuitiva specie per uno creciuto con la Colt Single Action nel selvaggio West.
Come noto fu subito riacciuffato ed alla fine del rapido processo impiccato per l’omicidio di un ragazzino che forse non aveva commesso.


Lo sceriffo James Thompson di Anandarko (Oklahoma) con i suoi deputies

Questa foto dello sceriffo James Thompson di Anandarko (Oklahoma) con i suoi deputies dimostra l’uso di semiauto tedesche nel West. Si nota nella panoplia fascio d’armi una Mauser C. 96 con tanto di calciolo fondina oltre che la sopravvivenza della settecentesca fondina da sella (saddle holster) usata da ultimo nella Guerra di Secessione specie dai guerriglieri.

Nel marzo del 1901 l’Ufficio degli Armamenti e Fortificazioni degli Stati Uniti contattò il rappresentante di N.Y. della DWM sig. Hans Thauscher per ordinare 2 pistole Luger con due mila cartucce con cui effettuare delle prove dato che varie nazioni stavano sperimentando le nuove semiauto.
Il 18 stesso una Commissione di Ufficiali ebbe un incontro col rappresentante DWM presso l’Arsenale di Springfield per essere edotta delle caratteristiche tecniche e smontaggio dell’arma. Il Thaucher smontò la pistola in un minuto e la

riassemblò in tre. Le prove di precisone furono positive ma si verificarono degli inceppamenti (30 su 1794 colpi esplosi). La sostituzione del percussore difettoso e poi della leva dell’hold open sanò l’impasse. Superò il test dell’immersione nella polvere ma ebbe dei problemi in quello della ruggine, risolto però previa lieve oliatura.
La Commissione ritenne necessaria un’estesa prova in condizioni operative e ne ordinò mille esemplari del Mod. 1900 presi dai modelli commerciali e 200 mila cartucce cal. 30 Luger.
Il 26 ottobre giunsero dalla Germania 800 esemplari, spediti a giugno, seguiti dai restanti 200 tre gorni dopo. Dopo l’accettazione da parte dell’Arsenale di Springfield si provvide ad ordinare mille fondine in cuoio all’Arsenale di Rock Island, lotto completato il 23 gennaio 1902.
Le armi furono distribuite in numero di 5 esemplari alle varie compagnie (troops) dei 15 Reggimenti di Cavalleria (eccetto il Terzo, Sesto e Nono). Altre furono inviate alle truppe di stanza nelle Filippine da poco occupate. Cento esemplari furono trattenuti a Springfield 10 dei quali poi ceduti all’Accademia di West Point, 15 al Presidio di S. Francisco, 10 a Ft. Hamilton e 40 a Ft. Riley (Kansas).


Una delle mille mod. 1900 (Old Model) cal. 30 Luger del contratto Usa


Dall’alto

Caratteristica di questa pistola è oltre al marchio “DWM” del produttore sul ginocchiello è il crest con l’aquila statunitense sulla camera di scoppio che le è valso il nome “American Eagle”. Si tratta di modelli commerciali logicamente omesso il “Made in Germany” data la destinazione militare.

Le matricole di questo ambito lotto vuolsi siano comprese tra i numeri 6151 e 7150.
I rapporti del personale che le provò non furono del tutto incoraggianti anche se alcune note erano negative solo perchè si preferivano ancora i revolvers. Questa tendenza fu riscontrata pure anni dopo con le prime Colt 1911 cal. 45 ACP come dimostra lo stesso George S. Patton, allora promettente giovane ufficiale, che durante la inconcludente spedizione punitiva in Messico del Gen. “Blackjack” Pershing si portò una Colt SAA con cui uccise un presunto luogotenente di Pancho Villa.
Tra i giudizi negativi motivati va citata l’assenza del cane esterno (infatti è a percussore lanciato) ed il calibro ritenuto troppo piccolo. Essendo l’arma corta a livello di truppa in dotazione alla sola Cavalleria l’assenza visiva del cane armato per chi deve tenere pure le redini, magari al galoppo, è pericolosa come dimostra il resocconto del Gen. G. A Custer, pur provetto cavaliere, dalla cui SAA sfuggì un colpo durante una battuta di caccia al bisonte freddando il suo prezioso quadrupede.
Inoltre lo “stopping power” dell’arma del cavalleggero doveva essere adeguato non solo contro il nemico bipede ma pure avverso l’innocente cavalcatura di questi.


Rare fondine per la Luger M. 00

Quella militare (marcata US) è dell’Arsenale di Rock Island mentre la civile è prodotta dalla Abercromb & Fitch.

Per completezza va aggiunto che secondo la precisione teutonica le Luger (o meglio le Parabellum) commerciali sono indicate da una M. (per Modell) seguita dalle ultime due cifre dell’anno del modello stesso mentre quelle militari tedesche si distinguono per una P. (Pistolen) pure seguita dalle ultime due cifre dell’anno di adozione.


Vista superiore di una Luger DWM M. 00 “American Eagle” con i relativi marchi


La stessa arma con l’elegante rifinitura del grilletto ed estrattore (non visibile) color paglia

Questa arma è con la sicura manuale del Secondo Modello. Si notano la sicura di impugnatura o dorsale e gli sgusci di presa delle tipiche “orecchiette” di armamento poi abbandonati nella più famosa P. 08.

Non superate le prove nel 1905 l’Arsenale di Springfield le ritirò per immagazzinarle e nel 1906 ne cedette 770 alla famosa ditta di armi & militaria “F. Bannerman & Sons” recuperando solo 8.250 dollari della spesa iniziale di 15.630.
Queste pistole finirono nel mercato civile che la ditta alimentava con prezzi modici acquistando all’asta interi lotti di armi militari dismesse. Francis Bannerman IV si vantava persino di poter armare di tutto punto l’esercito di uno Stato di piccole dimensioni, cannoni compresi!.
Nell’aprile 1903 il Generale Comandante in Capo Nelson Miles ricevette una lettera dal solito Thauscher che avvertiva circa la disponibilità di un nuovo Modello (il 1902) nel più potente (e destinato a grandissima fortuna) calibro 9 mm Parabellum. L’inventore George Luger in persona si recò nel 1903 in Usa per promuovere il suo prodotto portando seco qualche esemplare con le relative munizioni.
Gli USA ne ordinarono 50 esemplari con la solita scorta munizioni richiedendo però di defalcarne il prezzo da altrettante pistole da restituire prese tra quelle in
cal. 30 che giacevano nell’Arsenale di Springfield.
Questo nuovo lotto, compreso tra le matricole 22401 e 22450, non giunse in America prima del 1904 tanto che le prove furono eseguite con i tre o quattro esemplari, con canne di varia lunghezza, precendentemente portati nel bagaglio a mano dall’inventore stesso.


Una Luger M. 02 cal. 9 mm Parabellum

Sempre con la sicura dorsale ed orecchiette sagomate ma canna più panciuta della M. 00.

L’U.S. Army ritenne necessaria l’aggiunta del dispostivo ideato da Geroge H. Powell che permetteva a prima vista di conoscere il numero di cartucce presenti nel caricatore. Si trattava di una strettissima fessura longitudinale praticata sulla guancetta sinistra (che però indeboliva) sigillata da una placchetta trasparente di celluloide in parte colorata con inscritti numeri da 1 a 7 per consentire il conteggio delle ogive delle cartucce ancora presenti nel magazzino.


Luger M.02

La Luger M.02 che vi mostriamo ha il dispostivo Powell Counter definita dai collezionisti come “American Eagle Cartridge Counter”.


Calciolo fondina (shoulder stock)

Un accessorio usato (qui su una M. 00) anche per armi Colt e revolver della S&W è il calciolo fondina (shoulder stock) per trasfomare armi da pugno in carabinette detto “Ideal Stock” con una clip per l’aggancio al cinturone prodotto da Ross Phillips di Los Angeles dal 1901 ma brevettato nel 1904 come dimostra la scritta “Patent Pending” su modelli anteriori.
Oltre che bruttino era pure costoso ed ingombrante e quindi non ebbe la sperata fortuna commerciale tanto che oggi è un attrezzo ricercato. Inoltre per l’inserimento prevedeva uno scasso con rinforzo metallico nelle apposite guancette da acquistare a parte.
Nel 1906 l’Ufficio Armamenti e Fortificazioni decise di effettuare altre prove per stabilire quali fossero le migliori armi militari dell’epoca in vista di una furura adozione fissando tra le specifiche il funzionamento semiautomatico ed il calibro .45 a causa della cattiva prova del flebile 38 L.C. durante la campagna contro i partigiani delle Filippine.
Le prove avrebbero dovuto essere espletate nell’ottobre ma furono rinviate al marzo 1907 poiché la Parabellum non era ancora disponibile in quel calibro. Furono superate soltanto dalla Colt, Savage e Luger (1906 o Nuovo Modello) provvista della sicure “automatica” e manuale, dell’avviso di cartuccia in canna, espulsione dal lato superiore ed avviso di caricatore vuoto (hold open). Ciò nonostante non venne raccomandata dalla Commissione giudicandone la chiusura debole per cariche toste a causa della leggerezza dell’otturatore. Fu però ripescata nel giugno 1907 essendosi ritirata dalla gara la Savage. Fu allora richiesta alla DWM per le prove sul campo una fornitura di 200 esemplari corredati da due caricatori e 100 mila cartucce. Dopo iniziale accettazione il Tauscher in data 16 aprile 1908 rinunciò alla commessa forse perchè convinto sarebbe stato preferito il progetto della Colt quale potente e storica industria nazionale, peraltro in lite con la DWM per un accusa di infrazione di brevetto poi archiviata nel 1908. Inoltre creare una nuova catena di montaggio per solo due centinaia di Luger in .45 era antieconomico tantopiù che la ditta aveva in corso numerose commesse da vari stati tra cui la neutrale ma ben armata Svizzera e la stessa Germania che l’aveva adottata nel 1904 per la Marina da Guerra e si apprestava ad acquisirla come ordinanza per l’Esercito e la Polizia Imperiale.
Pertanto le Luger originali “American Eagle” in cal. 45 ACP che effettuarono i test furono soltanto due esemplari delle quali solo la Nr. 2 è sopravvissuta, si trova in una collezione privata con un valore superiore al milione di dollari. Vuolsi cha la DWM ne abbia in seguito prodotto altri due esemplari per collezionisti americani una delle quali è oggi esposta in museo della Louisiana.
Luger calibro .45
Anni or sono ho letto su una rivista di settore che il temerario proprietario aveva effettuato una prova a fuoco con una di questi unici pezzi da collezione seppur usando una carica ridotta.
Le due armi che superarono le prove militari USA del 1907: Colt – Browing Automatic Pistol mod. 1905 e Luger 1906 nel calibro .45 ACP.
Le cartucce americane davano problemi nella Parabellum tanto che la DWM provvide a caricarle con polveri tedesche.
La LUGER non piacque mai all’US Army ma entrò nel cuore degli americani che ne fecero incetta quale preda bellica e souvernir specie dopo la II Guerra Mondiale.
Oggi vi sono ditte statunitensi che producono copie più o meno accurate delle “American Eagle”.


Copia della Luger 45 ACP della “Lugerman Inc.” di
Filadelfia.


Copia della Luger P. 08

Un’altra passabile copia pure in acciaio inox della Luger P. 08 cal. 9 Para della californiana “Mitchell Arms” matricola 6307 prodotta nel 1993 con canna da 4 pollici.


Copia economica (e brutta) in lega leggera

Questa copia in lega leggera con meccanismo semplificato nel cal. .22 è stata prodotta dalla “Stoeger Arms” di Accokeek (oggi nel Gruppo Beretta), depositaria del marchio Luger in USA essendone stata la storica importatrice ufficiale.

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