Gli scorridori Kiowa della Rainy Mountain

A cura di Matteo Pastore

In primo luogo, non è affatto una montagna. È una collina liscia, dalla cima rotonda e ricoperta d’erba, alta circa duecento metri. Si trova al di fuori della catena montuosa del Wichita, nella nazione Kiowa, nell’Oklahoma occidentale, a circa nove miglia a sud-ovest dell’attuale Mountain View.
Ma c’è una cosa che riguarda la piccola Rainy Mountain: i Kiowa la usano come luogo di ritrovo da quando, prima del 1800, hanno lasciato la loro vecchia casa nelle Black Hills e lungo il fiume Yellowstone.
Si sono accampati lungo il Rainy Mountain Creek, che scorre sotto di essa, e la magia mistica della Rainy Mountain era tale che se i Kiowa avevano bisogno di pioggia per l’erba primaverile per le loro grandi mandrie di cavalli pregiati, sapevano che se si fossero accampati lì, le piogge sarebbero arrivate rapidamente.
I Kiowa, i Comanche e i Kiowa-Apache rivendicavano le Grandi Pianure meridionali. Oggi questo territorio comprende l’Oklahoma occidentale, il Texas Panhandle e la parte più orientale del Nuovo Messico.
Non si sarebbero mai sognati di vivere e controllare questa vasta area dal fiume Arkansas alle sorgenti del Red River, se non fosse stato per un solo motivo.
Quando i Conquistadores spagnoli sbarcarono nel Nuovo Mondo, portarono con sé numerosi cavalli e durante lo sposamento verso sud e verso ovest, in Florida, Nuovo Messico e Texas, molti di questi cavalli, grazie a baratti e furti, divennero proprietà dei nativi e questo diede ai Kiowa e ai loro alleati, i Comanche, l’incentivo e i mezzi per lasciare le loro vecchie case nel Territorio del Dakota e trasferirsi nell’area delle Grandi Pianure meridionali, cosa che, a causa delle grandi distanze da percorrere, sarebbe stata impensabile senza i cavalli.


Le terre dei Kiowa prima del 1850

Prima di intraprendere il lungo viaggio verso la Rainy Mountain, George Catlin, famoso artista e studioso di nativi del Nord America, descrisse i Kiowa come un “popolo dall’aspetto molto più bello rispetto ai Comanches o ai Pawnee”. Disse che erano alti, con un’andatura facile e aggraziata, e che parlavano una lingua diversa dalle altre. Raccontò di un Kiowa, Kotsatoah (Scudo Affumicato), che era alto quasi due metri e mezzo, e che era in grado di abbattere un bufalo a piedi e di ucciderlo con il suo coltello o la sua lancia mentre correva al suo fianco.
Fin dai primi anni del 1800, i Kiowa si fecero molti nemici tra le tribù che abitavano le Grandi Pianure meridionali. Combatterono con i Cheyenne e gli Arapaho, che controllavano la regione lungo il fiume Canadian a nord dei Kiowa. Combatterono con gli Osage e gli Ute e, tra una guerra e l’altra, si spinsero in Texas e persino in Messico. Erano ladri di cavalli e scalpi, rapitori, assalivano e incendiavano carri e la costante paura dei predoni Kiowa impedì al Texas di espandersi molto per alcuni anni dopo la Guerra Civile.
All’inizio del 1840, i Kiowa, i Comanche e i Kiowa-Apache strinsero un’alleanza con i Cheyenne e gli Arapaho e costituirono un’unione molto pericolosa contro i texani, i messicani e i coloni in tutto il loro vasto territorio e per i carri di migranti che si muovevano verso ovest.
In quel tempo, i Kiowa, avevano più cavalli per persona di qualsiasi altra tribù delle Pianure. Appresero l’allevamento degli animali per tentativi ed errori e, naturalmente, rubarono cavalli a centinaia dal Texas e dal Messico. Li barattavano con altri per ottenere cavalcature migliori.
Quando i Kiowa ottennero i cavalli, poterono razziare liberamente in Texas e in Messico, rubando cavalli uccidendo le persone che si opponevano a loro e prendendo prigionieri per farne ostaggi o schiavi. Alcuni presero, forzatamente, in moglie molte delle loro prigioniere, in particolare giovani messicane. Diverse ragazze furono cresciute all’interno della tribù e in seguito sposarono dei guerrieri, non conoscendo altra lingua che quella kiowa. I più coraggiosi tra i bambini prigionieri venivano addestrati e, una volta raggiunta la giovane età, potevano accompagnare i razziatori nelle loro incursioni contro i texani, messicani, carovane e, più tardi, contro i soldati.
Tuttavia, poche delle loro gesta sono state tramandate, poiché solo le imprese dei “Kiowa purosangue” sono entrate a far parte della loro storia. C’erano alcune eccezioni, come il feroce e temibile Quetón, rapito in Messico dai Comanches e poi barattato con i Kiowa.
Mio padre e i suoi tre fratelli minori si trasferirono nel Territorio Indiano prima che diventasse uno Stato e presero in affitto le terre che il governo aveva assegnato ai Kiowa. Il loro impiego principale era l’allevamento e l’agricoltura specialmente lungo il Sugar Creek, che scorreva a circa tre miglia a est del fiume Rainy Mountain Creek e sfociava in quest’ultimo poco prima che si unisse al fiume Washita a Mountain View.
I primi contratti di locazione di mio padre furono stipulati con un indiano di nome Sahtaukoy, conosciuto però in tutta la nazione Kiowa come “Long Horn”. Non era un vero Kiowa, ma era stato rapito da loro in Messico quando era solo un da bambino. Forse era un messicano oppure in parte un indiano Yaqui ma i suoi lineamenti erano certamente quelli di un indiano.
Era un ometto esile e, secondo i registri Kiowa di Anadarko, era nato nel 1843, il che lo rendeva settantenne quando mi ricordai di lui per la prima volta, intorno al 1913.
Long Horn parlava poco l’inglese nonostante abbia fatto del suo meglio per impararlo. Coltivava circa mezzo acro di erba medica e preferiva continuare a vivere nel Tipi piuttosto che nella casa in legno che il governo aveva costruito per lui.
Una mattina Long Horn venne a trovarci per il suo raccolto di erba medica e dall’espressione del suo volto notammo che era molto preoccupato.


La Rainy Mountain

Indicò il suo campo di erba medica. “Grande mucca”, disse. “Moo moo! Tutto finito!”.
Un’altra volta venne a chiedere in prestito uno strumento e un morso. Ci pensò parecchio il suo volto si illuminò e pensò alle parole giuste, “Borey-holey. Borey-holey!” disse, e mio padre non ebbe problemi a capirlo. Nostra madre lo invitava spesso per condividere insieme a noi i pasti. Un giorno fu cucinato un arrosto di manzo e dei fagioli pinto.
Long Horn sapeva come prendere la carne: con entrambe le mani e se la ficcava in bocca. Ma i fagioli lo avevano lasciato perplesso, almeno temporaneamente.
Alla fine prese il suo coltello, mise in equilibrio un fagiolo alla volta sulla lama, lo mise in bocca e lo mordicchiò tra i denti anteriori come uno scoiattolo.
Mio nonno materno, era un mezzosangue Cherokee e aveva prestato servizio per due anni nei Texas Rangers alla fine degli anni Settanta.
Grazie al figlio di Long Horn, Eddie Long Horn, che parlava inglese, riuscirono a parlare tra loro. Long Horn raccontò di essere stato a caccia di bufali nel 1878 con un gruppo di Kiowa sotto la guida di Sun Boy. Disse che, sebbene si trovassero nel Texas, non stavano compiendo una spedizione di saccheggio, ma che comunque furono attaccati da una compagnia di Texas Rangers. Ha raccontato che persero tre guerrieri e quattordici cavalliprima di riuscire a fuggire.
Mi indicò il luogo del combattimento, ma poiché all’epoca avevo solo sette anni, non riesco a ricordarlo. Ricordo però che gli occhi di mio nonno si illuminarono e disse a Long Horn che aveva partecipato alla battaglia al fianco dei Texas Rangers.
Ne risero e ognuno descrisse la sua parte. Long Horn indicò mio nonno: “Tu”, disse, “pow, pow, pow!” e allargò le braccia come se avesse in mano un fucile a ripetizione Spencer. “Io”, continuò,”Whish, whish, whish!” e questa volta tendeva e rilasciava la corda di un immaginario arco di frassino.
Mio nonno ci ha raccontato in seguito che Long Horn stava raccontando che i Kiowa erano impegnati in una pacifica caccia al bufalo. “Quei quattordici cavalli che abbiamo recuperato erano stati tutti rubati da un allevamento di mucche vicino a San Angelo dieci giorni prima”, disse.
Long Horn possedeva un’eccellente sorgente di acqua fredda che sgorgava in continuazione. Uno dei compiti assegnati a me e a mio fratello era quello di agganciare una squadra di cavalli a una slitta circa due volte alla settimana, metterci sopra due barili d’acqua e scendere alla sorgente di Long Horn per riempirli per il nostro uso domestico. Una volta un cowboy, risalendo Sugar Creek, si fermò alla sorgente per abbeverare il suo cavallo. Quando Long Horn se ne accorse, giurò che nessun uomo bianco avrebbe mai più bevuto l’acqua della sua sorgente.
Quando, due giorni dopo, io e mio fratello arrivammo con le botti d’acqua, vedemmo l’uomo che ci veniva incontro correndo dal suo Tipi. “Niente acqua!”, ci urlava. “Indiano, sì! Uomo bianco, no!”. Eravamo pronti a a scappare a casa, visto che avevamo solo otto o nove anni, e il comportamento di Long Horn era tale da spaventarci a morte, ma vedemmo poi Mrs.Long Horn che veniva verso il Tipi. Portava con sé una pesante legna da stufa di noce e, quando raggiunse il marito, lo colpì in mezzo alle scapole. Lui si girò e iniziò a correre verso la casa e lei lo colpì di nuovo, questa volta sulla fronte, proprio sopra l’occhio destro. Questo lo rallentò un po’ ma poi lo colpì di nuovo con il bastone, questa volta proprio sulla testa. Dopo, rivolgendosi a noi, disse: “Prendete tutta l’acqua che vi serve!” e aggiunse, “l’acqua è mia, non di Long Horn! Ora vado a picchiarlo ancora un po’!”
Cominciammo a riempire i barili e quando fummo pronti ad andarcene, la signora Long Horn lo stava ancora inseguendo intorno al Tipi, colpendolo con il grosso pezzo di legno della stufa.


I Kiowa in un quadro di George Catlin

Mio padre prese poi in affitto un terreno da un altro vecchio Kiowa, Otis Sotai, diverse miglia a valle della riserva di Long Horn. Tutti i migliori terreni erano stati assegnati ai Kiowa nella speranza che li coltivassero, ma questo era troppo degradante per loro.
Otis Sotai una volta disse: “Sarebbe troppo lavoro per le nostre squaws. Lavorano già abbastanza tra tagliare la legna e montare i tipi”.
Nel libro del colonnello W. S. Nye, Carbine and Lance, sui Kiowa e i Comanche e sul vecchio Fort Sill, si cita un francese, M. Francois Marie du Lac, che esplorò l’alto corso del Missouri almeno due anni prima della spedizione di Lewis e Clark. Du Lac scrisse le sue esperienze in un libro “Travels Through the Two Louisianas and Among the Savage Nations of the Missouri”. Parlando dei Kiowa affermava che: “Questo popolo può essere conquistato, ma nessuno può renderlo un laborioso contadino o artigiano”.
Otis Sotai viveva a meno di mezzo miglio da casa nostra. Il Dipartimento degli Affari Indiani gli aveva costruito una dimora con tre camere da letto, ma come Long Horn (e tanti altri), lui e la sua famiglia vivevano in un enorme Tipi nel cortile sul retro.
Sotai era un grande appassionato delle antiche credenze e cerimonie religiose Kiowa. Spesso andava alla Danza Fantasma, che era arrivata nel paese dei Kiowa intorno al 1890, portata da un capo Arapaho chiamato Toro Seduto, che a quanto pare non aveva alcuna parentela con il famoso omonimo capo Sioux che prese parte alla battaglia del Fiume Erba Grassa o come la chiamano i bianchi il Massacro di Custer al Little Big Horn.
Il governo aveva proibito la Danza Fantasma ovunque fosse possibile, poiché si riteneva che la danza portasse gli indiani a una frenesia che avrebbe potuto riportarli sul sentiero di guerra contro i bianchi.
Questo Arapaho, Toro Seduto, aveva raccontato come la Danza Fantasma potesse riportare in vita tutti i bufali, far rivivere tutti i vecchi eroi indiani e aveva promesso che i bianchi sarebbero stati cacciati verso il grande mare.
Una o due volte, mentre vivevamo vicino a Otis Sotai, portò i Kiowa e tenne la Danza Fantasma, ma di solito – circa ogni sei mesi – ne riuniva un grande gruppo per una cerimonia del peyote che si teneva nel suo enorme Tipi, nel cortile sul retro. Gli uomini che tornavano dal Texas portavano con sé il necessario per la festa, che consisteva in un sacco di ferro riempito con le piccole gemme di cactus del peyote, la droga che si trova nei terreni calcarei del deserto di Chihuahua, nel Texas meridionale e nel Messico settentrionale. Il peyote contiene l’alcaloide mescalina che, quando veniva mangiato dai Kiowa, li faceva partire per un “viaggio” che poteva durare diversi giorni.
Di solito, la prima notizia di un’imminente riunione di peyote nel Tipi di Otis Sotai, era l’arrivo del carro di peyote, con polvere su tutto il telo del carro e un paio di cavalli affamati e consumati che lo trainavano. Poi arrivava il noto uomo di medicina del peyote, Tahkone (detto anche James), con il suo carro, accompagnato dalle sue due bellissime mogli, Keaahgom, o Mollie Moore, una famosa donna di medicina, e sua sorella, Hallie Moore, l’altra moglie di Tahkone.


Spostamento di Kiowa

Tahkone era un uomo alto e longilineo per essere un Kiowa e si comportava in modo molto regale, come si addiceva alla sua posizione nella tribù. Viveva a ovest di Anadarko e sembrava sempre sapere dell’arrivo dei portatori di peyote dal Texas e dal Messico.
Dopo l’arrivo dell’uomo di medicina e delle sue mogli, cominciarono ad arrivare altri uomini e, verso sera, venticinque o trenta Kiowa di alto rango e le loro squaw si trovavano nel Tipi.
Verso le otto di sera,i grandi tamburi di guerra Kiowa iniziavano il loro monotono battito: “BOOM boom boom boom, BOOM boom boom!” Verso le dieci, la droga mescalina avrebbe iniziato a rilasciare il effetto esilarante e gli uomini avrebbero iniziato la loro danza intorno all’interno dell’enorme Tipi.
“Hey-ya, hai-ya, hey-va, hai-ya!”, intonavano, e da quel momento in poi sembrava non esserci fine.
Quando una delle squaw si stancava, un’altra prendeva il suo posto al tamburo di guerra, e il ritmo cupo teneva me e mio fratello incantati a fissare il soffitto per tutta la notte, chiedendoci se la temuta droga sarebbe stata abbastanza potente da mandare i selvaggi Kiowa alla ricerca di altri scalpi.
Tra il secondo giorno e la seconda nottedi festa, quando il monotono “Hey-ya, hai-ya” fu interrotto da forti gridadi guerra, gli indiani, avvolti in lenzuola, si recavano sulle colline che circondavano i tipi, alla ricerca del Grande Dio della Nonna Magica, per parlare dei problemi della tribù. Poi rientravano nel Tipi e il rituale continuava.
Alla fine i tamburi smettevano di suonare, di solito, al mattino presto del terzo o quarto giorno. A quel punto le squaw cucinavano il maggior numero di tartarughe gialle e nere che i bambini erano riusciti a trovare durante le due o tre settimane precedenti.
Dato che nessuno aveva mangiato durante l’intera cerimonia, tutti erano sempre affamati e il cibo veniva divorato con grande gioia.
In una di queste occasioni, mio fratello ed io avevamo sellato i nostri cavalli verso le sei del mattino per andare a spostare del bestiame da un pascolo all’altro, quando ci accorgemmo che i tamburi erano diventati silenziosi. Decidemmo di andare al Tipi di Otis Sotal per vedere come gli indiani erano sopravvissuti ai tre giorni di feste sfrenate.
Quando arrivammo, con il nostro grasso cane collie, Yippy, che correva con noi, vedemmo tre enormi capi indiani, che ricordammo essere Komalty, Gotebo e Big Tree, in piedi davanti al Tipi. Avevano un aspetto trasandato, con gli occhi cerchiati di rosso, e i capelli di Big Tree si erano sciolti. Gotebo, l’unico ad avere una piuma tra i capelli, suscitò una risata spontanea da parte di mio fratello e di mio fratello, poiché l’asta della sua piuma si era spezzata e copriva leggermente l’occhio destro.
Yippy si mosse davanti a noi per annusare gli enormi indiani e, quando si avvicinò abbastanza, Gotebo, con una mossa così veloce che fu impossibile da prevedere, tirò fuori la mano da sotto la coperta e afferrò Yippy per il collare. “Ho fame!” Gotebo ci urlò contro e aggiunse che ci avrebbe dato due dollari per il nostro cane! Io e mio fratello, impauriti, facemmo girare i nostri cavalli e li spronammo, chiamando Yippy. Il cane si liberò da Gotebo e, mentre passava davanti a Big Tree, l’uomo si tuffò su di lui, lo mancò e cadde sulla sua pancia nella polvere. Ci allontanammo di una cinquantina di metri dal Tipi, con Yippy in testa, prima di voltarci in sella per guardare indietro. Tutti e tre i grandi indiani ridevano a crepapelle.
Gotebo era un uomo grande e di buono ed era probabilmente uno dei Kiowa più amati dai bianchi e dagli indiani che ho conosciuto in gioventù. Infatti, era così benvoluto che diedero il suo nome ad una città, a sette miglia a ovest di Mountain View, nonostante ora sia una città fantasma!
Un guerriero Kiowa
Era un uomo esperto di cavalli da corsa e si raccontava che lui e suo cognato, Big Tree, avessero organizzato una gara tra i migliori cavalli Kiowa e quelli che appartenevano ai mandriani che lavoravano nei ranch di bestiame sotto la North Fork del Canadian, in quella che poi fu la Contea di Greer, a nord della riserva Kiowa. La gara fu addirittura finanziata e sponsorizzata dal negozio gestito dai fratelli Charley e Will Cleveland. Il giorno della gara arrivarono almeno 150 Kiowa. Erano tutti armati e portavano con sé beni da scommettere, che andavano da coperte, mocassini con perline e guanti, fino a cavalli e muli.
Arrivarono anche i cowboy, più numerosi dei Kiowa, e anche loro erano tutti armati. Portarono denaro, selle, stivali, speroni, cavalli e persino bestiame da carne per la scommessa, e le scommesse e la tensione salirono al massimo. Si temeva che la corsa sarebbe sfociata in uno scontro a fuoco, poiché gli indiani e i bianchi si erano messi in coppia, uno contro uno, per fare le loro scommesse individuali. Scommisero soldi, cavalli, selle, briglie, armi da fuoco, vestiti, bestiame da carne, tutto ciò che ciascuna parte aveva portato con sé. L’eccitazione aumentava sempre più e quando finalmente i due cavalli partirono, ci fu una gara a chi urlava e gridava più forte, i cowboy o i Kiowa. Al traguardo, i cavalli erano così vicini che entrambe le parti rivendicavano la vittoria.
Tutti cominciarono ad accapigliarsi per il bottino, ci si spingeva e urlavamo parole pesanti. Sembrava che si sarebbe scatenato l’inferno ma i giudici spararono un colpo di pistola e annunciarono che il cavallo del cowboy aveva vinto. I Kiowa non lo accettarono e continuarono a lottare per riottenere ciò che avevano scommesso finché alla fine Gotebo, Big Tree e alcuni altri capi Kiowa, insieme ad alcuni soldati arrivati da Fort Sill, fecero cessare i combattimenti e le zuffe.
Fu deciso che la corsa sarebbe stata ripetuta e questo sembrò soddisfare tutti. Dopo un paio d’ore di riposo, la corsa fu ripetuta e, sebbene il fantino indiano Domaite, figlio di Big Bow, cercasse di tagliare davanti al cavallo del cowboy, non ci riuscì e il cavallo dell’uomo bianco passò in testa.
Gotebo e Big Tree chiesero che i Kiowa avessero la possibilità di pareggiare i conti organizzando un’altra gara nella primavera dell’anno successivo. La richiesta fu accolta, ma i cowboy chiesero che la pista fosse delimitata da corsie e che ogni cavallo dovesse rimanere nella propria corsia, pena la perdita della corsa.
Durante l’inverno i cowboy misero insieme i loro soldi e comprarono un cavallo chiamato Corn Stalk, l’attuale campione del Texas sud-occidentale.
Gotebo e Big Tree vennero a sapere dell’acquisto dei cowboy e si recarono subito nella riserva dei Caddo per parlare con “Caddo Bill” Williams.
Caddo Bill era un uomo bianco, sposato con una Caddo, e aveva portato dal Kentucky diversi cavalli eccellenti che teneva nel suo ranch a Verden.
Big Tree e Gotebo raccontarono una storia pietosa a Caddo Bill, che alla fine accettò di prestare loro il suo buon cavallo, di razza Steel Dust, Tom Thumb.
“Tuttavia”, disse loro, “molti cowboy conoscono questo cavallo e se lo vedranno, non ci sarà nessuna corsa. Riportatelo a Rainy Mountain e metteteci sopra un telo. Non dite a nessuno dei Kiowa chi è”. Gotebo e Big Tree accettarono e, pur dicendo ai Kiowa di avere un cavallo che avrebbe potuto superare Corn Stalk, non dissero chi fosse e non permisero a nessuno di vederlo. La fiducia dei Kiowa nel giudizio di Gotebo fu tale che il giorno della gara scommisero di nuovo tutto quello che avevano. La vittoria fu così decisiva che questa volta non ci furono né sparatorie né lotte. I cowboy pagarono e tornarono a casa, alcuni di loro a piedi e quasi nudi.
Anche Big Tree aveva una storia importante. Dalla fine degli anni Sessanta fino a quando i Kiowa non hanno deposto le armi, raramente è stato costituito un gruppo di razziatori per andare in Texas, Nuovo Messico o Messico, ma Big Tree lo guidava o lo accompagnava come sottocapo con Satanta, Big Bow, Satank, Quetón, Long Horn, Poor Buffalo, Lone Wolf e Komalty. Big Tree visse ottantotto anni, essendo nato nel 1811, e durante i primi spostamenti di bestiame attraverso il Territorio Indiano verso le città del Kansas, lo si poteva vedere che fermava i mandriani con la sua grossa mano e ordinava di cambiare strada in modo tale che non attraversassero la sua terra.
Aveva una cicatrice sul lato sinistro del viso, che partiva dall’orecchio e correva lungo la mascella fino alla parte inferiore del mento. Una volta chiesi a mio padre come si fosse procurato questo sfregio e mi disse che, dopo la fine delle grandi corse di bestiame, ogni volta che le strade di terra rossa, lungo la sua proprietà, diventavano inondate dalle piogge Big Tree abbassava la sua recinzione e permetteva ai mandriani di attraversare il suo pascolo per un dollaro a veicolo.
In una di queste occasioni, un giovane di nome William Adkins e la sua sposa arrivarono su un nuovo carro Studebaker.
Giunsero in un punto della strada che era inondato a causa delle recenti piogge, e Adkins iniziò a guadare il fiume che lo separava dal pascolo di Big Tree. Avevano percorso un centinaio di metri quando Big Tree uscì da dietro un boschetto di bois d’are e alzò la mano.
Quando Adkins si fermò, Big Tree chiese un dollaro per proseguire. Adkins azionò il freno, saltò giù dal sedile a molla, estrasse il suo coltello da tasca e diede un rapido fendente alla giugulare di Big Tree. Pensò di averla tagliata, ma Big Tree cadde a terra e dalla mascella sinistra iniziarono ad uscire grossi fiotti di sangue. Adkins risalì sul suo carro, fece un cenno ai cavalli e uscì dal Territorio Indiano con la sua sposa fino al Nuovo Messico, dove a Santa Rosa vendette i cavalli e il vagone Studebaker e prese la Southern Pacific, appena costruita, per la California. Tempo dopo anche mio padre decise di trasferirsi in California, io avevo circa tredici anni, ma lui era di animo puro rispetto a William Adkins.
Dopo più di cinquant’anni di lontananza da Sugar Creek, il “magnete” della piccola Rainy Mountain cominciò ad attirarmi di nuovo e la nostalgia mi spinse infine a telefonare all’Agenzia Indiana di Anadarko. Chiesi il nome di qualche anziano Kiowa che si fosse tenuto aggiornato sulla storia dei famosi vecchi capi e sottocapi che avevo conosciuto e di cui avevo sentito parlare quando ero un ragazzo della nazione Kiowa.
Mi fornirono il nome di “Parker MacKenzie”, un Kiowa ottantenne che viveva a Mountain View e che non solo conosceva personalmente la maggior parte dei vecchi indiani, ma stava scrivendo un libro sulla lingua Kiowa. Lo contattai per lettera e mi rispose che sarebbe stato molto felice di incontrarmi e di fornirmi tutte le informazioni possibili sugli antichi guerrieri Kiowa.
Ranard MacKenzie
Lo incontrai nella sua casa, che si trovava in un terreno assegnato dal governo a sua nonna materna, Peahmah, la moglie Kiowa di Queton, il famoso guerriero e uomo di medicina catturato dai Comanches in Messico e barattato ai Kiowa da ragazzo.
Il terreno assegnatogli si trovava lungo la riva meridionale del fiume Washita, a circa un miglio e mezzo a nord- est di Mountain View.
Parker MeKenzie era un uomo piccolo e già dalla mia corrispondenza con lui avevo capito che era un uomo erudito e di grande umorismo. Mi raccontò di essere nato nel Tipi di sua nonna, in un accampamento Kiowa all’ombra della Rainy Mountain, quando gli indiani si erano riuniti lì per il pagamento di una rendita biennale da parte del governo nel 1897.
Gli chiesi come avesse avuto questo strano nome. “Mio nonno paterno aveva un nome Kiowa, difficile da pronunciare anche per gli indiani”, ha detto.
Il generale Ranard MacKenzie, che era al comando di Fort Sill quando mio nonno era piccolo, una volta, durante una siccità, assegnò una buona quantità di bestiame da carne ai Kiowa e mio padre adottò il suo cognome. L’indiano Ageney ne cambiò l’ortografia da MacKenzie a MeKenzie, cosa che sembrò andare bene a mio nonno”.
“Cosa usava tuo nonno come nome?”. Gli chiesi.
“Non ne aveva”, disse Parker.
“Ha rimediato, però, quando è nato mio padre. Lo chiamò ‘Generale’, così per tutta la vita fu il Generale McKenzie”.
Gli ho chiesto del suo nonno materno, Quetón. “I Comanches lo portarono dal Messico come prigioniero quando era piccolo. Non ricordava molto del suo passato, ma ricordava che il suo nome era “Estéban”. Lo chiamarono così per diversi anni e alla fine gli diedero il nome di Quetón. Non era un uomo molto grande e credo di aver preso da lui la mia gracilità. La maggior parte dei Kiowa sono grandi. Quetón, però”, disse con orgoglio “è diventato uno dei più feroci guerrieri Kiowa e un uomo di medicina”.
Su Quetón aveva certamente ragione. La storia ha dimostrato che partecipò a numerose scorrerie fino a quando negli anni Settanta, i Kiowa, si arresero e furono posti nelle riserve. Conobbe i famosi capi Satanta, Satank, Big Tree, Lupo Solitario, Big Bow, Poor Buffalo, Gotebo, Komalty e altri, e molte sono le gesta eroiche che si raccontano di lui. Anche questo è strano, perché i prigionieri trasformati in guerrieri di solito ricevono poca attenzione per il loro eroismo, anche se lodevole.
“La lingua nativa di mio nonno, Quetón”, mi disse Parker, “gli era già sfuggita quando era giovane, perché ormai parlava correntemente il Kiowa. Il cambiamento di ambiente fu completo e divenne un guerriero Kiowa”. Chiesi a McKenzie come avesse avuto il nome di battesimo “Parker”, pensando che probabilmente gli fosse stato dato in onore del grande capo Comanche, Quanah Parker. Non era affatto questo il motivo. “Quando sono nato, stavano costruendo la Rock Island Railroad”,disse, “qui c’era un capocantiere di nome Parker insieme alla moglie. Conobbe dei Kiowa che parlavano inglese e disse loro che voleva vedere un “papoose” (termine spregiativo, è marsupio dove si mettono i neonati) Kiowa. Sapevano che ero appena nato sul Rainy Mountain Creek, così portarono lei e suo marito laggiù con un carro. Quando mia madre, Ahkaundona, si rese conto che una donna bianca e suo marito erano venuti fin qui da Mountain View per vedere il suo neonato, decise di chiamarmi come loro. Credo che finché Quanah Parker visse, pensò che mi chiamassi come lui, ma non era vero”.
Mi disse che Mountain View era stata fondata a nord del Washita nel 1890, con un altro nome, e fu spostata dall’altra parte del fiume nel 1903 in un nuovo sito che si trovava nei pressi della Rock Island.
“I miei genitori iscrissero me e un fratello maggiore alla famosa vecchia Rainy Moun tain Boarding School per bambini Kiowa”, proseguì Parker. “Ci misero lì circa un mese prima della chiusura del giugno 1904, in modo da abituarci alla vita di collegio. Nessuno dei nostri genitori era mai andato a scuola in vita sua, né sapevano parlare una sola parola di inglese”, disse ridendo. “Io e mio fratello non sapevamo nemmeno parlare, e per un po’ la vita è stata dura, perché non ci lasciavano nemmeno parlare il Kiowa nel campo da gioco. Naturalmente, quando giocavamo ad una specie di competizione, sul campo da gioco, non c’era forza al mondo che potesse impedirci di parlare di Kiowa l’uno con l’altro, e di solito era in un tono così stridente che alcuni ragazzi, designati come responsabili, si precipitavano fuori e ci facevano smettere”. Eravamo seduti nel suo piccolo ufficio nella sua bella casa su un’altura sopra il Washita. Sua moglie, una Kiowa, era seduta in giardino e si toglieva i moscerini dal viso. “La Rainy Mountain School era un ente governativo”, continuò.
“Fondata a metà degli anni Novanta del XIX secolo, come obiettivo per l’istruzione di noi bambini Kiowa. Se la ricorda?” chiese.


I Kiowa

“Certo”, risposi. “Andavamo in una piccola scuola con una sola aula a circa tre miglia a sud, chiamata Rocky Hill School. Quando nevicava, preparavamo un mucchio di palle di neve dure, salivamo a cavallo e andavamo alla scuola indiana di Rainy Mountain e facevamo battaglie di palle di neve con loro. Facevamo credere di essere la cavalleria di Fort Sill e loro facevano finta di essere i guerrieri di Big Tree e Big Bow”.
“A proposito di Big Bow”, disse Parker, “era un fratellastro di mia nonna Peshmah. Era uno dei più bellicosi tra i combattenti Kiowa”. Non si può contestare. Big Bow fu descritto da Thomas C. Battey, l’agente indiano che nel 1876 scrisse “The Life and Adventures of a Quaker Among the Indiaus”: “Un indiano mi si avvicinò a cavallo e mi chiese se lo conoscessi. Riconobbi subito in lui il famigerato razziatore Kiowa, Big Bow, che probabilmente ha ucciso e scalpato più bianchi di qualsiasi altro Kiowa vivente; e che, con il fratello, White Horse, è stato per anni il terrore delle frontiere, non solo del Texas, ma anche del Kansas, del Colorado e del Nuovo Messico. Questi due uomini, con piccole compagnie di guerrieri, sono andati continuamente su e giù aggirandosi in cerca di chi poter assalire; e guai all’uomo bianco, alla donna o al bambino, che fosse caduto sulla loro strada”.
Nel 1873, Big Bow e White Horse rifiutarono di stabilirsi nella riserva.
Avevano fatto irruzione nel ranch di una famiglia, uccidendo quattro persone e rapendo gli altri tre. Vendettero i prigionieri a Kicking Bird (Uccello Scalciante), che li consegnò all’Agenzia Kiowa.
Big Bow era il nipote di un altro Big Bow, che fu ucciso durante l’inverno del 1884, ma il suo nome Kiowa era Zepkoette. Era membro del famigerato gruppo formato da Satanta, Big Tree, Satank che assalirono la carovana Warren. Satanta, Big Tree e Satank furono arrestati per questa atrocità dal Gen. William Tecumseh Sherman, che era in visita a Fort Sill e furono portati in Texas per essere processati e accusati di omicidio Satank fu ucciso mentre tentava di fuggire, Satanta e Big Tree furono processati, condannati per omicidio e condannati a morte. Furono portati a Huntsville, dove furono tenuti in prigione fino a quando il governatore del Texas Davis ridusse la loro pena all’ergastolo. Alla fine vennero rilasciati con la promessa di non commettere atti violenti.
Tuttavia, Satanta, con Big Bow al suo fianco, guidò un attacco al treno del capitano Wvilys Lyman durante il mese di settembre 1874. Essi trasportavano le razioni da Camp Supply al colonnello Miles, e si stava spostando a sud verso il Washita in una doppia colonna a venti metri di distanza, pronta per essere assemblata immediatamente in caso di problemi. Una compagnia di fanteria di una cinquantina di uomini marciò su ogni lato del treno. I soldati di cavalleria, al comando del tenente Frank West, erano avevano l’ordine di distrarli con attacchi di schermaglia.
Satanta li colpì frontalmente ed entrambi i fianchi con una forza composta da oltre 200 Kiowa che riuscì a ferire ed uccidere alcuni soldati.
La battaglia durò due giorni e alla fine i Kiowa, vedendo arrivare altri soldati, se ne andarono rapidamente. Al ritorno nella riserva, Satanta fu di nuovo riportato nella prigione di Huntsville, dove anni dopo decise di uccidersi saltando dalla finestra di uno degli edifici.Big Bow, nonostante questi fatti, continuò le sue razzie.
Nel giugno 1886 era ancora in attività. A Big Bow furono rubati più di settanta cavalli di razza, il furto era stato commesso da ladri di bestiame bianchi. Lui e Loud Talker seguirono le tracce di questi uomini e li superarono nei pressi di Mobeetie. Poco dopo riuscirono ad incontrarli e li fermarono. Mentre Big Bow stava parlando con uno di loro, un altro gli sparò ma riuscì a mancarlo. Big Bow sollevò il suo Winchester e sparò alla testa del ladro di cavalli. Gli altri indiani fuggirono, ma Big Bow fu arrestato dai Rangers e accusato dell’omicidio dell’uomo. Il processo fu breve e Big Bow, rilasciando la sua versione, fu completamente scagionato.
Mentre uscivamo di casa, Parker indicò un piccolo argine di adobe rosso che si trovava lungo il pendio che portava al Washita a circa mezzo miglio dalla casa. “Vedi quel tumulo laggiù?” chiese “Si chiama Adobe Mounds ed è stato costruito da alcuni Kiowa nella primavera del 1833. Erano accampati lì mentre la maggior parte dei guerrieri erano a caccia di bufali. Uno dei giovani trovò un bufalo ucciso nelle vicinanze con una freccia che riconobbero immediatamente come dagli Osage. I Kiowa e gli Osage, in quel periodo, erano nemici e dato che c’erano pochi guerrieri a proteggere la loro piccola postazione decisero di costruire quel tumulo di terra di adobe da usare come barricata in caso di attacco da parte degli Osage.


Un campo Kiowa in Oklahoma

“Beh, non lo fecero, e la mattina dopo, non avendo visto il nemico, i Kiowa smantellarono i tipi, fecero travois per trasportare l’equipaggiamento, e rapidamente si misero in marcia. Arrivarono a Saddle Mountain, oltre Wichita,” e indicò verso sud, “e scesero in una piccolo canyon, dove si accamparono di nuovo.Beh, una grande banda di Osage li aveva seguiti a piedi e la mattina dopo hanno colpito. Uccisero tutti, tagliarono le loro teste e le misero tutte nelle pentole di rame dei Kiowa. Tempo dopo, quel luogo, fu chiamato Cut-Throat Gap.” “Andavamo lì per il 4 luglio!” Dissi a Parker, “non ho mai saputo come ottenne il suo nome.”
“Parlando del 4 luglio,” disse, sorridendo, “ci fu un evento qui a Mountain View nel 1907 circa. Avevano appena cambiato il nome della città e la ferrovia era stata appena finita. C’erano centinaia di uomini bianchi dell’est e dell’ovest e pensavano che sarebbe stato bello se i Kiowa si fossero tutti riuniti, portando i loro vecchi vestiti da guerra per organizzare una danza cerimoniale e una mostra di equitazione.
I Kiowa hanno accettato, a condizione che il comitato desse loro abbastanza carne per l’evento. “È stato deciso che avrebbero avuto scorte per un totale di quattro manzi grassi, e quando i Kiowa arrivarono, avevano nominato Grande Albero, Gotebo, e un altro, forse Povero Bufalo. Insieme uccisero il primo manzo e i tre erano tutti a terra a scuoiarlo con dei grossi coltelli affilati. La maggior parte dei bianchi, non aveva mai visto un manzo macellato, soprattutto da tre grandi e feroci nativi. Infatti iniziarono ad accerchiare, incuriositi, i due uomini. Big Tree doveva continuare a ripetere di allontanarsi poiché, in questo modo, avrebbero rischiato di calpestare la carcassa dell’animale”. Parker rise, “Era tutto molto divertente e mi sembrava di essere l’unico nativo, tra la folla, che stava guardando. Sentii Big Tree brontolare a Gotebo, dicendo che non aveva abbastanza spazio per operare. Gotebo disse che dovevano fare qualcosa per sgomberare la folla. Così gli venne in mente di tagliare la cassa toracica dell’animale e rimosse tutte le interiora buttandole a terra davanti a Big Tree. Parlando in Kiowa disse che ciò gli avrebbe fatti allontanare: prese un grosso pezzo di fegato insanguinato, lo aromatizzò e gli diede un gran morso. Il sangue iniziò a colare sul suo mento e sul petto e diede il più forte urlo di guerra che abbia mai sentito. In queste condizioni prese il coltello e si alzò in piedi. Si mise a ballare simulando dei fendenti, dal suo coltello colava molto sangue”. Dopo qualche minuto di pausa ricominciò a narrare “Anche io mi sono un po’ spaventato e avevo capito cosa stavano per fare. Alla fine mi allontanai un poco e vidi che i bianchi si erano spostati e alcuni erano fuggiti sul dorso di un crinale! Big Tree si guardò attorno e disse che ora c’era davvero molto spazio. Diedero un altro morso al fegato e, insieme a Gotebo, tornò al lavoro”.
Chiesi a Parker se avesse saputo della famosa corsa di cavalli tra i Kiowa e i cowboy di Greet, quando Big Tree e Gotebo la vinsero grazie al cavallo Steel Dust di Caddo Bill Williams.
“Sì”, sorrise, “è una storia ben nota nella tribù. È successo intorno al 1888, prima che io nascessi. Lo sapevate di un Kiowa chiamato Collo Storto?” Ricordai subito Crooked Neck.
Era nato con le ossa del collo rivolte verso sinistra in modo che la sua testa potesse riposare solo sulla spalla sinistra. Era uno spettacolo spaventoso, specialmente per un bambino di sei o sette anni. Ogni volta che lo vedevo scendere per strada a Mountain View, facevo in tutti i modi per evitarlo, piuttosto che affrontarlo faccia a faccia. “Il povero vecchio Crooked Neck è nato così”, continuò Parker, “quando era giovane, Gotebo lo utilizzava spesso come fantino perché, nonostante la sua strana malattia, poteva frustare e spronare un cavallo da una posizione particolare che faceva andare più veloce il cavallo e di solito arrivava primo”.
Ritratto di un Kiowa
Parker continuò a raccontare. “Una volta Gotebo aveva un buon, piccolo cavallo sorrel di circa quattro anni e lo fece gareggiare contro un grande stallone nero di Fort Still. Molti soldati vennero a Rainy Mountain per vedere la gara. Essa si svolse su un rettilineo costruito dai Kiowa. C’erano anche dei Comanches e un uomo che aveva iniziato a vendere whiskey”.
“Quello era mio zio Barney”, confessai. “Lo portava da Fort Smith.”
“Beh, comunque.” Parker continuò, “la gara era iniziata, ed erano testa a testa a metà della pista quando un grosso, grasso ubriacone Comanche iniziò a camminare lungo la pista proprio davanti a loro. Così lo stallone, il cavallo di Crooked Neck e il Comanche si scontrarono improvvisamente. Gotebo arrivò subito e vide il chirurgo di Fort Still andare di corsa verso la pista. Poco dopo noto che il suo cavallo si stava rialzando così come il Comanche e Croocked Neck tutto sorridente. Gotebo, però, gli disse di rimanere a terra con gli occhi chiusi. All’arrivo del chirurgo accadde una scena memorabile. L’uomo vide la posizione di Collo Storto e disse, spaventato, che si era rotto il collo e doveva essere portato all’ospedale di Mountain View. Gotebo disse al kiowa, mentre veniva trasportato al carro ambulanza, di tenere ancora gli occhi chiusi. Appena arrivarono Gotebo gli disse di alzarsi e correre in pista a recuperare il cavallo. Così fece e in pochi secondi si alzò dal carro e corse verso i cavalli vincendo la gara. Tutti i Kiowa si fecero una bella risata davanti ad uno stupito chirurgo! Non so se la gara fu fatta di nuovo, anche perché c’era poco da scommettere, e forse fu annullata. Però so che per molto tempo, chiunque vedesse Croocked Neck, iniziava ridere a crepapelle ricordando i fatti della gara”.
Stavamo camminando quado l’espressione di Parker cambiò e disse, guardando verso la Rainy Mountain a sudovest “Facciamo un viaggio sentimentale”. Ci recammo in auto verso sud, oltrepassando Mountain View, e raggiungemmo una strada sterrata. Dopo circa sei miglia arrivammo in una grossa chiesa. Parker disse “Questa è la chiesa batista di Rainy Mountain e molti Kiowa ne fanno parte. Però è anche un luogo di incontro per le nostre funzioni tribali. Parte della muratura deriva dalle pietre recuperate dalla vecchia scuola Rainy Mountain che chiuse nel 1920”.
Tempo fa lessi una storia in cui si parlava che molti Kiowa divennero battisti. Si narra che due giovani missionarie battiste, miss Ballew e miss Reeside insieme alla figlia di Satank (il nome datole dai bianchi era Julia Given), stavano convertendo alcune persone e uno di questi era un uomo chiamato Sanko.
Egli fu un discepolo del malevolo medico Toneakoi, e quando l’uomo venne a sapere della defezione, giurò che avrebbe ucciso Sanko in due giorni attraverso una delle sue cerimonie di preghiera della morte. La storia narra che il medico si trovava nel suo enorme tipi sul Rainy Mountain Creek e circa un centinaio di Kiowa vennero a vederlo, tra cui Sanko, che era spaventato a morte.
Quando le due mogli di Toneakoi tirarono il lembo per entrare nel tipi, si vide un grosso secchio di carboni ardenti e accanto un mazzo di erbe. In mezzo c’era un disegno del corpo di un uomo con un buco al centro che simboleggiava il cuore. Toneakoi entrò dalla parte posteriore del tipi vestito di verde (come una rana enorme) e iniziò ad intonare canti e minacce di morte. Poi raccolse i carboni ardenti e li versò nel buco. Improvvisamente il povero Sanko sentì un forte dolore vicino al cuore e perse i sensi proprio nel momento in cui Toneakoi prese un fucile e sparò al centro del buco ricoperto di carboni bollenti.
Questo evento fu fatale per Toneakoi poiché, pochi istanti dopo questi sforzi, morì di infarto. Negli attimi successivi le due mogli iniziarono ad intonare dei canti di lutto e proprio in quel momento Sanko rinvenne. All’inizio pensava che i canti fossero per lui ma quando scoprì che era ancora vivo e Toneakoi morto rimase estremamente colpito. Si dice che si alzò in piedi e disse “Dio è vittorioso! Il mio dio è vittorioso!”
La storia era talmente incredibile che portò numerosi Kiowa a convertirsi, anche il vecchio BigTree chiese di farsi battezzare nonostante fosse il pagano più credente di tutti.
Dissi tutto ciò a Parker ma lui, scuotendo la testa, disse “Questa è un’invenzione dei bianchi, in primo luogo l’orografia nativa del nome del convertito era ‘Saingko’ e non ‘Sanko’ ma come tanti altri venne anglicizzato per una pronuncia più facile”.
“Saingko aveva quarant’anni quando fu battezzato il 21 gennaio 1894. Sua moglie, Peattaw, fu battezzata un anno prima. Era una delle sei donne Kiowa, inclusa mia nonna Peahmah, che erano membri fondatori della Chiesa Battista di Rainy Mountan. Gotebo, o Kautabone, dai registri governativi, era l’unico uomo del gruppo originale”
“È vero, Saingko non era un uomo di medicina piuttosto un apprendista ma poi si convertì al protestantesimo. Successivamente ci furono molte conversioni, come riportano negli archivi governativi, ad esempio Big Tree o Ahdoete. Poi anche mio nonno Quetón il 25 maggio 1894”
“Oh, sì! C’era anche una Mrs. Toyebo, una Mrs. Tahome, e il mio ultimo patrigno, Wind Goomdo, che erano stati tutti battezzati con Saingko. Ma durante il 1894 ci furono solo nove conversioni, quindi se ci fosse stato un tale confronto tra Toneakoi e Sanko, certamente non avrebbe causato alcuna grande corsa a Gesù!” Parker citò poi un annuncio riportato in un giornale gestito dai Kiowa: “Al consiglio tenuto nella segheria vicino all’Agenzia Kiowa-Comanche-Wichita in questo memorabile giorno, il 1° novembre 1893, Big Tree, parlò eloquentemente a favore della proposta di istituire missioni battiste sulla terra di Kiowa, anche se non in accordo con Lupo Solitario”.


Mappa della riserva Kiowa-Comanche-Wichita

“Evidentemente” continuò Parker, “Mrs. Big Tree, sorella di Gotebo, convinse il suo coniuge a non convertirsi veramente e tutto quello che si dice, sulla sua conversione, sono sciocchezze scritte dai bianchi nonostante lui fosse stato tra i fondatori della chiesa battista di Rainy Mountain. Mistero!”
Big Tree, così come Gotebo, ripresero molte volte i culti pagani ma prima di morire, nel 1929, il vecchio capo indiano insegnava alla scuola domenicale della chiesa di Rainy Mountain.
Guidammo per un circa un altro miglio e poi girammo ad ovest verso una strada sterrata. Qui Parker mi disse di fermarmi e, guardando a sinistra, notai un piccolo cimitero ben curato con grandi lapidi. Molte erano in pregiato granito rosso.
“Ecco”, mi disse tristemente Parker mentre indicava le tombe, “qui ci sono pochi dei vecchi guerrieri Kiowa.” Scendemmo dalla macchina e mi disse di seguirlo in un luogo nascosto ai più; infatti le tombe dei capi erano tutte lì! C’erano tutti grandi indiani che avevo conosciuto da ragazzo. C’era la tomba di Big Bow, l’uomo che secondo un agente indiano aveva ucciso e scalpato più bianchi di ogni altro Kiowa. Più avanti notai la grande tomba di Big Tree.
Poi, in un angolo appartato, circondato da un recinto di ferro, c’era la tomba del vecchio Long Horn, e accanto a lui, sua moglie che lo aveva inseguito intorno al tipi con un grosso bastone, quando non voleva che io e mio fratello prendessimo l’acqua dalla sua sorgente.
C’era il vecchio Otis Sotai, e Parker McKenzie mi indicò la lapide di suo nonno Quetón, vicino a quella della moglie, Peahmah, e nel tipi di lei nacque Parker. C’era anche la madre di Parker, Ahkaundena, e suo padre, “Generale” McKenzie.
“Gotebo deve essere qui da qualche parte!” disse Parker McKenzie, guardando freneticamente il luogo sacro. “Devo trovare Gotebo!” e andò di tomba in tomba, leggendo le iscrizioni.
Nel frattempo, trovai la tomba di Toneakoi, che presumibilmente era morto mentre provava la sua “cattiva medicina” su Sanko, o “Saingko”, come il suo nome era scritto in ortografia Kiowa. E certamente, qui c’era la tomba di Saingko il quale si dice che abbia o non abbia dimostrato che il suo Dio era più forte degli spiriti di Toneakoi.
Improvvisamente sentii Parker urlare: “Ecco il vecchio Gotebo! Eccolo qui!” E Parker stava abbracciando la lapide del famoso vecchio Kiowa che aveva vinto la corsa di cavalli contro i cowboy di Greer tanti anni prima, e che aveva quasi bollito il mio cane, Yippy, dopo il festival del peyote nei tipi di Otis Sotai.
Ci allontanammo dal cimitero di Rainy Mountain. Circa mezzo miglio ad est incontrammo le rovine di un vecchio negozio, costruito da Corwin Boake prima della fine del secolo. Era stato usato come dispensario per i Kiowa. Il luogo era abbandonato per più di cinquant’anni. Era il primo negozio in cui fossi mai stato, e anche se in realtà era piuttosto piccolo, l’avevo sempre ricordato come una cosa gigantesca, qualcosa di paragonabile ai negozi Neiman-Marcus di Dallas!


Una vista sulla Rainy Mountain

“Quest’uomo, Corwin Boake,” disse Parker, “costruì il suo primo negozio vicino a Rainy Mountain. Poi, preoccupato dai cicloni, costruì questo in cemento e spostò quello originale al lato di esso, e lo riconvertì come fienile.”
Guidammo verso la Rainy Mountain e, nonostante fosse soltanto una collina ricoperta di erba fresca, cercai di comprendere la magia misteriosa che guidò i Kiowa a scegliere questo luogo per fondare i loro accampamenti dopo l’esodo dalle loro terre originarie.
Sul suo lato est si trovavano le rovine della Kiowa Boarding School, luogo in cui studiai per un po’ ma soprattutto in cui giocai ai combattimenti di palle di neve contro gli altri bambini Kiowa. Sotto di essa scorreva il Rainy Mountain Creek. Lungo questo fiume c’era il tipi (ben ottanta anni fa) della nonna di Parker, luogo in cui nacque l’uomo. Era proprio qui il posto in cui il capocantiere, con sua moglie, vennero a trovarlo quando era appena un neonato.
Qualche ora dopo lo riportai a casa lungo il fiume Washita, ero felice di averlo incontrato e poterlo definire amico. Prima di andare mi mostrò il libro che stava scrivendo sulla lingua Kiowa e mi disse che sperava di vivere ancora a lungo per poterlo finire. Sono certo che ci riuscirà.
Mi spiegò che ci sono otto suoni fonetici e che sono sconosciuti alla lingua inglese. Ora capisco perché non sono mai riuscito ad apprendere bene la lingua Kiowa.
Attualmente mi ricordo solo l’espressione “Bei heintai, sa podle” che mi ripeteva spesso Otis Sotai quando avevo sette anni. Essa significa “Esci di qui, mi stai disturbando!”.
Dopo esserci congedati calorosamente, salii in auto e iniziare a guidare verso Fort Still. La mia mente, però, continuava a pensare al cimitero ai piedi della montagna, ai guerrieri e alle valorose donne Kiowa che giacevano sotto quell’erba verdissima.
Pensai a ciò che mi disse Parker quando giungemmo in quel luogo e quanto fosse vera la sua affermazione “Qui sicuramente riposa la storia”.

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